QUANDO IL LUTTO DURA TROPPO
perchè la perdita è troppo grande per essere elaborata.
“Quando la sua mancanza non mi strazierà più l’anima? Quando il rumore del vuoto che mi ha lasciato dentro sarà meno assordante? Quando la sua voce e l’espressione del suo sguardo non saranno più un marchio indelebile nella mia mente ogni volta che chiudo gli occhi? Come sarebbe la mia vita se lui fosse ancora nella mia? Chi mi proteggerà, consiglierà, condurrà…nella vita? Chi mai potrà più donarmi amore e protezione viscerale, pura, leale, senza nulla pretendere in cambio?”Vissuti di dolore, disperazione, rabbia sono emozioni normali e funzionali affichè si inneschi quello che Sigmund Freud definiva “il lavoro mentale del lutto” , fondamentale per elaborare una grave perdita. La persona colpita attraversa quattro fasi: dall’incredulità alla rabbia, alla tristezza e infine all’accettazione. La persona in lutto inizialmente può manifestare, pianto, tristezza, insonnia, inappetenza, dolori gastrici, tachicardia. Il pensiero è incentrato sulla perdita. Possono essere presenti sensi di colpa soprattutto in caso di morte improvvisa.Allucinazioni visive, uditive e tattili, si possono presentare nei primi tempi del lutto: la persona colpita può avere l’impressione di vedere il defunto, di sentirsi chiamare, di avvertirne la “presenza”. Questi fenomeni sono frequenti e non devono allarmare quando si verificano poco dopo la perdita, se però questo quadro persiste per più di sei mesi si parla di lutto complicato: se non si riesce a tornare alle consuete occupazioni, se il ricordo del defunto è dominante e impedisce qualunque forma di vita sociale, se l’umore è costantemente depresso è bene contattare uno psicologo. La negazione del lutto, come nel caso di una persona che riprende immediatamente le proprie attività e si mostra emotivamente distaccata, rappresenta una seconda forma di reazione non adattiva al lutto, che a distanza di mesi può scaturire in ansia, aggressività o depressione dell’umore. L’elaborazione, soprattutto quando si parla di perdita è fondamentale per la ripresa del proprio equilibrio psichico.Dr.ssa Grasso Alessandra- Psicologa Clinica.
ContinuaLe parole che fanno la mia storia
La parola edifica, progetta, distrugge, forma. Quale responsabilità usare e saper usare le parole dappertutto, specie quando si riceve l’ educazione o la si da.
Le parole che fanno la mia storia : a Te che leggi, quali sono le tue ?
E’ proprio vero quando si dice che una parola, il logos, può far male più di 100 schiaffi. La parola edifica, progetta, distrugge, forma. Quale responsabilità usare e saper usare le parole dappertutto, specie quando si riceve l’ educazione o la si da.
Infatti ripercorrendo a ritroso i miei 35 anni nell’intento di trovare un origine ai miei malesseri, ancora attuali e presenti in me, tutto riconduce ad una parola che mio padre , sin dai primi anni di età, spesso mi rinfacciava, quando il compitino assegnatomi non lo avevo svolto nel migliore dei modi o almeno lui cosi reputava, la parola era ” RIMBAMBITO” .
una parola che ad un certo punto temevo come si teme una catastrofe, poiché se lui la pronunciava nei miei confronti era per confermare la mia totale inadeguatezza nell’ aver svolto qualcosa, quindi sottolineava le mie inefficienze, le mie incapacità.
Nel corso del tempo e degli anni che passavano, ciò mi ha fatto sentire un inetto in qualsiasi situazione io dovessi affrontare.
Mi sentivo paralizzato e incapace di svolgere una qualsivoglia attività, come anche intavolare un discorso con un interlocutore qualunque, men che meno con una ragazza.
Il senso del dovere e dell’obbedienza totale inculcatemi, hanno fatto il resto, cioè ero del tutto incapace di controbattere l’autorità di mio padre anche se ero convinto che lui sbagliava ed io ero nella ragione più totale.
