La Felicità è non voler diventare qualcuno perché Qualcuno già lo siamo
LA FELICITÀ È NEL “NULLA”
Dichiarare una cosa del genere significa sentirsi dire sistematicamente: “Perché? Che è successo di così straordinario?” Con un enorme sorriso io risponderei “Niente”, e non mentirei.
Non è accaduto niente di diverso dall’ordinario, niente che qualcuno possa considerare speciale, o diverso, o un evento immensamente felice.
E’ il giorno più bello della mia vita, perché per la prima volta mi sono davvero soffermata a guardare ciascuna delle semplici, apparentemente scontate, cose che ho fatto, per poi accorgermi che sono proprio quelle piccole cose a fare di me la persona più felice del pianeta.
Stamattina l’ho passata con un amico che mi porto accanto dal passato, dalla mia vecchia vita, e poi con un’amica che ho conosciuto quando ho deciso di stravolgere il mio avvenire andando via da Bari.
Ho oscillato con assoluta naturalezza tra un mondo vecchio e prezioso e un mondo nuovo, perché, anche se non ci penso mai, sono stata capace di seminare amore e fedeltà in entrambi.
Ho l’immenso privilegio di avere persone a cui importa sapere che io sia felice.
Dopo la mattinata sono andata a lavoro, al mio tirocinio. “Lavoro” per modo di dire, potrebbe dire qualcuno, vado lì a “sbattermi senza essere pagata”, a “caricarmi il dolore degli altri sulle spalle a gratis”.
Vado a tirocinio come ho fatto quasi ogni giorno per gli ultimi mesi, ma solo adesso mi accorgo che non ci vado affatto perché “mi serve” o “per l’università”, lo faccio perché ogni singola ora che ci passo mi avvicina alla carriera che desidero, e mi spinge più a fondo nell’abbraccio della mia vocazione più grande: trasformare il dolore degli altri in rinascita, e per capirlo ho dovuto morire e rinascere in primis io stessa. Non vado “a tirocinio”, vado a perseguire i miei sogni ogni settimana, e questo fa di me una persona tenace, determinata, come quelle che stimo così tanto.
Il tirocinio oggi si è chiuso parlando di suicidi, tragedie e inganni della gente. Eppure, mentre tornavo a casa, quando sono passata vicino a un uomo che mi guardava troppo intensamente, non ho pensato che potesse importunarmi o rubarmi la borsa. E non lo ha fatto.
Eppure, quando ho visto una mamma portare in braccio il suo bambino e gli ho sorriso come faccio a tutti i bambini (e a tutti i cani) che incontro, non ho affatto pensato che questo è un pianeta di merda abitato da un’umanità degenere, in cui è meglio non mettere al mondo più niente.
Ho pensato che per quel bambino c’è ancora tanta speranza di crescere meravigliosamente ed essere felice.
Ero quasi a casa quando ho notato che davanti a me camminava una ragazza con un culo cento volte più bello del mio, e una pancia piatta che io me la sogno. Di riflesso, avrei potuto tirare indento la pancia e ostentare una camminata fiancheggiante, “dopotutto se mi vede qualcuno, vicino a quella la, quanto cessa gli posso sembrare?”
E invece non l’ho fatto. Ho proceduto con la mia camminata goffa e con la mia pancia gonfiata da un pranzo di corsa a base di hamburger e patatine. L’ho fatto con fierezza, pensando a quando a Padova me ne vado a ballare danza del ventre, e a come mi faccia sentire una donna sexy seppure io sia piatta rispetto a tante donne e con le spallacce da uomo.
Ho ripensato a quando alle scuole medie mi hanno dato del transessuale, avevo il corpo, la faccia da uomo ai loro occhi, e su una cosa si sbagliavano di grosso: chissà quante centinaia di transessuali ci sono che sono molto più belli e femminili di me. Eppure, mi domando cosa avrebbero pensato al vedere che anche una donna senza forme e senza grazia, come me, può diventare sensuale a partire da dentro, a partire da uno spirito che è esso stesso femminilità pura, che io esprimo nella danza.
