Psicologo, mediatore famigliare, psicoterapeuta e il dilemma di ricucire l’ affettività del legame, alla logica della separazione, in una coppia con un problema di tradimento.
Un tradimento che mi cambia la vita
Ho iniziato la mia esperienza psicoanalitica già prima di venire a conoscenza del tradimento, quasi prefigurando l’arrivo di un pericolo. Sono andata qui a Roma dallo psicologo, il Dott. Burdi, dopo che il mio ragazzo, con cui stavo da diversi anni, mi ha lasciata senza alcuna ragione per me allora significativa, appellandosi a quella nostra diversità che aveva fino ad allora rappresentato una nostra ricchezza, appellandosi alla mia freddezza, che pure mi aveva sempre caratterizzata.
La mia reazione è stata più atroce del previsto: un giorno intero a fissare il vuoto, senso di spaesamento; giorni passati a piangere o all’insegna dell’iperattività per soffocare il dolore. Mi sentivo come preda di una droga, completamente assente e stordita.
In seguito, le cose sono andate meglio e ci siamo riavvicinati, tanto che stavo arrivando a credere stupidamente (dico ora) di non aver bisogno dell’aiuto di uno psicoterapeuta (e questo solo dopo il primo incontro), quasi che il mio malessere fosse legato solo alle circostanze e che non avessi bisogno di scoprire cosa in me poteva anche aver prodotto quegli eventi.
Infatti, le cose non accadono mai per caso! A volte sono gli eventi stessi che t’impongono di rivedere te stessa, il tuo stile di vita, la lista delle tue priorità e non sempre qualcosa di brutto è veramente tale.
A volte la vita, che è ricca di sorprese, ci sorprende anche nelle avversità e può trasformare l’episodio più luttuoso che ti sia mai accaduto in un’importante occasione di crescita, di cambiamento e di conoscenza di se stessi.
Se la mia vita mi ha condotto dal Dott. Burdi, l’ha fatto per farmi capire che dovevo essere io a fare qualcosa:
io avevo le capacità per cambiare, bastava solo volerlo e non demordere. È così che ho superato ciò che ben presto il mio ragazzo mi ha confessato: il tradimento.
All’inizio non riuscivo neanche a pronunciare questa parola, quasi che il tradimento fosse una macchia, una vergogna subìta e patita, la profonda ingiustizia che si consuma alle nostre spalle e di cui si è totalmente vittima.
Tuttavia, grazie al percorso analitico, ben presto ho capito che non è stato così. Innanzitutto, perché, nel mio caso il mio inconscio sospettava, ma la ragione faceva dileguare quei sospetti. Di fatti il mio problema era proprio quello: quel dominio incontrastato della ragione che impediva di ascoltare me stessa, il mio io, i miei bisogni e di accorgermi di quanto accadeva immediatamente intorno a me.
Eppure la ragione sempre vigile sospettava, ma troppo assuefatta a basarsi su dati oggettivi e non su presentimenti ed intuizioni non era disposta a cedere, non credeva possibile l’impossibile. Eppure l’emotività stessa non dava credito alla ragione. Infatti, la mia reazione di fronte alla confessione del mio ragazzo non è stata certo di stupore e anzi in prima istanza ho cercato di consolarlo vedendolo in lacrime di fronte a me come un bambino. È stato solo in un secondo momento che ho pensato a me stessa e alla gravità di quanto era accaduto: stava esplodendo una forte rabbia.
Ecco che solo difronte ad una confessione palese e ad un’ingiustizia altrettanto palese, la ragione cede. Eppure non smette di farsi ostinata, per il duro attacco subito e non è disposta a riconoscersi alcuna colpa. Si, perché quando si è traditi non si crede che la colpa possa essere equamente distribuita e che le ragioni dell’altro, per quanto traditore, possano avere lo stesso valore delle proprie.
Superare un tradimento per me è stato aver generato un cortocircuito della ragione, che con il tempo sta imparando a fidarsi più dell’istinto e dell’emotività. Superare un tradimento ha significato per me credere che l’impossibile fosse possibile, ma anche imparare a realizzare l’impossibile.
Ho imparato che non è un male smettere di pensare e di fidarsi totalmente di quella ragione che segue ciò che ‘si deve fare’, che non è un reato dire qualche no in più per seguire ciò che ‘si vuole fare’. Inoltre, se è a rischio la storia più importante della tua vita, quella in cui più credi, solo perché i tuoi doveri hanno il primo posto nella scala delle tue priorità, forse ‘ ti meriti ‘ un tradimento, perché ti auto condanni all’infelicità.
Ho imparato, infine, che la felicità per me è realizzare ciò che sembra impossibile e trasformarlo in qualcosa di ordinario e possibile: cedere al volere per me era impossibile, ma ora cerco di farlo diventare possibile ed ordinario.
Ringrazio tutti ed un ringraziamento speciale al dott. Burdi che con l’ analisi e con piccole regole mi ha fatto credere all’ ‘ impossibile ‘ .
Con affetto, Fiorella
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