Il Potere dell’ Analisi
IL POTERE DELL’ANALISI
Mi hanno sempre affascinata gli scritti di Marco Aurelio, li ho sempre trovati molto attuali, ho fatto mie molte delle sue massime : “Scava dentro. Dentro è la fonte del bene, che sempre ha il potere di sgorgare, a condizione che tu sempre scavi.”
“Di ogni singola cosa chiediti cos’è in se, qual’è la sua natura”.
Sono in analisi da quasi 5 mesi e queste parole per me sempre molto affascinati ma che difficilmente trovavano attuazione nella mia vita adesso trovano un senso, nel modo di guardare me stessa, di guardare gli altri, di guardarli davvero!
L’analisi ha un potere superiore a qualsiasi altra conoscenza, per me è la conoscenza assoluta, poco importa il livello culturale, l’estrazione sociale, l’analisi ti consegna il potere assoluto della comprensione di tutte le dinamiche ; affettive, familiari, sociali, con la conseguenza che inizi a volare leggera e con equilibrio sopra tutto, sopra tutti.
Parlo con la gente ma il confronto con loro spesso non ha più lo stesso sapore, lo trovo misero, reputo spesso i miei interlocutori superficiali e giudicanti, non vedo loro di rincontrarmi con il mio gruppo analitico e con la nostra “ guida” il dott Burdi, attendo quell’incontro come fossi un amante trepidante che non vede l’ora di placare la propria sete di conoscenza. È questo l’effetto che fa l’analisi se si comprende appieno il suo potere!
Grazie al mio percorso sto dipanando matasse senza capo né coda, inizio ad allentare nodi che diversamente mi avrebbero stretta in una morsa angosciante , guarisco dolori atroci perché ne comprendo l’origine a la natura.
Attraverso l’analisi ho compreso cose che diversamente sarebbero aberranti anche solo sentirne parlare.
Sono solo all’inizio del mio percorso ma oggi sento che conquisterò lo scettro del potere!
Grazie dottor Burdi
Eleonora
ContinuaSe ci entri, ne esci
Se ci entri, ne esci
Se hai paura del buio di una galleria, hai tutta la tentazione di fermarti, fare retro marcia o di ritornare indietro, ma in autostrada non si può, non si deve, o puoi solo star fermo lì, bloccato, disperarti, rimaner vittima dell’ immobilismo, piantare le radici nella paura, o procedere in avanti, imboccare il tunnel piano piano, ammiccare più volte le palpebre, per adattarti al buio, e iniziare a camminare, cautamente, guadagnando strada, metro dopo metro, con l’ angoscia, col batticuore, se ti muovi, fai già tanto, la strada avanza per uno spiraglio di luce che si affranca in fondo al tunnel, intravedi la meta, l’ uscita non è più una speranza, ma si apre una certezza.
L’ esperienza del buio può essere terrificante, in esso perdi ogni punto di riferimento, ha come dimensione un solo colore, quello della paura, uno spazio nero, monocromatico, l’ aria si fa densa come un liquidò. Temiamo di affogare nella paura, di smarrirci, di sbattere, di farci male, di entrare in collisione con un mistero che ci travolga.
Il buio viene percepito spesso come un pericolo, come la paura per la fine, per la morte. Ma il buio è anche notte, sonno, riposo, sogno, non ci sarebbe rilassamento senza il vuoto ad occhi chiusi, senza la notte non apprezzeremmo il giorno, non apprezzeremmo le stelle e i pianeti. Attraverso la notte si esce dal giorno, si cede il passo alla passione, per lasciarci andare, per raccoglierci, per far silenzio ed ascoltare i suoni del buio.
Il buio fa spavento quando non stiamo bene, a letto, temiamo di incontrare incubi personificati, preoccupazioni dense di orrore, stratificazioni di rancori, allora temiamo la strada, ogni galleria ci rappresenta quell’ ansia per la vita con la morte che vorremmo non avere dentro.
Ogni percezione della realtà è lo specchio del nostro umore. Se abbiamo un attacco di panico, in una tangenziale imbottigliata dalle auto, l’ imbottigliamento è negli incroci dei nostri pensieri incidentati, tra i tamponamenti dei nostri conflitti relazionali, nei pianti e nelle piccole morti quotidiane, all’ interno delle ripetitive e continue minacce alla propria salute e alla serenità.
