Presente Relativo, Futuro Assoluto
Presente Relativo,
Futuro Assoluto
Con l’espressione di presente relativo, non intendiamo affatto relativizzare sul presente, ma tutt’ altro, contrariamente a ciò che si può intuire, vogliamo affermare l’ imperialità dell’ esperienza presente.
Il concetto di presente relativo mette in evidenza la centralità del presente come momento eterno ed assoluto, ed in crisi il senso di onnipotenza del dopo, del se, del futuro, del “per sempre”, “per tutta la vita”, e di quello della grande menzogna “ per tutta l’ eternità” , pensieri reiterati sempre nella stessa identica modalità e che attendono inutilmente risultati sempre diversi.
Il concetto di presente relativo propone di non dare nulla per scontato o per già conosciuto, di combattere e sgretolare gli automatismi. Il tutto è nuovo e diverso, pone i dubbi e l’ impegno di osservare la quotidianità come luogo delle continue novità ed opportunità.
Per presente relativo vogliamo intendere tutte quelle micro esperienze fenomenologiche, vissute con devozione e decisiva presenza, che nell’ immediato non hanno carattere necessariamente progettuale o auto realizzativo e formativo, ma rappresentano tasselli fondamentali che non producono null’ altro che gratificazioni e soddisfazioni immediate e che eventualmente produrrebbero, nel divenire, progettualità durature future.
Ogni relazione sana, non nasce da colpi di testa o di fulmine; non sarebbe sana, perché soggetta all’ imprevedibilità della mancata conoscenza. Ciò accade quando si è in affanno nel cercare una persona ideale e definitiva a se; sano sarebbe non cercare mai nessuno; una relazione proficua parte dal totale disinteresse verso l’ altro o dal non dover soddisfare un proprio bisogno. Attraverso una conoscenza tra interessi comuni, si introduce una prospettiva comune, all’ interno di un continuo presente relativo.
La sommatoria di diversi presenti relativi, rendono continuativi la stabilità piacevole del flusso della vita, può esistere un qualcosa di interessante in un prima, durante e in un dopo, solo se i presenti vengono rinforzati da curiosità, da esperienze cariche di significati.
La perdita delle curiosità determinano la demotivazione, la noia e la fine di una relazione. Essa, per essere funzionale, non può far affidamento sulla certezza che potrà esistere sempre e a prescindere, ma esisterebbe sulla base delle curiosità fondate sulle continue spontanee domande e sulle risposte, ovvero attraverso un continuo desiderio di dialogo reciproco.
Una sana relazione, viene data dall’ impegno di affrontare le costanti incertezze e i dubbi riscontrati, che guardi e consideri la le differenze individuali.
Una relazione, che fa affidamento solo alla sua istituzionalizzazione, relative a stereotipi o a certe etichette di ruoli quali, amici, fidanzati, conviventi, accompagnati o sposati, produce certezze relative, veicolano con se aspettative, pretese, sorprese e delusioni inaspettate.
Parliamo spesso di ricerca dell’ anima gemella, dell’ altra metà, di colpo di testa o di fulmine, ma in realtà è solo ciò che in quell’ istante si desidera e piace. Esaltiamo solo quei tratti attrattivi necessari al periodo. Il tal senso poi c’è la sorpresa. Il dopo, ripropone ciò che avremmo dovuto vedere nel prima, la globalità, ma si è ciechi, in quegli istanti esisterebbero solo i dettagli.
Il presente relativo ci permette di evitare l’ ovvio e lo scontato, consentendo di investire pienamente nel qui ed ora. La reiterazione di una attenzione intensa e continua verso, crea un naturale desiderio ed impegno, apre prospettive verso um futuro relativo progettuale che possiede un intrinsecò suo carattere di incoerenza.
Nel presente relativo, tutto è coerente. Le magnificenze che si incrociano, possono essere in quell’ istante coerenti tra di loro, ma incoerenti con la vita che conducono. Si scontra ripetutamente una coerenza presente, su una incoerenza futura, tra di loro fanno guerra.
La coerenza del presente relativo non vorrebbe mai confrontarsi con l incoerenza del futuro assoluto, anzi , non lo vede affatto, non lo considera, fa esattamente finta che non esistesse, lo ripudia.
