LE CONVINZIONI: Dogmi Pericolosi
Lo psicoterapeuta, in quanto studioso, rileva che le convinzioni non consentono di cambiare, emanciparsi, di vedere prospettive idonee. Molti pensano che esse diano certezze, ma contrariamente le sottraggono.
non offrono prospettive per cambiare.
LE CONVINZIONI: PICCOLI MA GRANDI DOGMI PERSONALI
“Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità” scrive Friedrich Nietzsche. Eppure sembra che nessun essere umano riesca a farne a meno. In particolare, la cultura occidentale, a partire dal pensiero greco, ha eretto i cosiddetti “immutabili”, che non sono altro che forti e assolute verità, come le Idee platoniche, il Dio cristiano, la Ragion d’ essere.
L’umanità, sin da quando ha incominciato ad esercitare il pensiero, si è resa conto di trovarsi in balia di un mondo caotico e pieno di incertezze, in balia del nulla e dell’annullarsi di ogni cosa.“Io ero spaventato nel trovarmi in mezzo al nulla, un nulla, un nulla io medesimo. Io mi sentivo soffocare, considerando e sentendo che tutto è nulla, solido nulla” (Giacomo Leopardi).
Le convinzioni non agevolano i dictat, forme di assolutismo o di relazioni e comunicazioni simmetriche.
La diretta conseguenza di questo terrore è l’erezione di una verità Universale o semplicemente personale, una verità solida e certa capace di dare un senso alla vita umana o almeno capace di abbattere la paura dell’ignoto. “Pare un assurdo, eppure è esattamente vero, che, tutto il reale essendo un nulla, non v’è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le illusioni” (Giacomo Leopardi)
Per opera delle nostre ataviche generazionali insicurezze, diventiamo affamati di certezze e convinzioni. Vogliamo punti di riferimento, ed una volta acquisiti, ci avvinghiamo ad essi come fossero ancore e dogmi indiscutibili, che non si debbano più rivedere, nè tanto meno metere in discussione.
I processi educativi, i valori, gli stereotipi, i pregiudizi, le opinioni, gli stili di vita, il popolarismo, le sette, le politiche, le religioni, con le loro interpretazioni contestualizzanti, spesso sono figli del loro tempo e rappresentano le colonne portanti di tutte le nostre CONVINZIONI.
Con esse cresciamo, ci formiamo, interagiamo, ci intersechiamo, ci condizioniamo, modifichiamo il percorso della nostra esistenza, e solo al termine di essa ci rendiamo conto che avremmo potuto fare sicuramente anche a meno di tutto ciò, che, come un faro, ha rappresentato ed ha condizionato la nostra esistenza.
I “sacri dogmi” hanno cambiato nel tempo la loro connotazione, si pensi all’ atteggiamento delle nostre culture riguardo al tema della sessualità che risulta essere in un continuo divenire.
Ciascuno di noi, nel suo piccolo, ha bisogno di credere fortemente in qualcosa e si rifugia nelle sue convinzioni con tutte le forze che possiede.Le convinzioni, insieme ai valori e ai criteri, costituiscono una componente fondamentale e molte volte inutile della nostra vita. Esse costituiscono la certezza di una realtà e influenzano il punto di vista e l’ azione.
Molto spesso le convinzioni non sono generate esclusivamente da noi stessi, ma sono il frutto di una rielaborazione interna delle nostre esperienze e di ciò che ci circonda: amici, genitori, insegnanti e mass media.
Tuttavia le convinzioni non sempre sono potenzianti (cioè utili al raggiungimento delle nostre mete e soprattutto capaci di donarci benessere e serenità), e possono arrivare a costituire un serio limite alla realizzazione del nostro equilibrio e dei nostri bisogni, sino a divenire patologiche. Molte nevrosi o disfunzioni sessuali infatti vengono generate da complesse convinzioni dove le forme paranoidee raggiungono il massimo della loro espressione.
Cosa dire allora di chi, affetto da dismorfismo fobico corporeo, lamenta certe malformazioni o continue imperfezioni relative al proprio corpo? O ancora, di chi è fobico e teme il contatto (rupofobia)? O del socio fobico convinto che con gli altri non potrà mai essere tranquillo, temendo che possano sempre giudicarlo? O di chi soffre di attacchi di panico o di depressione dap, che dalla vita non si aspetta altro che la repressione e il soffocamento della propria vitalità? E cosa dire invece dell’ ipocondriaco convinto di avere sempre una malattia che non ha, se non quella esclusivamente psicogena? O della persona psicosomatica che scaricherà le tensioni su un qualche organo bersaglio.
