Settimanale Psicologo Roma : SEI PIU’ ANGOLO ACUTO O PIU’ OTTUSO
Differenze tra personalità aperte al coraggio e personalità aperte alla paura
Una particolare esperienza di vita è l’incontro amoroso tra due persone che presentano un’assenza di confini , una fusione emotiva soprattutto nelle prime fasi dopo l’incontro.
In alcuni momenti della propria esistenza ci si relaziona agli altri in modo da proteggere la propria vulnerabilità con una corazza, quasi fossimo angoli acuti, timorosi del coinvolgimento.
L’ altro viene vissuto come invasore spropositato, sciacallo dei sentimenti, la chiusura diviene autoprotettiva, accartocciamento intorno all’ io e isolamento. Nessuna forma di rinnovamento sarebbe mai possibile su questa direttrice.
In tale direzione, Il mondo viaggia in un verso, l’io in un’ altro, cosa molto plausibile, ma il potere di chiusura permetterebbe la stagnazione del proprio status di vita verso una desensibilizzazione e una sensory deprivation o verso la depressione.
Questo può accadere se certe ferite della propria anima appartenenti ad esperienze già vissute non sono del tutto cicatrizzate e sono più sensibili ad un certo tipo di emozioni, mostrando un’incapacità di aprirsi all’ innovativo e di coinvolgersi.
Coloro che, invece, simbolicamente si rispecchiano nella tipologia opposta , l’angolo ottuso, sono più inclini nelle relazioni a lasciarsi travolgere da tutti i sentimenti di gioia, ma anche di dolore e tristezza, rivelando una forte tendenza al coraggio di vivere.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : MA COSA C’E’ DI MALE
Ognuno è un mondo di sogni, bisogni e varietà o colludi o ti integri .
Ma Cosa c’è di male? Ognuno è un mondo di sogni, bisogni e varietà. O colludi o ti integri .
Piaget afferma che l’ intelligente è colui che Sa adattarsi alle circostanze e all’ ambiente. Per tanto il disadattato non sarebbe intelligente, non per il suo QI, che potrebbe essere in auge, ma per l’ incapacità ad interagire con le altre intelligenze.
Ognuno sarebbe strano, diverso, un anomalo, patologico, ha i suoi ritmi, riti, miti, agisce come sente, vede come crede.È la rappresentazione di una parte dell’ infinito umano.
Potremmo mantenere il contatto con l’ infinito dei nostri simili, o con l’ infinitesimale di noi stessi, saremmo così socio fobici.Noi saremmo limitati se considerassimo solo noi stessi, e in tal senso gli altri sarebbero un di più, troppi, abbastanza, fastidiosi e inutili.
Saremmo illimitati se provassimo a sentirci quali particelle della galassia umana, saremmo più tranquilli non infastiditi se guardassimo gli altri come l’ estensione esagerata e spropositata, e perchè no, spudorata di noi.
C’è spazio per tutti nella nostra galassia umana per poter dire che l’ uomo non è centro di se stesso ma dell’ universo se è parte dell’ universo umano .
L’ intelligenza è l’ open mind dal noi al totalmente strano da noi.Un GRAZIE a tutto cIó che è nuovo e diverso da me e mi permette di riconoscermi in tutte le mie ombre.
giorgio burdi
ContinuaCHI NON SA RIDERE DI SE E’ RIDICOLO
Se mi prendo troppo seriamente, mi incupisco: Il Carnevale
Chi non sa ridere di se è ridicolo.
Se mi prendo troppo seriamente, mi incupisco
Chi l’ ha detto che l’ autostima si costruisce sul consolidamento del proprio narcisismo. Ma è proprio vero che i complimenti aiutano l’ io ad irrobustirsi?
Siamo alla continua ricerca di adulazioni, di complimenti e di consensi sociali, non sarà invece che ci muoviamo nella continua direzione di piacere sempre agli altri?Per chi ci vestiamo o ci trucchiamo o adoperiamo le griffe o il profumo dell’ ultimo stilista? lo facciamo per noi o il più delle volte per compiacere gli altri?