Il presente relativo è ricco di passioni ed interessi, e ne scopre tanti, ripercorrendoli, è ribelle, è edonistico, è immoralistico, gode l’ intensità dei significati di quegli istanti, si interessa solo di vivere, vive; d’altra parte di cosa dovremmo preoccuparci ed interessarci, della non vita, della morte?
È vita tutto ciò che ci bombarda con milioni di stimoli, ma filtriamo tutto, ci lasciamo le briciole, per senso di sacrificio moralisticamente condiviso. La vita è una continua fonte e lotta tra coerenza del presenze ed incoerenze del futuro, nel tentativo continuo che la coerenza predomini, che la vita predomini. Nel presente relativo convivono insieme sempre, attrazione, desiderio, progettualità ed incoerenza. Convivino elementi contraddittori.
Mi rendo conto che, questa modalità di pensiero, toglie ogni forma di certezza relazionale e di affidamento, ma consideriamo nel modo migliore, predispone ad una attenzione verso l’ universo di se e dell’ altro.
È esattamente questo concetto di “universo” che apre verso nuove prospettive esemplari. Una relazione termina quando finisce il senso di universo dell’ altro e, come in uno specchio, attraverso la fine dell’ attenzione verso di se. L’ altro ci permette di scoprirci e come in uno specchio, la perdita di interesse per l’ altro diviene la perdita di se con il conseguente distacco.
Le storie di dipendenza affettiva sono storie decadute sull’ impoverimento del rapporto, creduto ancora universale come un dogma. La dipendenza affettiva è la fissazione e l’ affezione al dogma dell’ ideale di noi.
Il concetto di presente relativo, toglie apparentemente ogni forma di certezza e punto di riferimento, ma in realtà l’ unica certezza che possediamo, risiede esattamente in quell’ istante. Le certezze assolute non esistono, esse vengono tolte, dalla morte. Esistono solo certezze e presenti esclusivamente relativi che meritano la loro considerazione grandiosa ed assoluta.
Nulla è mai così tanto definitivo, se lo fosse non sarebbe la vita, perché manco essa lo è. Vivere all’ interno di questa consapevolezza, ci permette di non sprecare il tempo in direzione futura, ma nella sua intensità e dedizione presente.
Il concetto di futuro assoluto sposa quello di onnipotenza, il sapere che un qualcosa verrà fatto e lo sarà per sempre, rammenta quello di perfezionismo, di controllo e di cristallizzazione della vita e nei suoi obblighi. È esattamente nel concetto di obbligo, e di appartenenza statica, la fine di qualsiasi sogno. Senza una appartenenza a se, non può esistere qualsiasi appartenenza a nessuno.
Il legame vero è rappresentato dalla sommatoria di esperienze di appartenenza in intensi presenti relativi, essi però non possono essere a garanzia della loro proliferazione futura. Il malessere si evince dalla nostalgia di tali momenti e dalla loro memoria, dalla quale il presente dovrà attingere per mantenere in vita l’ illusione di una relazione esistente, del genere, ti ricordi come stavamo bene ?
Tutti questi aspetti sono fantasmagorici e derealizzanti del soggetto, lo fanno sognare, da fargli perdere di vista il senso della concretezza, diviene ossessivo e compulsivo arriverso un pensiero ideativo.
Un soggetto, in una relazione nativa, decide di intraprendere un viaggio relativo, senza prospettive tali da non voler costruire inizialmente nulla, in un viaggio simile viene orientato a mettersi in gioco, spogliandosi di impostazioni varie e stereotipi. Parte come nuovo. Disinteressato, disattiva schemi e protagonismi, osserva funzionalità e disfunzioni.
Ogni storia importante e sana non nasce sul criterio del tutto definito e definitivo, ma sul criterio del relativo. Chi vive nel relativo, vive quella sua Storia, perché impegnato nel tutelarla, se diviene intensa, una storia che lascia è concentrata sulla profondità di quell’ istante.
L’ attesa di una storia definitiva, è l’ attesa del nulla, è un’ ipoteca su un bene ancora inesistente, di un principe fiabesco che non c’è, di un futuro non prevedibile; solo le meraviglie del presente, in divenire, spianano una prospettiva visibile futura .
