LA FAMIGLIA DEL MULINO CAPOVOLTO
Affetti Discutibili
Il troppo bene ci rende bonsai
Affetti discutibili
Tutti noi, possiamo essere vittime di terrorismi, che non ci tolgono la vita, ma contribuiscono a destabilizzare i nostri comportamenti e i nostri sentimenti.
Sono traumi, più o meno piccoli, dei quali spesso siamo vittime e che ci fanno male il doppio perché all’origine ci sono non degli uomini armati fino ai denti di tritolo, ma i nostri mariti, le nostre moglie, i nostri genitori.
SI utilizzano gesti, frasi, semplici parole, che colpiscono duro come lame, come proiettili. Non si muore, ma si può finire in ospedale.
La guerra non arriva per le strade, ma nelle nostre teste.Questi traumi sono dovuti a imposizioni che piovono dall’alto come sentenze inamovibili (spesso in buona fede) e ci limitano, se non addirittura ci umiliano; ci obbligano a fare ciò che non vogliamo (o non vorremmo) per rispettare dei canoni prestabiliti; sono un tracciato dal quale, se si vuol essere ‘bravi e buoni’, non ci si deve allontanare: così è e così dev’essere.
L’imposizione (alla quale si lega l’eventuale punizione) agisce per renderci migliori, per non farci sbagliare, quindi per renderci felici, mettendoci in una bolla, frenandoci, proibendoci di commettere errori, di deviare, quindi di crescere e fare esperienza autonomamente: tutto ciò che è diverso è minaccia nella visione di chi impone, ciò che è diverso diviene paura nell’ottica di chi subisce l’imposizione, quindi ansia, quindi paralisi, quindi infelicità. Imponendo “il giusto” si ottiene il suo esatto contrario. Non rispettare l’imposizione ci trasforma in fuorilegge, se non addirittura in folli.
Ma il terrorismo psicologico avviene anche in modo più sottile, celato e “paradossale”. l’imposizione avviene non in modo palese e perentorio, ma concedendo all’altro uno spazio di azione: “sei libero di fare quello che vuoi, ma sappi che…”/ ”io la penso come te, però…”; La concessione di autonomia è in realtà fortemente limitata e limitante: è ‘maanchismo sfrenato’, dissimulatamente innocuo ma dagli effetti non meno deleteri.
L’imposizione invece che piove dall’alto, stavolta si insinua lentamente dentro di noi. Il risultato che ne scaturisce è lo stesso: paure, ansie, paralisi, infelicità.
Esiste una cura? Certo, che sì. Quando qualcosa non ci piace come è apparecchiata, bisogna ribaltare il tavolo.
La psicoterapia fa esattamente questo: come in una palestra, ci si allena finché non si è in grado di ribaltare, con le proprie forze, quel benedetto tavolo che tanto non si tollera più.
La psicoterapia ci aiuta ad abbandonare la selva oscura nella quale siamo stati obbligati e ci accompagna verso la strada “giusta” non per il mondo, non per gli altri, ma solo e soltanto verso noi stessi.
La psicoterapia ci aiuta non a dire sì sempre agli altri, ma a dirlo a noi stessi; apre i cancelli delle prigioni restituendoci la libertà dei comportamenti e dei sentimenti, attraverso la comprensione di quegli schemi mentali che invece di “fare il nostro bene” (come si vorrebbe), ci opprimono.
La chiave per aprire questi cancelli è la comprensione di ciò che ci frena e la libertà di essere noi stessi. Solo queste due cose possono salvarci dai terrorismi di dentro e dai terrorismi di fuori.
Stefano
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