Accettavo supinamente il rimprovero, che sedimentava ed accresceva col tempo nel mio animo la conferma al mio senso di totale inadeguatezza.
erano praticamente annullate le mie forze di reazione ed ho sempre più sviluppato questa apatia al conflitto e all’azione, rifuggendo sempre da vie laterali di fuga molto più comode ed apparentemente indolori.
Ogni tipo di rimprovero io ricevessi da chicchessia, era ormai una conferma a quel RIMBAMBITO affibbiatomi da bambino, e me ne sono sempre più convinto di esserlo per davvero.
Ogni momento della mia vita è stato così caratterizzato da una paura nell’affrontare gli eventi, nell’espormi più di tanto e nel rischiare qualcosina.
Adesso più che mai, con la psicoterapia sono fermamente convinto di essere nel posto giusto per risolvere questi intimi nodi che accorciano la mia forza di reazione.
Sciogliendo con la psicologa, un nodo per volta sono certo raggiungerò presto il benessere che mi consentirà una qualità di vita di alto livello.
Michelangelo
ContinuaUna figlia che non c’è…
La famiglia: un’ agenzia di servizi, ci si ama ma nessuno lo sa, non si parla più, sovrana l’imbarazzo le sofferenze e silenzio, impera solo il senso del sacrificio e poi di ribellione.
Mamma, Papà, la mia lettera non vuole essere una lettera di scuse perché in parte non ce ne sono scuse per il mio comportamento come figlia.
Mi sento come se avessi abbandonato la nave. credo di provare il sentimento di SCORAMENTO nel suo significato più puro.
E me ne dispiace. Mi dispiace di non riuscire ad essere una persona forte, determinata, felice.
Vorrei aiutarvi, parlare, organizzare. Ma non ce la faccio. Da una parte mi sento una grandissima stronza, dall’altra invece ce l’ho con voi perchè credo che anche voi abbiate delle responsabilità per come si vive in questa famiglia.
Io vedo tutto quello che avete fatto per voi e per noi figlie: tu, papà, sei un lavoratore instancabile, una persona precisa, tutta d’un pezzo. Che vuole fare tutto da solo, che non chiede mai aiuto a nessuno…
Bhè, forse avresti dovuto farlo, io capisco tutto, davvero: non so come avete fatto a vivere una vita come la nostra con un figlio con un HANDICAP come quello di Gianni, che , se da una parte è una fortuna non essere anche mentale dall’altra l’ha reso cosciente e disperato del fatto che non potrà mai vivere una vita “normale”.
In questa società spietata anche con chi in teoria ha tutte le carte in regola per essere “normale”. Avete tutta la mia ammirazione.
Ho in mente infiniti flash della nostra vita passata. Papà, dalle scarpette nere di plastica che raccogliemmo io e te al Colosseo una mattina di Domenica (avrò avuto 8 anni?) a tutte le uscite fatte a funghi, ai viaggi, tu e mamma con tanto coraggio per affrontare la vita di tutti i giorni.
Con tutti i problemi che ci stavano. Sempre col sorriso. I giochi sul letto. Io e Diana che facevamo i pescetti e tu che ci “condivi” per poi mangiarci di baci.
Le volte che mi dicevi: “Scusa se non ti seguiamo tanto, ma tu sei brava, te la sai cavare da sola…” . Io ho sempre avuto il terrore di esservi di peso. Ho cercato sempre di sbrigarmela da sola, ma a questo punto ho paura di aver combinato solo un macello.
Il risultato di tutto è questo: a 25 anni sono una persona infelice, che non sa stare sola, angosciata del domani, insofferente, spaventata alla sola idea di avere figli.
un domani per non avere responsabilità, e in questo rientra anche l’angoscia di dover gestire un domani una fratello come Gianni che voi avete sempre aiutato anche a preparare la borsa o ad aprire la bustina del thè.
