IL SENSO DI COLPA
IL SENSO DI COLPA
La dittatura dei sensi di colpa
L’ errore possiede per sua natura il suo acerrimo antagonista, il senso di colpa. Senso di colpa ed errore sono accesi ed accaniti nemici, incompatibili onnipresenti ed indissolubili tra di loro, complementari e conviventi, due nemici su un identico argomento, conviventi della stessa stanza, opposti come il bianco e il nero, l’ olio e l’ acqua.
Ognuno di loro si accompagna col suo perfetto diffidente e sconosciuto, quello col quale litigare necessariamente e in continuazione. L’ unico loro scopo di vita è restare in un conflitto procrastinato. Hanno però un compromesso, ora predomina l’ uno, ora predomina l’ altro, consapevoli di ciò che li attende, la tra di loro esplosione, il loro prossimo e successivo conflitto a fuoco.
La loro è una convivenza dedita alla cinica critica, al sarcasmo, al divorzio garantito, divorzio che non avverrà mai, perché colpa ed errore fanno parte della stessa persona, resa schizoide, divisa e lacerata dentro, dalla loro dualità, divisa e piegata in due, segregati nella loro prigione a porte aperte, arenata nei suoi processi decisionali che la rendono incerta e insicura, perché tra colpa ed errore si resta sempre eternamente in sospeso, appesi ad un filo.
È la natura dello stesso legame divorzile che lo rendono in relazione e lo tengono insieme. Quante coppie vivono tra tra colpa ed errore; c’è l’errore e c’è la colpa, c’é sempre nella coppia divorzile chi sbaglia e e di chi accusa l’ errore.
Si immagini lo strazio e cosa possa accadere se ognuno si trovi nella condizione soggetta e divisa tra errore e colpa, in questa condizione, i due della coppia fomentano e lavorano per la rottura, verso un divorzio annunciato.
Mentre l’ errore rappresenta sempre L’ affacciarsi della novità, esso diventa il centro del problema, mentre il senso di colpa si pone come la tradizione, è il perfezionista, il super Id, l’ alter ego, il dominus, è il numero due che per quanto possa essere secondo, per sua autocrazia si rende sempre primo, la colpa si rende moralizzatore e di crede normale, se il senso di colpa avesse la capacità di mettersi in discussione, non sarebbe un senso di colpa, esso ruota attorno all’ errore, è il suo persecutore, per contenerlo e redarguirlo, gioca sempre in anticipo, lo segue durante, ed è innanzitutto è successivo, non lo lascia mai.
il senso di colpa, in quanto persecutore, rappresenta il senso di appartenenza agli altri, l’ abnegazione missionaria, è il missionario, salvatore apparente della patria, il soggetto si lascia fagocitare a vantaggio delle giustizie altrui e il posticipo coatto e l’ annullamento delle proprie. Il senso di colpa ha la peculiarità di posticipare se stessi a tutto. Si rifà al senso del fanatismo religioso come un mafiofo che prega prima di compiere il suo omicidio.
Esso è quella madre simbiotica col figlio nel loro complesso edipico, con ella il figlio non ha possibilità di errare, perché l’ errore sarebbe un’ onta contro la madre, quella stessa madre in virtù della presunzione della sua gestazione, diviene gestore del figlio come se ella fosse proprietaria del figlio.
L’ errore è sempre reo, la causa di tutti i mali, di tutti i dispiaceri, delle sltrui infelicità, dei disappunti e di tutte le rovine, esso è ossessivo se è represso parte in quarta, va a ruota libera, passibile di denuncia e di processo penale, civile; il senso di colpa è un tribunale inquisitorio, ma è anche l’ alibi di tutti i reati, colui che non vuole né vedere né sentire, né parlare, è anafettivo, poco disponibile ma occhio onnipresente, bacchettone, col fiato sul collo e il dito puntato, è cieco, è intollerante, giustiziere ma anche giustificatore del dolore generato, severo, autoritario e clemente, esso possiede l’ ambiguità di un bigotto, un grande ipocrita che non sa decidere, né prendere posizioni, è frenato, non conosce intraprendenze, innovazioni, è un convenzionale, è un paranoico oratore che ti parla addosso, complottista, populista, è la voce del popolo, si crede essere la voce di dio, è la voce delle convinzioni altrui e degli stereotipi, è l’ azione della latenza e del gregge, il senso di colpa è l’ immunità di gregge, è il mister no, immobilizzato sui valori globalizzati e su qualsiasi impulso, frenato verso lo slancio o sospirato desiderio, freme, ha la sua tenso struttura che lo lacera e lo schiatta; ha la pezza pronta a colori, giustifica ogni sua inezia ed inerzia, è un paraurti, un demente senile, non concepisce il rinnovamento, la scoperta, è un antiriformista, biasima il progresso, è tradizionalista, lustra la sua pedina penale macchiata, ricopre le macchie del suo casellario giudiziale, è un assolutore pur essendo un accusatore, è l’ immacolato, è il senza colpa, senza macchia, è il puro di cuore, il confessore degli atti impuri, è un pauroso, frustrato, ma altolocato aristocratico, borghese, perbenista, giudice parziale, mai a proprio favore, sentenzioso.
