Incesto Affettivo
Quando in una relazione interpersonale di amicizia, amore, genitore-figlio…una persona dipende completamente dall’altra o entrambe hanno dipendenza reciproca, in psicologia si parla di simbiosi, termine di origine greca, da Symbiosis che significa convivenza.
La simbiosi è caratterizzata da un comportamento di stretta dipendenza; è una forma di pensiero che si instaura sin dall’infanzia a causa di un disfunzionale rapporto con il genitore, prevalentemente la madre, e di una mancata differenziazione del sé.
È opportuno distinguere forme sane di simbiosi, da altre patologiche. Sicuramente il rapporto genitore-bambino in cui quest’ultimo necessita della presenza e dell’aiuto del genitore per sviluppare risorse personali che progressivamente lo renderanno autonomo e indipendente, è una forma di simbiosi sana.
Si consideri che il bambino è dipendente dal proprio genitore nei primi anni di vita, da lui dipendono i suoi bisogni primari e il suo benessere generale. A partire dall’adolescenza, invece, vi è una graduale scissione del rapporto di dipendenza in quanto si cerca la propria individualità e il proprio vero essere, si prende consapevolezza di essere diverso dagli altri.
Tuttavia, i bambini che durante l’infanzia non hanno soddisfatto alcuni bisogni, cercheranno in età adulta di soddisfarli instaurando relazioni simbiotiche che ripropongono il rapporto genitore-figlio. Questo accade perché gran parte degli individui, cerca in maniera inconscia, situazioni uguali a quelle di cui ha fatto esperienza, che già conosce e che molto spesso considera e ritiene le uniche possibili.
Diversi studi sulla simbiosi e sull’attaccamento dimostrano che una sana relazione simbiotica tra madre e figlio oltre ad essere fondamentale per la sopravvivenza del bambino lo è anche per il suo sviluppo emotivo e psicologico, affinché si senta sicuro di sé anche in assenza del genitore.
Bambini che hanno avuto genitori iperprotettivi, per esempio, si sentiranno sempre insicuri e dipendenti da qualcun altro. Instaureranno in età adulta relazioni simbiotiche confidando nell’altro e affidando all’altro la loro salvezza, perdendo la propria individualità e svalutando così inconsapevolmente le loro risorse e capacità di persona adulta.
In età adulta, dunque, la simbiosi è molto spesso alimentata dal bisogno di appagare personalità immature che svalutano e non riconoscono il proprio potenziale.
Il rapporto simbiotico genitore-figlio, normale e indispensabile durante l’infanzia, risulta invece insano e patologico quando non si ridimensiona con il tempo, manca l’individualità e prevale il mancato confine tra le due parti.
Capita molto spesso che genitori insoddisfatti e non in grado di ricoprire appieno il ruolo genitoriale, facciano ricadere sul figlio/a aspettative e proiezioni a tal punto da vederlo/a come un partner.
In questi casi l’affetto inappropriato, associare il figlio/aa un adulto al pari, esponendolo a confidenze e comportamenti inadeguati al ruolo, è paragonabile ad un incesto affettivo.
Si tratta di genitori narcisisti, immaturi, morbosi e patologici. Il copione è sempre lo stesso: una madre o un padre insoddisfatti del partner e che attribuisce al figlio/a il ruolo di sostituto.
Venendo meno una vita di coppia significativa, i genitori investono il loro potenziale emotivo e affettivo sul figlio/a creando un coinvolgimento. L’amore dato da questi genitori è egoistico, nasconde bisogni d’amore frustrati. Tutto deve essere conforme alle loro attese, ai loro modelli ideali, diversamente subentra la delusione che innesca il senso di colpa e di inadeguatezza nei figli.
Una madre che vive un incesto affettivo con il figlio non gli permetterà di fare esperienze e sperimentare, tenderà a farlo sentire incapace per poter, a sua volta, sentirsi sempre indispensabile.
Sarà invadente anche se il figlio creerà una propria famiglia e non gli permetterà di creare confini perché vorrà continuare a detenere il potere. Cercherà di manipolare e condizionare le sue scelte. Rinfaccerà i suoi sacrifici se non corrisponderanno a completa dedizione e gratificazione.
Un padre, invece, che riconosce la relazione affettiva con la figlia più intima di quella con la moglie, interferirà negativamente nello sviluppo affettivo e nella personalità della figlia che svilupperà un legame morboso e possessivo verso il padre anche in età adulta, rendendo difficile l’instaurarsi di una relazione equilibrata con il partner e di una sana sessualità.
In una relazione simbiotica malsana vi è una fusione completa di una parte o entrambe, il concetto di unione e del NOI domina e cancella l’IO. Relazioni di questo tipo sono disfunzionali e tossiche ancor più quando è solo una delle parti a subire la dipendenza dell’altro penalizzando la propria individualità, autonomia e realizzazione.
Colui che vive una relazione simbiotica irrisolta ha grosse difficoltà ad accettare l’allontanamento dell’altro o la separazione, prova un dolore insopportabile se ciò accade e questo a volte comporta comportamenti inadeguati o pericolosi per sé stessi e gli altri.
Se il distacco dal genitore non avviene in età adulta, questa forma di attaccamento e resistenza ad un’identità integrata e autonoma, diventa patologica e verrà inevitabilmente trasferita anche all’interno di altre relazioni instaurando simbiosi negative caratterizzate da dipendenza morbosa tanto da pensare di non poter vivere senza l’altro.
Sintesi a cura di:
Dott.ssa Elisabetta Lazazzera
Tirocinante di Psicologia presso Studio BURDI
Il potere della sessualità
La sessualità è una realtà molto complessa nella dimensione umana. È la dimensione che caratterizza ogni individuo, è parte integrante della persona.