Per non parlare di tutte quelle disfunzioni sessuali come il vaginismo, o l’ anorgasmia o l’ assenza o l’ attenuazione del desiderio sessuale, convinzioni per le quali si farebbe piacevolmente a meno di ricevere e vivere il piacere di sè. Che dire allora della disfunzione erettile psicogena che si confronta con la certezza di non aver potenza e forza, o della sindrome da eiaculazione precoce nella convinzione che tutto può essere vissuto e goduto solo in forma accelerata ed egoistica, in sintonia con un inconscia impostazione sociale dove tutto è migliore se è solo per sè, se è accelerato e rimpicciolito.
La psicoterapia ha il compito di modificare tali convinzioni, se non a volte di sostituirle o eliminarle, salvaguardando l’equilibrio olistico del soggetto.
Scopriamo allora che ogni forma di sindrome è fortemente legata a stabili irremovibili processi di convinzioni.
La convinzione inoltre di non essere adeguati o di non essere all’ altezza degli altri, se esasperata, può generare un stato di ansia tale da minare la vita sociale di un individuo. È per questo che, talora, dobbiamo essere in grado di mettere in discussione ciò in cui crediamo, magari grazie all’ aiuto e al confronto di un esperto psicologo psicoterapeuta o psicanalista o di uno psichiatra studioso di certi meccanismi mentali.
Bisogna cioè essere in grado di riconoscere un pensiero negativo e di estirparlo, magari sostituendolo con un’altra convinzione, più sana, e che ci permetta di convogliare le nostre energie nella realizzazione del nostro benessere.
Il lavoro analitico o di psicoterapia ha esattamente il compito di rivedere l’ assetto delle convinzioni del soggetto, aiutandolo a modificarle o addirittura a sostituirle o ad annullarle.
Siamo davvero convinti che un assetto di convinzioni serva davvero per vivere meglio ed aiuti realmente il soggetto nella ricerca della propria stabilità e del proprio benessere?
Non è forse vero che un valido addetto ai lavori, qual è uno psicologo psicoterapeuta, per portare a termine una cura, debba essere in grado di spogliarsi di tante sue convinzioni ?
Allora sono davvero indispensabili le convinzioni o vanno trattate nel relativo ?
giorgio burdi
ContinuaLa Felicità Esiste
- Era come reimparare a respirare piano piano, e così di seguito, proseguendo con il mio coraggio e con la mia voglia di vivere…
Tutto è iniziato una mattina di giugno di qualche anno fa.Dopo essermi svegliato, lavato e sbarbato, iniziai a vestirmi per uscire di casa, prendere l’ auto ed andare di corsa in ufficio.
Ad un tratto mentre indossavo la camicia accusai improvvisamente dei forti dolori diffusi su tutto l’addome.
Non capendo di cosa si trattasse decisi di ritornare nuovamente in bagno, ma non accadde assolutamente niente.I dolori nel frattempo erano aumentati tanto da chiamare il medico di famiglia che mi consigliò di prendere degli antidolorifici e dopo circa due tre ore dopo e nonostante aver assunto i medicinali prescritti, i dolori all’addome aumentavano.
Decisi di richiamare nuovamente il medico che prontamente mi consigliò il ricovero in pronto soccorso.Mi diagnosticarono immediatamente una pancreatite acuta, ero gravissimo.
Nel reparto di Medicina dell’Ospedale, i medici iniziarono tempestivamente la cura e rimasi sette giorni e sette notti ricoverato, attaccato con due flebo nelle braccia e nel frattempo i dolori aumentavano lentamente fino a coprire tutto il corpo.
La notte del quarto giorno, nonostante la terapia iniziata, la temperatura corporea salì oltre i quaranta gradi, la vista iniziò ad annebbiarsi tanto che vedevo la stanza colorata di rosso, i dolori erano terribili tanto da non poter più muovere nessun arto. Pensai allora che la fine era arrivata.
Nelle ore successive nonostante la forte febbre ero lucido e il mio pensiero era rivolto principalmente alle persone e alle cose più care che in quel momento ricordavo ed amavo che temevo di perdere per sempre e non poterle più rivedere.
Mia moglie mi stava accanto, irresistibile piangeva come se fossi morto, ma la cacciai via.
Verso l’alba mi trovai nella fase più acuta della malattia decisi allora di reagire con la forza del pensiero e pensai di alzarmi per andare in bagno.