Il senso di colpa ha sempre l’ alibi dei valori, si rifá e si rimette sempre alla convenzione dei codici dei valori, peccato che tenga conto dei soli valori altrui.
L’ altro comunque è sempre un valore, a prescindere, e noi no ? Ma nella relazione il valore lo si perde se è privo di rispetto, se diviene assenza, violenza e trascuratezza, anaffettività . O bisogna giurare fedeltà comunque a certi valori?
L’ errore si presenta sempre come un anti valore evidente, Non c’è invece valore più grande, se non Te, non ci sono teorie sui valori che tengano al di fuori di questa dimensione: il valore è il rispetto, l’ amore e la considerazione di se.
Il senso di colpa trova la sua nascita, la sua ezio patogenesi sempre nell’ errore e nel primo rimprovero, esso è il suo umus, la sua radice, è un derivato, la sua coltura batteriologica virale, il senso di colpa è la sanguisuga dell’ errore che è il suo sangue, non può esistere senza di esso, morirebbe, è uno sciacallo, una carogna, un vampiro che si nutre del sangue degli errori, non c’è senso di colpa senza errore, non prolifera senza di esso.
Chi preferisce non aver nulla a che fare con l’ errore, è uno che ha paura del rimprovero, rinuncia ad un suo nuovo percorso di sperimentazione per tener a bada il probabile fallimento e le dicerie del numero due. Il numero due è il perfetto alleato della colpa del cosa devono dire gli altri, perché l’errore è il rappresentante del numero uno, del nuovo, del non sperimentato e dello sconosciuto, è un pioniere alla ricerca di nuove frontiere e territori, l unico che permetta la svolta e il cambiamento, trascendere la stasi e la regressione,ha per questa una natura fastidiosa e lacerante. Ogni emancipazione è un parto a vita nuova, un Colosseo in pieno vissuto, dove l’ errore è il vero protagonista come fosse un gladiatore. Il potere talmente lacerante tra errore e colpa risiede esattamente nell’ intercapedine tra numero uno e il numero due.
Il senso di colpa viene vissuto cone il tabernacolo del sacro, un vero e proprio indiscutibile angelo custode, mentre all’ errore viene riconosciuto ed attribuito un ruolo ed un potere di demone, malefico, il tentatore, la mela dell’ Eden, che chiamerei, per la natura del suo potere attrattivo, passione, diavoletto custode.
L’ errore si pone esattamente come la mela dell’ eden, bella, fragrante, profumata, lucida, croccante, succosa, succolenta, seduttiva, da mordere, succhiare, leccare, profumare, gustare, tritare, ingoiare, consumare, distruggere, assimilare, tanto da diventare se.
L’ errore ha un potere altamente seduttivo, nutre il bisogno di voler consumare la conoscenza, possederla e e assimilarla.
Ma come ragiona chi è posseduto dall’ angelo del senso di colpa ? Esso Preferisce restare tranquillo, sereno nel suo paradiso virtuoso, governato dal suo angelo che reclama ed impartisce segnaletiche di immobilismo, preferisce star fermo e stabile, a costo della sua paralisi e del suo decesso, piuttosto che essere preda del potere seduttivo dell’ espansione della propria conoscenza. Il libro della Genesi dell’ antico testamento recita: “Hai voluto mangiare dall’ albero della conoscenza e dovrai errare per sempre” . La passionalità per la vita sprona oltre ogni orizzonte, essa è alla base di ogni forma scientifica che pone in osservazione di quei fenomeni per controllarli ed orientarli. La serenità che propone il tempio della colpa, proclama l’ arretratezza, mentre l’ errore proclama la ricerca e la formazione.
Il senso di colpa è il senso di responsabilità, è il senso del peccato contro gli altri, è il proprio sangue che scorre nelle vene altrui, è la dedizione ed il sacrificio di se per le rassicurazioni altrui, è la residenza del mondo in casa propria, è la socio personalizzazione di se stessi, la riflessione degli altri nella propria testa, è la più alta forma di de personalizzazione di se sostituita dal mondo, è la profanazione della propria opera d’arte e del sentire profondo del numero uno a vantaggio del numero due.
L’ errore è un partigiano ribelle e coraggioso, liberatore dei nuovi territori, occupati dai vandali delle colpe; il senso di colpa è l’ invasore discriminante, è il regime, la dittatura, è l’ oppressore, il despota che non conosce la libertà, ma la sudditanza alla tirannia.
Al senso di colpa bisognerebbe sostituire e restituire il senso di realtà e poterla cambiare.
giorgio burdi
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