So che la colpa è di base mia, ma credo che anche voi avreste dovuto aiutarVi in qualche cosa, così che di riflesso noi tutti saremmo stati meglio. La mia vita sociale ne comincia a risentire. Sono angosciata. Vorrei vivere la vita e invece mi sembra di subirla.
Dentro casa mi sento frustrata, risento del fatto che voi non uscite mai, che mamma, credo tu sia una persona piegata dal peso di anni e anni di sofferenza mai espressa, con malattie psicosomatiche che si sono auto-provocate da questa condizione di sofferenza.
Sei una mamma amorevole ma troppo concentrata sulla sofferenza e a casa nostra il senso di colpa è l’ospite d’onore. Da sempre. Anche il “pare brutto” fa parte di noi.
Papà, io credo che tu sia una persona ottusa. Noi non ci siamo mai, nessuno di noi si è mai sentito dire “bravo, sono fiero di te” , probabilmente vi facciamo schifo…non lo so.
Io voglio essere felice. Mi sono stancata di vivere male. Se sto male così, appena succede qualcosa di peggio ho paura del crollo totale e non ci voglio arrivare.
Mi sto facendo aiutare, ho contattato uno psicoterapeuta e ho cominciato a fare analisi. Sono molto fiduciosa perché voglio migliorare. Credo che l’analisi fatta da parte di uno psicologo assolutamente competente, faccia bene a tutti. Questo dottore mi ha diagnosticato una depressione di anni.
Voglio smettere di provare questo senso di sofferenza e rabbia perenne. In fondo non me lo merito. Nemmeno voi lo meritate. Non riesco più a parlare perché non so più da che parte cominciare, semplicemente.
Sono stanca di questa vita sacrificata, del lavoro che non paga, delle ingiustizie… e di non avere la forza di combattere niente. Spero vada tutto bene, spero meglio.
Però io vi voglio bene.
Rossana
Con un pezzo di naso in meno sarei perfetto
“Se il tuo naso ti ha rotto i coglioni, a me ha dato invece tante emozioni” . Un caso di dismorfismo fobico molto diffuso.
Caro Max, amico mio, ricordo come se fosse ieri il primo giorno in cui ho alzato lo sguardo e ho incontrato il tuo nasino perfetto sul tuo viso.
La domanda è nata spontanea: “Ma dove è finito l’altro pezzo di te ?”. Il tuo naso se pur perfetto destava in me una nota di stonatura, spero tu non me ne voglia per questo, ma la perfezione non ha mai esercitato alcun fascino su di me.
Solo dopo, conoscendoti ho capito dai racconti della tua vita, che la tua scelta, di migliorare “secondo te” il tuo aspetto fisico, era dettata dalla sofferenza e dalla rabbia e non dalla vanità.
Ma vedi amico mio, ad ogni seduta di psicoterapia, a tua insaputa, è iniziata la mia ricerca del tuo naso invisibile, il tuo meraviglioso vecchio naso.
Ad ogni incontro col Dott. Burdi ne intravedevo un pezzettino. Ribelle, ostinato, meraviglioso, lui era li presente a ricordare ai pochi eletti che potevano vederlo, che lui, malgrado tu lo rinnegassi, non ti aveva mai abbandonato. Se il tuo naso ti aveva rotto i coglioni a me ha dato tante emozioni.
Ad ogni tuo racconto della tua vita ne intravedevo furtivamente un pezzettino, che è vero non c’era più, ma si intravedeva ancora tutta la sua rabbia.
Il pezzettino non c’era più, ma la sua rabbia c’era ancora tutta e parlava al suo posto e che non sarebbe mai andata via, così come è successo, se non solo durante la psicoterapia.
