Noia
Noia
Emozione è movimento interno che preme per venir fuori, è potenza generativa, costruttiva.
L’emozione è un momento di trasparenza e autenticità del nostro Io, che emerge con irruenza, si prende il suo momento, il suo spazio, spinge, esce e dipinge, colora il nostro volto, e tutto quello che abbiamo attorno.
Le emozioni pretendono trasparenza, dignità, pretendono presenza per regalarci verità.
Sono mutevoli, piene, concrete ma anche astratte, dinamiche, decise e ingenue esattamente come noi.
L’emozione è autenticità, è numero uno, moto ed ascolto interno, è liberazione delle nostre verità e tensioni, necessaria per il reale benessere.
Può capitare nel corso delle nostre esperienze di sentirci sbagliati nel provare determinate emozioni, di non riuscire a gestirle e cerchiamo di sopprimerle, appiattirle, sezionarle, ce le nascondiamo, andando poco alla volta a eliminare i diversi colori che fino a poco prima ci accompagnavano nel dipinto della nostra tela, soffocandone sfumature, brillantezza e tonalità.
Così da una tela vitale piena, colorata e differenziata il risultato è la possibilità di utilizzare pochi o nessun colore, rendendo il dipinto spento, buio e a tratti incomprensibile.
Con la soppressione delle emozioni l’impulso di vita e il numero uno si spengono e ciò che resta è la noia. La sofferenza di certe esperienze sfiancanti, determinate relazioni impossibili intrise di dolore, il reiterare di pazzi comportamenti, anestetizzano le emozioni. I dolori cronicizzati ci rendono assenti, spettatori di noi stessi, non più protagonisti. La noia è la perdita del proprio protagonismo.
Così ogni attività, ogni evento, ogni contesto perdono di interesse, perdono di potenza, limitando la persona a emozioni fredde, rigide e bloccate. La noia porta ad una chiusura individuale, ogni stimolo perde quota, il suo valore, perché se congeli le emozioni, si tarpano le ali, precipiti nello schianto di uno sguardo fisso nel vuoto.
le emozioni sono il sale, l’ agro dolce, il miele, l’ acido e il piccante, l’ insipido, il tiepido, il ghiaccio, il bollente della vita, traducono il reale in un impatto soggettivo, trasportano, sono espansioni di energia vibrante, impetuosa e Vera. La noia è sensazione di vuoto, isolamento, smarrimento e simmetria tra la gente, impossibilità di percezione di se stessi e degli altri, è distacco.
Le emozioni sono fiumi impetuosi, scroscianti, travolgenti, freschi, veloci, cascate imponenti e meravigliose, ma cosa succede se le blocchi? Se rendi impossibile il loro scorrere, il loro movimento?
L’acqua non ha più riciclo, diventa stagnante, più passa il tempo, più si sporca, diventa torbida, non si vede più il fondo, non si vede più cosa c’è all’interno. Le emozioni trattenute sono un danger, sono come le acque in una diga, più si accumulano, più si rischia di spaccare gli argini della mente e della pelle, di travolgere se e gli altri.
Le emozioni sono le radici di una magnolia, da esse prende il nutrimento per far sbocciare i fiori della vita, che colorano i rami e il paesaggio del nostro eden. In assenza delle radici nulla nasce tutto si secca, i frutti scompaiono.
In assenza delle emozioni viviamo la nostra vita con assenza di profondità, senza desiderio, lasciandoci trasportare da ritmi obbligati, da una routine di apparente tranquillità, monotona e alienante. Viviamo le situazioni per il dovere e la consuetudine di farlo, senza gioia, ne desiderio.
Come si potrebbe ballare un tango senza emozionarsi? Cantare, sorridere, piangere, incazzarsi senza emozioni? Fare l’amore senza passione o desiderio?
Dovremmo allenarci a non bloccare le emozioni, allenarci a farle emergere e farle uscire e sgorgare con tutta la potenza del loro urlo liberatorio, ogni istante sarebbe una festa, una danza scatenata senza attesa di speciali ricorrenze, perché le emozioni sono le nostre ricorrenze per festeggiare di continuo noi stessi, per un pianto non frenato, una risata chiassosa e scomposta, orgogliosi e spregiudicati, fieri di essere vivi dentro una emozione senza coprirsi il volto con le mani.
