Il Dismorfismo corporeo e la paura di se. Non accettare parti di se è all’ origine delle nostre rabbie, è non accettare di essere nati
“Il mio naso mi ha rotto i coglioni: Durante il lavoro con il mio psicanalista, mi sta venendo di istinto di accettare me stesso, cosi come sono, sono incazzato a vita, devo fare pace con me, con tuuti, col mio passato, i mie genitori e il mio naso”.
Caro Professore sono Maxi, come lei ben sa da un po di giorni, durante il nostro lavoro psicoanalitico, sto rinvangando il mio passato senza alcuno sforzo, mi sta venendo naturale.
La cosa che ho scoperto e che ho passato una gran parte della mia vita incazzato, con uno sfondo di continua rabbia persistente dentro di me, per cercare di essere una altra persona, come se il mio modo di essere fosse sbagliato, ma sbagliato da che cosa, ora mi accorgo che non esiste un modo di essere esattto o sbagliato, si E’ e basta.
Durante il lavoro di psicoterapia con Lei, mi sta venendo di istinto di eccettare me stesso cosi come sono, come se devo fare pace con me stesso e con tuuti gli altri nel mio passato, i mie genitori, il mio naso, tutti insomma, penso che sia il primo passo che devo fare per sentirmi meglio.
Sono giunto a questa conclusione perché mi sono chiesto cosa mi fa stare male, cosa mi fa provare ancora rabbia, bé adesso l’ ho scoperto, è la mia adolescenza non vissuta, o meglio distrutta, quella rabbia di essere considerato oggetto di scherno, quella falsa e distorta considerazione che la gente mi dava a causa del mio naso, quella realtà cosi cattiva e crudele in cui vivevo.
Bé è giunto il momento che questa rabbia o frustrazione del mio passato ha rotto i coglioni, perché poi pensandoci bene, non sarei quello che sono oggi, un uomo che non ha piu bisogno di comportarsi in un certo modo per essere accettato da gli altri, o avere un certo fisico per sembrare attraente.
Credo che la mia vita non sia stata mai banale, anzi per me molto interessante e penso che per difendermi dagli altri, a volte sono stato più banale di loro.
Credo che questo basti, impegnandomi in questa direzione più che badare a ciò che potrebbero pensare gli altri di me, sprecando energie nel difendermi da loro o da me.
Era solo uno sfogo la ringrazio di avermi come sempre ascoltato.
Many Thanks Maxi
Tiziana
Sulla relazione di coppia: La mia vita tra le dita
Elogio del medio alzato, la rivincita sull’ anulare.
Elogio del medio alzato.
Strettamente legato alla simbologia fallica viene utilizzato per la nobile attività masturbatoria femminile e per mandare “a quel posto” le persone!
Entrambe azioni estremamente liberatorie! Dopo aver restituito la libertà al mio anulare sinistro e nello specifico uno splendido anello al mio “baby fidanzato” riflettevo sul paradosso della vicinanza di queste due dita con funzioni così diverse!
deve essere un peso per l’ anulare non poter emulare l’ attività del medio, suo vicino di casa, attività definite “profane” rispetto alla sua sacra funzione di icona del vincolo d amore, costretto com’ è a portarsi attorno un “cappio” dorato e prezioso ( il cui valore economico a volte supera di gran lunga il significato attribuitogli).
Bene mi soffermo su questo aspetto, essendo io per prima una delle vittime del fascino del berlocco o del cece (come si suol chiamare!) ironia della sorte, da persone “serie” ho ricevuto miseri anelli (mi perdonino il materialismo empio della simbologia amorosa) e dal baby-fida un cerchio in platino con brillanti e pietra a cuoricino (altro che ino) degno del nome anello!
Peccato sia tornato al mittente con tanto di medio alzato! Credo fosse abbastanza contrariato nel vedere il suo vicino nell’ insolita veste di promesso sposo, mi correggo non era affatto contrariato, credo piuttosto non credesse minimamente al ruolo assunto dall’ anulare, non gli si addiceva affatto e secondo me lo derideva anche un po, di nascosto!
per la prima volta infatti l anulare sinistro, votato alla verginità in attesa dell’ amore vero e del berlocco autentico, si era corrotto al peso (e il caso di dirlo considerata la grammatura) di una fede pagana, abbandonando ogni velleità di purezza! che fosse stanco di aspettare il principe, un po’ preoccupato che il cavaliere avesse smarrito il suo indirizzo!
O più semplicemente arreso difronte all’ evidenza del motto “cogli i frutti dell’ amore prima che esso sfiorisca”, aderendo alla filosofia stilnovista del “vivi l’attimo o la rosa appassisce!”
Qualsiasi sia il suo pensiero, l’ anulare ora è libero e consapevole di una grande verità, in un momento in cui l’ inno alla libertà di azione e di pensiero si traduce in esperimenti sentimentali e relazionali, esso come la vagina non può avere la pretesa di portare l’abito bianco sull’ altare, con fede annessa, una volta persa l’ esclusiva del primo, unico e ultimo amore!
Se dovessi credere in quella favola dovrei essere la promessa sposa del mio amore diciannovenne, ma ei fu con il nostro bimbo mai nato, altro che sognare l’ abito bianco, la fede al dito e il primo e unico amore!
Per questo ho sempre saputo sin da bambina che indosserò l abito avorio! più di classe, no!? sarebbe un bianco sporco o un bianco meno ostentatore del suo candore, più discreto e consapevole dell’ utopia della perfezione, è tutta una questione di prospettiva, come dice lei, Grazie Dott.
Tiziana
Dagli attacchi di panico si esce
La mia preoccupazione per il cuore e per la mia testa, più volte mi ha portato a fare delle continue visite specialistiche, per sentirmi dire la stessa cosa, non muori, sei sano come un pesce. Non mi sentivo capito, ma solo di impazzire.
Buon giorno dottore,
come Le avevo preannunciato, mercoledì non sarò in terapia gruppo analitica, perchè ho lezione, ma con il cuore sarò lì con voi perchè voglio un gran bene ai ragazzi e a Lei.