Cercavo di provare a me stesso che non era ancora finita poiché sentivo ancora di poter reagire psicologicamente.
Con gesti molto lenti e barcollando, senza nessun aiuto altrui, mi alzai dal letto e mi portai con uno sforzo immane nel bagno che era lì a pochi metri nella camera dell’ospedale, trascinando dietro l’asta con le due flebo attaccate nelle braccia.
Stremato ritornai a letto, avevo reagito e questo mi faceva star già meglio, iniziai a pregare e cosi mi addormentai di colpo per la stanchezza.
Al mattino, improvvisamente avvertivo un leggero miglioramento, era come respirare piano piano e così di seguito proseguendo con il mio coraggio e con la voglia di vivere e con la terapia, il malessere si convertì molto lentamente nella totale guarigione.
Era incredibile, il mio medico mi disse che riesce per due casi su cento.
Appena dimesso dall’ospedale la gioia di vivere era tale che assaporai, con un profondo respiro, come non mai, il profumo dell’aria fresca che mi avvolgeva, la voglia di camminare, la vista delle persone e delle cose che mi circondavano .
Ricordo che all’uscita dell’ospedale, la voglia di vivere era tanta che camminando a piedi verso casa, evitai di calpestare una piccola verde fogliolina accarezzata dal sole che era nata da una pianta sul marciapiede poiché mi resi conto che anch’essa era una vita e che aveva lottato per vivere.
Da questa triste esperienza oggi ringrazio maggiormente Qualcuno per avermi aiutato a capire che la vita va vissuta attentamente in tutti gli attimi, con gioia, con amore e con grande rispetto per gli altri e per tutte le cose del creato:
questa è la Felicità
Pippo
Grazie Pippo per il Tuo Immenso Regalo
giorgio
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Ciiao Pippo,
questa mattina, complice anche il tempo grigio, mi hai fatto scendere delle lacrime per la tua storia molto commovente, che grande ammirazione che provo per la tua persona!!
Come vedi è la forza d’animo e il crederci sempre che ci porta soluzioni positive. La felicità esiste ma ci ostiniamo ad apprezzare la
vita solo quando ci accorgiamo che sta per abbandonarci. Bravo Pippo!!!!
Rosalba
ContinuaVorrei vivere dei miei errori, non di quelli altrui.
Sbagliare, aiuta a cambiare.
Vorrei vivere dei miei errori, non di quelli degli altri.
So già sbagliare di mio.
Sbagliare non è necessariamente un errore. Secondo lo psicologo Bandura l’ apprendimento avverrebbe per rinforzo vicariante, ovvero per prova ed errori, lasciando quasi intendere che per apprendere sarebbe quasi necessario, anzi indispensabile sbagliare.
Diesel ha impiegato quarant’anni d’errori in tentativi, montaggi e rimontaggi, prima di far fare bruuuummm al primo motore. Caparbio o cocciuto? Immaginate la moglie di questo uomo come potrebbe aver vissuto ?
Ostinato o diabolico ? Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Ma il diabolico è semplicemente un ostinato o invece è un inetto ? Una cosa è certa, che Diesel senza la sua cocciutaggine nell’ errare, avrebbe mai messo a punto il suo diesel ? Forse la sua donna, lo avrà pur per un istante persuaso a mollare ?
Siamo umani e purtroppo o per fortuna a volte abbiamo bisogno di sbagliare a lungo, anzi molto a lungo, spesso prima di poter dire ho capito, adesso so, in tal senso siamo irrimediabilmente naturalmente malati.
Ma poi diciamolo francamente, cosa sappiamo di noi stessi, degli altri o della realtà se l’ esperienza umana è in un continuo divenire e cambiamento e ci propina situazioni e modi di sentire sempre diversi ed incompatibili, spesso inafferrabili e complessi, tanto da non riconoscere neanche più noi stessi rispetto ad un nostro passato nemmeno tanto remoto.
Dovremmo essere talmente elastici e continuamente lucidi da mantenere un elevato potere di controllo sulla realtà, da mantenerci in un continuo stato di equilibrio ed in un elevato monitoraggio della realtà, da non permetterci di sbagliare mai.
Invece non è mai così, è nella nostra natura lasciarci andare, come svampiti distratti siamo fatti di un cervello affettivo più che logico, che soffre di simpatie e antipatie soggettività e raramente di oggettività, di continue proiezioni di fantasmi depistanti del passato, tali che sbagliare sarebbe davvero non solo inevitabile, ma possibile.
