Interpretazione psicodinamica al film di L Von Trier
La ninfomania nella personalità narcisistica. Una interpretazione psicodinamica al film di L. Von Trier.
Quello che da un punto di vista cinematografico rappresenta un capolavoro, dal punto di vista psicodinamico evidenzia un profondo disagio emotivo.
Stiamo parlando del film Nymphomaniac, volume I e II, in questi giorni presenti nelle sale cinematografiche.
La protagonista è una ninfomane che passa la sua esistenza nella costante e reiterata ricerca di un oggetto sessuale per soddisfare apparentemente i suoi soggettivi bisogni pulsionali .
In realtà, alla base del comportamento della protagonista vi è un orientamento narcisistico all’erotizzazione del sé e delle relazioni, finalizzato all’acquisizione di figure esterne ed interne tali da poter stimolare e soddisfare solo superficialmente il bisogno oggettuale con una marcata rinuncia all’interiorizaino di contenuti emotivi.
Così come ben rappresentato nel film, soprattutto nella prima parte, la spinta verso l’altro rappresenta una seduzione dell’oggetto, decentrato dal soggetto empatico, divenuto solo strumentale e di compiacimento.
Vi è un’incapacità di coinvolgimento a livello profondo ed una sessualità da salumeria.
In tale ottica, la stimolazione è superficiale svuotante e corporea, è temporanea che necessita di una continua sollecitazione, sia sul piano dell’ autoerotismo che da parte di altri sogfetti compulsivi.
Quindi nella scelta reiterata dell’oggetto sessuale, Charlotte sperimenta prevslentemente quel compiacimento, nel tentativo di alleviare il dolore che non è in grado di affrontare e che maschera con il ricorso ad un piacere divenuto automatico e vilente non in grado di soffocare il dolore depressivo.
Ciò che agisce la protagonista è un uso difensivo della sessualità che trova la sua origine nella relazione patogena con la madre che è stata a suo tempo insensibile verso le sue richieste emotive, pur iperstimolando la figlia stessa.
Un altro elemento importante che può essere osservato nel volume II del film, è la mancanza dell’orgasmo nella relazione con l’amante.
L’orgasmo per la protagonista rappresenta contemporaneamente la definizione del sé e l’annullamento del sé, ecco come mai in tale occasione viene evitato, in realtà, per difendersi da eventuali coinvolgimenti affettivi.
Una sessualità così agita consente di alleviare il dolore psichico permettendo un’alta stima di sé, una sorta di difesa dalle relazioni coinvolte.
Charlotte, nel reiterare la forma eccitatoria sospende lo spazio/tempo, elemento strettamente collegato ai disagi e sofferenze, dove la sensazione di piacere resta la presenza costante compensativa di una esistenti dolorante.
Il mondo ideale che la protagonista si è creata, è caratterizzato dall’isolamento rispetto alle relazioni con, colmo di una soddisfazione egoica che non permette di lasciarla andare nel raggiungimento del culmine del piacere organico.
La pericolosità percepita nel raggiungimento dello stato totale di benessere equivale per Charlotte alla ferita narcisistica di affrontare ed integrare il vivificatore, un oggetto psichico emozionale che permetta l’apertura della mente verso l’esterno e verso il contatto relazionale.
Alessia Potere
Psicologa
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