Mi avete dato un sostegno incredibile in questo periodo. Io sono a Roma e tutto procede alla grande. Oggi sono particolarmente felice e non succedeva da tanto.
Si ricorda, la prima volta che sono stato in studio da Lei, mi parlava, ma io fissavo il vuoto, volevo stare subito bene, non possedevo la capacità di ascoltare, avevo la paura addosso, l’ ansia a tremila e mi avevano per giunta dato anche uno psicofarmaco, l’ EN.
La mia preoccupazione per il cuore, per la mia mente, più volte mi ha portato a fare delle continue visite specialistiche, per sentirmi dire la stessa cosa, hai un soffio innocente, non muori, non hai assolutamente nulla, sei sano come un pesce. Ma io mi sentivo di non essere capito e solo di impazzire.
Allora cosa mi faceva tremare le gambe, palpitazioni, cardiopalmo, sudorazione o sensazione di soffocamento; a volte avvertivo sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea, sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento;derealizzazione (sensazione di irrealtà) e di depersonalizzazione, paura di perdere il controllo, paura di morire, parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio), brividi o vampate di calore, ahh, giramenti di testa a morire.
E secondo certi medici non avevo nulla e stavo bene ed ero sano come un pesce !!! A volte i medici prima di dire idiozie, dovrebbero studiare di più o almeno non dovrebbero sparare cazzate su certe patologie, specie se non sono di loro pertinenza, perchè il fatto più increscioso è che un po tutti si sentono psicologi e psicoterapeuti, pur non sapendo un cazzo di niente, quanto tempo mi hanno fatto perdere.
Il mio medico di base me lo aveva pure detto giustamente che era un fenomeno d’ ansia, su questo ci ha azzeccato, ma non avrebbe dovuto mai dirmi di zappare il mio giardino per scaricarla e farmela passare così, perché sono anni che lo zappavo, tanto che non nasce più un filo d’erba, ma gli attacchi di panico invece di diminuire, mi erano aumentati.
Se mi avessero detto di cercarmi un bravo psicoterapeuta, l’avrei piantata molti anni fa con gli attacchi di panico. Già dalle prime sedute di psicoterapia ho iniziato a star meglio, ma il Dr. Burdi, mi ha sempre continuamente riferito che non era abilitato “ancora” a compiere i miracoli, e che una vera psicoterapia elimina gli attacchi di panico ma attraverso diverse ricadute fino alla loro graduale scomparsa.
Infatti, se prima li avevo tutti i giorni, durante la psicoterapia mi capitavano una volta alla settimana, una volta al mese, poi ogni tre mesi, con ricadute di tanto in tanto, fino alla loro totale scomparsa come adesso per me, non mi sembra vero di essermene liberato.
Ora me la sto godendo qui a Roma, ho ripreso il master e tutto procede alla grande. Oggi sono particolarmente felice e non mi succedeva da tanto. voglio un gran bene ai ragazzi e a Lei. Mi avete dato un sostegno incredibile in questo periodo. Grazie di cuore Doctor
Daniele
ContinuaOssessionati da facebook
A lei, che è uno psicologo psicoterapeuta, esperto del comportamento e della comunicazione, l’ ho trovata su internet, sui siti di Roma e di Bari, mi son piaciuti tantissimo, voglio raccontarle la mia storia, la mia relazione con facebook.
OSSESSIONATI DA FACEBOOK
Caro Dott. Burdi, Sono Laura,
a lei, che è uno psicologo psicoterapeuta, esperto del comportamento e della comunicazione, l’ ho trovata su internet, sui suoi siti, quello di Roma e quello di Bari, mi son piaciuti tantissimo, voglio raccontarle la mia storia e la mia relazione con facebook.
Sono iscritta su questo fantastico network da cinque anni, ho 2543 contatti, il mio smart phone e il mio portatile sono sempre con me ovunque, sono la mia sigaretta di compagnia, non riesco assolutamente più a farne a meno, senza f io morirei.
Io mi sveglio e mi collego, sono sul cesso e penso a f, io mi lavo e penso a f, prendo il caffè e penso a te, sembra che nulla abbia un senso senza te, tutto il resto non c’è più. Mia madre parla e non la sento, osservo un film, ma non lo vedo, c’è la musica che non l’ ascolto, il mio sguardo è nel vuoto, ma in realtà io penso ad effe.
Dott. , a parte gli scherzi, mii rendo conto di essere dipendente da f, ma non me ne frega niente, sono felice di esserlo. Io Amo Mark Zuckerberg, è stato geniale, ci andrei a letto con lui e di più, mi ha dato una comunità sempre espandibile con la quale posso condividere, incontrarmi ed organizzarmi. I love facebook, I love Mark Zuckerberg, i love the people, amo internet, google, youtube e tutti i networks.
Dottore, sono grave ?
Laura effe
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Ciao Laura
anch’ io amo internet, facebook e tutti i networks, ma prima di tutto amo la gente.
Mi domando se con i tuoi amici di f ci esci o rimani solo in chat, mail o solo in bacheca, alimentando le tue sole fantasie sugli altri. Sai Laura, abbiamo due modi incompatibili di vivere gli altri: 1 è quello di immaginarli, 2 quello di vederli e viverli nella realtà.
Ti assicuro che le due vedute sono completamente differenti e contrastanti. Ti domanderai perché ? La quantità di tempo che noi passiamo a video, distorce le immagini naturali delle belle o brutte persone con le quali siamo in contatto, qualora non le incontriamo.
Non incontrando gli altri, conserviamo una predisposizione naturale ad immaginarli, per tanto, facciamo attenzione, quella immaginazione o immaginale, così come a chiama jung, è tutta nostra. Ci rendiamo spesso conto, solo dopo tanto tempo, che le persone che immaginavamo, risultano essere tutt’altro nella vita reale.
Ciò non significa affatto che le stesse sarebbero cambiate, tutt’altro, sono esattamente e semplicemente rimaste se stesse, sempre così. Allora cosa succede? Sempre per quella naturale predisposizione fantasiosa verso l’immaginazione, modificheremmo inconsciamente la realtà a nostro uso e piacimento, in modo da soddisfare i nostri bisogni più profondi. Come dire, gli altri li facciamo diventare così come ci piacciono o così come non li sopportiamo, a seconda delle nostre necessità, anche se nella realtà sono diversi.