Siamo alla continua ricerca nevrotica di estetismi estenuanti, botulimici e ricostruttivi attraverso protesi omologanti.
Il dimorfismo corporeo oltre ad essere una seria patologia, ma non dipenderà anche molto dal bisogno mancato di irrefrenabili consensi sociali ?Se ci fosse una maggior cultura del “non prendersi sempre e troppo seriamente”, sarebbe già tutto più sano e diverso e ci sarebbero meno patologie.
Se ci fosse la cultura delle differenze individuali avremmo meno tendenze a conformarci.Ci piaceremmo di più. Faremmo più i simpatici, perché in fondo lo siamo un po’ tutti abbottonati in abito e cinghiati, svuotati di noi, ci prenderemmo più in giro e meno seriamente se non fosse per l’ossessione di dover piacere a tutti i costi.
La nevosi dell’ adeguamento coatto, nasconde il grosso problema dell inadeguatezza.Così facendo rischiamo di sentirci inadeguati sempre.
Bisognerebbe alimentare la cultura dell’ autoironia, fatta per chi sa mettersi in discussione.Chi realmente stima ae stesso, è auto ironico.Non teme giudizi, di perderci la faccia, perché la sua faccia la mette in gioco spesso per la sua voglia di cambiare, perché mettersi in discussione è la cosa più regolare che possa esserci, lo renderebbe sempre più se stesso.
Chi giudica è un insicuro perché, teme il giudizio dagli altri.L’ uomo spontaneo non teme nessuno, perché vede che in tutti c’è una parte originale di se, non fa concorrenza a nessuno perché accettando se accetta chiunque, anche le persone più discutibili, e la vita così lo diverte non lo angustia, perchè la vita se non fosse guardata così, non sarebbe seria senza divertimento, cosa altro rimarrebbe ?
Ti piaccia o no, io sono anche così .
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : IL TRENO DELLA VITA
Facciamo il viaggio insieme a chi scende e sale
IL TRENO DELLA VITA
La VITA è come un viaggio in treno con le sue stazioni, i suoi cambi, i binari, i suoi incidenti !
Nel NASCERE saliamo in treno e ci troviamo con i nostri genitori e crediamo che sempre viaggeranno al nostro fianco, ma in qualche stazione loro scenderanno lasciandoci viaggiare da soli .
Nello stesso modo, nel nostro treno saliranno altre persone, saranno significative: nostri fratelli, amici, figli ed anche l’amore della nostra vita .
Molti scenderanno e lasceranno un vuoto permanente… Altri, passeranno inosservati! Questo viaggio sarà ricco di gioie, dispiaceri, fantasie, attese e saluti.La riuscita di questo viaggio consiste nell’avere una buona relazione con tutti i passeggeri e nel dare il meglio di noi stessi.
Il grande mistero è che non sappiamo in quale stazione scenderemo …Per questo dobbiamo vivere nel migliore dei modi: amare, perdonare ed offrire il meglio di noi… Così, quando arriverà il momento di scendere ed il nostro sedile sarà vuoto, lasceremo – bei ricordi – agli altri passeggeri del treno della vita!
Ti AUGURO che il viaggio nel tuo treno, per questo e tutti i prossimo giorni, mesi, anni che resteranno, sia meglio ogni giorno… Seminando amore e raccogliendo esiti.
Ah! Ti ringrazio per essere uno dei passeggeri del mio treno…
ContinuaLE PAROLE CHE CURANO
Gli psicofarmaci curano il sintomo, le parole le cause e i cambiamenti.
Le parole che curano
E la cura delle parole
Gli psicofarmaci devastano la mente, le parole agite ci cambiano.
La parola è logos, è pensiero, verbo, azione, È la rappresentazione di uno stato mentale, di una esperienza e delle sue sensazioni .Tradurre i pensieri e le sensazioni in parole è per l’ uomo l’ operazione più complessa al mondo poter dire ciò che ha e ciò che vuol fare e come vorrebbe farlo.
