Presente Relativo,
Futuro Assoluto
Con l’espressione di presente relativo, non intendiamo affatto relativizzare sul presente, ma tutt’ altro, contrariamente a ciò che si può intuire, vogliamo affermare l’ imperialità dell’ esperienza presente.
Il concetto di presente relativo mette in evidenza la centralità del presente come momento eterno ed assoluto, ed in crisi il senso di onnipotenza del dopo, del se, del futuro, del “per sempre”, “per tutta la vita”, e di quello della grande menzogna “ per tutta l’ eternità” , pensieri reiterati sempre nella stessa identica modalità e che attendono inutilmente risultati sempre diversi.
Il concetto di presente relativo propone di non dare nulla per scontato o per già conosciuto, di combattere e sgretolare gli automatismi. Il tutto è nuovo e diverso, pone i dubbi e l’ impegno di osservare la quotidianità come luogo delle continue novità ed opportunità.
Per presente relativo vogliamo intendere tutte quelle micro esperienze fenomenologiche, vissute con devozione e decisiva presenza, che nell’ immediato non hanno carattere necessariamente progettuale o auto realizzativo e formativo, ma rappresentano tasselli fondamentali che non producono null’ altro che gratificazioni e soddisfazioni immediate e che eventualmente produrrebbero, nel divenire, progettualità durature future.
Ogni relazione sana, non nasce da colpi di testa o di fulmine; non sarebbe sana, perché soggetta all’ imprevedibilità della mancata conoscenza. Ciò accade quando si è in affanno nel cercare una persona ideale e definitiva a se; sano sarebbe non cercare mai nessuno; una relazione proficua parte dal totale disinteresse verso l’ altro o dal non dover soddisfare un proprio bisogno. Attraverso una conoscenza tra interessi comuni, si introduce una prospettiva comune, all’ interno di un continuo presente relativo.
La sommatoria di diversi presenti relativi, rendono continuativi la stabilità piacevole del flusso della vita, può esistere un qualcosa di interessante in un prima, durante e in un dopo, solo se i presenti vengono rinforzati da curiosità, da esperienze cariche di significati.
La perdita delle curiosità determinano la demotivazione, la noia e la fine di una relazione. Essa, per essere funzionale, non può far affidamento sulla certezza che potrà esistere sempre e a prescindere, ma esisterebbe sulla base delle curiosità fondate sulle continue spontanee domande e sulle risposte, ovvero attraverso un continuo desiderio di dialogo reciproco.
Una sana relazione, viene data dall’ impegno di affrontare le costanti incertezze e i dubbi riscontrati, che guardi e consideri la le differenze individuali.
Una relazione, che fa affidamento solo alla sua istituzionalizzazione, relative a stereotipi o a certe etichette di ruoli quali, amici, fidanzati, conviventi, accompagnati o sposati, produce certezze relative, veicolano con se aspettative, pretese, sorprese e delusioni inaspettate.
Parliamo spesso di ricerca dell’ anima gemella, dell’ altra metà, di colpo di testa o di fulmine, ma in realtà è solo ciò che in quell’ istante si desidera e piace. Esaltiamo solo quei tratti attrattivi necessari al periodo. Il tal senso poi c’è la sorpresa. Il dopo, ripropone ciò che avremmo dovuto vedere nel prima, la globalità, ma si è ciechi, in quegli istanti esisterebbero solo i dettagli.
Il presente relativo ci permette di evitare l’ ovvio e lo scontato, consentendo di investire pienamente nel qui ed ora. La reiterazione di una attenzione intensa e continua verso, crea un naturale desiderio ed impegno, apre prospettive verso um futuro relativo progettuale che possiede un intrinsecò suo carattere di incoerenza.
Nel presente relativo, tutto è coerente. Le magnificenze che si incrociano, possono essere in quell’ istante coerenti tra di loro, ma incoerenti con la vita che conducono. Si scontra ripetutamente una coerenza presente, su una incoerenza futura, tra di loro fanno guerra.
La coerenza del presente relativo non vorrebbe mai confrontarsi con l incoerenza del futuro assoluto, anzi , non lo vede affatto, non lo considera, fa esattamente finta che non esistesse, lo ripudia.
Il presente relativo è ricco di passioni ed interessi, e ne scopre tanti, ripercorrendoli, è ribelle, è edonistico, è immoralistico, gode l’ intensità dei significati di quegli istanti, si interessa solo di vivere, vive; d’altra parte di cosa dovremmo preoccuparci ed interessarci, della non vita, della morte?
È vita tutto ciò che ci bombarda con milioni di stimoli, ma filtriamo tutto, ci lasciamo le briciole, per senso di sacrificio moralisticamente condiviso. La vita è una continua fonte e lotta tra coerenza del presenze ed incoerenze del futuro, nel tentativo continuo che la coerenza predomini, che la vita predomini. Nel presente relativo convivono insieme sempre, attrazione, desiderio, progettualità ed incoerenza. Convivino elementi contraddittori.
Mi rendo conto che, questa modalità di pensiero, toglie ogni forma di certezza relazionale e di affidamento, ma consideriamo nel modo migliore, predispone ad una attenzione verso l’ universo di se e dell’ altro.
