La Lettera Analitica ( LA ) e la Lettera Terapia ( LT ).
La Lettera Analitica ( LA ) e la Lettera Terapia ( LT ).
Metodo BURDI (c) . Un potente strumento di cambiamento.
Gli eventi indelebili, che restano all’ interno della nostra mente, sono quelli traumatici. Per quanto ci possiamo impegnare per dimenticarli o cancellarli, questa, resta un’ impresa prevalentemente impossibile.
L’ identico paragone possiamo farlo con i file trentennali contenuti in un computer, essi restano dimenticati e nascosti fra le migliaia di cartelle, come se fossero all’ interno di scatole cinesi introvabili, ma, se pur occultate, rimangono sempre esistenti. Nella nostra mente non si cancella nulla, i ricordi restano nella nostra memoria per sempre, anche se la nostra percezione è esattamente contraria, dal trauma si esce ma non si cancellano mai, si possono invece “bonificare” .
Le parole mai dette, le situazioni subite, i gesti aggressivi o quelli violenti, le trascuratezze, le assenze e gli abbandoni, le umiliazioni inaspettate, da parte del padre, della madre, dei partner, degli insegnanti, dei bulli, dei colleghi o deidatori di lavoro, dalla memoria, non si cancellano mai, esse restano mescolati alle emozioni più logoranti, si incrostano nell’ anima come delle placche o pietre di calcare.
La nostra mente è una gran signora, pur di permetterci di vivere in una parvenza di serenità, diventa altamente difensiva della nostra salute mentale, ci favorisce di non ricordare nulla nell’ immediato, nasconde, accartoccia e zippa, qualsiasi situazione del trauma, adoperandosi in quel meccanismo che psicanaliticamente viene definito, rimozione, che per noi non significa affatto eliminare, ma , occultare nell’ oblio.
Per poter ricordare basterebbe, desiderarlo, la nostra memoria antica facilmente può riapparire sotto forma di sintomo o di sensazione rievocativa soltanto attraverso alcune percezioni soggettive, parole specifiche o comportamenti presenti, suoni… ecc.
Alle volte basta un semplice profumo, una sfumatura di un colore, un azione o un pensiero, da poter turbare un istante, da far abbassare o girare il capo, da far riemergere l’ immenso dispiacere depositato.
Nel nostro percorso di vita, veniamo costernati da conflitti e traumi passati, che continuamente disturbano il percorso dell’ esistenza presente e che ci rendono infelici oggi; il passato diviene l’ artefice del cambiamento presente, del nostro umore e delle nostre relazioni attuali, che inconsapevolmente restano di gestione della nostra memoria.
La memoria del trauma passato contiene tutte le istruzioni per l’ uso per come vivere il presente, il passato funge da veggente, sa tutto del presente, sa come andrà a finire, per essa, era già tutto chiaro essa si impone ed agisce con un dictat, tracciando itinerari già visti, di pensieri e di condotte, che col presente non dovrebbero aver nulla a che fare, ma si impongono ad esso. Ogni passato non superato, decide sempre per ogni presente. La memoria del trauma è come una cataratta che non ci permettere di guardare in avanti la realtà, ma il limite dell’ occlusione .
Certe relazioni non funzionano perché, nel decorso personale, vengono tracciati gli orientamenti relazionali presenti e futuri, contaminati ed infestati dal passato. Nella scelta del partner, paradossalmente vengono selezionate persone e situazioni tali da conservare la fedeltà alla tradizione passata, in modo tale da riperpetuarlo, quasi nel tentativo involontario di ripercorrerlo, per risolverlo. Ma la risoluzione, in effetti, attraverso questa modalità, non accadrà mai e non condurrà mai a nessuna soluzione, a nulla di buono, anzi, per quanta tolleranza si potrà avere, complicherà notevolmente col tempo la relazione, fino alla sua disgregazione.
La lettera analitica ( LA ), che indichiamo in Studio, è uno strumento potentissimo di superamento e di “bonifica”, che ripercorre a ritroso e scandaglia la memoria devastante più arcaica di se, che resta legata e confusa per condizionamento al proprio presente. Essa è uno strumento di indagine dentro di sé, avente come obiettivo il rivisitare il conflitto o il trauma, in tutti i loro dettagli, descrivendoli e scrivendoli dettagliatamente.
