I bambini hanno invece occhi limpidi.
Folli Prigionieri degli schemi.
I bambini hanno invece occhi limpidi.
Siamo attanagliati da una rete di griglie di acciaio a maglie strette che filtrano l’ inusuale, l’ insolito, l’ incomprensibile, il nuovo.
Noi siamo fatti di schemi, siamo gli stessi schemi.
Gli schemi rappresentano definizioni che vorrebbero inglobare complessità indefinibili, ma le definizioni uccidono.
Non permettiamo di espanderci perché pensiamo di aver già acquisito i nostri territori o abbiamo il timore di conoscere quella notte ombrosa di noi carica di turbamenti.
Il giorno è coscienza, è il conoscibile, la notte viene annoverata all’ incubo, alla paura di smarrimento al non risveglio.
Gli schemi ci rendono forti dinanzi agli incubi, il sol dire, era un sogno, diviene rassicurante.
Se solo pensassimo invece che la condizione onirica rappresenti, non solo l’ induzione al sonno nella fase REM, ma il portone di accesso alle grotte della nostra mente, forse saremmo più affascinati nel non liquidare con, era solo un incubo, ma saremmo invece spinti a voler sapere cosa c’è oltre lo schema della paura nell’incubo.
Conoscere è la funzione primaria delle scienze, ma gli schemi già codificati, impoveriscono e limitano notevolmente la sua esplorazione, rappresentano il loro suicidio ed anche il nostro.
Quando ad esempio si accede da uno psicologo o psichiatra, i Wikipedia di molte teorie e di tanti metodi interpretativi, si rischia di farsi incollare addosso etichette e nosografie preconfezionate tanto da incastrare la personalità, con il serio rischio di non capire assolutamente nulla di chi si ha difronte e peggio ancora di manipolarlo inconsapevolmente a seconda di certe griglie.
La preparazione la formazione è la libertà dagli schemi, perché l’ altro è il totalmente altro.
Affascinante vero? O disorientante. Chi avverte disorientamenti in mancanza di schemi è il fobico.
Esso viene aiutato a non controllare la paura ma a conoscerla, lasciandolo scivolare sopra e dentro questa emozione, cercando di non fargli opporre resistenza nella discesa ripida dallo scivolo dell’ acqua park della sua mente, col rischio di gravi ustioni.
Le malattie mentali il più delle volte rappresentano delle “ustioni” per la resistenza e il disadattamento circostanziato, una sorta di opposizione ad una esistenza ritenuta ostica.
Bisognerebbe sapersela prendere, scivolando nel gioco della vita, non opponendo sempre resistenze.
L’ analisi rappresenta l’ esplorazione degli schemi all’ interno dei quali siamo impantanati ed incastrati.
L’analisi rappresenta ancor più l’ individuazione e l’ esplorazione del nostro stesso contraddittorio, all’ interno del quale esiste un elevato direttorio risolutivo.
Ma non basta riconoscerlo, andrebbe poi ascoltato, perché il rischio sarebbe quello di arroccarsi su preconcetti soliti irremovibili, coattivi della malattia.
Però noi siamo continuamente auto riformulabili, se così non fosse non avrebbe motivo di esistere la psicoterapia.
La vita è risoluta di suo col suo istinto, così deve andare, è forte e rappresenta la strada di uscita.
A volte gli eventi bisognerebbe lasciarli andare, opporsi ad essi, ritarderebbe solo di molto o di poco la soluzione.
Quando si è vivi, la vita fa il suo seguito, il filo d’erba che nasce nel cemento, lo spacca, senza tener conto della solidità della struttura.
L’ essenza della vita possiede già nel suo interno degli schemi propellenti e prepotenti rispetto ai nostri modelli culturali e educativi, all’ occorrenza disintegrano il tutto.
Opporci alla nostra stessa natura, sarebbe un genocidio.
La natura è buona di suo, non crederci sarebbe non credere in noi e nel senso umano delle cose, gli schemi invece sono la nostra distruttività, la malattia.
La natura è buona, lo schema è il male, è malattia.
Opporci ad essi ed Evitarli a volte ci dilania in particelle impazzite.
Per star bene e ritrovare il senso di se è delle cose, potremmo imitare la vita, la natura che fa il suo naturale decorso di guarigione, bisognerebbe essere un po’ più fiduciosi, come il filo d’ erba , comunque sia, trova la strada, consapevoli che c’è sempre una strada per tutti .
La verità però è quella che degli schemi non possiamo proprio farne a meno, e ne siamo impregnati, per non averne bisogno, paradossalmente bisognerebbe averne una infinità, e particolarmente di tipo contraddittorio, tanto da allargare le maglie della rete, per farci accedere a più conoscenze, magari con l’ intenzione di non voler far loro affidamento, tale da poter accedere a totali e più complesse conoscenze.
giorgio burdi
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