Chi è orientato dal suo ideale , non vede, se non la propria ideazione. La persona presente, tiene piantati i piedi per terra, vive e gode delle sensazioni in essa presente. Chi cerca il definitivo chiede sicurezze insostenibili, inesistenti per le sue incertezze, perde tempo perché insegue il proprio sogno, non vive, fantastica nel suo iperuranio . La realtà vissuta, è invece una novità, tangibile, è rivelatrice di meraviglie, superiore a qualsiasi ideazione astratta, del nulla o del tutto soddisfacente.
Un definitivo nasce da una sequenza di relativi intensi. Si è pronti ad innamorarsi solo quando si è coopredenti negli istanti relativi, quando non si ha più il bisogno di tutelarsi gli altri o di esercitare il potere sugli stessi. Un definitivo nasce dal giungere spogli da teorie, congetture, moralismi, convinzioni, stereotipi, dogmi popolari, da qualsiasi sub struttura che incapsuli una relazione. La presenza di questi limiti, rappresentano i sintomi di una relazione che di la a poco si frantumerà.
Non si è pronti ad innamorarsi, quando si chiedono garanzie e certezze altrui, quando si applicano protocolli di soli programmi di necessità, come farebbe una agenzia di servizi, o se vengono richieste certezze e spalle sicure, la garanzia di tutelarsi la propria metà o l’ anima gemella, tutti stereotipi che anticipano il fallimento. Il bisognoso di appoggiarsi, di possedere, di ingelosimento e di dipendere affettivamente, fagocitano, rendono la relazione pesante, sono aspetti tutti insiti all’ interno delle prime battute di una relazione, che anticipano un la fine.
La vita va vissuta per tutto il nuovo e il divino che ripropone il relativo del non conosciuto, per tutto il diverso e l’ imprevedibile, per ciò che non era stato previsto, ma esiste, per quel fugace relativo che offre la luce. Chi è piantato nel relativo, è piantato nella vita, raccoglie nel presente, ne coglie la sua profondità, chi invece è imperniato sull’ ideale del definitivo, perde il senso delle cose e suona fuori tempo. Cogli l’ Attimo.
giorgio burdi
ContinuaVibrazioni
VIBRAZIONI
Esercizio per vivere il qui ed ora
La vibrazione di uno scalpello pneumatico che demolisce per ricostruire, quella di un diesel che parte, della turbina di un volo Ryan. La vibrazione ematica nelle arterie pulsanti, le note ritmiche dell’ amore, piano, forte, le convulsioni di un orgasmo, di una foglia al vento, il profumo di un risotto alla crema di scampi, dell’ oscillazione delle corde di una cetra, del canto di un soprano che fa riga un cristallo, l’ urlo di un uomo che invoca Geremia, la voglia irrefrenabile di un passate che vuole parlare, le moto che rombano, le ruote di un trolley sui san pietrini, il respiro di una donna su una panchina, io che mi appoggio alla transenna per digitare ritmicamente queste parole, la scala mobile che trema, il treno che è arrivato in uno stridio e che mi aspetta per Trastevere;
la vita, se la osservi vibra ovunque e dappertutto fuori e dentro di noi, osserva, osservala, osserva il tuo camminare, ciò che scorre intorno a te, ti parla sempre, non tace mai; come questa inglese che mi chiede where is Uber, sarà per la mia camicia di lino bianca, come fossi un addetto ad un ufficio di informazioni o semplicemente si avvicinano perché si fida delle vibrazioni della mia immagine che fuma il sigaro e scrive qui; subito dopo un altra che chiede where is the train ? È bella la vita perché dà segni ritmici di esistenza e ti fa credere che non esista la morte la vita vibra fuori solo perché vibra dentro.
Sei esattamente così come stai vibrando. Le vibrazioni vengono emesse da ogni forma di vita, su una gamma di frequenze che oscilla da un massimo di benessere, al massimo malore. Potremmo essere monitorati da oscilloscopi, da apparecchiature quali by feedback per renderci conto che siamo continuamente soggetti ad oscillazioni elettromagnetiche ed elettromiografiche. La frequenza cardiaca, l’ elettro encefalogramma, la conducibilità elettrica bio chimica tra i neuroni. La nostra vira è appesa al ritmo dei battiti cardiaci. Le nostre cellule sono in un continuo interscambio nutrizionale e di espellazione di tossine, pompe di energie che alimentano i nostri sistemi, difendono la vita e trattengono le malattie e la morte.