Chi vive sbaglia, ma chi sta fermo non sbaglia mai. E l’ uomo, in tal senso, è uno sbaglio continuo.Se lo sbaglio è apprendimento, impariamo allora e non biasimiamoci troppo, facciamo invece tesoro più che piangerci addosso.
Siamo esseri umani fortunatamente condannati ad imparare, cioè ad errare.Lo sbaglio è quell’ unica certezza che ci rende fisiognomicamente uguali appartenenti allo stesso genere.Chi non tollera lo sbaglio spara sentenze e giudizi, è un “suicida” che compie “omicidi”.
Uomo fattene una ragione, sbagliare è una necessita alla quale nessun uomo è in grado di sottrarsi e di rinunciare, non è solo un limite, ma può essere un’ occasione per la propria metamorfosi, presente nella natura di chiunque.
Cambia chi sbaglia. Non offenderti, non prendertela se sei di casa nello sbaglio, ma nemmeno giudicare, è l’ occasione per imparare e se sai serenamente accettarlo, ci penserai e crescerai.
giorgio burdi
Settimanale Psicologo Roma : Fa’ ciò che sei
Non serve ciò che hai, conta ciò che fai come lo sei
Fa’ ciò che seiNon serve ciò che hai, conta ciò che fai come lo sei.
Cosa c’è di più bello nella vita, se non fare quello che piace, ed in particolar modo, il lavoro che piace?
Inizialmente mi sono laureato, una disciplina per la quale pensavo di avere molta passione.
Strada facendo invece soffrivo, in prossimità della tesi ero scoppiato.
Insegnavo filosofia, ma non ero io, era come aver accanto una donna che non ti appartiene. Avevo sbagliato, tutto era così pesante, avevo la sola opportunità di ricominciare da capo. Che dolce follia, quando ho compreso cosa avrei voluto fare e la faccenda seria era quella che lo sentivo già da un pezzo.
Serve coraggio per seguire se stessi, non è affatto facile non confondersi con l’inquinamento dei desideri altrui o delle persone care o anche con le paure di fallire. Ciò che conta è gustare piano ciò che fai, assaporarlo e farlo sempre più tuo, non pensando ad altro che gustare.
Non ho mai pensato al denaro, ai traguardi facili, ma chi mi ci ha fatto pensare, per poco, mi ha depistato.
No, non serve ciò che hai o potresti avere, conta più ciò che fai come lo sei. Come non conta avere un’ altra, conta solo chi E’, se è vicina alle tue curiosità.Ho ascoltato la passione, sotterrato i calcoli, studente sognatore, distratto solo da ciò che incanta. Mi incuriosisce ciò che affascina, lo stupore è casa mia, il Bello è il continuo passaggio dalla “buccia” alla “profondità”, andarci dentro da una superficialità e uscirne fuori andando incontro all’ effimero.
Fare ciò che si è, fare ciò che sei.
Discorso folle in un contesto nel quale bisognerebbe già accontentarsi e sentirsi fortunati di ciò che offre il mercato rispetto a ciò che si desidererebbe fare. Diveniamo commerciabili, venduti, arrangiati, compromessi, accontentati. Già, chi si accontenta gode, io non godrei affatto.Serve chiarezza e impegno il più delle volte sofferenza, caparbietà per raggiungere se stessi.Gli stolti non lo sanno, vedono il tuo successo, il saggio sa che c’è fatica, tanta, che come lo spermatozoo che sgomita si ostina dove vuole andare.
Il Bello è questo continuo reversibile passaggio dall’ effimero al profondo e viceversa, continuamente, ripetutamente. Non mi stancherei mai.
Fa ciò che sei e credici.
Faccio il lavoro più Bello al mondo, lo adoro, nonostante le fatiche immani che comporta.
Tempo fa riportavo ne” La passione per Te ” , tutto il mio animus . E’ un inno all’ uomo, all’ analisi, alla sua esplorazione dentro e fuori di se, all’ impegno faticato per realizzare il Suo Benessere, i Suoi obiettivi.
La passione per te è la mia passione, è la passione che ho, connaturata con me tanto da non avvertire le differenze e le fatiche tra ciò che sono e ciò che faccio, mi esprime integralmente e sono me stesso.
A volte quando mi ringraziano sorrido e ribadisco che sono io che ringrazio loro, perché mi permettono di esprimere quelle potenzialità che diversamente non verrebbero fuori, rimarrebbero potenzialmente in stasi.
La massima gratificazione è poter essere onorati per un qualcosa di molto importante, profondo, e serio, Bello e anche, perché no, molto divertente e sentire io il bisogno di ringraziare.