Nel tuo sguardo timido ma a tratti spavaldo, vedevo un pezzettino del tuo ingombrante naso, nella tua cultura d’artista vedevo un pezzettino del tuo naso, nella tua sofferenza per una adolescenza mai vissuta vedevo un pezzettino del tuo naso, nelle tue convinzioni, a volte troppo ostinate per me, vedevo un pezzettino del tuo naso, nella tua ricerca ossessiva della perfezione, vedevo un pezzettino del tuo naso.
Malgrado la tua ostinazione nel volerlo cancellare, lui era li, fermo e deciso a non abbandonarti, a ricordare negli occhi di chi come me ti osservava con meraviglia, che infondo lui era stato la tua forza, la forza che ti aveva permesso di renderti una persona meravigliosa incazzata e lottatrice.
Lo so, non tutti possono vedere il tuo naso invisibile, ma ne possiamo vedere uno in noi, ed io ne ne sono felice, poiché ogni qualvolta ho incontrato un pezzettino del tuo vecchio naso, ho incontrato un pezzettino di me, dei miei difetti e delle mie forze.
Mi manchi meraviglioso naso invisibile, ma non temere, io ti porterò per sempre nel mio cuore, è giusto che le nostre strade si dividano, non prima però di averti detto, che ogni qualvolta io a tua insaputa ti ho incontrato per me è stato un vero onore.
Sarà che la bellezza è negli occhi di chi guarda, ma a questo punto poco importa, quello che per me conta è la meravigliosa emozione che mi hai regalato.
Comprendo sulla mia pelle e attraverso di te ed altri, che ciò percepiamo come brutto e imperfetto, in realtà non è sempre la verità assoluta.
Questo tema lo ritrovo sempre presente in me e in tanti . Certo ci sono dei canoni che spesso il mondo ci impone a nostra insaputa e ci fa da centrifuga tanto da cambiare la nostra vita e la nostra percezione, fino a farci arrivare a scelte drastiche, come “RIFARCI”, quando forse non sarebbe necessario, o forse si.
Ma in realtà forse non si è avuta la fortuna di incontrare qualcuno che invece ha amato i nostri difetti, e ci ha guardato con gli occhi della meraviglia, fino a renderci meravigliosi da guardare poi noi stessi con occhi più giusti, come fa lo psicologo, orientati a noi e non ai canoni sociali centrifugati.
Una amica che con grande stima ti porterà per sempre nel cuore.
Enza
EVENTI | Nasce www.sessuologoclinico.com – Studio BURDI – per la Capitale e la Puglia
Lanciato online, nel web, il nuovo network di sessuologia clinica, la risposta del sessuologo psicologo e psicoterapeuta, ai quesiti sul solo tema della sessualità.
Lanciato online, nel web, il nuovo network di sessuologia clinica: la risposta del sessuologo e dello psicologo e psicoterapeuta ai quesiti sul solo tema della sessualità.
Ieri 12 ottobre 2012 alle ore 12,47 è stato lanciato online il nuovo portale scientifico, dedicato in modo esclusivo, al tema della sessualità clinica e non.
Una grafica del tutto accattivante e rinnovata rispetto ai precedenti portalii clinici in tema di psicologia e di psicoterapia, www.burdi.it interamente dedicato alla realtà pugliese sulla cultura psicoterapica e www.psicologo-psicoterapeuta-roma.com interamente dedicato alle stesse tematiche, rondomizzate su Roma Capitale e sul Lazio, con contenuti completamente diversificati.
Il network, completamente scritto in php 5, ultima generazione della programmazione dei siti web, per soddisfare le più svariate tecnologie di accesso ad internet.
I Contenuti del sito sono stati completamente selezionati secondo lo stile dell’ Editoriale Scientifica dello Studio BURDI, sulla base di quelle problematiche sessuali prodotte da un attuale tessuto etico economico sociale, dando rilevanza agli interventi attraverso la “sex therapy” come modalità di recupero del singolo , della coppia e della famiglia, nel tentativo di partecipare culturalmente ad una autoriconfigurazione sociale migliorativa, per una società in continua evoluzione e che sollecita emancipazione in tema di sessualità .