Le vibrazioni emesse dalla vita intera rappresentano la risposta all’ inesistenza, all’ inanimato, al vuoto, al nulla, all’ insensibile, a tutto ciò che è statico, stantio, immobile, morto.
La vita è sinonimi di vibrazioni. Stessa e Identica cosa accade per la vita più profonda, la vita dell’ anima. Tutta la gamma delle sfumature e sfaccettature emotive, rappresentano vibrazioni che ci offrono la consapevolezza della nostra presenza.
Potremmo chiederci, quali vibrazioni ho, se sto vibrando e per chi, per cosa o se sono fermo, se mi proteggo troppo o mi annoio, per chi vivo, se vivo da scontato, prigioniero delle abitudini se lascio fluire o freno e trattengo le novità. La nostra anima ha delle corde come un piano forte una chitarra pizzicata; con i pensieri e le circostanze, arpeggiano melodie continue che danno il tono al nostro umore.
Abbiamo tonalità musicali continue dentro di noi, suoni che oscillano come la marea o il maestrale o la bonaccia. Ciò che è fondamentale sapere è quale oscillazione è nostra e abbiamo, sappiamo anche che esse sono cangianti? istante dopo istante, come le sfumature dei colori e delle ombre. Sapere come sto è voler sapere quale vibrazione ho e quale emozione vorrei avere. Il cambiamento in noi è determinato dalla possibilità di poter lavorare per le emozioni che vorremmo avere.
Le vibrazioni chiamano vibrazioni, se ci sei, ci sono gli altri, le persone presenti che vibrano sono dei diapason, le senti, si cercano, si attraggono, non smettono di parlarsi, si percepiscono, si amano, lasciano il segno con la loro presenza e il vuoto della loro assenza.
Le vibrazioni non hanno misura, si estendo oltre confine, oltre il tramonto, sono inter continentali, interplanetarie, inter galattiche, aldilà dell’ nell’ iperspazio, oltre l’ altra dimensione, oltre l’ altra vita, sono telepatiche, quando siamo presenti diciamo, ti stavo pensando e mi hai chiamato.
Le vibrazioni sono tutte sincrone, ritmiche, innestano la marcia che ti fa avanzare, ti pongono nel flusso, come ora, prendi sempre il treno, sei sempre nel momento giusto e nel luogo giusto e se non lo sei, sei soltanto assente, preso da altro. Se non osservi, ti astieni se ti assenti, non puoi cambiare se resti prigioniero dei tuoi pensieri, nel caos asincrono, senti solo rumori, non movimento, sei lontano dal flusso della vita che è in te, fuori dal flusso. Solo quando decidi di esserci, ti ascolti, vedi, agisci, vivi.
giorgio burdi
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VIBRAZIONI
“Dove il terreno è piatto, l’acqua non defluisce, non ha dove andare, ristagna. Per produrre energia ci vuole una polarità, un sopra e un sotto, un dislivello, e più grande è il dislivello, più è forte la corrente”. C.G. JUNG
Sei esattamente così come stai vibrando. Sinfonia di frequenze su un ampio spettro. Polarità. E cosi’ sei anima e forma. E cosi, magnetica, nutri la vita in questo processo di fotosintesi amorosa, in cui la conoscenza di se’ ti permette di “scambiare” il vuoto, il nulla, l’amorfo, lo statico, la morte, con la vibrazione, la vita.
Le nostre cellule hanno bisogno della giuste sostanze nutritive per effettuare tutti i processi biochimici che consentono loro di crescere e riprodursi in modo funzionale alla vita, oltre che di liberarsi dalle tossine. Esattamente come per le piante e la loro fotosintesi clorofilliana, in un certo senso ognuno di noi è in grado di produrre autonomamente alcune sostanze nutritive utili a se’ e agli altri, mettendo in atto, di fatto, un proprio processo di fotosintesi. Queste sostanze nutritive sono proprio le vibrazioni che sono contemporaneamente reagente e nutrimento, causa ed effetto.