Fa ciò che sei, lavora sulla confusione e non confonderti mai, quasi in una continua lotta, con i desideri altrui.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : Un altro modo di essere forti
E’ essere deboli
Un altro modo di essere forti:
E’ essere deboli
Mostrare sempre di essere forti, non fermarsi mai.
Confrontarsi continuamente con nuove sfide.
Positivizzare le difficoltà e i propri fallimenti con sé stessi e con gli altri.
Ogni volta tutto questo aiuta ad andare avanti, ma ci pone anche davanti una trappola insidiosa: quella di non volersi fermare un attimo a viverlo quel fallimento, quella difficoltà, non voler vedere fino in fondo dove si è stati o dove si è in quel momento, dove sono i desideri piu’ profondi e le mie contraddizioni, prima di ripartire con una nuova e piu’ solida consapevolezza della realtà e di se stessi.
E’ bello essere deboli ogni tanto, anche davanti agli altri che si aspettano tanto da noi, fermarsi un attimo a guardare, a sentire, ad accogliere, con dignità e rispetto per noi stessi, le proprie sofferenze, le delusioni, come una tempesta che ci obbliga a rimettere in ordine e vedere tutto, anche le cose che avevamo dimenticato.
E quando ci prendiamo cura di loro, rischiamo di non ricevere alcuna attenzione, perché indossiamo un abito quasi istituzionale della persona ” aiuto ” .
Già, perché quando noi siamo forti o appariamo tali, rischiamo che gli altri si dimentichino di noi, permettiamo loro che ci pensino sempre come se non necessitassimo di attenzioni e di comprensioni, peggio ancora gli permettiamo che ciò può non avvenire neanche in mente.
La responsabilità di questo sottile meccanismo è attribuibile solo alla nostra modalità di comportamento, in effetti saremmo noi inconsciamente a permetterlo e a volerlo. Facendo così ci daremmo un ruolo a volte di prestigio o saremmo alla ricerca di complessi consensi sociali per appagare bisogni di stima o di affettività.
In tal senso, apparire forti o positivizzare a tutti i costi, rappresenterebbe una modalità di grande insicurezza.In un contesto fondato molto sull’ immagine, si può trovare una straordinaria ricchezza e un nuovo vero slancio da questi momenti, riconoscendo le nostre insufficienze, insicurezze e debolezze senza l’inutile timore di doverli nascondere agli altri a tutti i costi, tra l’altro col rischio di risultare loro trasparenti, né riconosciuti o compresi.
laura
Settimanale Psicologo Roma : TROVATA MOLECOLA ANTI TUMORE NEL MALTOLO, SOSTANZA NATURALE CONTENUTA NEL MALTO, NELLA CICORIA, NEL COCCO, NEL CAFFE’
PRIMA CHE I GOVERNI E LE LOBBIES FARMACEUTICHE CENSURINO, PER FAVORE CONDIVIDETE E DIVULGATE A PIU’ NON POSSO QUESTO LINK
TROVATA MOLECOLA ANTI TUMORE NEL MALTOLO, SOSTANZA NATURALE CONTENUTA NEL MALTO, NELLA CICORIA, NEL COCCO, NEL CAFFE’ …
PRIMA CHE I GOVERNI E LE LOBBIES FARMACEUTICHE CENSURINO, PER FAVORE CONDIVIDETE E DIVULGATE A PIU’ NON POSSO QUESTO LINK, CHE GIA’ NON SE NE PARLA PIU’.
Guarda il video
http://www.youtube.com/watch?v=kmCrx3yl4WY
Il Dott. Fanelli e il Prof. Fusi hanno individuato nel “maltolo“, sostanza naturale contenuta nel malto, nella cicoria, nel cocco, nel caffè e in moltissimi altri prodotti naturali, la possibilità di utilizzarlo per lo sviluppo di una nuova classe di molecole con spiccata attività antineoplastica. Questa scoperta rappresenta un notevole passo in avanti nella ricerca di nuove strategie terapeutiche contro il cancro tanto da avere ottenuto il brevetto nazionale, nell’attesa di quello internazionale.
