Lo stalker e il suo diritto di proprietà
Cosa c’è alla base dei comportamenti persecutori?
Da poco, a Bari e in altre città, è stato inaugurato il CAV (Centro Anti Violenza) per le donne vittime di violenza intra famigliare.
Solitamente ad ogni vittima corrisponde una tipologia di abusante che manifesta la sua violenza non solo a livello fisico, ma anche a livello psicologico con comportamenti persecutori.
Come si spiegano queste condotte?
Secondo lo studioso Mullen esistono cinque tipologie di stalker come il cercatore di intimità, mosso dal bisogno di affetto, l’inadeguato, che ha scarse competenze sociali soprattutto nei confronti dell’altro sesso, il rancoroso, che mira ad ottenere giustizia, il predatore, che mira ad avere un rapporto sessuale con la vittima, il respinto che, quando la relazione viene interrotta, mira a ristabilire un rapporto per vendicarsi.
Indipendentemente dalla classificazione, alla base del comportamento del molestatore c’è un attaccamento insicuro/ambivalente nei confronti della figura allevante dell’infanzia (caregiver), modalità che si riflette nel rapporto che lo stesso soggetto da adulto avrà con il partner.
Lo stalker, quindi, per diventare inoffensivo, dovrebbe essere aiutato a ridefinire il rifiuto vissuto da piccolo per non sentirsi il colpevole, considerando che determinate situazioni sono state dovute inconsapevolmente allecaratteristiche del caregiver (la figura che si prende cura dell’infante).
Solo modificando i modelli mentali inconscidell’attaccamento si potrebbero scardinare e ridefinire le modalità comportamentali poco sane, ma questo comporterebbe un duro lavoro di ristrutturazione cognitiva ed emotiva che necessita dell’aiuto dello psicoterapeuta.
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