A primo impatto, la reazione che riscontriamo, alla richiesta di scrivere sul trauma, è di totale rifiuto e resistenza, tale alle volte da interrompere il percorso di terapia, indicato centinaia di alibi. Avvicinarsi al trauma determina sempre una fuga da esso. sembra così impossibile concedersi l’ accesso.
Superata la paura, aumentata la fiducia verso il terapeuta, si chiede al paziente di iniziare a scrivere in modo random, partendo dal primo pensiero, dal primo ricordo o dalla prima sensazione, avendo di vista la situazione o la persona turbativa, accedendo al ricordo un gradino per volta, tradotto rigorosamente in parole scritte che non vanno mai lasciate solo ed esclusimamente pensate.
Gradino dopo gradino, il soggetto si renderà conto di scendere, rampa dopo rampa, le scale dei suoi ricordi, fino ad avvicinarsi all’ epicentro del suo trauma, dal quale ne potrà solo uscirne, con la guida psicoterapica, dopo esserci solo entrato. Gli si chiede di descriverlo, in tutti i suoi particolari, per iscritto e dettagliatamente, nello stesso identico modo di descrivere la pellicola di un film, fotogramma per fotogramma, con tutte le emozioni ad esso interconnesse.
Tale lavoro equivale ad una immersione nelle profondità dell’ inconscio, ed ha lo scopo di collegare il trauma passato, alle disfunzioni del proprio presente e liberarlo da esso.
Il confronto diretto, solamente a voce, con l’ oggetto che è la causa del trauma, non ha un impatto terapeutico, così come accade invece attraverso l’ utilizzo della LA. La lettera analitica ha la funzione di scandagliare, tirar fuori tutti i pezzi del puzzle, pensiero dopo pensiero, parola dopo parola, il ricordo dopo ricordo di relazioni folli ed ostili subiti, realizzando una mappatura di tutto. Nel confronto diretto verrebbero fuori solo frammenti del disagio accumulato.
In questo modo, si da inizio, dal primo pensiero fino all’ ultimo, di rappresentare il turbamento, compattando il puzzle, per poi, per poi avere una visione chiara dei motivi delle diverse sofferenze.
L’ avvicinamento al trauma, attraverso la LA, rappresenta inizialmente l’ avvio e l’ inizio della terapia e della risoluzione dello stesso, attraverso la LA, il paziente illumina la sua consapevolezza sul perché il proprio presente viene, in modo tanto così evidente, condizionato e determinato, in senso disfunzionale dal suo passato.
La LA ha il compito di convincere il paziente, di quanto siano collegati e strettamente interconnessi il suo presente al suo passato arcaico, e attraverso quel filo di pensieri e di parole che ripercorre nella lettera, spiega come i suoi disturbi abbiano quella evidente logica ed origine, nel suo passato. La LA collega, in un ping pong e veloce, e il presente al suo passato e viceversa.
La LA mentre viene stilata, diviene Lettera Terapia LT, nel momento in cui, le situazioni affioranti, diventano rievocative delle emozioni presenti lì dove si sono originate. La LA diviene LT, se le emozioni emergenti, vengono ,al loro affiorare, espresse nella loro massima potenzialità e al loro massimo livello. Succede, molto spesso, che lo stilare della lettera e la lettura della stessa, producano del pianto, della rabbia o delle paure. Per far sì che la LA diventi LT, le emozioni emergenti, non devono essere mai trattenute , ne per vergogna, per imbarazzo, per senso di colpa o per ritegno, ma evacuate totalmente.