Particolare attenzione viene posta ai processi educativi e ai fattori di inibizione ed di imbarazzo sessuale famigliare, o al contrario alle condizioni estremizzate dalle posizioni no limits, che fanno della sessualità e del suo soggetto, il suo tragico o fluido destino
Si invitano i lettori a rendere ricco questo portale attraverso l’ invio di racconti relativi alle proprie esperienze di vita, con critiche e commenti , si chiede di porre tutta una serie di quesiti oggetto sulla sessualità, ai quali si vorrebbe poter ricevere una risposta.
Si ringraziano, Francesca Sanó, Alessia Potere, Angela Palumbo, Alessandra Grasso e Marco Loprieno per il Seo Direct e tutti gli Amici specialisti e non, per la loro collaborazione ed il loro pratico sostegno e per la pazienza nell’ elaborare i contenuti selezionati, per gli argomenti prodotti “a porte aperte” e per la scelta dei pattern comunicativi adeguati adoperati, per un tema di così grande importanza quale è quella della sessualità .
giorgio burdi
Direttore Scientifico di
www.sessuologoclinico.com
Evento: Orientamento sessuale e identità di genere
Tavola Rotonda
Eventi:
Il 10 ottobre 2012 psicologi, psicologhe, psicoterapeuti e psichiatri della città di Bari e provincia, si incontreranno presso lo studio Burdi per partecipare alla giornata di studio su: “L’orientamento sessuale ed identita ‘ di genere: implicazioni psicologiche’.
La tavola rotonda è composta da psicolgi,psicologhe, psicoterapeuti e psichiatri che affronteranno le seguenti tematiche:
– Identita’ di genere e orientamento sessuale: componenti biologiche,psicologiche e socioculturali. Inquadramento diagnostico e sostegno psicologico.
– Il trattamento psicologico nella disforia di genere in età evolutiva.
– Il trattamento psicologico dei disturbi della identità in eta’evolutiva.
Tale iniziativa e’ assolutamente gratuita. Non costituisce alcuna offerta formativa ma costituisce per chiunque ne fosse interessato, professionisti e non, un confronto e spunti di riflessione psicologica su tale tematica: orientamento sessuale e l’identita’ di genere.
Tale iniziativa nasce dalla necessità di dare importanza,informazione e dignita’ a una realtà psicologica, corporea e sociale che stenta a essere riconosciuta come “sana e normale” ma bensi’ etichettata come patologica e anormale.
Un ringraziamento speciale va a tutti i miei pazienti che mi hanno permesso di approfondire e crescere assieme a loro in questo arduo percorso che però comporta una seconda illuminante rinascita.
Per informazioni e/o adesioni: 335 8302009.
Posti disponibili: 30 max.
Studio BURDI
ContinuaIo Don Chisciotte, King Lear e Velazquez
La vita è sogno e i sogni sono la vita. La psicologia tra eros e pathos: amare è soffrire, ne vale la pena ?
Arriva di nuovo la tempesta dopo la quiete,arrivanoi sottotoli alla fine di un film e l’ultima pagina in fondo ad un libro e poi arrivano quei finali chenonti aspetti un po’ improvvisi e dal sapore freddo perché non hai fatto in tempo a sognare e immaginare che già ti ritrovi al punto di prima quello in cui con la testa sul cuscino rimpiangi di non riuscire a fantasticare su nulla perché nulla di extra-ordinario sta nutrendo la tua mente e muovendo il tuo cuore.
E poi c’è lui, un sogno appena accarezzato sussurrato a bassa voce per paura che svanisca in un brusco risveglio come quando apri gli occhi sul più bello e rimpiangi di non riuscire a ricordare la voce, a sentire il tocco a portare nella tua mente il suo sguardo che ti penetra fin giù dandoti quelle sensazioni che solo nei sogni puoi provare perché nella vita vera volano via e durano il tempo di una lacrima il tempo di chiudere una valigia di immagini e speranze per dirsi domani tutto come prima.