La fotosintesi è il processo che considera come primo reagente un momento buio, un evento negativo, una delusione, una idea di se’ bloccante (il mortale), ma anche la bellezza di una strada, lo struggimento di un tramonto, l’entusiasmo di un’alba, lo stupore di uno sguardo, di un gesto anelato in un momento inaspettato. Lo sguardo raccoglie, e la conoscenza del se’ agisce come il pigmento di clorofilla, che tanto più’ è presente, tanto più’ induce una quantità di nutrienti di qualità (le vibrazioni), che ci offrono la consapevolezza dell’esserci. E produciamo altresì’ sostanze nutritive per gli altri. Esattamente come la pianta trasforma l’anidride carbonica in ossigeno che rilascia nell’ambiente esterno: promotore di altra vita.
La vibrazione è vita. La vita, se la osservi, vibra ovunque e dappertutto fuori e tanto più dentro di te. Osserva, osservala, osserva il tuo andare, ciò che scorre intorno a te, ti parla sempre: la vibrazione di un diesel, della turbina potente di un volo Ryan; La vibrazione di un incontro che casuale non è. La voglia irrefrenabile di un passate che vuole parlare. Come questa donna inglese che chiede proprio a me tra tanti “where is Uber?”. Sarà per la mia camicia di lino bianca, come fosse di un addetto ad un ufficio informazioni. O semplicemente si è avvicinata perché si è fidata delle vibrazioni della mia immagine che fuma il sigaro e scrive qui, concentrato sulle sue vibrazioni. E subito dopo qualcun’altra mi chiede “What’s train?”. La vibrazione di una foglia al vento. Quel vento che sbatte sul mio viso e trascina profumi. Mi emoziono all’idea di tanta precisione. Mi batte il cuore: e di nuovo vibro. La vibrazione ritmica del battito cardiaco, quello di un orgasmo. E si. È sempre viva la vita, non esiste la morte per chi vive, la vita vibra fuori solo perché vibra dentro. E vibra fuori, di nuovo. Io che mi appoggio alla transenna per digitare ritmicamente queste parole. la scala mobile che trema, il treno che è arrivato in uno stridulo e che mi aspettava per Trastevere; le ruote di un trolley sui san pietrini, il respiro di una donna su una panchina.
Vibrazioni chiamano vibrazioni, se ci sei, ci sono, e le persone che vibrano si cercano e si attraggono, si parlano, si amano, lasciano il segno con la loro presenza e il vuoto della loro assenza.
Le vibrazioni si estendono oltre misura, dei confini e degli orizzonti, sono Inter continentali, interplanetarie, inter galattiche, aldilà nell’ iperspazio, oltre l’ altra dimensione, l’ altra vita. Sono telepatiche, quando siamo presenti.
Le vibrazioni se le vedi e le ascolti, sono tutte sincrone, ritmiche, entri in una sincronicità perfetta con il mondo, si innesta l’ ingranaggio, la marcia che ti fa avanzare. Ti poni nel flusso, come ora. Prendi sempre il treno, sei sempre nel momento giusto e nel luogo giusto e se non lo sei, sii determinato, cambialo verso la tua attitudine.
Potremmo chiederci, quali vibrazioni ho. Se sto vibrando e per chi. Per cosa. O se sono fermo. Se mi proteggo troppo o mi annoio. Per chi vivo. Se vivo scontato; se lascio fluire o freno e trattengo le novità, tutto. La nostra anima ha delle corde come un piano forte o una chitarra. Pizzicate con i pensieri e le circostanze, arpeggiano melodie continue che danno il tono al nostro umore. Abbiamo tonalità musicali continue dentro di noi, suoni che oscillano come le maree. Anche altissime. Anche bassissime. Cangianti nella frazione di un tempo piccolo.
Ciò che è fondamentale è sapere quale oscillazione è la nostra, quale emozione abbiamo, sappiamo anche che esse cambiano istante dopo istante. Sapere come sto e voler sapere quale emozione ho e quale emozione vorrei avere. Il cambiamento in meglio di noi è determinato dalla possibilità di poter cambiare le nostre emozioni, lavorando per le più adeguate. Instillando “clorofilla”.
La vibrazione di uno scalpello pneumatico che demolisce per costruire.
valeria carofiglio
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…. la verità di un’istante sia il risultato di un lungo lavoro in cui si gettano e si coltivano semi in quel senso e si genera piano piano qualcos’altro, qualcosa che ci blocca, che ci rallenta che ci fa addirittura ignorare di essere esseri che vibrano.