Per favorire la massima riuscita terapeutica e la sua massima espressività risolutiva, la LA :
1 va scritta innanzitutto per se stessi, in modo veemente, senza alcun freno inibitorio o imbarazzo, in modo diretto, crudo, senza veli o peli sulla lingua, manifestando, per iscritto, tutto ciò che è stato taciuto alle volte per decenni, va esternato tutto il non detto, tutte quelle verità negate e taciute, per favorire quel riscatto di giustizia tanto sospirata. La LA va scritta, senza alcuna educazione o moralismo trattenitore, senza edulcorarazioni, ma esternando tutto il peggio e tutto l’ affetto che ne resta;
2 ,non va letta o condivisa successivamente con nessuno, se non, quanto prima, con lo psicoterapeuta. Parlarne ad altri, permetterebbe di ritrattarla, contestarla e rielaborarla sulla base dei sensi di colpa indotti da terzi, sabotando il processo terapeutico finale;
3 va letta in terapia individuale o tanto meglio di gruppo, per dilatare ed espandere l’ effetto emotivo, per decongestionare in modo più radicale la memoria del trauma dalle sue emozioni inibite, e non da poco, per rompere l’ atavica omertà relativa al silenzio, che la rendeva complice al carnefice, attraverso quei traumi taciuti, che al momento andavano denunciati;
la LA ,letta in terapia di gruppo, luogo percepito come dell’ unità, lega emotivamente ancora più con lo stesso; il gruppo rappresenterà il luogo di ritrovamento di una nuova famiglia accudente e formativa, la stessa che verrà, di là a poco lasciata, a vantaggio della propria autonomia, in contrapposizione alla dipendenza generata nella vecchia famiglia, nel tentativo reiterato di cercare in essa un amore impossibile da generare dipendenza;
4 la LA, non va consegnata all’ interessato, ma letta direttamente, vis a vis, occhi negli occhi, pianto nel pianto, al fine di sbriciolare il mostro del trauma, guardandolo in faccia, attraverso quel confronto tra la propria potenza ritrovata e la ridimensionata realtà diretta;
5 nella lettura, della LA, non deve interessare se l’ interlocutore, comprenda o meno, l’ importante è aver affermato se stesso, affrontato il mostro a testa alta guardandolo, così da vefetlo per quello che realmente è, non più oggetto fobico, ma piccolo, patologico ed insignificante.
Seguendo le procedure da 1 a 5, alla fine del processo, il paziente, il più delle volte, avverte uno stato di confusione conclusiva e di svuotamento, avviando nei giorni a seguire, un graduale e costante recupero di sé e della sua condizione di serenità e un miglioramento del proprio stato mentale e di salute psico fisica, avvertendo una maggiore potenza di se ed un inizio di cambiamento e di rivoluzione positiva nella sua vita a seguire.
Per l’ interlocutore della lettera, invece, può capitare che prenda consapevolezza e chieda perdona all’ interessato per aver inferto tanta sofferenza ingiustificata, assistendo, alle volte, ad un recupero del rapporto, demolendo quel muro atavico e quel vissuto traumatico che regnava nella relazione e nella mente del paziente.
Se l’ interlocutore, in oggetto, resta irraggiungibile o è deceduto, la lettura intenzionale, in psicoterapia individuale o di gruppo, ha un pari potere terapeutico se accompagnato dalla funzione simbolica del bruciare la lettera, dopo la sua lettura. La mente parla, vive e si nutre di simboli, assocerà alla fiamma della lettera bruciata, il decretare la fine della sofferenza, sotto forma di cenere.
Seguendo la sequenza metodologica dai punti 1 a 5, assistiamo a quell’ operazione che definiamo di “bonifica” e di cambiamento, per l’ evacuazione di quelle emozioni malefiche, che facevano del trauma, del paziente, la sua involontaria onnipresenza ed impotenza e ne detta, da quell’ istante in poi, una metamorfosi sorprendente del modo di sentire, di pensare e di vivere il proprio presente e futuro in modo rigorosamente più leggero e produttivo.
La LA e LT avviano la decongestione e l’antiffiamatorio immediato dell’ anima, esse sono in grado, alle volte, di produrre convulsioni corporee involontarie, anche molto intense e non facilmente gestibili, dolori e contratture addominali, in grado di scaricare le emozioni bloccate del trauma.
Quest’ ultima fase, per alcune circostanze traumatiche specifiche, viene anticipata da sintomi quali: aumento del battito cardiaco, sensazione di vomito, apnea, momentaneo stato confusionale e di assenza, tremori, pianto, agitazione occasionale, clonie e spasmi muscolari. Tutto ciò avviene durante l’ esplicazione della lettera e convive con una condizione di turbamento gestibile, insieme ad una piacevole , predominante e netta sensazione di liberazione.
La LA e la LT, rappresentano una metodologia, sperimentata e curata in Studio da più di venti anni e sono rappresentativi di una metodologia di indagine in sviluppo più profonda dell’ anime e di pianificazione dettagliata di una psicoterapia efficace, è tra i metodi più veloci, in termini di effetti psicoterapeutici duraturi.
giorgio burdi
ContinuaLa Lettera Terapia
Scrivere, conoscere e curare
Spesso ci sono ricordi che contaminano i nostri pensieri, che ci condannano a vivere nel passato influenzando inevitabilmente e negativamente il nostro presente. Pensieri, esperienze, vissuti che non riusciamo a raccontare a nessuno, sofferenze e dolori taciuti che echeggiano rimbombanti nella nostra mente.
