IL CAVERNICOLO
Inno al Codice Rosso
Il cavernicolo è un Intellettualoide, non scolarizzato, vive dalla pancia in giù, cultore del muscolo senza pelo, è uno dalle frasi fatte, affogato di Instagram, si fa di di aforismi, allenatore di bicipiti, esteta brizzolato, figùrino gonfiato, big gim depilato aitante o un vecchio gelatinato, allampadato, attempato rimorchia bambine in Rolls-Royce, un pedofilo, un demone che veste Prada, indossa scarpe di vernice, beve birra alla canna con la narice infarinata, ramingo per i viali, con i pantaloncini e il pacco stretto, pesca negli ipermercati, pronto ad intercettare e con rozza eleganza tenta di rimediare e arruolare.
Il cavernicolo, è un uomo nato xy, ma involuto ad xxx, un homo Sapiens, depilato col Rolex, navigatore di pornhub, pornoroulette e sex cam, traffica in adult friend, badoo, tinder e bumble, kiss kis e sex action, adescatore e vittima nel cyber sex business, residente in un sotto sotto bosco di dipendenze, la sua curiosità si fa ricerca proibitiva, sconfina nell’ orrido, vive nel no limits delle manie, delle sue parafilie, è preso da tutto ciò che lo può rendere posseduto.
I cavernicoli sono persone molto sole, ti fanno tenerezza, perduti nella loro disperazione, sono vampiri che affilano i loro canini, sbavano come iene affamate, hanno la mascella dura di chi spacca le ossa, non sono onnivori ma sensibili carnivori, mirano, puntano e schivi con passo felpato, inseguono la preda, pronti ad assediarla, raggirarla e ed assalirla come carogne.
Per il cavernicolo le donne e le pargole sono carni succulente, agnellini da latte, le assapora e già al pensiero, le rigetta con lo stuzzicadenti, le tratta con cinica supponenza, subdola aggressività passiva, sono serbatoi da riempire, bambole gonfiabili, bocche insaziabile e gustatrici, mucche e roditori slabbrati, al loro passare sbrodola bava come una carogna affamata.
È viscido , bugiardo , sadico, ha una intelligenza da macelleria, e’ grezzo, maleducato e volgare, fischia, dopo il servizio, si gira e russa, resta appiccicato ai suoi social e va via, e’ avaro da fare spavento, non condivide nulla, vive di caccia, alla giornata, non ha progetti, sfrutta finché può, ostenta ciò che non ha, non fa accordi di se stesso, è un indeciso cronico, e’ superstizioso, gira in casa in mutande, bacia in bocca e si struscia sui figli.
Non ha ritegno, ha lo sguardo sudato da lumaca, sembra toccarti e violarti con lo sguardo che oltrepassa quel sacro confine del tempio umano, sembra sporcarlo, sfregiarlo con le sue mucose, come sbranasse un entrecôte; è maldestro, grossolano, si muove come un elefante, ti parla come da padrone, le donne sono piccole schiave di desideri da acquistare e scambiare, racconta le sue prodezze e delle sue collezioni, ad ogni suo comando, gli devono obbedienza e dedizione, perché gli appartengono come gheshe.
L’ abuso, rende forte il cavernicolo e con la vittima, custodi di un segreto inammissibile, attraverso il silenzio, il tacere fobico omertoso, quasi condiviso, li rende complici e paradossalmente uniti in un riserbo da nascondere. È reso forte dal senso di colpa della vittima e dall’ imbarazzo di questi di essere quasi colpevole, ma verrà tradito dall’ urlo dei sintomi che irrompono e sgretolano l’ incantesimo dell’ indugio, lo sbattono prima o poi nell’ angolo tra le grate, da farlo sentire prima o poi vittima pietosa.
Se il cavernicolo è viscido, osa guardarle, se è meschino, parlarle, il peggiore si avvicina per toccarle, il mostruoso vuole entrarci, ognuno ha un suo modo, uno scopo, poterle offrire ai desideri dei propri demoni commensali.