Mollare una certa immagine di se, quasi asettica, nell’illusione di celare in questo modo il nostro essere vulnerabili, feriti, feribili, dietro un’apparente intangibilità.
Mollare, significa lasciar andare e crescere, fiduciosi ciò che ci appesantisce e che forse tornerà semplicemente al momento giusto, e andare avanti vibrando di vita con la vita
laura cecchetto
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Due anime si incontrano, si fondono, danzano e vibrano alla stessa frequenza. Non sono nel passato, non sono nel futuro. Sono qui, ORA. Trascendono il sesso, trascendono l’amore. Sono pura e piena energia.
Si abbandonano, si lasciano accadere. Nessun condizionamento, nessun pensiero. Semplicemente fluiscono.
Dobbiamo nutrire le nostre vibrazioni, sfamarle, ascoltarle, elevarle, così da attirare vibrazioni simili, potenti, d’impatto.
Quelle vibrazioni che senti tue, che ti appartengono da sempre e che non riuscivi a percepire perché troppo preso dalla frenesia di una vita materiale, una vita caotica dove è più facile che le vibrazioni buone vadano disperse, sprecate, risucchiate da chi avidamente vuole farle sue. E così le tue vibrazioni si affievoliscono, si disperdono.
Annaspando cerchi di tornare su, di riprendere a vibrare con tutto te stesso, di riprenderti ciò che è tuo di diritto: la tua vibrazione, la tua forza vitale.
Sei lì, come un grande Sole che scalda l’anima, vibrante di energia, sprizzi energia da ogni raggio, da ogni poro del tuo corpo. Tutto intorno a te ha un senso, tutto è luce, consapevolezza. Ed è allora, solo allora, che godrai nel qui ed ora.
rossella ramundo orlando
ContinuaLA VITA È UNA PAUSA TRA DUE BATTITI CARDIACI
LA VITA È UNA PAUSA TRA
DUE BATTITI CARDIACI
Tra due battiti cardiaci c’è una pausa, la essa è la vita tra due pulsazioni, senza i battiti non ci sarebbe ritmo, pensiero, respiro, sensazioni, cammino, ballo, festa, tempo; i battiti sono propulsioni che iniziano al tempo, alla storia, ai natali, ai tuoi compleanni, alla tua prima, sono l’ esordio sul palcoscenico della vita.
La nostra vita è la sommatoria e la congiunzione continua di tutte le pause tra i battiti. Una vita dura quanto le pause. È un dono meraviglioso, la vita nasce attraverso il Big Bang tra due battiti ed una pausa, essi sono i sono detonatori della luce che osserviamo. Senza battiti c’è il buio. Sei il tuo spazio immenso e finito tutto da progettare tra una sequenza di pulsioni cardiache.
Che speco doversi cristallizzare sul passato o nebulizzarsi verso il futuro.
Il battito è solo presente, non esiste un battito passato, tanto meno uno futuro, è solo hic et nunc. Ci sei o meno, esso è sempre inesorabilmente presente.
Il battito è lo start and go del tempo, è l’ attivazione del cronometro che spalma il tempo su una pellicola di fotogrammi. L’ eternità è la pausa finita tra i tuoi battiti cardiaci e il Big Bang del cosmo, che ci estende verso la pausa infinita ed eterna.
La vita dell universo inizia da un Big Bang e continua tra i battiti umani e riprende e continua verso la sua origine, nel buco nero del battito dell ‘ universo.
La vita è come la musica, il suo primato non è nelle note, ma nelle pause tra le sue note, una musica senza pause sarebbe un rumore con variazioni tonali, le note combinate con le pause generano miliardi di costellazioni di melodie, come nella vita.
Dire ho poco tempo, mi manca il tempo troviamo degli incastri, non ce la faccio, vediamo un attimo, non ci riesco, fai in fretta, sono espressioni isteriche del non vivere il proprio tempo, del non poter godere dei flussi continuativi che il ricco quotidiano ci regala.
Ogni istante ci impone di essere presenti a noi stessi e a tutto ciò che ci scorre dentro ed accanto, di far riferimento li dove abbiamo i piedi piantati in quel territorio. Ogni istante di vita ci fa l’ appello, e quando non rispondiamo e non lo ascoltiamo, risultiamo assenti, non ci ricordiamo di noi, risultiamo essere lontani da noi. Essere assenti nel presente è come non essere mai nati, intrappolati in un incantesimo irreale, trasparenti, fuori dal mondo.
