Il cervello è un bambino, lascialo divertire
GIOCARE SEMPRE
Il cervello è un bambino, lascialo divertire
Prendiamo tutto sempre così seriamente, mentre da bambini restiamo col mento appoggiato sul dorso delle mani, in attesa di essere divertiti e stupiti in una risata scoppiata con le lacrime.
Il cervello è un bambino alla ricerca continua, di una palla, di birilli o figurine, di una fetta di anguria sbrodolata sulla maglietta pura, alla ricerca di palline di vetro che fanno tiz che si scheggiano tra loro, di tana e tingola, di suonate di campanelli e fughe, di gavettoni e dentifricio nelle scarpe.
È alla ricerca di castelli di carta o di sabbia con gallerie in acqua di mare, con rastrelli, palette e secchiello e di tricicli, di giro giro tondo, di corse sfrenate con la graziella strong senza rotelle che si piega in due.
Noi siamo bambini che fanno lotte, salti, capriole e cavallucci, pendoli, salami e carri armati sul letto. Siamo bambini che di giorni parlano con le trottole e le costruzioni, con Cicciobello con ciucciotto e con BarbieBaci, in abito lungo ampio rosa in tulle, con stampino e rossetto; e la notte dialogano con l’ angelo custode, per proteggere i genitori e rendere i monelli più buoni, e dopo recitano le preghierine, per rendere più luminosa la notte.
Il cervello è un bambino che si nutre di Esopo, di favole a lieto fine, di racconti di marinai che percorrono le galassie con la loro nave fatta di razzi; è un bambino che spazzola i radi capelli alla sua scimmietta monciccì, che si stringe e dorme insieme al suo orsacchiotto. Noi siamo bambini che dormono sfiorando tra le dita la frescura di madre perla dei bottoni del cuscino, o sfiorano il raso e il cashmere del bordo della coperta.
I bambini sanno vivere, loro che dopo un bernoccolo scoppiano a ridere, non hanno diritto a soffrire, loro che il dolore lo chiamano bua e che subito dopo tornano a giocare, con le ferite che passano dopo una magia.
Un buon adulto è stato un buon bambino, e sarà buono con i suoi bambini e con gli uomini che gli passeranno accanto.
I bambini giocano sempre, non mollano mai, sono portenti, argento vivo, non si stancano mai, dicono -ancora e dai continua-, si inventano sempre personaggi, gli cambiano la voce, hanno una fantasia da regista, mettono in scena imperatori, principesse, schiavi professori studentesse e mietitrici…..
Inventano continue favole, recite e filastrocche, inventano sempre un mondo migliore che possa realizzarsi, senza bambini non ci sarebbe mai speranza e il loro sogno anche se rimane una illusione, ti fa guardare in modo leggero e con disincanto.
Invece noi facciamo castelli in aria, siamo sempre nel buio delle gallerie, lavoriamo come degli avatar con rastrelli e picconi, mettiamo da parte denaro per poi curarci, per andare in vacanza a giocare, quando di gioco potremmo giocare sempre.
L’umorismo è una reazione all’ istinto di morte, per esorcizzare il dispiacere, la serotonina e le endorfine sono quegli antichi ormoni a difesa del nostro piacere. Noi siamo nati per gioire. Noi per essi, giochiamo da sempre e saremmo sempre bambini.
Impariamo da noi, che siamo stati bambini, quando non avevamo sub strutture preoccupazionali che ci spegnevano, rimandiamoci all’ essenziale, all’ essere naturali, spontanei, vivi, autistici rispetto ai problemi. Fatalisti rispetto all’ irreparabile.
giorgio burdi
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