Magari, se tutti quei contatti un giorno, li facessi diventare occasione e desiderio di incontro, sarebbe per te più soddisfacente e meraviglioso, diversamente diventerebbe un puro collezionismo quantitativo di contatti, come una ossessione ad accumulare, l’ ossessione da facebook andrebbe ad assecondare la falsa illusione di avere molti amici reali, lasciando spazio alla delusione.
Allora Laura, entra di più nella realtà, se la stessa non ti fa paura, perché a volte, diciamolo pure, preferiamo avere gli altri come piacciono a noi, solo fantasticandoli, invece sarebbe più opportuno avere così tanti contatti e tanti ancora, ma con tanta più qualità.
giorgio burdi
ContinuaDisturbi relazionali compulsivi
Le relazioni andrebbero consolidate non in una condizione di bisogno, ma paradossalmente quando il bisogno è stato appagato dal benessere di se.
” Disturbi relazionali compulsivi: “
L‘ultimo posto del corpo in cui una donna può perdere la propria verginità è l’ anulare sinistro. Ho sempre custodito la mia mano sinistra in attesa della persona giustacollezionando infiniti modelli di anelli ma tutti rigorosamente indossati sullealtre nove dita!
Senza volerlo a volte si collezionano cose e si collezionano persone, fidanzati riponendo in ognuno una grande attesa, perché poi noi siamo persone serie che ci crediamo e impegniamo al massimo, ma creiamo una piccola illusione che si sgretola difronte alla realtà ovvero che forse prima di incontrare l uomo giusto bisognerebbe capire se stesse !
Allora si fa una scorpacciata di relazioni e si affrontano viaggi e pezzi divita insieme, senza minimamente aver capito il significato della condivisione ma soprattutto del compromesso, sono ancora in attesa che qualcuno mi spieghi in cosa consiste questo tanto famigerato compromesso :
una negoziazione in cui si cede parte di sé per accogliere parte dell’ altro ? E se quel pezzo di sé ceduto ci manca, a tal punto da non voler neanche la parte migliore dell’ altro, che si fa ?
Si fa quello che faccio io da quando ho 20 anni, si cambia, si cambiainstancabilmente strada, ragazzo, direzione e si fa una scorpacciata compulsiva di fidanzati plausibili, alla ricerca del prototipo di uomo perfetto per essere un marito o un padre !
Ho 30 anni e credo di essere non più piccola e non abbastanza grande ma piena di pensieri confusi su ciò che aspetto, su ciò che voglio, o meglio saprei ciò che voglio, ma non so ciò che mi aspetta per ottenerlo !
Oggi penso di non credere più alla verginità del mio anulare, perché io sono una profana dell’amore !
Promesse e parole scorrono via insieme agli anni passati a interrogarmi sucosa non funzioni nella mia testa e nel mio cuore. Che la mia ricerca sia quella di godot ?
Tiziana
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Cara Tiziana
Il vero problema è esattamente quello di credere molto nella relazione, più di quanto possiamo credere in noi, tanto da dimenticare chi siamo, catturate dal fascino del mistero, offuscate dal bisogno d’ amore, posizionandoci lontane da noi e confondendoci con l’ altro.
E’ una sconfitta possedere questo immenso bisogno di essere Uno con l’ altro a tutti i costi, una carne ed un’ anima sola: come se questa esigenza nascondesse la debolezza della propria identità, che andrebbe supportata dall’ anima gemella, quasi al fine di farla diventare una “stampella” e a volte peggio, una “carrozzella” da diversamente abile. In effetti bisognerebbe capire se stessi.
Le relazioni andrebbero consolidate non in una condizione di bisogno, ma paradossalmente quando il bisogno è stato appagato dal benessere di se.
Una relazione per andar bene, dovrebbe nascere, proprio quando non la cerchi più o non ne senti più il bisogno, altrimenti l’ altro potrebbe diventare lo strumento del proprio aiuto o la propria cura.
Impariamo prima a conoscere e a curare noi stessi, ognuno per i fatti propri, eventualmente incontrandoci, ci piaceremmo probabilmente molto di più, esattamente proprio quando potremmo farne anche tranquillamente a meno.
giorgio burdi
ContinuaLe dipendenze sessuali e il Ciber Sex
Se mio marito telefona alle escort, alle chat line erotiche o vede molta pornografia, ha sintomi di diffusa dipendenza sessuale? La Psicologa qui a Roma o il sessuologo, rileva che forse è questione di depressione, o solitudine, o per il partner assente.
Mi risulta veramente difficile in poche righe dirvi grazie di cuore per quello che lei Prof. Burdi e voi compagni di viaggio avete fatto per me. La scoperta del presunto tradimento e dell’intrattenimento telefonico con le escort da parte di mio marito, è stato per me uno dei momenti più difficili della mia vita, in quel momento di forte crisi mi sono ritrovata a fronteggiare emozioni difficili, la delusione, la rabbia, la sfiducia, la depressione, il dolore è stato troppo grande per poterlo superare da sola.
Nel corso di quei mesi, quando mio marito ha cominciato quelle relazioni, nella mia vita si sono presentati circostanze particolari che mi hanno portata ad allontanarmi inconsapevolmente e involontariamente da mio marito, senza accorgermi però che mi stavo e gli stavo facendo del male.
Tutto però sembrava tra di noi andasse bene, invece ! Pensavo che lui avrebbe capito la situazione del momento, ma invece non è stato così. Non mi aspettavo quello che è successo. Davo tutto per scontato, ma purtroppo lui aveva preso un’altra direzione.
Dopo aver scoperto il tradimento, tantissime volte ho frugato nei ricordi, spostando pezzi dolorosi, macigni di delusioni, rabbia, tanta rabbia ci sono stati dei momenti in cui volevo spaccare il mondo… volevo gridare al mondo intero la mia disperazione… la mia delusione… il mio dolore… il mio grandissimo dolore.