Questa è la filosofia di chi sceglie di non amare di chi avaro di emozioni si rigetta nel frastuono quotidiano per non ascoltare il silenzio assordante della solitudine quella sensazione che ti lascia indifferente difronte alle scelte della vita, quel liquido amniotico in cui ci sentiamo tutti un po’ protetti perché solo il ventre materno è il nostro posto sicuro, ma che ci rinchiude dietro di un vetro con i sensi ottunditi con i quali sentiamo e vediamo.
Ma da lontano come se tendessimo la mano per afferrare la vita ma non riuscissimo a tirarla proprio come nei sogni, ci dimeniamo corriamo cadiamo senza stancarci, senza il fiatone senza il dolore ma solo con un brusco risveglio in quel attimo di contatto tra l’incoscienza e il conscio, dove le emozioni si fanno liquide e ti pervadono le vene per poi evaporare alla luce del primo sole.
Oggi none stato l’arrivo del mattino a svegliarmi ma il dondolio del tuo corpo che si muoveva sincrono con il battito del mio cuore quando sono sdraiata lo sento più forte a volte vorrei fermarlo perché e come se quel toc toc toc fosse il bussare prepotente di emozioni rinchiuse da una vita che chiedono di essere vissute affrontate svisceratesi di risalire dalle viscere dove si sono ancorate clandestine vendicandosi contro il mio corpo carceriere, punendolo con ferite sanguinanti ogni volta che indossa invano un’armatura per affrontare più scanzonato la vita.
E la vita ti punisce se non sei così riconoscente da affrontare con lo stesso coraggio le gioie e i dolori perché si dice che se non si e disposti a soffrire a patire non si saprà riconoscere mai la felicita che non sta nell’assenza del dolore ma nel suo superamento, e non è assenza di rimpianti ma serenità nelle scelte giuste, quella serenità che a me manca da una vita in bilico continuo fra i se non avessi fatto, ecco come sento il mio cuore come il dondolio delle tue gambe.
Si sposta nervosamente da destra a sinistra dalla ragione all’ istinto dal controllo allo smarrimento in una terra straniera in quel campo sterminato dove crescono selvagge le mie emozioni, quelle furie ineducate che mi hanno fatto cacciar via una lacrima difronte ad un estraneo lo stesso con cui mi hanno fatto fare l amore più completo più penetrante più pervadente di quello che si riesce a fare solo nei sogni l’ unico dal potere così immaginifico che riesce ad annegarti in un mare di piacere senza nemmeno essere sfiorata.
Oggi ho sentito per la prima volta l’ aspetto più bello della solitudine la consapevolezza di poterlo vivere il mio sogno di riuscire a toccarlo realmente a sentire la sua voce un po’ paperina e a volte più graffiante della sua barba vorrei portare i tuoi occhi con me per guardare insieme cosa c’è al di là della nostra solitudine io ho visto te seppure per un attimo e ho bisogno di noi per non farlo fuggire.
Buon viaggio a te e a me sarebbe bello se fosse per la stessa destinazione.
Tiziana
ContinuaIl mio regalo ? Dare e ricevere emozioni
La psicologia del regalo tra forma e psicologia della gestalt e psicologia delle emozioni.
Caro dottor Burdi, a proposito della news pubblicata sul suo sito di Bari : ” Chiedere o fare regali, nasconde solo il piacere o anche certe forme di ricatto e di baratto ? ” , vorrei intervenire esprimendo il mio pensiero e chiederle cosa ne pensa come psicologo psicoterapeuta a proposito della psicologia del regalo.
La mia personale esperienza mi porta a dare molta importanza al modo in cui le persone si comportano, da esso io traggo elementi che ritengo importanti per valutare la personalità di chi ho dinanzi. Esistono varie tipologie di persone, quella che usa fare regali solo come simbolo del proprio potere, per mettersi vetrina e dimostrare a tutti il proprio status, perfino a colui che riceve.
