LA FELICITA’ È NEL MICRO INFINITO
La felicità è nel micro infinito
Bisognerebbe chiedersi scusa
per tutte quelle volte di assenza
o di distrazioni da se.
Un alito di vento
tra la luce del sole,
nella penombra
danzano le tende,
mentre le mani ondeggiano
sulle classiche note
dell’ avorio di un piano
sospiro, per la semplicità
di questo istante fugace
calmo, puro, sereno, semplice,
ogni cosa esiste
solo se fai caso
non sei tu a farla esistere
esiste solo se
attento ci sei
raccogli diamanti
in una aria insignificante
ogni istante é denso
in apparenti vuoti
di continui intensi,
la complessità è in naturali presenze
o in intense assenze
quanta armonia luminosa,
in un fascio roteante di raggi di sole
che mi sfiora il viso
di un sorriso di un eterno bambino, In questo paradiso, dove il tempo non è mai sfuggito, In un capriccio di una donna
del vento che mi scosta i capelli
e nell’ aria che mi accarezza gli iridi
tutto appare scontato,
nell’ abitudine che ci avvolge, la complessità è nei semplici atomi, c’è una geometria semplice, ma potente e complessa, nei pilastri di roccia trasparenti, in tutto ciò che ci sfugge e ci sorregge
Bisognerebbe chiedersi scusa
per tutte quelle volte in cui non facciamo caso, dove le nostre assenze ci fanno perdere il volo, il nuoto o il passo, le giuste parole, o le rotaie, per le distrazioni che ci allontanano e ci deragliano da noi.
Leggo fra le righe,
ascolto oltre le note,
assaporo il gusto dei dettagli,
vedo oltre chi pone i confini
ascolto il rumore del silenzio, mi rilasso nel caos, mi esalta il silenzio
sento oltre il confine del contatto,
profumo i miei ricordi
sento ciò che vedo
ascolto ciò che tocco
tocco ciò che penso
intuisco ciò che provo
Sono felice se
il particolare non diventa scontato, se il globale non mi assorbe, se esisto dentro ogni dettaglio, dentro ogni punto ed in ogni istante, tutto da gustare, sono felice fuori, solo se mi osservo come mi muovo nel mio micro infinito
giorgio burdi
La Felicità Esiste
- Era come reimparare a respirare piano piano, e così di seguito, proseguendo con il mio coraggio e con la mia voglia di vivere…
Tutto è iniziato una mattina di giugno di qualche anno fa.Dopo essermi svegliato, lavato e sbarbato, iniziai a vestirmi per uscire di casa, prendere l’ auto ed andare di corsa in ufficio.
Ad un tratto mentre indossavo la camicia accusai improvvisamente dei forti dolori diffusi su tutto l’addome.
Non capendo di cosa si trattasse decisi di ritornare nuovamente in bagno, ma non accadde assolutamente niente.I dolori nel frattempo erano aumentati tanto da chiamare il medico di famiglia che mi consigliò di prendere degli antidolorifici e dopo circa due tre ore dopo e nonostante aver assunto i medicinali prescritti, i dolori all’addome aumentavano.
Decisi di richiamare nuovamente il medico che prontamente mi consigliò il ricovero in pronto soccorso.Mi diagnosticarono immediatamente una pancreatite acuta, ero gravissimo.
Nel reparto di Medicina dell’Ospedale, i medici iniziarono tempestivamente la cura e rimasi sette giorni e sette notti ricoverato, attaccato con due flebo nelle braccia e nel frattempo i dolori aumentavano lentamente fino a coprire tutto il corpo.
La notte del quarto giorno, nonostante la terapia iniziata, la temperatura corporea salì oltre i quaranta gradi, la vista iniziò ad annebbiarsi tanto che vedevo la stanza colorata di rosso, i dolori erano terribili tanto da non poter più muovere nessun arto. Pensai allora che la fine era arrivata.
Nelle ore successive nonostante la forte febbre ero lucido e il mio pensiero era rivolto principalmente alle persone e alle cose più care che in quel momento ricordavo ed amavo che temevo di perdere per sempre e non poterle più rivedere.
Mia moglie mi stava accanto, irresistibile piangeva come se fossi morto, ma la cacciai via.
Verso l’alba mi trovai nella fase più acuta della malattia decisi allora di reagire con la forza del pensiero e pensai di alzarmi per andare in bagno.
Cercavo di provare a me stesso che non era ancora finita poiché sentivo ancora di poter reagire psicologicamente.
Con gesti molto lenti e barcollando, senza nessun aiuto altrui, mi alzai dal letto e mi portai con uno sforzo immane nel bagno che era lì a pochi metri nella camera dell’ospedale, trascinando dietro l’asta con le due flebo attaccate nelle braccia.
Stremato ritornai a letto, avevo reagito e questo mi faceva star già meglio, iniziai a pregare e cosi mi addormentai di colpo per la stanchezza.
Al mattino, improvvisamente avvertivo un leggero miglioramento, era come respirare piano piano e così di seguito proseguendo con il mio coraggio e con la voglia di vivere e con la terapia, il malessere si convertì molto lentamente nella totale guarigione.
Era incredibile, il mio medico mi disse che riesce per due casi su cento.
Appena dimesso dall’ospedale la gioia di vivere era tale che assaporai, con un profondo respiro, come non mai, il profumo dell’aria fresca che mi avvolgeva, la voglia di camminare, la vista delle persone e delle cose che mi circondavano .
Ricordo che all’uscita dell’ospedale, la voglia di vivere era tanta che camminando a piedi verso casa, evitai di calpestare una piccola verde fogliolina accarezzata dal sole che era nata da una pianta sul marciapiede poiché mi resi conto che anch’essa era una vita e che aveva lottato per vivere.
Da questa triste esperienza oggi ringrazio maggiormente Qualcuno per avermi aiutato a capire che la vita va vissuta attentamente in tutti gli attimi, con gioia, con amore e con grande rispetto per gli altri e per tutte le cose del creato:
questa è la Felicità
Pippo
Grazie Pippo per il Tuo Immenso Regalo
giorgio
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Ciiao Pippo,
questa mattina, complice anche il tempo grigio, mi hai fatto scendere delle lacrime per la tua storia molto commovente, che grande ammirazione che provo per la tua persona!!
Come vedi è la forza d’animo e il crederci sempre che ci porta soluzioni positive. La felicità esiste ma ci ostiniamo ad apprezzare la
vita solo quando ci accorgiamo che sta per abbandonarci. Bravo Pippo!!!!
Rosalba
Continua