Dopo il tradimento si hanno davanti due scelte, chiudere la relazione o tentare di recuperare, di dare un’altra possibilità alla persona che ama.Soltanto dopo qualche seduta da lei Prof. Burdi ho capito che dovevo studiare un po di più me stessa e dargli un’altra possibilità.
Di capire se da parte mia ci fossero state delle responsabilità e tentare di superare insieme questo problema.In queste circostanze è molto difficile, bisogna riflettere a lungo sulla strada che vogliamo intraprendere, per poi seguire la nostra strada senza guardarci indietro.
Ho cercato a piccoli passi di conquistare la serenità, con me stessa ma soprattutto con mio marito che intanto è entrato in psicoterapia, mi ci è voluto un pò di tempo. Grazie ai miei amici del gruppo analitico, ma soprattutto a lei Prof. Burdi, per la sua sempre disponibilità analitica e pratica, siete riusciti a farmi capire tantissime cose di me, come il mio essere a volte ossessiva, senza di voi il mio rapporto rischiava di naufragare.
Questa esperienza da lei mi ha insegnato tantissimo, dandomi la possibilità è il privilegio di capire e di cambiare tanto di me .La mia storia con mio marito è stata come un fiore coltivato, cresciuto e piano piano è appassito…..non è morto. Grazie al vostro aiuto, siamo riusciti a dare i nostri frutti.
Ed ora eccoci qua insieme nonostante il dolore passato per questa bruttissima storia, ci ritroviamo a correre attraverso un labirinto fatto di momenti, di ricordi, a ridarci come il nostro primo bacio, come se oggi fosse la nostra prima volta con l’esplosione impazzita del nostro amore ritrovato DA SEMPRE PER SEMPRE…
A tutti i miei amici di viaggio vorrei dire:guardate felicemente il vostro passato perché certi fattacci che ci accadono, hanno uno scopo, servono per poter migliorare, credeteci e rivivrete la gioia di tutte le mete che avete cià conquistato. Guardate felicemente al vostro futuro, guardando a tutte le mete che ancora potete raggiungere.
Ascoltate la vostra anima il vostro io, e sentirete che la sola, vera, straordinaria vita che vi appartiene attimo dopo attimo, la state vivendo nel qui e ora e fate di tutto per migliorarvi.
La terapia è stata per me percepire che il senso della vita è vivere il momento presente, il “qui ed ora”. La nostra vita è un dono presente.
Mi mancherete tantissimo, resterete sempre nel mio cuore, vi voglio bene.
Vittoria
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Cara Vittoria,il tuo percorso in analisi è giunto al termine, direi con un meraviglioso esito positivo, quindi attraverso questa lettera voglio esprimerti la mia gratitudine, poiché il dono che hai fatto al gruppo esprimendo tutta te stessa mi ha davvero illuminata, attraverso te ho visto ombre di me, ma anche meravigliose luci.
Ricordo la prima volta che ti ho incontrata nello Studio Burdi di Roma dello psicologo psicoterapeuta, eri nervosa e impensierita, ma pur sempre bella e affascinante. Mi sono chiesta quale potesse essere il tuo disagio, poiché tutto sommato avevo la sensazione che tu fossi una donna decisa e forte, ed infatti questa mia percezione si è rivelata esatta.
Quando ci siamo seduti e abbiamo ascoltato la tua storia, ho capito che la rabbia e la delusione, aveva trasformato questa tua forza di fondo che è pur sempre una virtù che ti caratterizza, in ostinazione cieca e distruttiva.
Avevi tutte le tue ragioni, la delusione per quel tradimento non completamente consumato, da parte di tuo marito ti tormentava e ossessionava, ti gettava nel dubbio e nello sconforto.Hai lottato tenacemente contro i nostri pareri, hai pianto, ti sei disperata e ostinata, ma dopo pian piano ti sei arresa al dolore, ed in quel momento è venuta fuori la tua straordinaria sensibilità.
Ricordi le mie parole: ” Fermati Vittoria, c’è un momento per lottare e un momento per arrendersi, non dare spazio all’ostinazione, comprendi anche il tuo essere ossessiva, indietreggiare non vuol dire smettere di lottare, usa questo tempo per ritrovare te stessa, lascia al tuo uomo lo spazio necessario per capire in psicoterapia i suoi veri desideri”.
Tutti noi del cerchio, della terapia di gruppo, abbiamo rappresentato quel contraddittorio necessario alla salvezza della tua storia d’amore. Quando ti sei arresa ho assistito ad un piccolo meraviglioso miracolo della psicoterapia di gruppo, poiché solo attraverso l’analisi e la tua intelligenza, il tuo mettere anche te stessa in discussione, hai potuto ricostruire la tua storia.
Pochi sono coloro che hanno la forza di ricostruire sulle macerie della delusione, ma tu si, perché hai saputo comprendere che tuo marito non era solo nel ruolo di marito, ma era un uomo in difficoltà.Vittoria, mi hai saputo trasmettere tanta forza, sei la mamma che avrei voluto avere e la sorella che se avessi avuto non mi avrebbe mai voltato le spalle, sei speciale e mi hai fatto sentire speciale.
Insieme, tu e tuo marito, avete saputo trasformare quel tradimento in una grande occasione per ricominciare più uniti di prima. Pensa se non ci fosse stato ?
La tua esperienza di vita mi ha resa più ricca, ho compreso che quando si subisce un tradimento lo sconforto è legittimo, ma lottare nella giusta direzione per ricostruire è un dovere verso se stessi, poiché in amore non ci sono traguardi da raggiungere, ma meravigliosi viaggi da intraprendere insieme.
Grazie di cuore, e Buon Inizio
Carla
ContinuaLE CONVINZIONI: Dogmi Pericolosi
Lo psicologo psicoterapeuta, in quanto studioso, rileva che le convinzioni non consentono di cambiare, emanciparsi, di vedere prospettive migliori. Molti pensano che esse diano certezze, ma molto spesso le sottraggono.
perchè non offrono prospettive per cambiare.
LE CONVINZIONI: PICCOLI MA GRANDI DOGMI PERSONALI
“Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità” scrive Friedrich Nietzsche. Eppure sembra che nessun essere umano riesca a farne a meno. In particolare, la cultura occidentale, a partire dal pensiero greco, ha eretto i cosiddetti “immutabili”, che non sono altro che forti e assolute verità, come le Idee platoniche, il Dio cristiano, la Ragion d’ essere.
