poterlo esprimere pienamente
Rainer Maria Rilke:
“Nella nostra voce tutto diventa favola, perché in essa nulla è mai potuto accadere”
“Quando le associazioni non sanno a cosa rifarsi, fioriscono”
Noi aggiungiamo che ciò vale ugualmente per i singoli individui: quando non sanno a cosa o a chi rifarsi, allora essi possono esprimere al meglio la propria identità vera, il proprio mondo interno, la propria creatività. Questa è la base della creatività e della libertà. Questa è anche la base di una vita autentica e felice.
“L’individuo medio dei nostri tempi, che ci crediate o no, vive sfruttando soltanto una minima percentuale del suo potenziale, dal cinque al quindici per cento quando va bene. Chi ha a sua disposizione addirittura il venticinque per cento del suo potenziale viene già considerato un genio.
E così una percentuale del nostro potenziale che va dall’ottantacinque al novantacinque per cento va perduta, resta inutilizzata, non è a nostra disposizione. Suona tragico non è vero?
E la ragione di questo fatto è semplicissima: viviamo secondo dei clichè. Viviamo seguendo degli schemi prefissati di comportamento.
Recitiamo sempre la stessa parte, continuamente. Allora se si scopre come si fa a impedirsi di crescere, di utilizzare il proprio potenziale, si ha modo di accrescerlo, di vivere una vita più ricca, di diventare sempre più capaci di mobilitare le proprie energie.
Ma il nostro potenziale si basa su un atteggiamento particolarissimo: vivere e riconsiderare ogni istante come un istante a sè.
Il “guaio” di chi è capace di riconsiderare ogni istante la situazione e di capire com’è, è che in questo caso la persona non è più prevedibile.
Il ruolo del bravo cittadino esige che questi sia prevedibile, dato che la nostra brama di sicurezza, di non correre rischi, la nostra paura di essere autentici, la nostra paura di stare ritti sulle nostre gambe, e specialmente sulla nostra intelligenza… è semplicemente terrificante.
E allora che facciamo? Ci adattiamo, e in quasi ogni genere di terapia si vede che il fine ultimo è proprio l’adattamento alla società. Se non ti adatti sei un criminale, o uno psicopatico, o un mentecatto, o roba del genere.
Comunque sia sei un indesiderabile, e devi essere espulso dal confine di quella data società.
La persona crede di non poter utilizzare le proprie risorse. In realtà si impedisce di far ricorso alle proprie risorse inventandosi tutta una serie di aspettative catastrofiche. “Gli altri mi respingeranno”.
“Potrei commettere una stupidaggine”. “Se lo facessi, nessuno mi vorrebbe più bene, morirei”, e via dicendo.
Nutriamo tutta una serie di aspettative catastrofiche di questo genere, con le quali ci impediamo di vivere, di essere. Nessuno vuole veramente superare l’impasse che gli assicurerebbe questa evoluzione. Preferiamo conservare lo status quo: preferiamo tenerci lo status quo di un matrimonio mediocre, di un intelligenza mediocre, pur di non superare l’impasse.
Salvo rarissime eccezioni, non si va in terapia per farsi curare, ma per perfezionare la propria nevrosi.
Noi abbiamo l’equazione: adulto uguale persona matura. Ma l’adulto è molto di rado una persona matura. L’adulto è, secondo me, una persona che recita la parte di un adulto, e spesso più recita questa parte, più è immaturo.”
Fritz Perls
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