E stasera, che farò di speciale? Proprio niente, stasera la voglio passare tra le braccia dell’uomo che amo, a raccontargli la bellezza della mia giornata e ad ascoltare i suoi racconti, a cucinare insieme a lui una cena semplice, ad addormentarmi al suo fianco e, se sarò fortunata, al sentirlo che mi cerca e mi dice “buongiorno amore mio” anche se sono le tre di notte e fuori è buio pesto ma lui è un po’ sonnambulo e che ne sa. Un uomo che è dolce e romantico con me pure quando non è sveglio, pure quando non può controllarsi e pensare.
Un uomo che non mi ha mai fatto promesse sul futuro per non seminare illusioni, per farmi godere l’unico tempo che è vero: il presente. Un uomo che non mi ha mancato di rispetto una sola volta impedendomi di esprimere chi sono, che mi ha incontrata che ero in pezzi e non mi ha mai voluta salvare, perché sapeva che sarei stata libera solo quando mi sarei rialzata con le mie sole forze.
Un uomo che non mi compra gioielli, ma che mi ha insegnato a sfoggiare il mio sorriso del quale, difettoso com’è, mi vergognavo come una ladra. Mi ha insegnato che le irregolarità non sono difetti, ma pezzi unici in rarità.Un uomo che non mi offre cene chissà dove, ma che mi cucina la mia torta preferita con quei due ingredienti semplici ogni volta che mi vede triste o cagionevole; che non mi sfoggia e non mi sminuisce, non mi ha mai voluta bella e perfetta: mi ha restituito la mia capacità di sentirmi tale, anche spettinata, senza trucco e con addosso un suo pigiama che mi sta quattro volte.
Tutto ciò che desideravo mi desse qualcuno, mi ha dato la capacità di trovarlo in me stessa, e mi ha riempita di ricchezze inestimabili: di condivisioni, di segreti, di difetti da amare, di sorrisi e risate, di gesti di amore sincero, di abbracci che durano minuti interi, di nottate a parlare di sciocchezze che sono importanti e di cose che credevo importanti e che ho scoperto esser sciocchezze, di salse e bachate da ballare insieme tra le luci accecanti della nostra discoteca latina, di baci che sanno di eterno e di un paio di ali tanto grandi che oramai il cielo mi sembra piccolo, con le quali vado dove voglio, con o senza di lui, perché lui mi ha dato soprattutto questo: la libertà di star bene anche con me stessa.
Oggi è il giorno più bello della mia vita. E prego chiunque di non odiarmi se sono così tracotante: è che sono talmente ricca da aver bisogno di regalare un po’ di questa luce a qualcuno, stasera.
Perché a degli occhi disattenti, potrebbe sembrare una vita mediocre; per chi conosce la mia storia può parere anche fin troppo dolorosa: io stessa l’ho creduto in passato, tanto a lungo da aver pensato di rinunciarvi per abbracciare l’oblio.
Ma oggi ho capito che dietro alle semplici cose che faccio e che vivo nella mia giornata, ci sono grandissimi significati, e messaggi, che raccontano di chi sono davvero. E chi sono davvero è tutto ciò che voglio essere. Anche se non sono una persona di successo, anche se non sono speciale, e non sono né bella, né particolarmente dotata di speciali abilità, anche se non ho scelto un futuro ambiziosissimo e mi nutro della mia umiltà circondandomi di persone altrettanto umili, anche se dovessi fallire mille altre volte e sentirmi l’ultima dei perdenti, io so dentro di me che non ho alcun bisogno di “diventare qualcuno” nella mia vita, perché io sono già qualcuno.
Sono quello che sono, nel bene e nel male, nel bello e nel brutto, nel mio passato burrascoso e nel mio terso presente.
E aver trovato me stessa, fa di me la persona felice e libera che sono adesso.
E oltre alla forza che traggo da dentro, ho un universo intero a mia disposizione intorno a me, e una vita di cui posso fare tutto ciò che voglio: non c’è niente che mi manchi per poter essere la persona più felice del mondo, oggi e ogni giorno.
In questa foto ho un sorriso che nessuno mi aveva mai visto addosso prima di quella sera. E’ la serata da cui tutto è cominciato, quella in cui ho incontrato l’amore della mia vita, e ho dato il via a un’infinita serie di gesti d’amore, anche verso quella persona che avevo odiato nel profondo e trascurato per così tanto tempo: me stessa.
gaia caputi
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