L’umanità, sin da quando ha incominciato ad esercitare il pensiero, si è resa conto di trovarsi in balia di un mondo caotico e pieno di incertezze, in balia del nulla e dell’annullarsi di ogni cosa.“Io ero spaventato nel trovarmi in mezzo al nulla, un nulla, un nulla io medesimo. Io mi sentivo soffocare, considerando e sentendo che tutto è nulla, solido nulla” (Giacomo Leopardi).
Le convinzioni non agevolano i dictat, forme di assolutismo o di relazioni e comunicazioni simmetriche.
La diretta conseguenza di questo terrore è l’erezione di una verità Universale o semplicemente personale, una verità solida e certa capace di dare un senso alla vita umana o almeno capace di abbattere la paura dell’ignoto. “Pare un assurdo, eppure è esattamente vero, che, tutto il reale essendo un nulla, non v’è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le illusioni” (Giacomo Leopardi)
Per opera delle nostre ataviche generazionali insicurezze, diventiamo affamati di certezze e convinzioni. Vogliamo punti di riferimento, ed una volta acquisiti, ci avvinghiamo ad essi come fossero ancore e dogmi indiscutibili, che non si debbano più rivedere, nè tanto meno metere in discussione.
I processi educativi, i valori, gli stereotipi, i pregiudizi, le opinioni, gli stili di vita, il popolarismo, le sette, le politiche, le religioni, con le loro interpretazioni contestualizzanti, spesso sono figli del loro tempo e rappresentano le colonne portanti di tutte le nostre CONVINZIONI.
Con esse cresciamo, ci formiamo, interagiamo, ci intersechiamo, ci condizioniamo, modifichiamo il percorso della nostra esistenza, e solo al termine di essa ci rendiamo conto che avremmo potuto fare sicuramente anche a meno di tutto ciò, che, come un faro, ha rappresentato ed ha condizionato la nostra esistenza.
I “sacri dogmi” hanno cambiato nel tempo la loro connotazione, si pensi all’ atteggiamento delle nostre culture riguardo al tema della sessualità che risulta essere in un continuo divenire.
Ciascuno di noi, nel suo piccolo, ha bisogno di credere fortemente in qualcosa e si rifugia nelle sue convinzioni con tutte le forze che possiede.Le convinzioni, insieme ai valori e ai criteri, costituiscono una componente fondamentale e molte volte inutile della nostra vita. Esse costituiscono la certezza di una realtà e influenzano il punto di vista e l’ azione.
Molto spesso le convinzioni non sono generate esclusivamente da noi stessi, ma sono il frutto di una rielaborazione interna delle nostre esperienze e di ciò che ci circonda: amici, genitori, insegnanti e mass media.
Tuttavia le convinzioni non sempre sono potenzianti (cioè utili al raggiungimento delle nostre mete e soprattutto capaci di donarci benessere e serenità), e possono arrivare a costituire un serio limite alla realizzazione del nostro equilibrio e dei nostri bisogni, sino a divenire patologiche. Molte nevrosi o disfunzioni sessuali infatti vengono generate da complesse convinzioni dove le forme paranoidee raggiungono il massimo della loro espressione.
Cosa dire allora di chi, affetto da dismorfismo fobico corporeo, lamenta certe malformazioni o continue imperfezioni relative al proprio corpo? O ancora, di chi è fobico e teme il contatto (rupofobia)? O del socio fobico convinto che con gli altri non potrà mai essere tranquillo, temendo che possano sempre giudicarlo? O di chi soffre di attacchi di panico o di depressione dap, che dalla vita non si aspetta altro che la repressione e il soffocamento della propria vitalità? E cosa dire invece dell’ ipocondriaco convinto di avere sempre una malattia che non ha, se non quella esclusivamente psicogena? O della persona psicosomatica che scaricherà le tensioni su un qualche organo bersaglio.
Per non parlare di tutte quelle disfunzioni sessuali come il vaginismo, o l’ anorgasmia o l’ assenza o l’ attenuazione del desiderio sessuale, convinzioni per le quali si farebbe piacevolmente a meno di ricevere e vivere il piacere di sè. Che dire allora della disfunzione erettile psicogena che si confronta con la certezza di non aver potenza e forza, o della sindrome da eiaculazione precoce nella convinzione che tutto può essere vissuto e goduto solo in forma accelerata ed egoistica, in sintonia con un inconscia impostazione sociale dove tutto è migliore se è solo per sè, se è accelerato e rimpicciolito.
La psicoterapia ha il compito di modificare tali convinzioni, se non a volte di sostituirle o eliminarle, salvaguardando l’equilibrio olistico del soggetto.
Scopriamo allora che ogni forma di sindrome è fortemente legata a stabili irremovibili processi di convinzioni.
La convinzione inoltre di non essere adeguati o di non essere all’ altezza degli altri, se esasperata, può generare un stato di ansia tale da minare la vita sociale di un individuo. È per questo che, talora, dobbiamo essere in grado di mettere in discussione ciò in cui crediamo, magari grazie all’ aiuto e al confronto di un esperto psicologo psicoterapeuta o psicanalista o di uno psichiatra studioso di certi meccanismi mentali.
Bisogna cioè essere in grado di riconoscere un pensiero negativo e di estirparlo, magari sostituendolo con un’altra convinzione, più sana, e che ci permetta di convogliare le nostre energie nella realizzazione del nostro benessere.
Il lavoro analitico o di psicoterapia ha esattamente il compito di rivedere l’ assetto delle convinzioni del soggetto, aiutandolo a modificarle o addirittura a sostituirle o ad annullarle.
Siamo davvero convinti che un assetto di convinzioni serva davvero per vivere meglio ed aiuti realmente il soggetto nella ricerca della propria stabilità e del proprio benessere?
Non è forse vero che un valido addetto ai lavori, qual è uno psicologo psicoterapeuta, per portare a termine una cura, debba essere in grado di spogliarsi di tante sue convinzioni ?