Poi ci sono persone che fanno regali per senso del dovere, limitandosi a prendere la prima cosa che capita scegliendola in modo da far bella figura e se possibile cercando di risparmiare per togliersi il pensiero, chi evita poi di fare doni perché lo vive come l’ essere defraudato di una parte di se, persone avare che magari riciclano cose vecchie o ricevute, il cui scopo principale è conservare tutto per se stessi, si inventano di tutto pur di non pagarti un caffè.
C’è chi lo evita per la paura di rimaner coinvolto, di dare un po’ di se è, oppure ti faccio un dono prezioso e tu con ció in qualche modo mi appartieni.
Tute queste tipologie a me non interessano affatto, dal punto di vista emozionale sono vuote. Io apprezzo molto chi non teme di donare perché sa che quando ami qualcuno non perdi mai nulla ma ti arricchisci sempre quando dai e quando non e penso che il dono non deve essere un oggetto da valutare dal punto di vista economico, ma dal punto di vista delle emozioni che riesce a dare e a prendere; un dono è tale solo se ti arricchisce di vibrazioni positive, dovrebbe essere fatto per il puro piacere di esprimere un’emozione.
Ho due sorelle, se una di loro mi dice “che bello questo” io rispondo “prendilo è tuo” e viceversa, mi piace donare piccole gioie a chi passa un momento triste, una telefonata ad una conoscente, un fiore ad un’amica, una poesia a chi non se lo aspetta, un libro che l’ aiuta a stare bene, un cioccolatino ad un anziano o ad un bambino, un po’ del mio tempo per ascoltare qualcuno che si sente solo, si può donare la nostra comprensione, la dolcezza, la solidarietà. Una mia amica davvero “particolare perché fuori dagli schemi” mi ha regalato due presine, che ridere solo lei poteva pensarlo eppure quanto le ho apprezzate .
dopo due gravidanze perse e a poche settimane, una frase terrificante “che dici te lo compro ora oppure aspettiamo il parto perché non si sa mai?”, oppure “che belli quei fiori meno male che non te li ho comprati altrimenti ne avresti avuti due uguali” oppure,“volevo farti un regalo ma ho pochi soldi” .
cosa centra il regalo con i soldi?. Quando ho avuto il mio secondo figlio, sono scesa dal letto, ho preso i fiori che mi aveva appena portato mio marito e li ho messi in mano a una vicina di letto che aveva perso il suo come me anni prima, insieme siamo andate alla Madonnina e l’ho aiutata a pregare, insieme inginocchiate abbiamo donato a lei le rose e i nostri cuori.
ecco questi per me sono i Regali del Cuore quelli che fai ad un estraneo o a chi ami non ha importanza, l’importante è poter partecipare di se. Anni prima in uno dei miei tanti ricoveri, subito dopo aver perso il mio bambino, mentre le altre piangevano e imprecavano io andavo ad aiutare le puerpere vicine di letto a cambiare i loro piccoli e in un momento particolare mentre ero in sala operatoria e tremavo per la paura un infermiere anziano mi mise una mano sulla testa e mi accarezzò i capelli dicendomi di stare tranquilla, sembrava un angelo, quanta umanità, che bel regalo, mi commuovo ancora al ricordo.
Ecco allora io penso che il regalo più grande che si possa fare o ricevere da un essere umano è quello di sensibilizzarsi a dare e ricevere e condividere , con sincerità, sensibilità ed emozioni .
Francesca S.
ContinuaL’ estate è dentro di me
Staccare con i pensieri si può, basta ascoltare la musica del corpo.
Sogniamo tutto l’ anno l’ estate, il sole, il calore delle giornate con i canti dei grilli per le strade di campagna, le lucciole nella notte, le stelle che ci fanno sognare, il cielo terso blu che ispira il volo azzurro.