Quante volte risultiamo impreparati nelle risposte ? Siamo altrove, lontani, staccionati nel nostro gregge di preoccupazioni e di pensieri. La risposta è frutto della presenza, è data dalla aderenza alla realtà. Quanto più siamo presenti, tante più risposte e domande riceviamo e facciamo nell’ Olimpo della curiosità . È la curiosità che ci rende vivi come bambini, la sua assenza ci rende apatici e degli ebeti indifferenti. La realtà ci insegnerebbe tantissimo se solo fossimo dentro di essa, come dei diretti interpellati ed interessati, come degli osservatori, spettatori e protagonisti. La presenza è ricchezza e riempimento, è coinvolgimento, è curativa, la presenza è terapeutica, l’ assenza è isolamento, impoverimento, rimuginazione, è vuoto, prigionia mentale, è malattia.
Tra spettatore e protagonista, la differenza è nell’ azione; il protagonista osserva, interagisce e modifica la realtà, si diverte, va in conflitto, lotta, sbraita, agisce e reagisce e gli piace, lascia un segno, il proprio contributo, migliora; lo spettatore subisce, auto sabota, si auto celebra, si auto predestina ad un orientamento che lo chiamerà destino, si sente succube, inerme, incapace di azione e protagonismo, di riconoscere priorità e decisioni, si rimescola nelle sabbie mobili della sua introversione pessimistica.
L’ assente non ha mai tempo, perché deve recuperare quello che ha perso mentre era assente, è sempre in ritardo ed in condizione, è in estenuante recupero, deve recuperare e capire quello che non ha vissuto prima, e diventa ladrone del proprio tempo, perché, per recuperare serve altro e lo ruba in quello presente, vive un debito continuo nei confronti di se stesso; il ritardatario è debitore e creditore di se stesso, deve pagare il debito del tempo che non si è concesso con il credito del tempo rimasto che gli resta, destinato a non essere mai vissuto. Il presente serve per ripagare il passato è i suoi errori. Il tal modo, il presente ha lo scopo di recuperare un passato non vissuto.
Una vita fatta di soli impegni, doveri, obblighi e responsabilità, rende automi, esauriti ed assenti. Il piacere e il desiderio, ridanno il senso delle cose e le forti motivazioni verso, essi ci rendono presenti in attimi profondi ed interminabili.
Dobbiamo ricoprirci di giustificazioni e menzogne per il sol diritto di decidere e far esistere il proprio tempo, del quale saremmo i legittimi proprietari, giungiamo a sentirci attanagliati dal senso di colpa di essere in casa nostra, come fossimo estranei.
È un crimine verso se stessi, dover attendere le altrui deleghe e autorizzazioni per decidere di noi di noi e dei propri spazi. Si deve giustificare sempre tutto a tutti ? Dove è il diritto ad esistere ?
La discrezione è evoluzione, è intelligenza, gli indiscreti sono animali insicuri, si rendono a stampelle, per darsi certezze.
Prendi la tua vita tra le mani, non c’è nulla di così tanto prezioso, diventi sicuro di te se non confondi la tua sensibilità e a quella altrui, tutto è bello perché siamo differenti e liberi di esserlo; non chiedere permessi e non lasciarti inquadrare, millantando di conoscerti, per poi manipolarti, e tanto più, non lasciarti dare consigli, o peggio ancora non lasciar decidere per te, chi agisce in tal modo ignora, cura i propri interessi, oscura ed occulta te, è ridicolo, il saggio gioisce per la crescita e la diversità altrui, le tutela, sa attendere, è concentrato sulle proprie attitudini e non mostra fili di invidia, è rispettosissimo, è entusiasta di tutto ciò che è dissimile da se, non è ne invidioso, ne competitor, vive gli altri come un aiuto, come un’ estensione delle proprie potenzialità.
L’ irrispettoso è borioso, saccente senza scrupoli e ne titoli, si erge a genitore, è un critico adolescente adultizzato.
Il rispetto è adulto, è colto, tiene al confine sacro tra le identità differenti. Le persone rispettose sono sincroniche, si attraggono e si adorano, sono in un ingranaggio di uno stesso motore, vanno ingranati, non fanno dell’ altro il meccanismo della propria vita.