Allora sono davvero indispensabili le convinzioni o vanno trattate nel relativo ?
giorgio burdi
ContinuaLettera dall’ amante alla moglie di lui
Risposta alla newsletter: lettera all’ ex amante di mio marito. “Ricordiamo a lungo chi abbiamo amato, meno a lungo chi ci ha amato” (di Gesualdo Bufalino)
Ciao Cara. Io sono l’amante.
Non quella di tuo marito, ma l’amante di un altro. Anzi scusa, non chiamarmi amante, chiamami “seconda”, oppure diciamo che sono quella che si è sostituita a te. Perchè non sono venuta per caso. Ma forse sono venuta anche grazie a te perché, tuo malgrado, lo hai voluto anche tu.
Grazie alla tua distrazione, al tuo affaccendarti, giusto o sbagliato che sia stato, o al tuo egoismo. Non sono stata io ad aver cercato una serie di emozioni o una avventura. Sei stata tu a non esserti curata di ciò che avevi, hai dato per certe molte cose e non l’ hai “ascoltato” .
Mi domando perché non lo hai fatto, perché hai permesso che impelagasse me o mi impelagassi in ciò. Perché non credo che lui non ti abbia dato dei segnali. Così come tu hai sicuramente dato dei segnali a lui, allo stesso modo io ne ho colti tanti. Oltre ai miei problemi, ti sei aggiunta tu.
Un’avventura, una storia, non nasce mai per caso. Ed io non sono un caso. Credo di essere molto più di un caso. Credo di essere stata “voluta”, ed io ho preso ciò che stavo cercando, certamente non avrei mai desiderato un uomo apparentemente disimpegnato, tanto meno con figli, ma è andata così, molte cose non si possono premeditare. E’ certo che tutto viene mosso dal folle motore del bisogno di emozioni, di affetto, dalla profonda solitudine e dal bisogno di essere amati.
Ho le mie colpe, certo. Ho toccato un campo minato, è vero. Un campo di dolore dove tutti, nessuno escluso fra di noi ha sofferto. Un campo minato che crea un vortice che spazza via ogni conformismo e consuetudine. Ti sbatte di fronte ad un dolore cupo. E ci sono caduta in pieno. Completamente travolta. Uno strazio.
Tu dici che io non ho mai costruito niente. Tu dici che io non ho avuto rispetto dei tuoi figli.Forse però tu hai solo costruito una “favola”, dove i tuoi figli sono o erano esclusivamente la ragione del tuo esistere .
Ebbene, la favola forse ce la avevi nella tua mente, non nella tua coppia. Ed i tuoi figli sono il frutto di un amore, indipendente da me e da lui. I figli sono da amare e rassicurare. Non una catena dell’ unione.
Io invece ho solo costruito un ideale: la complicità in un rapporto. Perchè la comunicazione fisica e verbale è importante, secondo me. Ma è un ideale, il mio; discutibile, certo. Solo che non ho incontrato ancora l’uomo giusto, a parte tuo marito, eh, oops, la combinazione ha voluto che lui abbia trovato me per scappare e poi ritrovare te…
E se poi vuoi saperlo, sono figlia di una coppia “scoppiata” che dice di essere rimasta unita per me, per i figli e che invece mi ha resa infelice e insicura. Perchè la catena della famiglia unita deve “coinvolgere” le aspettative di tutti i componenti. Non “rispondere” al conformismo degli altri, altrimenti gli altri cosa dovrebbero dire? Un modo come tanti per distruggere e condizionare mente e cuore.
Quindi ancora mi chiedi o mi accusi del perché l’abbia fatto??? Perché invece non ti chiedi perchè è successo? Se stare con qualcuno per un “contratto” o per i figli, finisce con il consumarti dentro o toglierti l’aria, forse non è una bella “favola” .Perché se uno sta bene dov’è e con chi è, non ha bisogno di andare a cercare altro. O di cercare me . Ti do un consiglio: non scaricare su di me colpe di cui sei responsabile anche tu. A nessuno sembra, ma è solo questa la verità.
Il tuo matrimonio è nato quando voi credevate di essere arrivati , invece era l’inizio di un altro percorso. E non è colpa mia se lui ad un certo punto ha preso un bivio o si é rinsavito. Non è nemmeno colpa sua, nè colpa tua, ma a volte nella vita ci sono dei passaggi obbligati, quasi come delle verifiche dell’ autenticità delle cose che abbiamo o che pensiamo di aver costruito.
Ma non mi sento per questo una eletta verificatrice o dispensatrice di sofferenze, anzi quelle sono tutte le mie, non solo le tue, anche se ognuno pensa solo alle proprie.
Così come il matrimonio, alla partenza: stesso sogno, stessi bisogni e ideali. Così il bivio è l’arrivo ed ha evidenziato che qualcosa era cambiato o stava cambiando. Già prima di me. Non per me. Solo che a questo cambiamento non ci si era abituati. Alla monotonia invece sì.
Era il segnale che nel percorso che avevate intrapreso insieme anni prima, non stavate più andando nella stessa direzione anni dopo. Mentre io, passavo da quel bivio nello stesso istante suo, convinta che al mio posto ci sarebbe potuta essere sicuramente un’altra, forse diversa da me, ma comunque un’altra. Tu dove eri ? Punto.
E sono d’ accordo che andare a caccia di emozioni lascia dentro di sè tanto vuoto. Ma se vai a caccia di emozioni significa che quello che hai non ti emoziona più.
Ed è questo il vuoto. Ed è proprio quando lo capisci che ti “svegli”, non c’è nessuno e sei sola, e comunque non è un piacevole risveglio… Perchè scopri che le fondamenta di quello che credevi “assoluto”, invece di svilupparsi verso l’alto e di crescere, sono precipitate verso il basso o rimaste là dove erano. Ognuno per conto proprio. Ossia a prima della data del fatidico “si”. E poi ti risvegli.
Mi chiedi se un giorno imparerò ad amare? Veramente scusami ma credo di saper amare già. Al punto di lasciarlo andare e ritornare da te e al punto di ringraziarlo delle emozioni che mi ha dato. Questo è amore, sì. Amore, ma non amore per me. Che sono travolta e impotente. In conflitto con me stessa per quello che voglio e che non posso avere.
