IL BULLISMO
LA POTENZA DI UN IMPOTENTE
La Cicatrice indelebile.
“ho ancora davanti agli occhi il terrore di andare a dormire la notte”
Il bullismo è un fenomeno tristemente famoso e in crescente aumento negli ultimi anni. L’etimologia del termine deriva dall’inglese “to bully”, che tradotto in italiano vuol dire “tormentare, perseguitare”. Nel bullismo il più forte strumentalizza la propria superiorità per arrecare danno al più debole. Attraverso aggressioni fisiche, verbali o psicologiche esercita il proprio potere e domina la propria vittima. Il bullismo a qualsiasi età venga subito, è un’esperienza deleteria, pregnante e angosciante. Tutti quei comportamenti prepotenti e pervasivi portano all’esclusione sociale, a disagi personali e sono il risultato di una forte sofferenza psicologica.
La causa di tale comportamento spesso ha un’origine profonda. Anche se il bullo possa apparire come un soggetto estremamente sicuro di sé, spesso è un soggetto con scarsa empatia e frustrato, fragile e sofferente, pervaso da un senso di inadeguatezza. Le azioni violente possono essere l’espressione di sentimenti di gelosia e/o invidia, così come difficoltà nella gestione della rabbia o il controllo dell’impulsività. Per questo, il tentativo di guadagnare potere, attenzione e ammirazione. Inoltre, spesso il bullo è a sua volta vittima di bullismo e i comportamenti che mette in atto sono un’emulazione di ciò che ha vissuto e sta vivendo. Per ciò, il modo per sentirsi forte ed aumentare la propria autostima è quello di creare un rapporto di sottomissione con la vittima.
Un basso concetto di sé, quindi, può avere conseguenze sullo sviluppo dell’autostima e, non solo condurre a comportamenti aggressivi, ma anche alla vittimizzazione.
Infatti, i bambini tiranneggiati hanno un’opinione negativa di sé e delle proprie competenze, mettono in dubbio il proprio valore ed hanno poca autostima. Fanno fatica a socializzare, si sentono in difetto, inadatti e si abbandonano in stati d’ansia e frustrazione.
Come nella profezia che si auto-avvera, gli attacchi del bullo alimentano le sensazioni di inferiorità, le insicurezze e la convinzione di essere una nullità. Così, essi diventano un obiettivo di attrazione. La scuola diventa il “regno” del bullo, “la valvola di sfogo”, mentre per la vittima il luogo del terrore.
Le famiglie dei bambini tiranneggiati tendono ad essere eccessivamente coese e a rendere i figli molto dipendenti dai genitori. Questo si ripercuote negativamente sui bambini, che maturano grandi difficoltà nell’aprirsi agli altri e nel gestire le difficoltà di relazione con i coetanei.
Il trauma del bullismo può portare i bambini a provare forti sentimenti di angoscia, ansia dei luoghi comuni o paura nel rimanere soli, così come può portare ad essere desensibilizzati, a reprimere i propri pensieri o i sentimenti su quanto è accaduto. I bambini si sentono intorpiditi e perdono qualsiasi tipo di interesse.
Inoltre, come nel disturbo post traumatico da stress, possono verificarsi pensieri intrusivi, flashback di quanto accaduto. È così che il bambino si sente in trappola, in un loop, e continuamente sconfitto.
La storia di Daniele
Le conseguenze di un atto di bullismo però non si ripercuotono solo sulla vita presente dei bambini, ma può avere importanti conseguenze anche sul futuro dell’individuo. Così come ci racconta Daniele, nella sua lettera al bullo:
“Sembra ieri che varcavo la porta di quell’aula maledetta del primo giorno delle superiori e come se fosse ieri ancora mi ricordo quello stato d’animo… la paura di iniziare un nuovo anno, un percorso, l’ansia di non riuscire a socializzare, di trovarmi maltrattato, maledetto, inadatto come già era successo alle elementari, di essere incompreso, insultato, di essere diverso, di non essere uguale a chi ? di non essere come tutti gli altri, di essere considerato una nullità, sensazioni che man mano che passavano i giorni prendevano sempre più piede fino a diventare incubo e realtà… ho ancora davanti agli occhi il terrore di andare a dormire la notte perché sarebbe venuto quel “domani”, quella mattina, quella “maledetta” ricreazione dove tutto era possibile… dove andavo al bagno e quando tornavo in classe vedevo lo zaino preso a calci , la merende buttata in terra o nel cestino, disegni sulla lavagna per prendermi in giro essere considerato il soggetto inetto della classe, non si sa per quale ragione… ; potessi tornare indietro avrei preso a calci e pugni tutti chiunque mi veniva ad insultare, chiunque mi faceva star male, chiunque si fosse messo sulla mia strada; purtroppo però non si può tornare indietro, ma solo avanti ed io voglio andare avanti voglio stare bene e voglio la serenità, quella serenità che mi è mancata in quei cinque anni…forse è proprio per questo che adesso sono cosi… che penso solo a divertirmi, a maggior ragione da quando mi sono lasciato con la mia ex, sono freddo, cinico, razionale con solo la voglia in testa di “scopare” e non avere più sentimenti ed emozioni verso nessuno, ne ricordo solo di negative, per non stare male di nuovo e non avere più pietà di quella pietà e rispetto, che ho sempre avuto e non mi ha portato da nessuna parte… e tu, mamma, sei una grande mamma sempre presente, troppo accorta… eh si quel troppo che secondo me è controproducente perché non mi ha fatto crescere mi ha fatto essere insicuro non mi ha fatto mai sbagliare, sempre protetto da un mondo per lei feroce, non mi hai aiutato a difendermi e di sbagliare, perché a volte sbagliando capisci molto di più rispetto alla cosa giusta da fare e per quanto ti amo come figlio, devo riuscire ad autonomizzarmi e distaccarmi per riempire quei tasselli che mi mancano per sentirmi più uomo, per non essere più quel bambino indifeso e protetto dalla mamma, per avere un mio equilibrio, la mia logica, il mio istinto di protezione e per dire finalmente questa è solo la “vita” mia, la vita di Daniele.”
Daniele
Francesca Scalera
laureata in psicologia clinica e della riabilitazione–Tirocinante Presso lo Studio BURDI
Continua