Il vissuto di ognuno di noi non si può sicuramente cambiare, fa parte della nostra vita, tuttavia relazionarci ad esso con prospettive differenti può aiutarci a vivere i ricordi con stati d’animo diversi, a raggiungere una maggiore consapevolezza di quello che è stato e di noi stessi.
La scrittura può aiutarci ad acquietare i pensieri che ci tormentano, a rasserenare il nostro animo liberandoci pian piano dal dolore. Scrivere è terapeutico se diviene un atto di libertà attraverso l’introspezione e la riflessione. Si può scrivere una lettera a sé stessi, mettendosi a nudo, attraversare la propria interiorità fino a incontrare l’altro, il vero sé. Si può scrivere una lettera alla madre o al padre, gli affetti predominanti e determinanti della nostra vita, a un amico, a un famigliare o al nostro senso di colpa.
Scrivere di tutto quello che ci provoca sofferenza potrebbe inizialmente essere doloroso, triste e angosciante, ma sicuramente ci porterà giovamento. Scrivere richiede solo coraggio, non è importante soffermarsi alla forma, ma farlo in modo scorrevole, naturale; è importante mettersi a nudo, mettersi in discussione senza vergognarsi. Questo permetterà di concentrarsi su ogni passo, su ogni emozione provata ripercorrendo così passo dopo passo tutto quello che ci condiziona, che condiziona le nostre scelte, le nostre decisioni, le relazioni e il nostro umore quotidiano.
È fondamentale non mentire, non sentirsi in colpa nei e dei racconti. È importante parlare di tutto, delle rabbie, dei torti subiti, delle offese, delle mancanze, delle paure, dei rimorsi, dei sogni, dei desideri, dei rimpianti, di tutte quelle parole che per troppo tempo non sono state dette all’esterno, ma che si sono moltiplicate dentro soffocandoci, di tutto quello che molto spesso non osiamo raccontare ad alta voce.
Scrivere aiuta ad evitare che quelle sofferenze interne taciute si trasformino in malessere fisico. Permette di mettere in ordine i nostri pensieri, di fare chiarezza, di sciogliere nodi, sgrovigliare matasse, dissolvere sensi di colpa e superare traumi. Ci dà la possibilità di comprenderci a noi stessi, di discernere le scelte sbagliate da quelle giuste.
Scrivere sviscerando e analizzando interamente le nostre esperienze palesa schemi e meccanismi interiorizzati e riproposti nel tempo. Schemi comportamentali che abbiamo appreso nella famiglia di origine e che per modellamento riproponiamo inconsapevolmente nella nostra vita indipendentemente dal nostro atteggiamento nei lori confronti.
Scrivere aiuta a smascherare meccanismi e relazioni familiari che hanno plasmato la rappresentazione mentale di noi stessi e degli altri, regole implicite, valori, senso di identità e appartenenza, ruoli assegnati, copioni familiari che si ripropongono perfettamente nel tempo.
Scrivere aiuta a svelare pessimi copioni di sceneggiature familiari dove ci sono ruoli predefiniti di chi deve fare cosa e quando rispecchiando perfettamente aspettative già stabilite, copioni che prescrivono e dettano legge su come si deve vivere e che causano disagio e sofferenza.
La scrittura, attraverso le parole che scorrono incontrollabili, organizza le idee, i pensieri e le esperienze emozionali dandone un senso. La scrittura ci aiuta a tirare fuori, a non lasciare più spazio alle frustrazioni, ad accettare quello che è stato con la consapevolezza di non poterlo cambiare, ma con la voglia di cambiare la nostra vita senza ulteriori condizionamenti. Mette in risalto ciò che per abitudine siamo stati e ciò che vorremmo essere ma non siamo per paura del cambiamento o dell’opinione e del giudizio altrui.
Scrivere di sé aiuta anche ad accettarsi, perdonarsi e amarsi. È un valido anti stress, una forma di automedicazione e aiuto psicologico. La scrittura aiuta a darci una nuova immagine di noi stessi, proiettata al cambiamento e alla ricerca di autenticità. La scrittura deve essere intesa come un progetto concreto di cura.
Elisabetta Lazazzera
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