Perchè la differenza tra me e te è esattamente questa: io non metto catene.Non uso i figli come ricatto.Non dò la colpa agli altri per quello che io non ho saputo evitare e di cui ciecamente sono responsabile anche io.Tu invece forse saresti anche tutto questo.
E vuoi sapere una cosa ??? Io soffro da cani. E di questa mia sofferenza dovresti ringraziarmi.Perchè un uomo che non ti lascia per non farti soffrire, o ti ama per davvero o lo fa per non far soffrire la famiglia .
Mi auguro che lui oggi ami la persona giusta, ma io lo invito ad amare sempre più se stesso, così come faceva con me.
Io e lui saremmo i colpevoli agli occhi del conformismo. Siamo gli egoisti. Tu invece quella che ha sofferto. E pur essendo anche la causa di tutto questo non sarai mai additata per quello che è successo.
E grazie a questa ipocrisia rimarrà solo rabbia.E ti assicuro che in confronto alla rabbia che provi tu, la mia è devastante, ma saprò vivere e andrò avanti, non so tu.
Sappi solo che sei fortunata: lui è tornato da te.Hai una grande occasione, non capita sempre.E allora sfruttala! Questa è l’unica vittoria che hai su di me.E forse un giorno invece di odiarmi, mi ringrazierai.
Buon risveglio moglie!E addio.
L’amante
ContinuaRagione o Sentimento ?
Psicologo, mediatore famigliare, psicoterapeuta e il dilemma di ricucire l’ affettività del legame, alla logica della separazione, in una coppia con un problema di tradimento.
Un tradimento che mi cambia la vita
Ho iniziato la mia esperienza psicoanalitica già prima di venire a conoscenza del tradimento, quasi prefigurando l’arrivo di un pericolo. Sono andata qui a Roma dallo psicologo, il Dott. Burdi, dopo che il mio ragazzo, con cui stavo da diversi anni, mi ha lasciata senza alcuna ragione per me allora significativa, appellandosi a quella nostra diversità che aveva fino ad allora rappresentato una nostra ricchezza, appellandosi alla mia freddezza, che pure mi aveva sempre caratterizzata.
La mia reazione è stata più atroce del previsto: un giorno intero a fissare il vuoto, senso di spaesamento; giorni passati a piangere o all’insegna dell’iperattività per soffocare il dolore. Mi sentivo come preda di una droga, completamente assente e stordita.
In seguito, le cose sono andate meglio e ci siamo riavvicinati, tanto che stavo arrivando a credere stupidamente (dico ora) di non aver bisogno dell’aiuto di uno psicoterapeuta (e questo solo dopo il primo incontro), quasi che il mio malessere fosse legato solo alle circostanze e che non avessi bisogno di scoprire cosa in me poteva anche aver prodotto quegli eventi.
Infatti, le cose non accadono mai per caso! A volte sono gli eventi stessi che t’impongono di rivedere te stessa, il tuo stile di vita, la lista delle tue priorità e non sempre qualcosa di brutto è veramente tale.
A volte la vita, che è ricca di sorprese, ci sorprende anche nelle avversità e può trasformare l’episodio più luttuoso che ti sia mai accaduto in un’importante occasione di crescita, di cambiamento e di conoscenza di se stessi.
Se la mia vita mi ha condotto dal Dott. Burdi, l’ha fatto per farmi capire che dovevo essere io a fare qualcosa:
io avevo le capacità per cambiare, bastava solo volerlo e non demordere. È così che ho superato ciò che ben presto il mio ragazzo mi ha confessato: il tradimento.
All’inizio non riuscivo neanche a pronunciare questa parola, quasi che il tradimento fosse una macchia, una vergogna subìta e patita, la profonda ingiustizia che si consuma alle nostre spalle e di cui si è totalmente vittima.
Tuttavia, grazie al percorso analitico, ben presto ho capito che non è stato così. Innanzitutto, perché, nel mio caso il mio inconscio sospettava, ma la ragione faceva dileguare quei sospetti. Di fatti il mio problema era proprio quello: quel dominio incontrastato della ragione che impediva di ascoltare me stessa, il mio io, i miei bisogni e di accorgermi di quanto accadeva immediatamente intorno a me.
Eppure la ragione sempre vigile sospettava, ma troppo assuefatta a basarsi su dati oggettivi e non su presentimenti ed intuizioni non era disposta a cedere, non credeva possibile l’impossibile. Eppure l’emotività stessa non dava credito alla ragione. Infatti, la mia reazione di fronte alla confessione del mio ragazzo non è stata certo di stupore e anzi in prima istanza ho cercato di consolarlo vedendolo in lacrime di fronte a me come un bambino. È stato solo in un secondo momento che ho pensato a me stessa e alla gravità di quanto era accaduto: stava esplodendo una forte rabbia.
Ecco che solo difronte ad una confessione palese e ad un’ingiustizia altrettanto palese, la ragione cede. Eppure non smette di farsi ostinata, per il duro attacco subito e non è disposta a riconoscersi alcuna colpa. Si, perché quando si è traditi non si crede che la colpa possa essere equamente distribuita e che le ragioni dell’altro, per quanto traditore, possano avere lo stesso valore delle proprie.
Superare un tradimento per me è stato aver generato un cortocircuito della ragione, che con il tempo sta imparando a fidarsi più dell’istinto e dell’emotività. Superare un tradimento ha significato per me credere che l’impossibile fosse possibile, ma anche imparare a realizzare l’impossibile.
Ho imparato che non è un male smettere di pensare e di fidarsi totalmente di quella ragione che segue ciò che ‘si deve fare’, che non è un reato dire qualche no in più per seguire ciò che ‘si vuole fare’. Inoltre, se è a rischio la storia più importante della tua vita, quella in cui più credi, solo perché i tuoi doveri hanno il primo posto nella scala delle tue priorità, forse ‘ ti meriti ‘ un tradimento, perché ti auto condanni all’infelicità.
