L’ IMPREVISTO
L’ IMPREVISTO
e i contrattempi
“Mi dispiace, ma ho avuto un imprevisto e devo disdire” .”“Ha Dimenticato che mi ha impegnato l orario da cinque giorni ?”
Ho avuto un imprevisto, dovrebbe potersi dire, non ho previsto, non si può essere veggenti per predire tutti i fenomeni, equivale anche ad ammettete che sono stato distratto, non ho calcolato bene i tempi, non ho potuto tener conto, non ho fatto caso, si è sovrapposta una situazione ad un altra.
Oppure, sono un’ottimista che cerca di massimizzare la propria efficienza e che incastra troppi impegni nell’agenda giornaliera che inverosimilmente porterà a termine. Oppure, semplicemente, non riesco a dire di no alle richieste altrui, dando priorità a chi è presente senza tener conto degli altri impegni presi.
Analiticamente, “l’ imprevisto”, ha una connotazione differente , quella difensiva, è una resistenza ad incontrarsi in un nuovo evento ritenuto inconsciamente sconvolgente, oneroso o intriso di paura per un cambiamento.
A volte inconsciamente, accogliamo l’imprevisto nella nostra vita come un segno del destino, troviamo in esso la scusa per crogiolarci e procrastinare, per evitare situazioni scomode senza sensi di colpa.
L’imprevisto, invece, si può e si deve controllare, e se ciò non accade, è una questione di mancata capacità riorganizzativa, sulla base dove il fenomeno precedente diventa secondario rispetto ad un nuovo evento. L’ansia generata dall’imprevisto può occultare la lucidità di pensiero ed alterare i parametri di giudizio.
L’ imprevisto possiede una dimensione sociale, ha la caratteristica peculiare di rappresentare un domino di condizionamenti: disdico perché, ho il covid e sono in quarantena, mi hanno spostato l’ esame ad oggi; il mio relatore non legge la tesi del dottorato e mi lascia in standby da sei mesi.
Questi condizionamenti di vita,, sono forme di imposizioni, di violenza e violazioni agite, dove il più debole attende. Ed in questa attesa, il tempo gli è rubato due volte: non solo non potrà andare avanti nella sua vita, come da programma, ma investirà male il suo tempo, non potendolo pianificare liberamente nell’eventualità che il più forte si faccia vivo.
Imprevisti e contrattempi, sono tutti abusi manifesti, forme di aggressività passive,mobbing, molestie, se reiterate. Il tempo altrui è un patrimonio intimo ed inviolabile, ed il suo rispetto è un diritto umano su cui si fondano le società più evolute. Il rispetto del tempo ha un valore inestimabile perché il tempo è lo stesso uomo.
Chi si trova in una condizione di attesa, muore, si pensi alle lungaggini per i ricoveri o per certe cure che non possono essere erogate, per le file di prenotazioni interminabili. Nelle attese, si bloccano dei meccanismi che, possono dipendere da singole persone “inceppate”, capaci di scatenare tsunami di imprevisti a catena, da mandare in blocco tutta la filiera.
Chi dice ho un imprevisto o, peggio ancora chi non lo dice affatto e lo agisce, inconsapevolmente impone se con la una scelta, si pone nelle funzioni dell’ esercizio di un suo potere prepotente, che avrà le conseguenze su una catena di altri individui.
Nel suo mondo,relativamente osservabile, lascia intendere che la situazione subentrata ha una valenza di gran lunga più importante. Chi esercita l’ imprevisto o lo tace, si comporta da usurpatore, fa del tuo tempo, il suo tempo, una carta appallottolata nel cestino, è come un ladro che ha la mano lesta, è un giocoliere manipolatore degli affari tuoi, ti lascia a bocca aperta perché, è “perfetto” che, che non lo puoi quasi contestare.
Nell’ imprevisto diventi sempre secondario rispetto al resto, equivale a dire, non ho tempo per te, mi interessi relativamente, quasi per me non vali, ma mi devi pensare comunque, una condanna a rimuginare, o a farta pagare senza sapere per quale motivo.
L’ imprevisto ha una valenza squalificante e svalutante della persona, lascia disorganizzati, attoniti, bloccati, ed è generatore di ansia e depressione per le sue conseguenze e lungaggini, è comunque un meccanismo prevalentemente inconscio che induce ad una riorganizzazione, ad un reset, a ricalcolare le agende dei tanti del domino, dove ogni agenda è una vita.
Chi fissa un appuntamento diventa depositario e ci proprietario del tempo e dello spazio altrui, per tutto il periodo di conservazione del patto. Un appuntamento è un timbro di ipoteca su uno spazio della propria vita e la sua disdetta è un porre fine ad un processo senza preavviso.
Dare valore al tempo è solo una questione di crescita personale e di consapevolezza. Davanti ad un imprevisto, l’uomo analitico non si fa prendere da ansie, analizza il problema e ne pianifica la sua risoluzione senza sconvolgere gli eventi successivi e dando valore al tempo altrui.
È indispensabile inserire all’ interno del codice del diritto civile e, ancor più, sensibilizzare sulla cultura del tempo, proprio ed altrui, servirebbero ispettori professionali capaci di far rispettare le fasi lavorative dov’è il tempo viene impiegato. Si pensi al furto di tutti quegli straordinari non riconosciuti e non pagati.
Le società più evolute sono quelle in grado di valorizzare e ottimizzare i tempi. In Giappone il treno a levitazione magnetica deve arrivare alle 11,19, e arriva a quell’ora. Sulla tratta Bari Roma, la freccia rossa deve arrivare alle 11,20, ma arriva alle volte alle 14,30. Consapevole di questo possibile ritardo, l’uomo analitico mette in guardia chi è presente nella sua agenda, lasciando a loro la decisione di rischiare o meno. L’uomo analitico non abusa del tempo altrui, perché impegna bene il proprio.
Coloro i quali invece vengono abusati del proprio tempo, non devono rassegnarsi all’ impossibilità di cambiare, assistere impotenti alla violenza subita, come con lo scoraggiamento e la morte. Al contrario, devono ribellarsi a questa arretratezza culturale, fatta da infrastrutture, burocrazia o individui frenanti, manifestando il disagio, senza timore di essere giudicati.
La gratuità dedicata del propio tempo, è il più grande dono e valore che si possa mai fare. Credo che non ci sia un valore più elevato, se no quello del tempo.
francesca palmieri
giorgio burdi
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