Le scelte importanti si fanno sulla scia del sentire ciò che il pensiero non fa il sentire realizza.
Fidati di ciò che sentì
Le scelte importanti si fanno sulla scia del sentire
Ciò che il pensiero non fa, il sentire realizza.
Ho detto fidati di ciò che sentì non di ciò che pensi. Il pensiero distoglie dall’intuito, stressa, forvia se diventa assoluto e prende il sopravvento.
Se una storia importante dipendesse dalla sola logica, diventerebbe un contratto, un calcolo, una transazione affettiva, un commercio emotivo. Il nostro sentire è di una tale importanza se solo viene lasciata al suo naturale fluire.
Attraverso il suo semplice intuito, mano nella mano si trascina nel turbine dei sentimenti impetuosi, inspiegabili, ma carichi di senso. Le scelte importanti si fanno sulla scia del sentire. Se solo avessimo un pochino più di rispetto del nostro e dell’ altrui sentire, avremmo relazioni più intense, senza maschere, assolutamente più soddisfacenti.
Il pensiero dovrebbe essere il garzone del sentire e padrone della ragione. Ma noi occidentali viviamo peggio, perché pensiamo troppo ed agiamo poco e per questo siamo nel mondo i depositari di più problemi mentali. Pensiamo troppo e pur sentendo, sentiamo meno, per poca fiducia in noi stessi e per una maligna tendenza alla poca credibilità ed affidabilità a questo tragitto. Vogliamo capire sempre tutto e meglio, e non ce ne accorgiamo, squalifichiamo l’ emozione che ci da’ il senso delle cose, a vantaggio di un continuo controllo che il senso, il più delle volte, lo toglie.
Il pensiero è malattia, non ci rilassa mai. Magari riuscissimo a lasciarci più andare a non pensarci troppo, saremmo più sorridenti, soddisfatti, goderecci e rilassati, saremmo meno nevrotici, saremmo più svuotati.
Ma noi temiamo il vuoto, perché non sopportiamo i silenzi, la solitudine, non riusciamo a stare con noi stessi, perché continuamente fuggiamo da noi, non siamo abituati ad ascoltarci a sentirci, amiamo i rumori perché ci riempiono, ci distraggono dai pensieri.
Ma il vuoto lancia un ponte verso il corpo contenitore di continue inesauribili sensazioni,sempre pronto nel dire pilsionalmente la sua. Il corpo ha la sua tradizione milionaria nella sua geometria genetica arcaica e siamo tutti eredi.
Sarebbe davvero proprio il caso prostrarsi alla sua ingegneria evoluzionistica intelligente, edificata nel suo cervello viscerale. Il cervello corporeo viscerale, quello della “pancia”, è decisamente il più antico della sua sostanza grigia.
Dovrebbe esserci più rispetto per il saggio anziano viscerale, rispetto al bimbo corticale pensante. Il cervello viscerale emotivo corporeo è il più antico, è il depositario della memoria più remota di noi e dell’ intelligenza collettiva.
Esso è un ponte generazionale che ci fa percepire il percepito collettivo. Andare “a pancia” aiuta più rapidamente nel trovare la propria ed altrui autostrada smarrita, smarrita da una razionalità esasperantemente resistente ingenua e confusa come un giovane arrampicatore di specchi.
Portiamo in palestra il sentire, alleniamolo nei suoi muscoli nel diventar forte.Ciò che il pensiero non fa, il sentire ha già realizzato.
giorgio burdi
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