Settimanale Psicologo Roma : FIDATI DI CIO’ CHE SENTI
Le scelte importanti si fanno sulla scia del sentire ciò che il pensiero non fa il sentire realizza.
Fidati di ciò che sentì
Le scelte importanti si fanno sulla scia del sentire
Ciò che il pensiero non fa, il sentire realizza.
Ho detto fidati di ciò che sentì non di ciò che pensi. Il pensiero distoglie dall’intuito, stressa, forvia se diventa assoluto e prende il sopravvento.
Se una storia importante dipendesse dalla sola logica, diventerebbe un contratto, un calcolo, una transazione affettiva, un commercio emotivo. Il nostro sentire è di una tale importanza se solo viene lasciata al suo naturale fluire.
Attraverso il suo semplice intuito, mano nella mano si trascina nel turbine dei sentimenti impetuosi, inspiegabili, ma carichi di senso. Le scelte importanti si fanno sulla scia del sentire. Se solo avessimo un pochino più di rispetto del nostro e dell’ altrui sentire, avremmo relazioni più intense, senza maschere, assolutamente più soddisfacenti.
Il pensiero dovrebbe essere il garzone del sentire e padrone della ragione. Ma noi occidentali viviamo peggio, perché pensiamo troppo ed agiamo poco e per questo siamo nel mondo i depositari di più problemi mentali. Pensiamo troppo e pur sentendo, sentiamo meno, per poca fiducia in noi stessi e per una maligna tendenza alla poca credibilità ed affidabilità a questo tragitto. Vogliamo capire sempre tutto e meglio, e non ce ne accorgiamo, squalifichiamo l’ emozione che ci da’ il senso delle cose, a vantaggio di un continuo controllo che il senso, il più delle volte, lo toglie.
Il pensiero è malattia, non ci rilassa mai. Magari riuscissimo a lasciarci più andare a non pensarci troppo, saremmo più sorridenti, soddisfatti, goderecci e rilassati, saremmo meno nevrotici, saremmo più svuotati.
Ma noi temiamo il vuoto, perché non sopportiamo i silenzi, la solitudine, non riusciamo a stare con noi stessi, perché continuamente fuggiamo da noi, non siamo abituati ad ascoltarci a sentirci, amiamo i rumori perché ci riempiono, ci distraggono dai pensieri.
Ma il vuoto lancia un ponte verso il corpo contenitore di continue inesauribili sensazioni,sempre pronto nel dire pilsionalmente la sua. Il corpo ha la sua tradizione milionaria nella sua geometria genetica arcaica e siamo tutti eredi.
Sarebbe davvero proprio il caso prostrarsi alla sua ingegneria evoluzionistica intelligente, edificata nel suo cervello viscerale. Il cervello corporeo viscerale, quello della “pancia”, è decisamente il più antico della sua sostanza grigia.
Dovrebbe esserci più rispetto per il saggio anziano viscerale, rispetto al bimbo corticale pensante. Il cervello viscerale emotivo corporeo è il più antico, è il depositario della memoria più remota di noi e dell’ intelligenza collettiva.
Esso è un ponte generazionale che ci fa percepire il percepito collettivo. Andare “a pancia” aiuta più rapidamente nel trovare la propria ed altrui autostrada smarrita, smarrita da una razionalità esasperantemente resistente ingenua e confusa come un giovane arrampicatore di specchi.
Portiamo in palestra il sentire, alleniamolo nei suoi muscoli nel diventar forte.Ciò che il pensiero non fa, il sentire ha già realizzato.
giorgio burdi
Settimanale Psicologo Roma : Prima il piacere poi il dovere
Non far dei tuoi sogni una differenziata ma fa che i tuoi desideri, diventino i tuoi progetti
Prima il piacere poi il dovere
Non far dei tuoi sogni una differenziata ma fa che i tuoi desideri, diventino i tuoi progetti
Per secoli ci siam sentiti dire, fa prima il tuo dovere, poi il tuo piacere.