È esattamente questo concetto di “universo” che apre verso nuove prospettive esemplari. Una relazione termina quando finisce il senso di universo dell’ altro e, come in uno specchio, attraverso la fine dell’ attenzione verso di se. L’ altro ci permette di scoprirci e come in uno specchio, la perdita di interesse per l’ altro diviene la perdita di se con il conseguente distacco.
Le storie di dipendenza affettiva sono storie decadute sull’ impoverimento del rapporto, creduto ancora universale come un dogma. La dipendenza affettiva è la fissazione e l’ affezione al dogma dell’ ideale di noi.
Il concetto di presente relativo, toglie apparentemente ogni forma di certezza e punto di riferimento, ma in realtà l’ unica certezza che possediamo, risiede esattamente in quell’ istante. Le certezze assolute non esistono, esse vengono tolte, dalla morte. Esistono solo certezze e presenti esclusivamente relativi che meritano la loro considerazione grandiosa ed assoluta.
Nulla è mai così tanto definitivo, se lo fosse non sarebbe la vita, perché manco essa lo è. Vivere all’ interno di questa consapevolezza, ci permette di non sprecare il tempo in direzione futura, ma nella sua intensità e dedizione presente.
Il concetto di futuro assoluto sposa quello di onnipotenza, il sapere che un qualcosa verrà fatto e lo sarà per sempre, rammenta quello di perfezionismo, di controllo e di cristallizzazione della vita e nei suoi obblighi. È esattamente nel concetto di obbligo, e di appartenenza statica, la fine di qualsiasi sogno. Senza una appartenenza a se, non può esistere qualsiasi appartenenza a nessuno.
Il legame vero è rappresentato dalla sommatoria di esperienze di appartenenza in intensi presenti relativi, essi però non possono essere a garanzia della loro proliferazione futura. Il malessere si evince dalla nostalgia di tali momenti e dalla loro memoria, dalla quale il presente dovrà attingere per mantenere in vita l’ illusione di una relazione esistente, del genere, ti ricordi come stavamo bene ?
Tutti questi aspetti sono fantasmagorici e derealizzanti del soggetto, lo fanno sognare, da fargli perdere di vista il senso della concretezza, diviene ossessivo e compulsivo arriverso un pensiero ideativo.
Un soggetto, in una relazione nativa, decide di intraprendere un viaggio relativo, senza prospettive tali da non voler costruire inizialmente nulla, in un viaggio simile viene orientato a mettersi in gioco, spogliandosi di impostazioni varie e stereotipi. Parte come nuovo. Disinteressato, disattiva schemi e protagonismi, osserva funzionalità e disfunzioni.
Ogni storia importante e sana non nasce sul criterio del tutto definito e definitivo, ma sul criterio del relativo. Chi vive nel relativo, vive quella sua Storia, perché impegnato nel tutelarla, se diviene intensa, una storia che lascia è concentrata sulla profondità di quell’ istante.
L’ attesa di una storia definitiva, è l’ attesa del nulla, è un’ ipoteca su un bene ancora inesistente, di un principe fiabesco che non c’è, di un futuro non prevedibile; solo le meraviglie del presente, in divenire, spianano una prospettiva visibile futura .
Chi è orientato dal suo ideale , non vede, se non la propria ideazione. La persona presente, tiene piantati i piedi per terra, vive e gode delle sensazioni in essa presente. Chi cerca il definitivo chiede sicurezze insostenibili, inesistenti per le sue incertezze, perde tempo perché insegue il proprio sogno, non vive, fantastica nel suo iperuranio . La realtà vissuta, è invece una novità, tangibile, è rivelatrice di meraviglie, superiore a qualsiasi ideazione astratta, del nulla o del tutto soddisfacente.
Un definitivo nasce da una sequenza di relativi intensi. Si è pronti ad innamorarsi solo quando si è coopredenti negli istanti relativi, quando non si ha più il bisogno di tutelarsi gli altri o di esercitare il potere sugli stessi. Un definitivo nasce dal giungere spogli da teorie, congetture, moralismi, convinzioni, stereotipi, dogmi popolari, da qualsiasi sub struttura che incapsuli una relazione. La presenza di questi limiti, rappresentano i sintomi di una relazione che di la a poco si frantumerà.
Non si è pronti ad innamorarsi, quando si chiedono garanzie e certezze altrui, quando si applicano protocolli di soli programmi di necessità, come farebbe una agenzia di servizi, o se vengono richieste certezze e spalle sicure, la garanzia di tutelarsi la propria metà o l’ anima gemella, tutti stereotipi che anticipano il fallimento. Il bisognoso di appoggiarsi, di possedere, di ingelosimento e di dipendere affettivamente, fagocitano, rendono la relazione pesante, sono aspetti tutti insiti all’ interno delle prime battute di una relazione, che anticipano un la fine.
La vita va vissuta per tutto il nuovo e il divino che ripropone il relativo del non conosciuto, per tutto il diverso e l’ imprevedibile, per ciò che non era stato previsto, ma esiste, per quel fugace relativo che offre la luce. Chi è piantato nel relativo, è piantato nella vita, raccoglie nel presente, ne coglie la sua profondità, chi invece è imperniato sull’ ideale del definitivo, perde il senso delle cose e suona fuori tempo. Cogli l’ Attimo.
giorgio burdi
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