Il Vuoto
Il Vuoto
.Ogni autore, prima di ogni sua opera, brancola nel buio, è in attesa, alle volte è estenuato, altre volte molla, in altre ancora spacca la tela, il suo estro si srotola dal nulla, per diventare caos, crisi esistenziale e poi alla fine di un lungo e faticoso travaglio, genera l’ opera; ma tutto si origina sempre dal nulla. Prima che si edifichi un’opera, noi abitiamo, proveniamo, partiamo e facciamo sempre i conti e attraversiamo la “ non esistenza”, con il vuoto. Ma se il vuoto partorisce certe opere e meraviglie, sarà davvero un vuoto ?
Il vuoto è l’ incontro con la dimensione del nulla, il punto zero, quello fermo, la stasi della noia, è quel fotogramma di uno sguardo che ruota, che si è perduto, che ti lascia smarrito in una strada deserta, ma affollata, tra i palazzi di una grande città, con la gente che ti scorre accanto e sei indifferente, stupito per l’ incolmabile distanza che c’è con loro, imbarazzati, per tanta indifferenza e per tanta vergogna per noi e per gli altri.
Il vuoto è uno sfratto di Te dal mondo, da casa tua, non ti permette di percepirti, non vedi collocazione e ne tempo, solo sagome inanimate; il vuoto è una tela bianca in una cornice classica, dorata, è un ladro che ti ruba le sensazioni, l’ ascolto e l’ interagire, si piazza come un irriverente e non se ne va.
Il vuoto, è anche come un viale di pini profumati, che attraversi da solo e ti pervade del suo profumo, ti fa spavento, ma ti calma con la sua bellezza, ti rilassa come il deserto, e ti fa sentire smarrito, ti riempie di ossigeno e ti fa toccare l’ aria.
Il vuoto è una baita isolata su una valle, il luogo dove tutto tace, è il perimetro che delinea il rumore dalla quiete, è il vuoto di coloro che per quanto siano importanti, ci sono e non si vedono, sono come la scia di un meteorite. Il vuoto c’è, quando parlano parlano gli assenti, quando derealizzi e ti dissoci, ti esilii nell’ nella tua bolla d’aria.
Alle volte evadiamo dal vuoto, ci riempiamo di suoni, luci intermittenti, accelerazioni no limits, percussioni, perché il vuoto è, l’ assenza di punti di contatto, sensory deprivation, come l’ assenza di gravità di un astronauta galleggiante. Nel vuoto, basta solo una stella di luce nel buio, per distrarre l’ attenzione da esso, noi cerchiamo la luce, il suono, il tatto, il calore, sono la catena che ci aggancia alla vita.
Ogni scritto parte da un vuoto, prima non esiste, così ogni quadro o l’ estro nasce dal niente, come le note su un pentagramma, piovono dal cielo, così come una scoperta, una invenzione, hanno tutto in comune, prima di essere ammirate, non c’erano;
La vita ci partorisce dal nulla, abbiamo necessità di rivedere questa concezione che abbiamo del nulla.
La nostra vita parte dall’ agire di due cellule, originariamente separate, l’ una lontana dall’ altra, esse però rappresentano il noi potenziale, ma senza la loro combinazione non ci saremmo. Le cellule prese isolatamente, on sono il nulla, ma non sono neanche il noi; ma sono potenziali, sono vita. Essa in natura esiste a prescindere dal noi.
È l’ incontro tra le due cellule che ci concede il dono della consapevolezza che tutti noi siamo sempre esistiti ed eterni, e tutto ciò determina solo la morte definitiva del concetto del nulla.
Ciò che ci permette la vita è “ il contatto “, per amore o non; e la vita dell universo non può essere opera, se non opera di Colui che permette il “ contatto “ tra i diversi elementi, come un artista dinanzi alla sua tela bianca che combina i colori.
Se esistiamo, da quale nulla proveniamo, ? non dovremmo esserci ! Il nulla per eccellenza, così tanto odiato, è la morte. Ma la conosciamo per definirla ? non avendo di essa alcuno strumento di conoscenza, ne di misura, non essendo scientificamente osservabile, è corrette dire che rappresenta il nulla assoluto ?
Nel momento in cui siamo nati dal nulla, ma di fatto esistiamo, il nulla non esiste; allo stesso modo, potremmo dire della morte , che essa non esiste, pertanto, inequivocabilmente, la morte non c’è. Non sono questi giri filosofici, parole, nemmeno speculazioni intellettuali, ma la logica è questa.
La morte come il nulla, è una nostra congettura, molto sbrigativa, chi sa davvero cosa essa sia, chi l’ha mai conosciuta ? Nessuno può di essa dare una accezione e definirla, ha quella dimensione non descrivibile e non controllabile, esattamente come il vuoto. Il vuoto è condizione indispensabile per la vita, è il pieno che crea non pochi problemi.
Se dal vuoto nasce questo scritto, la nostra vita, le nostre scienze, le nostre opere d’arte, la morte necessariamente sarà una condizione simile, del nulla e della vita, siamo noi che gli diamo una dimensione ed uno spessore che non può avere, e per giunta una accezione negativa, perché essa non la conosciamo, così come ci fa spavento e non conosciamo i tanti vuoti che viviamo. Il vero spessore non è la morte o la vita, è che il vuoto, non esiste. È il vuoto è come l’ amore che non si vede ma c’è .
giorgio burdi
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