Una istruzione educativa devastante, cinica, mai stata vera, difficilmente sradicabile dalle coscienze umane.
Quando tentiamo di osare semplicemente il contrario sembriamo imbatterci contro una voce oppositiva, la voce della nostra coscienza, oserei dire non propriamente nostra, ma di un dictat resistente, irrevocabile, irremovibile ed inesorabile come un giudice, pronto a rimproverarci e a vietare ogni forma primaria di piacere o di desiderio.
In tempi bellici, durante le fasi ricostruttive, vi era una sorta di richiamo all’ impegno.
Ma guardate, è una questione di cultura o meglio di sub-culura, divenuta educazione generazionale, un piccolo semplicissimo punto di vista che ci cambia radicalmente la percezione della nostra realtà e la qualità della nostra salute.
Infatti, dire che è un enorme piacere poter ricostruire, sarebbe sicuramente senza ombre di dubbio, entusiasmante e motivante rispetto all’ impegno doveroso coattivo di fare la medesima cosa.
A volte la sola qualità della nostra vita potrebbe solo cambiare, cambiando semplicemente l’ atteggiamento per le azioni che svolgiamo.
Dire, devi studiare, risulta essere molto gravoso e punitivo rispetto al piacere di farlo. Noi specialmente oggi, in una civiltà e cultura della demotivazione fondata su fattori disoccupazionali e crisi economiche, abbiamo rigorosamente bisogno di generatori di passioni, non di rimproveri, negazioni o punizioni.
Abbiamo bisogno di viverci la vita con estrema passione, l’ obbligo la uccide. L’ unico dovere che avremmo è viverci la vita con slancio ed estremo piacere, ricercando sempre il meglio per noi, evitando il senso di colpa di farlo e non sentendoci inadeguati quando ci riusciamo, quasi a vantaggio di chi vorrebbe il nostro sacrificio a vantaggio dei propri piaceri.
Perché, tanto, è sempre così, chi ci chiede un sacrificio lo fa a vantaggio di un proprio piacere, defraudandoci dell’ unico diritto che abbiamo, goderci la vita.
Noi avremmo l’ obbligo di faticare solo per cercare la nostra strada maestra edonistica, proiettata verso la nostra totale realizzazione.
Non lasciamola solo ai furbi.
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : La spontaneità è intelligenza
Dare retta alla ragione o all’ intuito,Yin o yang
La spontaneità è intelligenza
Siamo un popolo di preparati, non lasciamo nulla al caso, tutto deve esser fatto a puntino, logico, cognitivo programmatico, tutto controllato.
Chi dedica ore a perfezionare per determinati incastri di sincronie da orologiai e si perde nei dettagli, quando il massimo della complessità risiederebbe nell’ architettonica della nostra spontaneità di vita.
Chi l’hal’ ha detto che ció che è preparato è indice di sicurezza o chi controlla non perde nulla dalle mani? tuttalpiù è esattamente il contrario.
Perseguire il perfezionismo è invece indice di insicurezza, snaturalizza ció che in natura è già perfetto, sfigurerebbe il complesso della semplicità, deturpando la natura e la complessità del nostro essere diversi.
Il nostro perfezionismo è omologante, ci vorrebbe rendere conformati a dei modelli unici originariamente piaci enti. Basterebbe imparare ad auto compiacerci per diventare oltremodo modelli da imitare e di perfezione.
Ciò che ci rende perfetti è la mostra spontaneità, il non essere omologabili, considerabili da noi stessi, originariamente perfetti, anzi, piu ci consideriamo rispetto agli altri nulla, piu saremmo perfetti, perché il perfetto è un nulla esaltato per le sue originalità .
Allora chi di noi non e un originale ? È la nostra originalità è tale se non subisce un controllo di qualità. Tale controllo lo eserciterebbero gli altri o il nostro super-id o super-ego. Quest’ultimo verrebbe compromesso da quanto spazio concederemmo agli altri di abitare la nostra mente tale da lasciarla condurre.