Gli abiti lasciati negli armadi e il piacere della pelle al vento, il caldo col sudore e le docce interminabili, i capelli bagnati, il profumo per strada dei bagno schiuma e i piedi scalzi per la casa, quasi pronti per la danza.
La danza dell’ estate, tra luci, colori e profumi, rinfreschi e sudate, freddi climatizzati e saune naturali, dalle notti insonne alle mattine addormentate, dall’ alba sorridente al tramonto che gira la pagina alla luna, alla notte interminabile, sul mare crespo che profuma di alghe e di stelle cadenti, che quando arrivano in acqua non sai se sono gli sguizzi delle lutrine o dei sogni colpiti e caduti su un olio di mare, sembra un dipinto di un artista fiammingo che spatola la tela col suo acqua di mare col cielo di cielo e il giallo di sole.
L’estate concilia col desiderio della nudità, del ritorno all’ essenza, al contatto con madre natura , con la pelle vellutata, accarezzata dalla brezza della giorno, pelle a pelle con la notte. pelle a pelle con gli altri, dinanzi agli altri.
La nudità dell’ estate ispira il bisogno di mettersi a nudo con se e con gli altri, di svelare i propri bisogni, di lasciarsi andare di più, in un trasporto spontaneo verso la vita, l’eros e la pulsione di se, proiettati in un coitus per la vita, quasi a voler espandere se stessi come in un inno alla vita.
Siamo una continua ricongiunzione alla natura, per quanto la nostra razionalità lo dimentichi, noi siamo natura e la natura nella sua spontaneità vive molto meglio dei nostri pensieri.
Seguiamo il ciclo della natura, le stagioni si alternano, come in primavera, tutto il corpo si risveglia, i semi marciti in inverno, riproducono germogli in estate in una vitalità traboccante ed incontenibile che regala la messe dorata di luglio sotto i caldi raggi del sole.
Come i campi regalano i loro frutti colorati, il corpo geme di voglie incommensurabili, alla ricerca dei pastelli del piacere di esistere e si fa largo inesorabilmente alla ricerca della sua vitalità, facendo breccia e difendendo il suo tracciato, come le radici che difendono il proprio albero .
Ascolta la natura, spegni il tuo pensiero, vivi le sensazioni, sintonizzati con i tuoi sensi, l’estate è dentro di Te
giorgio burdi
La Donna Ulisse e il complesso di Penelope
E se fosse l’ uomo ad attendere e la donna esploratrice ? Non sarebbe migliore emularle entrambe queste due figure mitologiche ?
Simbolo della fedeltà coniugale femminile, Penelope mi ha rappresentata per lungo, lunghissimo tempo.
Donna quasi d’altri tempi, sempre un passo indietro rispetto all’uomo perché affascinata dalla protezione che apparentemente poteva garantire, ho vissuto costantemente all’ombra di questa fragile figura.
Da un po’ di tempo ho iniziato ad addormentare la Penelope che era in me, per dar posto ed incarnare, invece, la figura a cui la stessa è stata devota: Ulisse!
Le caratteristiche di Ulisse, uomo per antonomasia affascinato dall’ignoto, personificazione del coraggio e della curiosità, sono state da sempre attribuite e “concesse” solo alla figura maschile, soprattutto in certe culture.
Ma chi l’ha detto che la spinta ad esplorare ed il coraggio che questo comporta siano necessariamente e solo prerogativa maschile?
Se Jung si è inoltrato negli abissi della psiche affermando la dualità della stessa caratterizzata dagli archetipi di Animus e Anima, che coesistono rispettivamente come la parte maschile e femminile, mi chiedo perché, ad oggi, non si possa accettare la compresenza, in un’unica persona, di queste due figure mitologiche.
Quindi più che addormentare la dolce Penelope, eliminando ogni traccia della sua personalità , sarebbe simpatico far integrare la stessa con la figura del suo amato Ulisse, come due facce della stessa medaglia, lasciando spazio, pero’, all’ incursione di altre affascinanti figure ” mitologiche! ” .
Alessia
Continua