Allenarci a gioire, ridere, urlare, piangere e commuoverci per liberare la nostra energia, la nostra potenza, liberare il nostro Io, la nostra essenza . Il blocco, la fine e la morte delle emozioni, è la noia.
benedetta racanelli
tirocinante di psicologia
Presso lo studio burdi
L’uomo è più potente del suo dolore e della morte
Che senso ha la sofferenza
L’uomo è più potente del dolore e della morte
Ogni volta che ci troviamo di fronte ad un qualsiasi dolore, veniamo chiamati a rinnovarci, attraverso la sua presenza, possiamo comprendere forzatamente o piacevolmente, che si sta prospettando la necessità di una nuova nascita.
Non siamo nati per soffrire, ma quando il dolore è presente, invita ad una evoluzione verso L’ equilibrio e la serenità, direziona verso un aiuto, una presenza super partes, verso una voce che ci accompagni mano nella mano.
Il dolore mentale o fisico si presenta come un parto verso un nuovo adattamento. È l’adattamento verso la nuova prospettiva che si impone, che strugge l’anima.
La sofferenza denota il bisogno di adoperarsi per una evoluzione che fa spavento. Tutto ciò che è nuovo, orientato verso la sua differente prospettiva, fa letteralmente paura.
Il più delle volte percepiamo solo tutta la veemenza del dolore che oscurantisce la prospettiva del cambiamento. Non lo capiamo, non lo sappiamo, ma quando soffriamo si esige un cambiamento.
Gli stessi sintomi rappresentano una ribellione ad una condizione e in quel momento il dolore rappresenta paradossalmente il nostro miglior amico che vorrebbe indicarci la strada e ciò che di fatto non va.
La sfida del sintomo è dover riconoscere da cosa esso viene generato per avviare una metamorfosi liberatoria rispetto alla situazione generatrice del sintomo.
Accertati che non ci siano cause di natura organica, se hai un dolore alla gola, domandati, quante parole non dici, soffocate a mezza lingua.
Gli acufeni denotano la presenza di pressioni emotive scaricate sui timpani, gli attacchi di panico che ti fanno temere la pazzia o la morte, denotano cosa davvero ti fa impazzire o ti fa morire nella vira quotidiana. La mancanza di autostima non rappresenta uno stato di deficienza personale, ma a quanti giudizi sul mio conto ho creduto.
La ricerca continua del senso della vita, il mal d’ esistere, denota che c’è molto che non da senso alla mia vita.
Comunque sia, il dolore non è nostro nemico ma al contrario un amico che incita verso una trasformazione di equilibri, verso la serenità e la felicità.
Ma, lì dove è complesso cambiare, cosa succede ? La sofferenza impone e propone l’ adattamento e la capacità di accettazione che acquieta e rigenera una nuova nuova forza di vita. Comunque sia,
l’ organismo è sempre reattivo, per adattamento, al miglioramento di se.
La prostrazione della sofferenza rende vulnerabili, spinge verso l’errore, spinge verso una dimensione comunque umana di differenti prospettive. L’ errore rappresenta la ribellione verso il dolore, è un confuso tentativo irrefrenabile verso una prospettiva di miglioramento.
L’errore rappresenta il partner del cambiamento, è un urlo di liberazione, senza sbagli non si cambia. D’ altronde il bisogno di liberazione, in una condizione di sofferenza che genera confusione, non sempre è progettabile, per quanto si cerchi di non sbagliare perché l’errore è sempre ripugnabile, ma esso è il puro ribelle del dolore, verso una evoluzione al di là dello stesso.
L’uomo è più potente del dolore, della morte perché comunque vada o comunque sia, per istinto di vita o di sopravvivenza, l’uomo si difende sempre, lotta e vive in trincea perché auspica sempre al desiderio di vita e di vittoria. Non molliamo mai.
giorgio burdi
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