La conduzione inconscia della nostra mente dagli altri è uno dei grandi elementi di boicottaggio di noi stessi.
La nostra salvezza della nostra identità risiede nella nostra spontaneità , tutto ciò sembrerebbe nichilismo, ma è talmente così rappresentativo della nostra armonia che ha sede in un sistema talmente complesso chiamato DNA. Il nostro DNA è la nostra forza, ed esso è intelligenza suprema.
Lasciamo vivere le geometrie del nostro DNA spontaneamente, perché la sua spontaneità consente l’ espressione di ciò che di meraviglioso possa esisterci: la vita, e cosa c’è di può così architettonico e complesso che va da sola spontaneamente, se non la vita stessa ? La vita è intelligenza, ed essa volere o nolere, va da sola spontaneamente.
Invece noi, dobbiamo controllare, perfezionare, ma, cosa? Siamo degli insicuri, la vita non va controllata, andrebbe goduta. Invece Abbiamo paura di tanta energia che possediamo e pur non volendo, siamo costretti a metterla a freno.
Allora Sciogli le briglie, non temere che nulla impazzisce, fidati dell’ impresa edile del tuo DNA perché ti guida comunque e a prescindere e non lo devi controllare, se non vuoi che ti blocchi.
La più grande opera di imperfezione è controllare.
Tutto è dentro di te, impara a non controllarlo, fallo defluire, spiana i blocchi e togli gli argini, una botta di vita in piena ti travolge.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : INSAZIABILE, INGORDA FAME DI VITA
PENSIERI DI UNA BULIMICA.
Così ogni giorno soffro di fame e sazietà,
Di tutto ghiotto e di ogni cosa privo.
William Shakespeare.
Sei di fronte a me, qui nella presenza, e immagine nella mente.
Sei ossessione costante, desiderio implacabile.
Fra me e te, magnetica tensione, implacabile attrazione.
Nell’ aria il tuo odore, irresistibile,subdolo,
fonte continua di voraci appetiti.
Mi cerchi, ti cerco, mi chiami, mi apri le tue braccia,
mi ingurgiti nelle tue infinite spirali, mi ubriachi di te.
Possiedi la mia mente, ti impadronisci del mio corpo.
Lo divori, morso dopo morso. Mi appartieni, fame senza fine.
Entri in me, demoniaco amante,
entri nelle vene, nel sangue denso, nei respiri strozzati.
Ti fermi, amore, nelle mie viscere, le stringi con mani ciniche e sapienti,
godi del dolore, te ne nutri.
E rimani li, ingombrante..amata.. struggente presenza,
illudendo la mia solitudine di vuoti colmati, di sogni recuperati,
di colori riaccesi.
Ma come vento, mi attraversi,
come sabbia che scivola fra le mani, non resta di te nemmeno un granello.
Sei vita che esalta, rende folli,
sei desiderio incontenibile, implosione crescente.
Sei fatuo, sei cenere dopo il fuoco.
Sei nutrimento di sogni perpetui, deludenti attese,
cuore e stomaco che saturi fino allo strazio, tornano al deserto.
Sei albero senza foglie, uccello senza ali, cielo senza pioggia.
Sei vita che attraversa e scappa via, senza voltarsi indietro,senza pietà.
Ed io consapevole vittima, ma immemore ad ogni alba,
torno a cercarti, a reclamarti, a riempirmi di te,
dimentica di un impietoso passato.
E ogni attimo, ogni giorno, ogni anno, ogni nuova vita in me,
torni ad attraversarmi, senza nutrire il mio sangue.
Sei vita che non ama, tempo fermo in una stagnante pozza.
E in te è solo il buio della morte, non luminosa vitale speranza.
Sei tu, maledetto cibo, bulimica presenza.
Sei tu, malessere di una vita,
tu, amato,odiato compagno di tutti questi miei anni.