Il prof. Vieri Fusi e il dott. Mirco Fanelli
Il team di ricerca del Dott. Mirco Fanelli del Centro di Biotecnologie di Fano è impegnato da diverso tempo nello studio delle mutazioni epigenetiche -modificazioni ereditabili che variano l’espressione genica pur non alterando la sequenza del DNA- nello sviluppo del cancro ed ha sviluppato una tecnica innovativa denominata PAT-ChIP finalizzata allo studio dell’epigenoma direttamente nei campioni derivati dai pazienti e conservati in paraffina (FFPE-tissues: formaldehyde-fixed paraffin-embedded tissues); tessuti derivano dalle comuni biopsie e resezioni chirurgiche e vengono normalmente utilizzati per le procedure diagnostiche di routine e poi conservati per decenni nei laboratori di anatomia patologica.
archivio di tessuti FFPE
Il gruppo del professore Vieri Fusi, invece, si è da sempre occupato di riconoscimento molecolare, dello sviluppo sintetico di recettori e metallo-recettori e degli aspetti termodinamici che guidano il riconoscimento tra due specie chimiche.
Questo lavoro di ricerca è quindi il risultato di questi due team scientifici di estrazione diversa ma uniti dal comune scopo di trovare una cura per una malattia complessa come il tumore. Vieri Fusi e Mirco Fanelli spiegano: “Negli ultimi anni la ricerca in campo oncologico sta affrontando l’intera problematica attraverso una doppia strategia: da un lato cerca di comprendere a fondo le peculiarità molecolari alla base della patologia stessa e, dall’altro, prova a sviluppare nuove molecole come potenziali farmaci (drug discovery). I due approcci non navigano necessariamente su due binari diversi ed è proprio con la scoperta dei meccanismi molecolari alterati nella cellula neoplastica che si gettano le basi per lo sviluppo di nuove molecole atte a correggere quelle alterazioni».
E ancora: “La problematica va necessariamente affrontata seguendo un iter che porta, partendo dall’osservazione macroscopica del problema, all’analisi del processo molecolare sia dal punto di vista eziopatogenetico che nella realizzazione del potenziale farmaco e/o contromisure terapeutiche”.
Ma quindi come nasce questa cura?Il Prof. Vieri Fusi spiega che il maltolo è una molecola spesso utilizzata come additivo alimentare per il suo aroma e le sue proprietà antiossidanti, ma, se opportunamente modificata, può dare origine a nuove molecole con interessanti proprietà biologiche. Due molecole rappresentative di questa classe di composti sono state al momento sintetizzate e caratterizzate nella loro capacità d’indurre alterazioni della cromatina e, di conseguenza, di condurre le cellule a rispondere in termini biologici.
Mirco Fanelli fa eco al suo collega di ricerca e spiega: “Da subito abbiamo monitorato come alcuni modelli neoplastici (colture cellulari in vitro) fossero sensibili ai trattamenti con le due molecole (denominate malten e maltonis): le cellule, in risposta ai trattamenti, alterano dapprima la loro capacità di replicare e, successivamente, inducono un importante processo biologico che le conduce ad un vero e proprio suicidio (denominato morte cellulare programmata)”. Fanelli spiega che queste nuove molecole sembrano agire attraverso dei meccanismi nuovi riconducibili a modificazioni strutturali della cromatina. Tale meccanismo di azione, ad oggi mai osservato in molecole ad azione antineoplastica, è alla base per un potenziale sviluppo di molecole che possano sfruttare strategie alternative con cui bersagliare le cellule tumorali.
Ma forse la cosa ancora più interessante è che la somministrazione delle due nuove molecole altera enormemente l’espressione genica in funzione di una risposta atta a eliminare quelle micro modificazioni che sia malten che maltonis sono capaci d’indurre all’interno della cellula. Vieri Fusi spiega: “Purtroppo non possiamo divulgare i dettagli di quest’ultimi, visto che sono ancora nella fase di sottomissione per la loro pubblicazione e coinvolgono anche altre strutture scientifiche. Possiamo però anticipare che questi composti sembrano essere tollerati in vivo (cosa non scontata) ed hanno dimostrato interessanti proprietà biologiche inducendo una sensibile riduzione della massa tumorale”.
Mirco Fanelli e Vieri Fusi, attraverso questo nuovo studio, sperano di poter sviluppare nuove armi con cui aggredire il cancro con le quali poter migliorare le attuali cure soprattutto per quei tipi di tumore ad oggi sprovvisti di terapia o derivanti da una recidiva. E’ bene altresì sottolineare che attualmente la cura è in una fase sperimentale, che sta dando ottimi risultati, ma ancora lontana dalla sperimentazione clinica. Le molecole attualmente sono promettenti; la futura attività di ricerca dimostrerà se sarà possibile utilizzarle nell’uomo e con quali benefici.
