Il distacco come capacità della comprensione di se
QUESTA È LA MIA VITA
Il distacco come capacità della comprensione di sé.
Cosa c’è di più scontato di questa espressione ? Diremmo che è normale che sia la mia vita, non è una esperienza altrui, ognuno possiede la propria dimensione, anche quando essa viene confusa ed interfacciata ad altri, ma comunque sia, questa dimensione non è affatto ovvia, si è comunque e sempre dinanzi a se stessi.
La vita è propria, quando si ha la percezione di se, nell’ essere consapevoli della propria profondità, di possedere contenuti e non dei vuoti.
Ognuno ha bisogno di ritrovare la profondità che è dentro di ognuno, non di appoggiarsi alle altrui profondità per trarne la linfa per la propria.
Chi è distaccato da tutto, come capacità della comprensione di se, trova la sua profondità, in essa rintraccia la sua libertà e la sua serenità nei suoi percorsi sotterranei, non necessariamente negli attaccamenti verso gli altri.
I legami, portano molto lontano dai legami, perché se assoluti, se sono fini a se stessi, portano lontani da se, qualora non si lascia la dignità e lo spazio alla capacità di essere soggetti autonomi, cioè capaci di saper trarre innanzitutto energia dalla comprensione di se.
La comprensione di se è un fattore determinante nella riuscita dello stare bene o viceversa. Tale fattore dovrebbe risultare naturale, qualora non ci fossero interferenze, in altre circostanze, un lavoro analitico verrebbe direzionato su tale prospettiva.
Distinguiamo, persone che stanno bene con se, e persone che stanno bene solo se si nutrono dell’ attaccamento ad un altro.
Quando si afferma una espressione del tipo: ‘ tu mi fai star bene ‘, ‘ solo tu dai il senso alla mia vita ‘, non sono queste espressioni del tutto sbagliate, ma se non risulta vicendevole ed interscambiabile il nutrimento, le due persone risultano inquiete ed ed insoddisfatte, perché manca loro quella capacità di saper leggere dentro di se verso la loro comprensione vicendevole.
Persone in grado di saper leggere in se, operano un eccellente attaccamento vicendevole, perché nutrono il loro rapporto dalle entrambe profondità, lasciando emergere scambievolmente sia l’ io che il noi. Un rapporto impostato solo sul noi o solo sul tu, sacrifica vorticosamente l’individuo e lo sconfigge.
Chi si comprende, chi impara ad ascoltarsi, è libero, avverte che non puó essere solo il prossimo a soddisfarlo nel suo processo di comprensione e di benessere.
Chi si sa davvero ascoltare, sa ascoltare, prende quello che è, non lo interpreta o lo copre di se.
La propria dimensione viene a vacillare o a mancare, quando viene intaccata o peggio calpestata, perché a volte per sotto intesi, non deve esserci, perché infastidisce.
Chi rispetta, fa emergere le dimensioni altrui, non le sommerge, ne è orgoglioso, coglie il proprio e il vicendevole completamento, così si migliora e si edifica. Chi rispetta se stesso ha un’ alta percentuale di rispetto per le vite altrui, si vede completato nel rispetto delle proprie dimensioni che si intersecano e coincidono.
Chi è distaccato, come capacità della comprensione di se, possiede un elevato senso di appartenenza a se, egli stesso è la musica del suo stesso pentagramma, è fedele alla sua partitura, tale da poter percepire e leggere la composizione del suo spartito, egli stesso è un’ opera unica, è un’ opera prima e considera opera prima ed unica la partitura altrui.
giorgio burdi
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