Come il respiro e la pulsione del cuore non si lasciano autorizzare da nessuno, vivere dovrebbe essere la stessa cosa.
Imita il tuo cuore, che batte non curante e a prescindere da tutto, è un prepotente propulsore, una turbina che ti fa volare, attraversa il tuo sangue che scorre irrefrenabile, sei su un Kaite, libero di lasciarti portare dalla corrente della bonaccia. Osserva i flussi delle tue parole mentali, i tuoi pensieri, le sensazioni, le tue fantasie, fa quadri delle tue immagini, fa della tua vita la tua pinacoteca, riscaldati al braciere delle tue sensazioni, immergiti nei suoni dell’ orchestra della tua anima.
Rispetta il tempo ricevuto, non ne esiste un altro, è solo questo, è un dono gratuito, non ha chiesto i permessi; vivi come la natura fa, come un filo d’erba, che spacca il cemento, un raggio di luce che ti brucia la pelle, un germoglio che esplode, una cellula che diventa bambino, non chiedono carte da bollo o permessi per esistere; ciò che l’uomo blocca, imprigiona ed impedisce, è contro natura, la natura vince è libera. L’ autocratico, l’ autoritario, il dittatore, vincola, impedisce, frustra ed impone regole, controlla, autorizza a vivere su perverse proprie e precise direzioni.
giorgio burdi
ContinuaL’ ASSENZA NEL QUI ED ORA
Ansia del futuro o del presente?
“tutto sembra instabile. Il futuro si tinge di colori poco rassicuranti e di una forma indefinita”
Riempiamo le nostre giornate di preoccupazioni; ci muoviamo senza una vera consapevolezza, ma con la mente costantemente trasportata nel passato, a ciò che è stato o sarebbe potuto essere o nel futuro, a cosa sarà.
Viviamo così, con un atteggiamento di proiezione costante, assenti dal qui ed ora.
Ci giustifichiamo parlando di obiettivi e progettualità, ma in realtà navighiamo in pensieri negativi, sommersi da ansia ed apprensione; abbiamo paura del futuro (o di vivere il presente?).
“ho paura di non farcela”, “sarà la scelta giusta?”, “cosa potrà accadere?”.
La paura è un’emozione primaria che, attivandosi alla percezione di uno stimolo potenzialmente dannoso, garantisce la propria sopravvivenza e riveste un ruolo adattivo enorme. Di fronte alla minaccia l’organismo effettua una valutazione, dunque, non è importante in sé e per sé quale sia l’evento esterno, ma piuttosto quale sia la valutazione che il nostro organismo ne da.
Quando le emozioni negative prendono il sopravvento, la paura si prepara a difenderci con reazioni comportamentali dell’evitamento o paralisi (effetto freezing).
Quindi, pensare e immaginare che in futuro possa accadere qualcosa di negativo, l’ansia, la paura, ci portano ad evitare la situazione o a rimanere fermi.
Questi atteggiamenti, spesso, condizionano e sono condizionati dagli aspetti di vulnerabilità individuale.
“Vivere l’ansia significa fare le prove su un palco e concludere che la prestazione non raggiunge uno standard richiesto (da chi?). Da qui la preoccupazione per l’esito della gara. Il pericolo non è presente in quel momento, ma lo è nel futuro. L’atleta entra in contatto con un pensiero, una fantasia e vive l’esperienza dello smarrimento, dell’incertezza verso il futuro, diventando difficile per lui vivere il qui e ora. Egli si stacca fisicamente ed emotivamente dal mondo, lascia il presente per andare nel futuro bloccando l’azione.”
In questo modo, come un circolo vizioso, siamo sempre assenti dal qui ed ora perché costantemente in attesa di un futuro che, quando arriva è il nuovo presente.
Così, come la paura di morire può riflettersi nella paura di vivere, chi è proiettato mentalmente nel futuro effettua uno spostamento: la paura del futuro si riflette nella paura del presente.
In questo modo il presente perde di significato e tutto è accelerato. La paura del futuro segnala la necessità di rallentare e godersi il momento, accogliere le proprie emozioni ed elaborarle.
Francesca Scalera
Laureata in Psicologia clinica e della riabilitazione- tirocinante presso Studio Burdi
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