I GIRASOLI
I Girasoli di Van Ghogh
Questi fiori avevano un significato speciale per Van Gogh. Il giallo, per l’artista, era un simbolo della felicità. Inoltre, nella letteratura olandese, il girasole è un emblema ricorrente di devozione e fedeltà. Nei loro vari stadi di crescita, fioritura e sfioritura, i girasoli ci ricordano anche il ciclo della vita e della morte.
ASCOLTARE SE STESSI. IL PRIMO PASSO VERSO LA LUCE
Quante volte ci sarà capitato, dopo aver raccontato a qualcuno di qualche ingiusto “attacco” subìto o come tale vissuto, di sentirci dire: “lasciati scivolare tutto addosso, devi imparare a creare un muro dentro te stessa”.
Magari questa è una grande verità però è un obiettivo assai difficile da raggiungere e quel muro spesso lo si vede, in effetti,ma fuori, tanto da sbatterci contro.
Personalmente mi è capitato ma qualcosa di prezioso negli anni è cambiato!
Credo che il primo obiettivo di ciascuno di noi debba essere uno ed uno solo: ascoltarsi dentro, imparare ad ascoltare se stessi.
Dovremmo fare questo esercizio tutti i giorni magari armandoci di un taccuino ed annotando le cose che nell’arco della giornata ci creano malessere ma, ancor più, non fingere con noi stessi che tutto vada bene ignorando ciò che ci viene detto dal nostro mondo interiore a chiare lettere se solo fossimo avvezzi a cogliere ed interpretare quei segnali. Siamo tutti maestri nel tacitare il nostro dolore e ciò per le più svariate ragioni.
Il nostro registro interiore, per fortuna, capta immediatamente e memorizza ciò che ci sta facendo del male e crea un archivio che spesso, senza volere, noi, anche in maniera “involontaria”sotterriamo perchè c’è sempre una parte di noi che dice: “stai calma/o aspetta, prudenza, magari non è il momento di intervenire, di reagire, magari capirà che sta sbagliando…..magari….magari…..magari”.
Il vero problema è che questa strategia, nel tempo, può diventare pericolosa poiché quell’ archivio, quella memoria va in autogestione e gli eventi scatenanti si affastellano secondo un criterio che sfugge alla nostra razionalità e persino al nostro controllo.
Il suggerimento interiore dell’attesa non è di per sé un male a condizione che non si tramuti in un meccanismo di apparente autodifesa che si traduca in un accumulatore seriale di rabbia.
Posso dire oggi, senza tema di smentita, che di tutte le cose che ho studiato nella vita, quella che sono certa richieda uno studio eterno e sempre approfondito sia la ricerca del proprio equilibrio interiore e di ciò che ci garantisce il benessere.
Il tentare di “farsi scivolare addosso” le cose, quando i tempi non sono maturi per questo, può tradursi in una sofferenza inaudita ancor più in una società, come quella attuale, connotata da un gran numero di vigliacchi a piede libero.
Il vigliacco è una categoria umana interessante, e ciascuno a suo modo, nel suo piccolo lo è.
La vigliaccheria si manifesta anche nel semplice tacitare, nascondere, sotterrare le cose che ci fanno soffrire al fine di dilatare e differire i tempi per la conquista delle forze e la maturazione della presa di posizione così da approntarsi alla guerra. E sì, perché quando occorre cambiare le antiche e croniche dinamiche, quelle contraddistinte dalle cattive consuetudini da altri imposte e da qualcun altro subite si apre il conflitto che può divenire mondiale e devastante ed, a volte, ingestibile.
Ma a questo punto possono accadere due cose assai interessanti: l’ ego, prima implosivo, diviene esplosivo, ma questo se, per un verso, diviene spiazzante per chi, fino a quel momento, aveva creduto di conoscere una certa personalità scoprendo che ce n’è una ben più potente, per altro verso quella esplosione ha bisogno di regole perché la rabbia inespressa e sregolata è distruttiva ed autodistruttiva.
Imparare ad ascoltare se stessi significa anche non arrivare ad un punto di non ritorno, significa conquistare la serenità di esprimere il proprio dissenso senza scatenare l’inferno dentro e fuori di noifino ad arrivare ad esprimere il proprio punto di vista semplicemente con voce sommessa, senza urlare, senza alzare i toni.
Sovente il vigliacco è affetto da una grave sordità psicologica, cioè non vuole proprio capire, sentire, ciò che più che chiaramente gli viene detto, e questo solo perché non accetta il “no!”, il “basta!” e non ha nessuna intenzione di mettersi in discussione perché deve poter dire che “sei tu che sbagli”. Ed allora, dopo svariati tentativi volti allo sforzo titanico di “farti scivolare le cose” pur provando a dirgli: “non sono Gandhy! Non superare la soglia che stai rischiando” ecco che alla sordità si aggiunge la miopia, il vigliacco spinge l’acceleratore, va avanti ad oltranza….e si schianta perché a quel punto i giochi cambiano. E quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare!
Ecco, questo è il momento in cui inizia la ballata.
La rabbia è una danza, una partita a scacchi, ha delle regole, che vanno studiate, comprese, apprese, interiorizzate. La rabbia va gestita, non va lasciata a se stessa ma per arrivare a questo prezioso obiettivo occorre riconoscerla e conoscerla, comprenderla e, soprattutto, conoscerne la portata.
Quanto più si accumula quanto più il pericolo aumenta.
Il tempo deve servirci per elaborare non per accumulare! L’accumulo seriale di rabbia può provocare depressione e questa condurre a conseguenze ineluttabili.
La rabbia è un segnale di avvertimento che è bene non trascurare: ci avvisa che qualcuno ci sta facendo del male, che i nostri diritti vengono violati, che i nostri bisogni o desideri non sono adeguatamente soddisfatti o, più semplicemente, che qualcosa non va. Proprio come il dolore fisico ci costringe a togliere la mano dal fuoco, il dolore della rabbia protegge l’integrità dell’Io e ci induce a dire di no a chi ci sta danneggiando. (Harriet Lerner. La danza della rabbia).
Conquistare la capacità di difendere noi stessi, i nostri diritti, di rispondere con moderazione e continenza, ma decisione, fermezza e determinazione ai costanti attacchi di vuol prevaricare dà ossigeno alla nostra anima, alla nostra autostima, alla percezione che abbiamo di noi stessi e che gli altri avranno di noi e forse, ma sottolineo, forse, anche il vigliacco avrà imparato la lezione ma, e qui viene il bello, questo non ci interesserà più e questo perché la maggior parte dei nostri problemi risiede nella costante ricerca del consenso altrui, chiunque egli sia nel nostro immaginario. Ma fin tanto che lo cercheremo non arriverà perché la fame di consenso è, in realtà, fame di attenzioni.
E qui si delinea il passaggio da thanatos ad eros.
Laura C.
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