Se il tuo numero due è severo, perdi
PER EMERGERE, NON LA COMPETIZIONE, MA IL PIACERE.
Se il tuo numero due è severo, perdi.
Nelle concitate giornate della mia vita cerebrale con molta e ripetuta frequenza, innumerevoli pensieri popolano le mie attività. In due momenti in particolare, però, questi pensieri diventano particolarmente persistenti: durante la notte e durante una sfida.
I pensieri della notte, le ansietà, le paure sono come un guanto di velluto che stringe, mai troppo e mai troppo poco, il mio collo, smorzandomi il respiro, quel tanto che basta da creare un disagio, ti svegli, ti agiti un po ma per la notte esistono tanti metodi per sopperire alla carenza d’aria, la notte basta cercare di dormire, la chimica fa il suo dovere ed un buon libro aiuta.
Il vero problema, per me, è durante una sfida.
Per passione, per piacere ed a volte per dovere pratico l’arrampicata sportiva ( il bouldering per esattezza ) ad un livello medio alto, uno sport che richiede forza , tenacia, sacrificio equilibrio e serenità, ho imparato negli anni che tu sei come scali ! Se scali bene stai bene, la tua vita va bene, se scali male stai male, la tua vita va male!
Molto spesso mi ritrovo in competizioni siano esse pro o semplicemente amatoriali in cui affiora il senza volto colui che molti chiamano IO , ma che io chiamo solo “stronzo” ovvero il numero due.
E’ un amico atroce, il numero due, può stare zitto a lungo e parlare al momento giusto per ottenere il risultato desiderato, ottenere la mia caduta, la mia non riuscita .
Molte volte è capitato di trovarmi a dover sostenere una finale di gara ed in quel contesto già mangiato dall’ansia da prestazione, seppur immerso in questa fragilità, eseguo comunque i miei movimenti decisi, per raggiungere il TOP, il culmine della mia scalata, ed è li, nel momento in cui, la tenacia si distrae che il numero due striscia ed affiora, è li che il numero due sussurra:
” ma che fai vai al top, ma dai non ce la fai, stai per cadere, non lo puoi fare, stai per cadere, sei stanco è normale, tranquillo tanto nessuno ti dirà niente, hai 37 anni, questi sono più giovani di te che ci vuoi fare? hai già fatto abbastanza , molla ..lascia perdere..”
e che cosa volete che succeda, che lui vince e mi convince , io cado.
Per terra, seduto sul materasso, tutte le sue giustificazioni, quelle che lui ha sussurrato, sono solo un palliativo e non alleviano la mia frustrazione anzi la incrementano; mi portano ad ammirare la freddezza degli altri ed a denigrare la mia scarsa lucidità durante il momento della sfida, lasciando la mia testa al buio, intrisa di pensieri colpevoli di giustificazioni inutili.
In questi momenti la mia passione per questo sport diventa un dovere, la gabbia in cui questo “stronzo” mi rinchiude, facendomi sentire prigioniero delle mie paure .
Il numero due diviene il carceriere, detentore della mia agilità, della mia grazia e della mia determinazione, mi fornisce illusorie motivazioni agganciate al successo o all’insuccesso di ciò, o di chi mi sta intorno, dandomi come cibo il confronto con me stesso e con gli altri, cibo salatissimo e da bere tutte le infinite scuse di cui egli è portatore, una bevanda amara ,un pranzo veramente di merda!
E questa gabbia ha un nome, si chiama paura dell’insuccesso, paura di non essere amato dagli altri o meglio paura di essere amato per quello che faccio…e come posso essere amato se quello che faccio è solo cadere…
perchè faccio quello sono o sono quello che faccio e quello che faccio è solo cadere …solo cadere…
Non ha valore il sudore dell’allenamento, la preparazione, la sensazione emotiva , la magnesite tra le mani , la comprensione del movimento, la fatica del momento, l’impegno nella gestualità, no, niente di tutto questo ha valore, l’unica immagine è la proiezione dell’insuccesso, di un momento che ancora non c’è stato ma che a breve avverrà, la realizzazione della profezia che si avvera ancora ed ancora ed ancora…
In questa metodica litania il valore di me, la parte bella quella che vive di e nelle cose belle, che sorride alla sua unicità in quanto uomo in quanto uguale ma diverso ed inconfrontabile, il numero uno, la materia spirituale di ciò che sono, si spegne, anzi la spengo, è innegabile la parte buia di ognuno di noi è sempre molto forte.
Non ho trovato, “ancora”, un modo per sbarazzarmi del numero due e dar voce al numero uno ma ho deciso di allenare la mia mente mentre alleno il corpo, rispondendo al numero due con le sue stesse armi e combattere. Non so quanto tempo ci vorrà, so che sarà difficile debellare il lato oscuro della forza , se per farlo George Lucas ha fatto 7 film non mi aspetto di metterci di meno ma voglio partecipare con tutto ciò che sono, con tutto ciò che di bello ho da offrire a me stesso ed al resto.
cercherò di accettare questa sfida gestendo la sfida dentro se stessa, chiamando lo stronzo per quel che è, non IO ma solamente stronzo! …. [continua…]
Cisco
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