Nei pensieri intrusivi, temiamo di far del male, a ciò che a noi è più prezioso, a noi stessi o ai propri cari. essi non hanno alcun fondamento, un valore realistico, ma sono rappresentativi di tutti quei torti subiti e sedimentati e trattenuti in se e proiettati su ciò che è fondamentale. La loro zavorra trattenuta fa del male a noi stessi e al pensiero per propri cari. Tutto ciò che è trattenuto, fa del male al nostro pensiero e pertanto anche sul nostro pensiero per gli altri.
Da una storia straziante, te ne esci, se ci entri in tutti i suoi folli dettagli, attraverso il coraggio di guardarli e di scegliere; la scelta senza una convinzione emotiva è fallace e la convinzione emotiva può avvenire, qualora facciamo un pieno di noi stessi e delle nostre bellezze, abortendo ogni surrogato, che occupava il nostro posto. Dentro di noi può solo esserci spazio per chi è in grado di accoglierci naturalmente..
Nelle paranoie si sviluppano pensieri persecutori, temiamo il giudizio, diventiamo diffidenti, permalosi, spigolosi, controllori, ci guardiamo le spalle anche quando non c’è nessuno, conviviamo con le ombre addosso alle quali diamo una densa consistenza da temere un giudizio universale. Da essere essere stati perseguitati, diveniamo persecutori.
Negli abusi, non c’è mai un ricordo vivido, la mente ci difende, affonda i mostri, occulta tutto ciò che il corpo rivela, con ansie e fenomeni fisici disturbanti, con distanza dalla propria libido da poter trasformare la propria identità di genere o tutto ciò che entra nella persona, come il cibo, viene disgustato o rigettato o diventare strumento di distruzione del sé corporeo, modificandone i confini.
Come risolvere ? Nel problema devi entrarci, non puoi sempre far finta di nulla e considerare solo l’ abito e l’ estetica del sintomo; entrare significa aver coraggio, voler capire il perché si è in trappola, chiedersi non attraverso un solo perché ciò accada, ma attraverso tanti, e come mai accade esattamente a me, e non è mai un caso, ma esiste una causa perchè ció accada a me;
non soffermarti superficialmente sui soli fastidii, ma cerca le origini e le sue radici, con il coraggio di calarti nei tuoi meccanismi inammissibili, all’ interno delle tue grotte sotterranee, per tuffarti lì dentro dove non entreresti mai, nel tuo conflitto, nuotaci all’ interno, chiedi aiuto, un salvagente, apriti, parla, non tacere più, confrontati con amici o specialisti, coinvolgiti in discussioni di gruppo, per amplificare, fare ipotesi, tesi, cercare i diversi significati delle cause, fino a sradicare le sue radici ed agire finalmente il cambiamento.
Se non ci entri, non ne esci più. Bisogna dotarsi semplicemente solo di un po’ di coraggio.
giorgio burdi
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La psicoterapia: Dal necessario all’ impossibile
La psicoterapia: Dal necessario all’ impossibile
«Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile».
Beato Egidio.
Questa espressione dovrebbe essere la premessa di ogni percorso di psicoterapia. In studio, molto spesso, accede chi non conosce la fondamentale differenza tra psicologo e psicoterapeuta. Giusto qualche parola per i servi, ma su questo non mi dilungherò, è necessario chiarire che il primo è un laureato in psicologia, percorre un anno di tirocinio per poi sostenere l’ esame di stato per potersi iscrivere all’ albo degli psicologi.
Egli esercita una consulenza di sostegno, lavora sul sintomo, usa tecniche di alleggerimento degli stessi e produce una diagnosi. Lo psicoterapeuta, fa tutt’ altro, oltre ciò indicato, è un “agente di cambiamento”, è un ricercatore a tutti gli effetti delle cause della sua sofferenza psichica: dopo la laura in psicologia, frequenta una scuola specialistica, ad oggi quadriennale, tra un po’ diverrà quinquennale, il suo compito peculiare è intercettare, come fosse uno speleologo, le radici di certi malesseri.
Qualsiasi lavoro analitico, attraverso una psicoterapia, deve necessariamente produrre un cambiamento. La Psicoterapia fatta in assenza di un tale orientamento, è semplicemente un sostegno, una psicoterapia vacua ed inutile.
Una psicoterapia non usa mai solo tecniche di rilassamento, quali mind fullness, yoga, training autogeno, tecniche di de sensibilizzazione pari all’ mdr , all’ ipnosi ecc, tecniche adoperate dagli psicologi, in tale direzione, tra l’altro non si è mai riscontrato di osservare soggetti risolti, trattati solo attraverso tali impostazioni.
