Indicazioni per una sana storia d’ amore e dedicato a chi se la fuma
INDICAZIONI PER UNA SANA STORIA D’ AMORE
L’ istrionica edifica e, nel clou e nel bel mezzo, distrugge la sua opera. Non è solo una questione di seduzione o di appetiti affettivi.
Essa ha la tendenza a distruggere ciò che ha edificato, anche se in amore è inevitabile ferirsi.
Le persone con tratti isterici o nel continuum più patologico , istrionici, sono persone di ambo i sessi ma a prevalenza femminile, predestinate, quasi per un magico destino intergenerazionale, a restare sole e vittime di loro stesse. Riproducono e restano intrappolate in dinamiche relazionali arcaiche di matrice genitoriale e disfunzionali che oramai mettono in atto in modo automatico e inconsapevolmente, con la speranza di incorrere in qualche modalità affettiva riparativa compensativa.
Ma nella realtà tutto cambia, il modo di relazionarsi all ‘altro affettivo, difficilmente permetterà loro, che si concretizzi una relazione che vada a sanare il trauma redazionale antico e ferito condizionato prevalentemente da assenze parentali significamente comunicative, tali da procreare sofferenze e ingenerare relazioni superficiali in quanto emozionalmente superficiali tale da permettere l’ evitamento delle sofferenze. In realtà pensano di riuscire a farlo all’ interno delle nuove relazioni, ma hanno difficoltà a capire in profondità sia se stessi che l’ altro, in quanto molto coinvolti in tali dinamiche arcaiche.
La selezione dei partner, relazionali o sessuali, è spesso altamente inappropriata. Mi nutro alla tua fonte, linfa che dai vigore, ispiri in me potenza, il mio energevit che come un tetrapak lo premo e poi lo butto via.
Qualora qualcuno dovesse riuscire a penetrare la barriera e il senso di angoscia legato alle proprie sensazioni di essere dipendente a qualcuno , allora, rappresenterebbe la chiave d’ accesso per l’ apertura all’ eventuale salvatore che lo condurrebbe dai limiti delle sue dipendenze alla eventuale liberazione.
Ma il solo tentativo di accesso, del designato salvatore, mette in condizione di retrocedere come un granchio, perché il sol toccare o rimembrare emozioni troppo forti, spinge a un ritiro protettivo e narcisistico. Come un’ ostrica che che si ritira, nel tentativo di custodire la sua unica perla preziosa, e proteggere il proprio affetto atavicamente ferito che piange dal passato.
Il meccanismo protettivo che ne consegue, autoconvince che, basto a me stessa, e gli altri affettivi che tentano di accedere a me, e le emozioni che ne conseguono, sono pericolose, perché alla fine ne divento loro vittima, da sentire tutto il loro dolore, tale che poi sarebbero loro a controllare me e non il contrario.
Si tratta di persone iper emotive, alla ricerca di attenzioni reiterate. Esse includono una capacità di seduzione smisurata e inappropriata con un bisogno eccessivo di approvazioni e conferme con una repentina e rapida fuoriuscita dalla scena temuta: la relazione affettiva.
La dinamica relazionale si basa sul catturare l’altro fino a fargli perdere il controllo, attraverso la messa in atto di riti e miti seduttivi che non si completano quasi mai in atto sessuale vero e proprio o in relazione continuata o in relazioni contate.
Per l’ istrionico qualsiasi relazione è già finita, perché la proiezione rimbalza sempre al passato.
L’obiettivo è solo quello di raggiungere il controllo delle emozioni, perché le emozioni, dal loro esordio, seducono e fanno molto male, per la rievocazione delle assenze arcaiche di figure parentali. In tal senso la tanto attesa ed attraente emozione, induce il suo stesso rifiuto, adducendo giustificazioni, come quello della noia, come una mera superficiale giustificazione, atta al non voler approfondire la sensazione di sofferenza, da attivare la fuga e la confusione.
La chiusura poi diviene seduttiva per il salvatore, tale da possederlo, da permettergli di vivere quel partner ancora più in senso misterioso e attraente per il suo rifiuto. Si realizza ancora e allora una vera e propria affascinante follia logorante .La caratteristica preponderante dell’ istrionica, è il suo inesorabile potere seduttivo.
Essa è il genio del controllo, perché è il controllo che la salva dalle sue stesse emozioni, monitorando e stoppando quelle altrui, se controllo sono salva, se mi coinvolgo, sono infestata.
In tal senso una storia iniziata, quanto più ricca è di emozioni, è già tanto finita, quanto più è distaccata emotivamente, tanto più è duratura.
In tal senso ci si illude di ricevere affetto fisico, senza coinvolgimento emotivo in modo molto duraturo, attraverso relazioni sessuali de-emotivati.Solo così, con una fisicità de-emotivata si sostengono relazioni più durature tenendo l’ altro sotto controllo emozionale e preservandosi dal fallimento relazionale, tentando di lasciare sempre più vuota la storia dai coinvolgimenti mentali: relazioni senza testa, senza cuore, perché sono gli organi più ammalati e doloranti.
La capacità di mantenere rapporti sessuali multipli, molto spesso è determinata dalle caratteristiche di personalità, ossia avere più rapporti sessuali e relazionali contemporaneamente, non permette un vero legame, entrare in relazione superficialmente con tanti in realtà è restare con nessuno, perché l’ intento più importante non è realizzare la relazione in se, ma difendersi dai legami . Isolare le emozioni significa non potersi concedere l’ opportunità di mentalizzare una relazione, a vantaggio delle solo esperienze corporee.
Nell’ istrionico è presente un tratto schizoide come tendenza alla separatezza e distanza tra sessualità ed affetti . Spesso, sono persone che hanno subito molestie o abusi o che hanno fatto da confidente per uno dei due coniugi. Un dilemma che descrive bene questa dinamica è quella dei porcospini di Schopenhauer che descrive benissimo la tragicità e la disperazione di molte relazioni infelici.
Si cerca l’altro per la propria solitudine, ma quando si scoprono gli aculei lo si lascia, perchè si cercava solo di vincere il freddo della propria solitudine. L’ autoerotismo coatto riscalda il senso di solitudine.Conclusa una storia, ricomincia la ricerca di un’altra, in un continuo illudersi e disilludersi che abbatte la speranza e infiacchisce la capacità di legarsi.
Non è possibile amare senza fare e farsi male, come i porcospini della favola di Schopehauer, che d’inverno si stringono l’un l’altro per trovare calore, ma poi si ritraggono per evitare gli aculei dei propri simili. E’ una metafora perfetta della vita sentimentale di noi esseri umani, che ci dibattiamo fra il dolore del coinvolgimento e l’isolamento dell’amore. Indecisi tra il calore e il gelo, tra la fiducia e la sfiducia reciproche, non volendo o non potendo togliersi gli aculei ( o intimoriti dall’ipotesi che un’eventuale perdita di essi li renda ulteriormente vulnerabili ), gli uomini si accontentano perciò di rapporti tiepidi ed indifferenti con i loro simili, poco radicati nella loro intimità, e destinati pertanto al fallimento.
Forse il porcospino dovrebbe voler scaldare l’altro prima che se stesso e accettare gli aculei che lo feriranno. Darà calore e si scoprirà di riceverne.
Gradualmente aiuterà l’altro a smussare le punte e a trovare le giuste misure per amarsi, senza ferirsi troppo, perchè in amore forse ferirsi è inevitabile.
Dedicato a tutti coloro che “fumano” per produrre cenere e a coloro che osano amarsi e farsi male tra gli aculei.
giorgio burdi
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