La Redazione di IBTimes approfondirà l’argomento attraverso un’intervista al prof. Vieri Fusi e il dott. Mirco Fanelli.
Da International Business Times
Di Emiliano Ragoni
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : I NOSTRI MERAVIGLIOSI EMISFERI
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UTILIZZO DELLE CONOSCENZE SULLA DIFFERENZIAZIONE CEREBRALE DA PARTE DELLA PUBBLICITA’.
Le conoscenze sulla differenziazione degli emisferi cerebrali umani sono ormai argomento ben noto alla pubblicità.
Queste sono immagini relative ad una campagna pubblicitaria della Mercedes di qualche anno fa.
IL CERVELLO SINISTRO è quello tipico di uno scienziato, di un matematico. Funziona per categorizzazione, è più affine a ciò che è noto. E’ preciso, analitico, lineare, pratico.
Utilizza con gran maestria parole e linguaggio. E ordine, logica, a perfetto agio con equazioni e numeri.
Sa esattamente chi è .
IL CERVELLO DESTRO è creatività, estro, passione, follia, sensualità, libertà.
E’ la risata che nasce fragorosa e spontanea, è l odore della terra, la sensazione della pioggia sulla pelle, della sabbia sotto i piedi nudi. Il sapore intenso di un acino d’uva. E’ il movimento, è un arcobaleno di colori, è immaginazione senza limiti..
E’ la poesia, l’ arte, la bellezza nel tuo sguardo. E’ intuizione, percezione.
E’ tutto ciò che vuole essere.
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : COSA RESTA DI NOI NEGLI ALTRI
Chi mi ha conosciuto non dimenticherà mai, ma chi mi ha dimenticato, non mi ha mai conosciuto
COSA RESTA DI NOI NEGLI ALTRI ?
Chi mi ha conosciuto non dimenticherà mai,ma chi mi ha dimenticato, non mi ha mai conosciuto….
Passiamo tanti anni insieme con una persona, condividiamo il respiro, il piatto, il letto, il sorriso, il pianto.
Ci fondiamo in una sola anima,
in un solo corpo, facciamo figli, si combatte,
ci si ama,
si litiga, ci si odia, si progetta,
si fa casa,
ci si impegna in investimenti economici
che espropriano della propria libertà, e dopo un pò di anni, tardi,
ci si domanda,
ma chi sono,
cosa ho fatto,
dove son venuto,
dove sono andato,
da dove son partito,
in mano a chi ho messo la mia vita per ritrovarmi come ora
privo di significati
e di contenuti,
svuotato di quelle piccole risorse, gelosamente messe da parte nel mio granaio,
ho lavorato come una formica
per anni e mi ritrovo
in un inesorabile vuoto di risorse, progetti come il fumo
disconosciuti anche da chi
avrebbe dovuto condividere
amare più di tutti.
Chi mi ha dimenticato, non mi ha mai conosciuto.
E’ una triste verità, lavorare per costruire il proprio abbandono.
Ma chi ci conosce davvero ?
Chi con me non si è soltanto divertito o banchettato in modo
gogliardico, ridendo scherzando, brindando a mille di questi giorni, ma colui che non ha mai disdegnato di dirmi in faccia
tutta la verità, che ha condiviso con me le mie sofferenze
e mi ha sbattuto al muro e
a muso duro ha rischiato di perdermi
per quante botte mi ha dato
per non prenderne altre inutili dalla vita
e che tutto quello che luccicava ha sempre saputo che è stato
solo frutto di grandi fatiche, di sacrificio, di sudore di sangue, di un gladiatore che il più delle volte era reso schiavo delle sue
lotte interminabili ed inesorabili. Bisognerebbe poter invidiare le sofferenze e tutte le pene
prima di invidiare e farsi abbagliare
dai successi luccicanti o dai traguardi gloriosi.
Chi è complice e condivide il dolore, è colui che ci conosce per davvero.
giorgio burdi
Settimanale Psicologo Roma : IL NOSTRO POTENZIALE
poterlo esprimere pienamente
Rainer Maria Rilke:
“Nella nostra voce tutto diventa favola, perché in essa nulla è mai potuto accadere”
“Quando le associazioni non sanno a cosa rifarsi, fioriscono”
Noi aggiungiamo che ciò vale ugualmente per i singoli individui: quando non sanno a cosa o a chi rifarsi, allora essi possono esprimere al meglio la propria identità vera, il proprio mondo interno, la propria creatività. Questa è la base della creatività e della libertà. Questa è anche la base di una vita autentica e felice.