Il cavernicolo è lo irriverente della dignità femminile, un demente che vive in tana, un abbagliato in uno stato di latenza, orientato dall’ olfatto, vive tra sento e faccio, dove nel bel mezzo ha solo poche riflessioni; vive agli angoli dei bar, appoggiato ad un palo, attaccato ad una canna, ha gli occhi a ventosa, è l’ uomo della pietra che vive sulla strada, estimatore di carni fresche bianche, striscia, tira, pippa, si buca e beve e con il cialis in tasca esalta la sua scimmia che con i pugni fa da tamburo sul suo petto.
Il cavernicolo è un molestatore seriale ambulante, non devi far fatica nel cercarlo, lo incontri in ogni dove, appoggiato su una ciabatta, vive col prurito, attivo come un radar, si gratta senza ritegno, e non lo fa per sola scaramanzia, ma per ostentare la propria impotenza ed alleviare i suoi calori.
Sono dispensatori di sofferenze, mediocri, inquinatori, omicidi dell’ anima, fanno della donna il loro ammortizzatore sociale, il pungiball della loro madre subita ed abbandonica, per loro le donne sono una onlus, una vetrina, una luna park che far girar la testa.
Il cavernicolo è un mercenario, un collezionista di sagome di gomma e di cartone, vede le donne come delle gif, bit, jpeg ed mp4, mercanteggia con i suoi intercalari, non sa parlare le baratta e la scambia come un mercenario di schiave, pretenzioso, è un dispensatore di umiliazioni e di offese, facile all’ oltraggio, incline a sminuirle, si nasconde in spallate o ginocchiate, non lascia segni se le picchia, propenso a far volare oggetti e a far finta poi di niente, lo sveli nei suoi folli scatti e se lo molli con fatica, cerca poi la tua amicizia, per poi riprendere la giostra;
ti punta, prende la mira e tira, come cupido senza amore, è una mina vagante che impreca come un persecutore, non conosce casa, vive sul suv, su quattro copertoni, si nasconde come una talpa e dice sempre le stesse cose, scoordina parole, balbetta pensieri, biascica versi, è un mulo ostinato che raglia, un automa insolente, le sue tensioni si scaricano in una pippa o in un bianco pecorino.
Ciò che deve fare lo fa, ostinato, dalle unghie sporche, sudicio, vive nel sudore, si lava poco ma si improfuma tanto, si lancia come un avvoltoio sulla sua tenera preda che soffre, la fantastica già al sangue, adesca se vive nel dolore e di questo ha un merito, è uno specialista e dice che è un benefattore, consuma piano e con gusto ed è convinto che consola e le sue pene; è un mastino da caccia, da combattimento, tormentato, usa la tecnica della fratellanza e della cortesia, la sua meta è la conquista della vetta del “traforo” .
L’istinto non ha limiti, non usa la testa, ma se quest’ultima ci fosse, sedurrebbe, si evolverebbe in conquista; il cavernicolo non è un problema di cultura o di maschilismo o di deviazione psicopatica da profanare l’ opera d’ arte femminile, ma un problema di involuzione umana.
Il codice rosso è la saggezza per difendere il diritto che non si dovrebbe regolamentare, perché è innaturale dover riconoscere quel diritto naturale all’ esistenza dell’ essere donna.
Nasciamo e siamo un po’ tutti dei cavernicoli, ma ciò che ci differenzia è riuscire a superarci per evolverci dal fango, perché si emancipa dalla caverna, chi non resta aggrappato alla sua clava, chi si cura, si apre alla sua anima, chi incontra la propria umanità, chi si legge e scrive, chi prende matite, penne e pagine, per spiccare il volo, dal proprio buio verso il cielo infinito del rispetto di se, della sacra vita delle donne degli uomini , della natura e di tutto il proprio prossimo.
giorgio burdi
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