Quando si parla di sessualità, erroneamente si fa esclusivamente riferimento al sesso e agli organi sessuali, ponendo l’accento solo sugli aspetti fisici. In realtà la sessualità racchiude anche le emozioni, i sentimenti, le relazioni, l’intimità, l’istintività e tanto altro.
La sessualità è anche autoerotismo, è la relazione che abbiamo con il piacere e il nostro corpo.
La sessualità lega corpo, spirito ed emozioni pertanto richiede intesa e comprensione reciproca.
Nella sessualità si intrecciano tre componenti: la dimensione biologica, psicologica e sociale dell’essere umano.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità dà la seguente definizione: “La sessualità è influenzata dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali, economici, politici, etici, giuridici, storici, religiosi e spirituali che arricchiscono e rafforzano la comunicazione e l’amore tra le persone”.
Nella sessualità, dunque, dobbiamo considerare il corpo che racconta il nostro essere nel mondo, la mente all’interno della quale nascono fantasie e desideri sessuali così come paure e preoccupazioni che riguardano la sfera sessuale, l’interiorizzazione di usi, costumi e credenze che influenzano il nostro comportamento.
Oggi, la parziale libertà sessuale raggiunta è il risultato di lunghe battaglie, mutamenti e trasformazioni culturali. Tuttavia, predominano due grandi correnti di pensiero in contraddizione tra loro, quella prevalentemente cattolica che non ha un atteggiamento positivo nei confronti della sessualità al di fuori della procreazione e quella laica che tende ad esasperare la sessualità nei suoi aspetti e valori.
Gran parte dei nostri comportamenti sessuali, così come delle nostre inibizioni, è infatti stata determinata dalle credenze, dalle tradizioni e dal contesto sociale e familiare di appartenenza, modelli che influenzano profondamente il modo di pensare, atteggiarsi e agire.
La sessualità è comunicazione, essa esprime il rapporto con il nostro corpo, la nostra psiche, la nostra storia familiare, le dinamiche relazionali.
La sessualità deve essere considerata un concetto dinamico, cambia a seconda dei cambiamenti personali in quanto l’essere umano è essere sessuato dalla nascita alla morte. Essa non può essere considerata unica, esistono tante sessualità quanti sono gli individui. Ognuna differente dall’altra a seconda della personalità, dell’esperienza e della conoscenza dell’individuo.
La sessualità è un elemento determinante del benessere dell’individuo, abbraccia la sfera personale dell’identità e del funzionamento sessuale, e la sfera delle relazioni interpersonali.
La salute sessuale, infatti, viene descritta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, come uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale legato alla sessualità.
“La salute sessuale è l’integrazione degli aspetti somatici, affettivi, intellettivi e sociali dell’essere sessuato, realizzata in maniera che valorizzi la personalità, la comunicazione e l’amore”.
Saper godere appieno della propria esperienza sessuale è un percorso con non poche difficoltà. Affinché ciò sia possibile, è indispensabile:
- avere buona conoscenza del proprio corpo e di sé
- saper entrare in intimità con sé stesso e con l’altro
- saper ascoltare le sensazioni fisiche e le emozioni
- avere la piena padronanza di un comportamento sessuale in armonia con l’etica personale
- svincolarsi da false credenze e condizionamenti psicologici che inibiscono la risposta sessuale compromettendo la relazione sessuale.
Una sessualità appagante contribuisce al benessere psicofisico, per contro una sessualità non soddisfacente può innescare malesseri o disturbi psichici.
Occorre mettere in discussione quanto avevamo appreso e fatto nostro perché condizionati, e assecondare le proprie capacità percettive. La sessualità deve essere vissuta come realizzazione personale.
La progettazione della propria realizzazione sessuale viaggia parallelamente alla ricerca della propria identità, all’idealizzazione di sé e al progetto di sé nel mondo.
Indubbiamente la sessualità è vissuta in modo differente tra uomo e donna. Per l’uomo la sessualità è una serie di atti sessuali distinti, mentre per la donna la sessualità è una parte del suo essere, della sua esistenza, qualcosa di unico e compatto.
La donna nel rapporto sessuale oltre alla presenza fisica dell’altro necessita della sua partecipazione emotiva, della sua dedizione, l’attività sessuale non riveste un ruolo centrale come per l’uomo. La sessualità femminile pretende la reciprocità, non si esaurisce nell’atto sessuale. La reciprocità è condizione imprescindibile per la realizzazione della sessualità.
L’essenza della sessualità femminile è la partecipazione totale, emotiva e fisica.
L’uomo ha una modalità sessuale prevalentemente fisica, soprattutto visiva. La donna, invece, ha una modalità sessuale più complessa e selettiva. Valuta il partner globalmente, ponendo particolare attenzione agli stimoli psichici, alla parte emotiva, più che a quella prettamente fisica.
Nella sessualità la donna dona all’uomo tutta sé stessa, l’uomo invece ha un coinvolgimento graduale. La sessualità maschile è dunque razionale, quella femminile è emotiva; gli uomini agiscono razionalmente per soddisfare un bisogno, le donne emotivamente.
Per la donna è indispensabile la connessione emotiva, per gli uomini invece non è condizione indispensabile. Mentre per una donna l’atto sessuale è una conseguenza di un coinvolgimento emotivo, di una connessione emotiva, per l’uomo l’atto sessuale e l’appagamento che ne deriva sono un modo per entrare in connessione con l’altro.
L’uomo, dunque, a differenza della donna è capace di separare il sesso dalle emozioni, prova quindi desiderio sessuale anche se non vi è un coinvolgimento emotivo.
Sintesi a cura di:
Dott.ssa Elisabetta Lazazzera
Tirocinante di Psicologia presso Studio BURDI