Ho imparato, infine, che la felicità per me è realizzare ciò che sembra impossibile e trasformarlo in qualcosa di ordinario e possibile: cedere al volere per me era impossibile, ma ora cerco di farlo diventare possibile ed ordinario.
Ringrazio tutti ed un ringraziamento speciale al dott. Burdi che con l’ analisi e con piccole regole mi ha fatto credere all’ ‘ impossibile ‘ .
Con affetto, Fiorella
ContinuaLa Donna Dongiovanni
Il sessuologo spesso, come lo psicologo, qui a Roma come in altre città d’ Italia, si trovano a curare disfunzioni sessuali maschili come quella erettile , l’ anorgasmia o l’ eiaculazione precoce, in soggetti che di
organico non hanno nulla, ma solo cause psicogene, derivanti spesso dagli effetti della sensazione della ” supremazia ” femminile .
QUANDO LA DONNA E’ UNA “DONGIOVANNI ”
Benché nel mondo occidentale le battaglie per l’emancipazione della donna abbiano avuto inizio da quasi un secolo, questo processo (che pure ha portato a notevolissimi successi) sembra ancora lontano dall’esser completato.
Troppo radicata negli uomini e nella società in generale è, infatti, la convinzione che la donna non debba e non possa avere realmente le stesse opportunità di cui godono gli uomini.
Nonostante la donna rivendichi continuamente la propria indipendenza e la possibilità di godere di pari opportunità, è evidente che non riesca a liberarsi completamente dalle convenzioni sociali che la vorrebbero un’eterna bambina pura, ingenua, il sesso debole, bisognosa della guida dell’uomo.
A questo proposito è facile notare che le donne capaci di godere appieno della propria libertà e quindi anche della propria sessualità non solo sono poche ma sono anche bersagli di facili critiche e di disprezzo tale che ad oggi vengono definite ancora delle poco di buono.
Epiteti come “troia” o “puttana” e “zoccola”, fioriscono sulle bocche dei maschietti ogni qualvolta essi si trovino difronte ad una donna che è viva alla pari della vitalità di un maschio, e viva in maniera disinibita la propria vita sessuale.
Ciò che nel maschio verrebbe considerato come un atteggiamento dovuto nei confronti della sua sessualità, che verrebbe pretesa ed agita dallo stesso, nella donna, in molti centri urbani invece, risulta essere legata agli stereotipi della caverna: la sessualità deve viverla pensarla e considerarla con molta titubanza e valore discrezionale.
Per contro alcuni sessuologi e psicologi clinici qui della scuola di Roma e provincia, ammettono che la potenzialità sessuale di una donna, il suo potere e la sua pulsione sessuale vitale, risulterebbe notevolmente superiore a quella dell’uomo. lo riscontrerebbero il notevole numero di orgasmi che la stessa potrebbe raggiungere, rispetto a quelli dell’ uomo.
In tal senso la donna è realmente più potente dell’uomo. Questa verità dal punto di vista psicogeno, spiazza e metterebbe disagio psicologico nell’ uomo.
Lasciando da parte facili moralismi o giudizi che potrebbero o meno condividere un tale comportamento da parte del gentil sesso, bisogna ricordare che per secoli gli uomini hanno esercitato appieno il diritto di vivere numerose relazioni occasionali meritandosi al più la definizione tutt’altro che offensiva di donnaioli o dongiovanni.
A questo punto la domanda sorge spontanea: la facilità con cui le donne vengono etichettate come meretrici nasce realmente dal disprezzo (spesso immotivato) o forse le sue origini sono più profonde?
Si sa, purtroppo, che uno dei grandi motori dell’animo umano è la paura .
Ed ecco che i nostri cari maschietti dovendo sottomettersi e conformarsi ad un modello di uomo
(il tipico macho che non deve chiedere mai, come ricordava il famoso dopobarba denim, rappresentativo di una certa sottocultura e tendenza d’ epoca)
che la società propina loro, li pone di fronte a donne disinibite, decise, sicure di se ed esperte,
da far sopraffare, i poveri maschietti, dalla paura o dall’ ansia della prestazione sessuale, di non essere all’ altezza della situazione e di essere malgiudicati, come se fossero in un concorso di esami sessuali.
Questa paura può diventare spesso ossessiva, generando disfunzioni sessuali quali anche l’ assenza o l’ attenuazione del desiderio sessuale , oggi sempre più diffuso.
A questo punto la relazione tra l’ uomo e la donna non viene più vissuta come una bella piacevole paritaria relazione, ma come la paura per il confronto e per l’ emancipazione, come una forma di competizione da sostenimento di un esame, relazione paritaria che metterebbe in crisi quegli stereotipi atavici e generazionali antichissimi della sottocultura maschile riguardo alla sessualità.
Fortunatamente i tempi stanno cambiando, e la donna prende sempre di più il suo giusto posto, finalmente recupera sempre di più la sua pulsione alla vita.
D’altronde, per nostra somma fortuna, come avremmo mai potuto rinunciare ad una siffatta energia, che per tanti secoli, per comodità di un maschilismo imperante e dilagante, è rimasta inutilmente inespressa e repressa ?
Quante risorse ed energie e per quanto tempo mai utilizzate.
La relazione Uomo Donna, andrebbe vissuta in modo complementare e non simmetrico-competitivo da permettere di rilassarsi e di godere le diversità fantasiose e creative delle due Uniche e Assolute Opportunità dell’ esistenza, rispetto alla ” ubris ” greca – la tracotanza – riduzionista maschilista, impoverito all’ unicità di maschio primato mammifero dominante.
Le diverse sindromi sessuali maschili quali, la disfunzione erettile, l’ anorgasmia, l’ eiaculazione precoce o ritardata, l’ assenza o l’ attenuazione del desiderio sessuale, hanno alla base questa natura psicogena della ” Donna Dongiovanni “.
E allora che dire? Ragazzi siate più buoni con le donne, ma anche con voi stessi, perché il gentil sesso, pur non lasciandosi sottomettere, non ha alcuna intenzione di schiacciarvi e nessun interesse nel giudicarvi, vuole solo godersi la vita e la libertà con voi e come voi, nel rispetto reciproco della propria e della magnifica diversità.
giorgio burdi
laura g.
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