Tu, che ancora cavalchi il mio cuore rendendo cieca la ragione.
Tu, che, tuttavia, mi insegni il valore della vita.
Settimanale Psicologo Roma : L’ estate è dentro di me
Staccare con i pensieri si può, basta ascoltare la musica del corpo.
Sogniamo tutto l’ anno l’ estate, il sole, il calore delle giornate con i canti dei grilli per le strade di campagna, le lucciole nella notte, le stelle che ci fanno sognare, il cielo terso blu che ispira il volo azzurro.
Gli abiti lasciati negli armadi e il piacere della pelle al vento, il caldo col sudore e le docce interminabili, i capelli bagnati, il profumo per strada dei bagno schiuma e i piedi scalzi per la casa, quasi pronti per la danza.
La danza dell’ estate, tra luci, colori e profumi, rinfreschi e sudate, freddi climatizzati e saune naturali, dalle notti insonne alle mattine addormentate, dall’ alba sorridente al tramonto che gira la pagina alla luna, alla notte interminabile, sul mare crespo che profuma di alghe e di stelle cadenti, che quando arrivano in acqua non sai se sono gli sguizzi delle lutrine o dei sogni colpiti e caduti su un olio di mare, sembra un dipinto di un artista fiammingo che spatola la tela col suo acqua di mare col cielo di cielo e il giallo di sole.
L’estate concilia col desiderio della nudità, del ritorno all’ essenza, al contatto con madre natura , con la pelle vellutata, accarezzata dalla brezza della giorno, pelle a pelle con la notte. pelle a pelle con gli altri, dinanzi agli altri.
La nudità dell’ estate ispira il bisogno di mettersi a nudo con se e con gli altri, di svelare i propri bisogni, di lasciarsi andare di più, in un trasporto spontaneo verso la vita, l’eros e la pulsione di se, proiettati in un coitus per la vita, quasi a voler espandere se stessi come in un inno alla vita.
Siamo una continua ricongiunzione alla natura, per quanto la nostra razionalità lo dimentichi, noi siamo natura e la natura nella sua spontaneità vive molto meglio dei nostri pensieri.
Seguiamo il ciclo della natura, le stagioni si alternano, come in primavera, tutto il corpo si risveglia, i semi marciti in inverno, riproducono germogli in estate in una vitalità traboccante ed incontenibile che regala la messe dorata di luglio sotto i caldi raggi del sole.
Come i campi regalano i loro frutti colorati, il corpo geme di voglie incommensurabili, alla ricerca dei pastelli del piacere di esistere e si fa largo inesorabilmente alla ricerca della sua vitalità, facendo breccia e difendendo il suo tracciato, come le radici che difendono il proprio albero .
Ascolta la natura, spegni il tuo pensiero, vivi le sensazioni, sintonizzati con i tuoi sensi, l’estate è dentro di Te
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : Gli altri sono i nostri specchi
Vediamo gli altri come vediamo noi
Il modo in cui gli altri ci vedono e interagiscono con noi è condizionato dal valore che noi diamo a noi stessi.
Sto male e mi abbandonano, Sto meglio e mi cercano, quando ho bisogno di un conforto non c’è mai nessuno, quando non ho necessità ricompaiono.
La vita delle relazioni è un mistero contraddittorio. Sembra che ci si guardi allo specchio. Se sorridi, la vita ti sorride, se piangi, ti piangono addosso, se lamenti di avere un problema ti rispondono che ne hanno uno più grande di te.
Allora siamo noi davvero che ci attiriamo le disavventure, perché gli altri fanno ciò che davvero noi siamo o vogliamo ?
Se reagiamo ci seguono, se soccombiamo fuggono.
La vita è uno specchio, ciò che facciamo, gli altri fanno.
Non attendere che gli altri ti diano la soluzione, perché gli stessi l’attendono da te.
Ma allora Come si fa?
Cerca di star bene a prescindere. Hai l’ obbligo di badare a te stesso, di star bene di tuo, di splendere di te se desideri che gli altri ti splendano e ti cerchino.
