Concetti di base
Partiamo da un concetto base fondamentale, un assunto che non esiste separazione tra mente e corpo ma il concetto che abbiamo di persona è un concetto globale, unico, assoluto, integro, non separatista.
Che cos’è questa medicina psicosomatica o la psicosomatica per ciò che riguarda la psicoterapia?
È un rappresentare la persona in una globalità, in una globalità assoluta mente e corpo.
La concezione che lo studio Burdi ha della persona è una concezione olistica ovvero la mente è il corpo, il corpo è la mente, tutto quello che la mente realizza viene agito nel corpo, tutto quello che il corpo agisce è la rappresentazione di quello che la mente realizza.
Chiaramente né la mente né il corpo sono parti autonome, nessuna può fare a meno dell’altra, molte persone venendo in psicoterapia, esponendo i propri problemi hanno una visione del proprio problema e del sintomo completamente distaccato dal fenomeno fisico. Molto spesso infatti lamentano disturbi gastro intestinali, disturbi cardiologici, cefalee o altre manifestazioni collegate a problematiche sessuali, mai immaginando e omettendo una relazione con il vissuto mentale. Molte persone hanno un’idea, una convinzione che non esiste una relazione tra il mondo delle proprie emozioni e i disturbi fisici.
In che modo una gamma di emozioni, un vissuto intenso, un persistere in un problema può determinare un disturbo fisico? Secondo il criterio, la legge del 101% che spesso viene indicata negli studi di neuropsicologia, quando il nostro cervello, la nostra mente accumula una quantità di stress, di emozioni devastanti, di conflitti, tutte queste emozioni quando non vengono inquadrate o risolte, vengono accumulate, finiscono per stratificarsi accumulandosi.
La nostra mente avrebbe, secondo la neuropsicologia, la capacità di contenere tensioni emotive fino ad un valore di cento e riesce a far fronte a tutte queste modalità conflittuali con grande eleganza.
Se questi conflitti emozionali invece vengono accumulati, strutturati, lasciati sospesi, la condizione dello stato di equilibrio mentale cambia fino a quando accediamo alla zona di saturazione; la cosiddetta fase dell’1% che va ad aggiungersi al 100. In quella fase dell’1% il soggetto attiva delle modalità comportamentali impulsive che denotano l’incapacità a gestire il micro evento. Molto spesso ci sono persone che lamentano di aver commesso degli atti o comportamenti impulsivi per stupidaggini, per azioni di poco conto come aver rotto la punta di una penna stilografica mentre cadeva per terra (classica storia spesso dal sottoscritto raccontata). Il soggetto per questa penna caduta per terra e rotta, ha rotto una scrivania.
Allora come si decide se un sintomo portato in studio è di natura psicogena, psicosomatica oppure di natura organica? Lo specialista consiglia di realizzare una serie di indagini cliniche che vadano a chiarire la condizione medico fisiologica del soggetto.
Appurata l’assenza di cause organiche, il sintomo viene assolutamente trattato come la conseguenza di una implosione emotiva. Che cos’è questa implosione? Usiamo una metafora, quando inseriamo dell’acqua in una pentola a pressione per la quale non funziona bene la valvola per la fuoriuscita della pressione in eccesso, questa pentola diventa una bomba, la pressione interna potrebbe fuoriuscire attraverso le pareti della pentola e non attraverso la valvola.
Cosa sono queste pressioni psicogene e che cos’è questa valvola che potrebbe funzionare in un soggetto? Andiamo per ordine, la valvola potrebbe rappresentare la capacità del soggetto di accedere al suo mondo emotivo riconoscendo il potere devastante di alcune emozioni, imparando a prendersene cura, ad esempio invece di far implodere una rabbia dentro di sé sarebbe opportuno cominciare a riconoscere chi questa rabbia la suscita, imparando a trattarla con l’interlocutore di riferimento.
Un altro modo per realizzare la propria valvola sarebbe imparare ad esternare comunicando il disagio e così via, sono tutte delle modalità che vengono usate in psicoterapia.
Quando questa valvola non funziona, c’è un blocco, un’inibizione delle funzioni comunicative, delle funzioni dell’insight che è la fase della consapevolezza riguardo al potere devastante di queste emozioni, le emozioni accumulate farebbero pressione contro i diversi organi funzionali della struttura fisiologica del soggetto. Come mai vengono colpiti degli organi specifici invece di altri?
La medicina psicosomatica tenta di rispondere in tal senso dicendo che il nostro cervello individuerebbe, all’interno del proprio tragitto esistenziale, degli organi più o meno deboli. Da cosa dipende questa debolezza dell’organo? Dipende da tutta l’attenzione, l’apprensione che il soggetto ha esercitato per tutta la sua esistenza nel sentire alcune parti del proprio corpo come deficitarie, malate, più che come funzionali, in tal senso il cervello individuerebbe tale organo per la scarica tensiva.
Tra le varie forme sintomatiche psicosomatiche abbiamo la cefalea muscolo tensiva, l’emicrania, il reflusso esofageo, la tachicardia, le extra sistole, le coliche, la colite spastica, i giramenti di testa, la paura dello svenimento, il non riuscire a deambulare, avere la sensazione di perdere l’equilibrio, le disfunzioni sessuali, l’anorgasmia ossia la difficoltà di provare piacere, la disfunzione erettile, l’eiaculazione precoce, infecondità psicosomatica o infertilità psicosomatica.
Molto spesso ci sono delle donne che si rivolgono allo studio dopo aver fatto accertamenti approfonditi, il proprio ginecologo indica che non ci sono problemi strutturali, fisiologici, ormonali tali da non concepire e rimandando a una condizioni psicogena, questa è la classica modalità dell’infecondità psicosomatica.
Il sintomo
Il sintomo in psicosomatica rappresenta una voce, del corpo ovvero il disagio della mente attraverso il corpo. Perché sentiamo il dolore? Il dolore è una reazione fisiologica di una condizione mentale particolare che noi non vogliamo ascoltare. Il corpo non mente mai invece noi cerchiamo di camuffare la realtà di nasconderla, il corpo dice sempre la verità, attraverso il sintomo, di situazioni spiacevoli che non vorremmo mai riconoscere.
Nella condizione del sintomo degli acufeni, suoni di sottofondo assordanti che accompagnano nel quotidiano il soggetto, immaginate una notte con questi suoni, rumori, ronzii di sottofondo, i quali hanno un’origine secondo le indagini otorinolaringoiatriche, non di natura organica ma psicogena, pensate una notte insonne perché questo suono diventa persistente e fa da live motif per tutta la notte. In questo caso il sintomo rimanda ad una condizione psicologica nella quale ci sono situazioni nella vita del soggetto assordanti. In analisi il lavoro dello psicoterapeuta si concentra nel ricercare cosa il soggetto non vuole ascoltare o cosa vorrebbe rifiutare, non sentire. Pertanto abbiamo imparato a realizzare che tutto ciò che la mente nasconde, perché nasconde situazioni infelici da ricordare sotto forma di accumuli, il corpo non mente , realizza, esprime, espone in un modo esasperato, cioè il corpo si ribella a ciò che la mente non riconosce.
Il corpo freme, geme per un cambiamento che la persona ritarda nel mettere in pratica, il corpo dice ciò che la mente nasconde. Il corpo nella teoria psicoanalitica rappresenterebbe quella parte di contenitore del nostro inconscio perché utilizza un linguaggio analogico molto impulsivo inconscio. Il corpo manifesta l’inconscio, la verità, indica la direzione, nella quale il soggetto dovrebbe andare per renderlo tranquillo.