“L’individuo medio dei nostri tempi, che ci crediate o no, vive sfruttando soltanto una minima percentuale del suo potenziale, dal cinque al quindici per cento quando va bene. Chi ha a sua disposizione addirittura il venticinque per cento del suo potenziale viene già considerato un genio.
E così una percentuale del nostro potenziale che va dall’ottantacinque al novantacinque per cento va perduta, resta inutilizzata, non è a nostra disposizione. Suona tragico non è vero?
E la ragione di questo fatto è semplicissima: viviamo secondo dei clichè. Viviamo seguendo degli schemi prefissati di comportamento.
Recitiamo sempre la stessa parte, continuamente. Allora se si scopre come si fa a impedirsi di crescere, di utilizzare il proprio potenziale, si ha modo di accrescerlo, di vivere una vita più ricca, di diventare sempre più capaci di mobilitare le proprie energie.
Ma il nostro potenziale si basa su un atteggiamento particolarissimo: vivere e riconsiderare ogni istante come un istante a sè.
Il “guaio” di chi è capace di riconsiderare ogni istante la situazione e di capire com’è, è che in questo caso la persona non è più prevedibile.
Il ruolo del bravo cittadino esige che questi sia prevedibile, dato che la nostra brama di sicurezza, di non correre rischi, la nostra paura di essere autentici, la nostra paura di stare ritti sulle nostre gambe, e specialmente sulla nostra intelligenza… è semplicemente terrificante.
E allora che facciamo? Ci adattiamo, e in quasi ogni genere di terapia si vede che il fine ultimo è proprio l’adattamento alla società. Se non ti adatti sei un criminale, o uno psicopatico, o un mentecatto, o roba del genere.
Comunque sia sei un indesiderabile, e devi essere espulso dal confine di quella data società.
La persona crede di non poter utilizzare le proprie risorse. In realtà si impedisce di far ricorso alle proprie risorse inventandosi tutta una serie di aspettative catastrofiche. “Gli altri mi respingeranno”.
“Potrei commettere una stupidaggine”. “Se lo facessi, nessuno mi vorrebbe più bene, morirei”, e via dicendo.
Nutriamo tutta una serie di aspettative catastrofiche di questo genere, con le quali ci impediamo di vivere, di essere. Nessuno vuole veramente superare l’impasse che gli assicurerebbe questa evoluzione. Preferiamo conservare lo status quo: preferiamo tenerci lo status quo di un matrimonio mediocre, di un intelligenza mediocre, pur di non superare l’impasse.
Salvo rarissime eccezioni, non si va in terapia per farsi curare, ma per perfezionare la propria nevrosi.
Noi abbiamo l’equazione: adulto uguale persona matura. Ma l’adulto è molto di rado una persona matura. L’adulto è, secondo me, una persona che recita la parte di un adulto, e spesso più recita questa parte, più è immaturo.”
Fritz Perls
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : Se
L’ Umiltà di chi sa vivere
Se
Se… riesci a a non perdere la testa,
quando tutti intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa
Se… riesci ad aver fiducia di te stesso, quando tutti dubitano di te ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare
Se… riesci ad aspettare, senza stancarti di aspettare, o, se mentono a tuo riguardo, a non rispondere con calunnie
o, essendo odiato, a non lasciarti prendere dall’odio e tuttavia a non mostrati troppo buono e a non parlare troppo da saggio
Se… riesci a sognare senza fare del tuo sogno il tuo padrone
Se… riesci a pensare, senza fare dei pensieri il tuo fine
Se… riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
e trattare questi due impostori allo stesso modo
Se… riesci a sopportare di udire la verità che hai detto, distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi, o contemplare le cose a cui tu hai dedicato la vita, distrutte
e, umilmente, ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori
Se… riesci a fare un sol fagotto delle tue vittorie, e rischiarle in un colpo a testa e croce
e perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
e non dire mai una parola sulla perdita
Se… riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi a sorreggerti, anche dopo molto tempo che non te li senti più, e a tener duro quando in te non resta altro, tranne la tua Volontà che ripete… resisti
Se… riesci a parlare con la folla e a conservare la tua onestà, o a passeggiare con il re senza perdere il contatto con la gente
Se… tanto amici che nemici non possono ferirti
Se… tutti gli uomini per te contano, ma nessuno troppo
Se… riesci a colmare l’inesorabile minuto,
dando valore a ogni attimo che passa, Tua è la terra e tutto ciò che è in essae quel che più conta…
sarai un uomo… figlio mio!
Rudyard Kipling
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