Gli altri non ci sono se tu non ci sei,
ci sono, solo se ci sei tu, innanzitutto per te.
L’ AMORE FRA PARADISO ED INFERNO
Per non assuefarsi, non rassegnarsi, non arrendersi, ci vuole passione. Per vivere ci vuole passione. Oriana Fallaci
Le passioni fanno vivere l’uomo, la saggezza lo fa soltanto vivere a lungo.
Nicolas de Chamfort, Massime e pensieri, 1795
Emozioni primigenie ,risveglio limbico.
Danze dell’anima e della bestia,
che giungono le mani , e incrociano i passi
e danzano nella notte dei tempi.
Fuoco in piccoli zampilli che divampa in incendi, tentacoli di luce nel buio,
infinite candele nel teatro abbandonato degli amori profani.
Calore che disgela la mente, fervore negli occhi,
desideri, appetiti arcani e voraci di una fame senza tempo.
Cuori che pregano divinità pagane,
che fanno l ‘amore con la terra,
colmando i polmoni degli umori dell antica madre.
E gemiti..che si innalzano come gocce d acqua in vapore..
che il cielo chiama a se , ascoltandole in silenzio…
Gemiti come boati, e sussurri silenziosi..densi di parole urlate nel petto.
Emozioni come palloncini si innalzano , spaventati
timorosi di un imminente esplosione,
pur felici di espandersi,di diventare tutt’ uno con il blu che li accoglie,
di prender per mano le stelle.
e di colmare quell’apparente vuoto…di inquietudine e passione..
di impregnare di sè le nuvole fino alle lacrime,
fino alla pioggia.
Amore che bagna i corpi degli uomini, e come piante rigogliose..
li feconda di sangue folle, nutrimento …
Linfa vitale, rami protesi,
radici che cercano l inferno della passione.
Dita che scavano , vogliose, nel terreno…
mani che cercano bramose l anima, in un altro corpo.
Lingue di fuoco, strati di pelle…
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : L’ ILLUSIONE DI ESSERE AMATI
È una cosa talmente semplice fare all’amore. È come aver sete e bere. Non c’è niente di più semplice che aver sete e bere; essere soddisfatti nel bere e nell’aver bevuto non aver più sete. Semplicissimo. Leonardo Sciascia
Vivo di amplessi continui..
la tazzina di caffè la mattina, quella lenta degustazione della vita, il suo sapore dolce amaro, ma decidi tu lo zucchero con cui renderla gradevole al palato;
il contatto rassicurante della pelle con quella fresca e liscia delle lenzuola, che ogni sera ti accoglie nel suo letto come amante premuroso;
il profumo delle pagine di un libro, e il volo libero dei tuoi sogni fra gli orizzonti che apre nel cuore;
le attese, quegli spazi vuoti ma pieni di te che aprono varchi fra la folla di pensieri.. fantasmi di sè stessi, quei silenzi densi di parole inascoltate;
le emozioni, divampanti, prorompenti, colori abbaglianti per occhi che si credono spenti, disabituati alla luce;
i ricordi, giochi amati, bambole da pettinare cullandole fra le braccia, sapendo che il loro ruolo non è finito, che puoi ancora sentirti bambina in quegli occhi fermi nel tempo;
le immagini, sassolini gettati nelle acque della memoria, cerchi che si espandono senza fine. Domino inarrestabile e a volte doloroso, tuffi a precipizio nel buio, in profondità in cui respirare liberi;
Vivo di amplessi continui, ma non so far l’amore….
Settimanale Psicologo Roma : SGUARDO DI LUCE
L’aspetto delle cose varia secondo le emozioni; e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma, in realtà, magia e bellezza sono in noi. Kahlil Gibran
E se, da esperti fotografi, non cercassimo soggetti nuovi, qualcosa di sorprendente, lontano,
canonicamente rispondente al concetto di bello.