Uno psicoterapeuta fa tutt’altro, egli conduce un colloquio tortuoso, atto all’ individuazione delle cause, attraverso una indagine analitica; privarsi di questa peculiarità, il percorso perde di valore e di potenza, che di riduce al racconto delle attività della settimana, rappresenta una perdita di tempo, con un grave dispendio di risorse economiche.
Lo scopo della psicoterapia è quello di “ intercettare l’ evento ”, o i fatti sottostanti I problemi, ciò avviene esclusivamente attraverso quell’ assioma dell’ “indagine analitica” . Essa procede in avanti e a ritroso e viceversa, all’ interno della storia del soggetto, per l’individuazione delle cause del suo problema.
Un colloquio empatico, ispeziona e scandaglia i sotterranei delle sofferenze del soggetto, le “memorie del suo sottosuolo”, “ i sotterranei dell’ anima”, procede dalla profondità alla superficie, dal presente al passato e viceversa, funge come un Ping pong, in cui la persona si sente considerata ed accolta, presa in carico, seguita e compresa, tanto da poter restituire al soggetto, la lettura di quei meccanismi involontari che lo governano e lo lasciano affranto nelle sue pene.
Fare una psicoterapia per anni, solo per favorire l’ adattamento del soggetto al suo problema, rappresenta il fallimento più grande della stessa. Lavorare con tale modalità significa lavorare solo sul sintomo ed avvia la formazione verso una dipendenza dal professionista. La psicoterapia, contrariamente libera da qualsivoglia dipendenza, anche da quella dello psicoterapeuta .
Contrariamente, una psicoterapia adopera il sintomo, usa la sua lettura per giungere esclusivamente alle sue radici causali. Pertanto ripetiamo, che una psicoterapia che non cerchi ed indaghi esclusivamente le cause, non può definirsi tale. Successivamente, dovrà impegnarsi verso le probabili soluzioni necessarie, poi verso quelle possibili e necessariamente tener conto anche di quelle più complesse ed impossibili.
La psicoterapia secondo questa impostazione, rappresenta una vera e propria rivoluzione, che non può attuarsi, se non attraverso una sinergia, un accordo precedente ed in itinere concordato, tra paziente e specialista, lì dove si vuole arrivare.
Uno psicoterapeuta è uno “Che Guevara”, un professionista pacato, tranquillo, ma fortemente in azione, trasmette, se è possibile, che non c’è scampo per il problema, e nemmeno per gli auto sabotaggi che il paziente opporrà, e che la rivoluzione la si fa sempre insieme, qualsiasi essa sia, mai propone ed impone la propria rivoluzione, ma accoglie in assoluto il bisogno di cambiamento del soggetto e la sua assoluta direzione liberatoria.
Lo psicoterapeuta, non da consigli o la sua esperienza e qualora dovesse farlo, orienterebbe la rivoluzione del paziente verso la propria direzione auto realizzazione, da depistarlo, modificandogli il percorso di emancipazione. Le direzioni da intraprendere e le scelte, sono segrete e sacre e devono rimanere di pertinenza unicamente del soggetto, rappresentano la sua identità e non quelle del popolo e tanto meno dello specialista se in tal modo desidera farsi chiamare.
giorgio burdi
ContinuaIl vuoto che mi blocca…
Il vuoto, la solitudine che avvertiamo, l’assenza di contatto fisico, l’ anafettività, può indurre blocchi emotivi, dell’ intraprendenza e della interazione sociale e della deambulazione…..
Paura di camminare.
Storia di una ragazza di 29 anni che si rivede in pieno nel bradipo della foto perché incapacità nei movimenti quando è negli spazi aperti che siano giardini, piazze, centri commerciali. Le sue gambe si bloccano e tremanti non le permettono di raggiungere l’altra parte della strada se non strisciando completamente stesa per terra come lui nella foto!!
Un incubo che dura da 11 anni e che la deprime facendole perdere i momenti più belli della sua vita e non permettendole di vivere gli amori a pieno perchè più facile scappare che palesare il proprio malessere per paura di non essere capiti.
Vorrei cercare in voi delle soluzioni e mi piacerebbe potervi aiutare in futuro.
Anna___________parole usate: psicoterapia bari, psicologo bari, psicologa bari, inibizione, blocco, blocco emotivo, anafettività, timidezza, mancata deambulazione, fibromialgia, depressione, ansia, bradipsichismo, ipnosi
Contenuti redatti da Giorgio Burdi