Se non fosse importante esaltarne la magia con insoliti giochi di luce.
Se diventassimo noi la luce che si rifrange sulla superficie delle cose,trasformando anche l’ insignificante,il banale in straordinario, quella che sfiora lieve i volti della gente, illuminandoli in sorrisi.
Quel bianco dietro cui si nasconde ogni colore,quel cielo dal cui ventre squarciato
si liberano infiniti voli variopinti,leggiadre danze coreografiche che celebrano l’ amore fra cielo e terra.
Se il cobalto della notte vestisse la nostra pelle, e le sue stelle come swarovski brillassero fra le dita.
Se diventassimo l’ amore dietro ogni sguardo, ogni gesto. La gratitudine che circonda di sè ogni dono, la spinta vitale dietro ogni parola….
Se fossimo quella serenità che da senso alla vita,la nostra, e che prende per mano le altre condividendone il destino di luce..
Settimanale Psicologo Roma : Imparerai a tue spese che nella vita incontrerai molte maschere e pochi volti
Un carnevale che dura una vita
“Imparerai a tue spese, che nella vita incontrerai molte maschere e pochi volti” – L.P. –
Gli altri chi sono? Ciò che immaginiamo o la semplice rappresentazione dei nostri costrutti?
È molto difficile saperlo.
Sentimenti affermati vis a vis, ma rinnegati e traditi se osservati.
Affetti e simbiosi empatiche condivise come nell’ uno, traditi, per spiegare o per paura.
Le maschere, sono tradimenti. L’ occultamento di se e delle emozioni.
La maschera è il coraggio che non c’è.
Per Vivere, bisogna togliere la maschera.
Il profondo colpisce, segna, il superfluo aborra, uccide.
Seduzione ? No, fascino. Di guardare e guardarsi dentro e di poterlo esprimere senza filtri.
Può far male, molto male, ma innanzitutto far del bene se gestito bene.
La sfida di essere riportati a se stessi è un pericolo, discute sull’ ovvio a vantaggio del nuovo.
Smascherarsi può fare molta paura, si rischia di essere considerati folli trascinanti verso la scia di se stessi.
L’ “interessante” non ha maschere, cerca di toglierle, ma se qualcuno lo scopre, tornerebbe di colpo indietro ad idolatrare la propria icona. Piuttosto rinnegherebbe.
Cosa si vuol fare ? E’ l’abitudine di una vita.
Meglio mentire e continuare ad abitare l’ ipocrisia, che rinnegare i propri moti . C’è una dolce affettuosa affezione, quasi di famiglia.
O forse è meglio, per orgoglio o per codardia, fare di se un obelisco, non cambiando nulla della propria “sacralità”, per non migliorare mai, cercando però di migliorare gli altri riprendendoli e rimproverandoli di continuo, ma così da trasformare in malattie ogni propria cosa autentica e soffocata e spostata sugli altri che, proprio malgrado, dirà sempre e solo la verità.
Due persone opposte, la maschera e la malattia.
La prima nega, la seconda afferma ciò che è vero e irrimediabilmente autentico.
La verità purtroppo è un’ altra, che siamo degli ostinati a vita, condannati a nasconderci per la paura di altri attori, omologati e conformati alle proprie maschere, tribunali verso tutti coloro che la maschera la ripudiano o tendono a strapparla con tutti i suoi sintomi.
Si, perché, se c’è verità non c’è malattia e magari, in corso d’opera, potrebbe riempire certe relazioni svuotate, con il “ rischio “ di migliorarle.
Ahimè, chi toglie la maschera non ha paura, purtroppo chi fa, per cercare di aiutare, rischia di sbagliare, rispetto a chi non vuol far nulla per migliorare e abbattere i sintomi.
Per sopravvivere si è attori, ma per Vivere togli la maschera e continua ad essere Sincera, come hai sempre cercato, io continuerò ancora ad esserlo e forte mi difenderò.
giorgio burdi
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