Serve proprietà di linguaggio, intuizione, intelligenza ed esperienza. Non serve nemmeno avere un curriculum, quanto invece esperienza di comunicazione, una elevata dose di attenzione e perspicacia. Infondo, dentro, siamo un po’ tutti psicologi.Serve essere un attento osservatore, arguto,brillante, con un ingegno acuto, penetrante, sottile, mordace e vivace nella risposta.
La parola fa l’ esperienza e questa si traduce in parole. L’ esperienza lascia traccia neuro biologica che diventa schema mnemonico che traduciamo in parole.
Le parole rievocano, riprogettano e diventano azione, l’ azione viene riformulata in pensieri e nuovamente in parole.Esattamente questo é il processo analitico di una psicoterapia: dall’ esperienza alla parola, dalla parola all’ azione riformulata in senso funzionale .
La vita è una continua giostra tra esperienza parola e viceversa Non è magnifico ? A volerlo e a prenderne coscienza, potremmo cercare le parole sempre nuove e riformulare esperienze e conoscenze rinnovanti.
È semplicemente geniale chi impara infinite parole e le usa appropriatamente, apre nuove galassie e geometrie aldilà dei propri perimetri.
L’ esperienza o la cambiamo con gli psicofarmaci che hanno azione rapida e devastante, o con la Parola che agisce lentamente ma con efficacia verso la propria direzione .
Io In quanto uomo e psicoterapeuta, prediligo la parola.Magia ? No, empirismo: lettura e conoscenza dei sotterranei della propria anima e riformulazione agita con determinazione neurobiologica.
Ecco come avviene il cambiamento attraverso e tramite la parola.Riattiviamo con la parola le naturali industrie cerebrali, ri diventiamo gli industriali di noi stessi.
Le parole sono prigioni o porte di uscita, le parole profonde appartengono ai sentimenti, alle sensazioni e alle emozioni, riempiono e danno un senso compiuto alla propria essenza ed esistenza se poi divengono empiriche.
Fare ciò che si è, è la messa in atto della parola racchiusa nel proprio nome, è la traduzione della parola in azione. Ogni volta che viene agita la parola del nome che portiamo, viene assicurato il proprio benessere.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LE FONDAMENTA DI UNA VITA RELAZIONALE AMOROSA
La Stima e la fiducia sono due elementi indissolubilmente intrecciati che fanno l’ Amore
Le fondamenta di una vita relazionale amorosa e armoniosa.
La Stima e la Fiducia sono due elementi indissolubilmente intrecciati che fanno L’ Amore
Nei primissimi anni di vita, quando il bambino si trova tra le braccia della mamma, inizia a sviluppare il futuro linguaggio affettivo che ripresenterà da adulto negli scambi con il partner.
E’ nel contatto fisico ed emotivo tra la mamma o caregiver e il bambino, attraverso quindi il toccare e l’essere toccato, il guardare e l’essere guardato, che si creeranno occasioni per sviluppare e sperimentale la fiducia in se stessi e negli altri.
Avendo interiorizzato la capacità di fidarsi della figura che si è preso cura del piccolo, lo stesso da grande potrà contare sulla fiducia in sé, come persona importante e piena di valore.
Queste modalità di relazione influenzeranno il modo di avvicinare gli altri nella ricerca di intimità e affetto.
Capita a volte che questo tipo di esperienze non siano adeguate, ad esempio in presenza di una madre che risponde ai bisogni fisici del bambino, ma non a quelli emotivi, una madre che non ama incondizionatamente il figlio o che comunica verbalmente che gli vuole bene ad una condizione che lui si comporti a dovere.
In tali occasioni, il bambino non si sentirà amato per come è, ma svilupperà la convinzione che l’amore bisogna meritarselo dimostrando sempre qualcosa agli altri o seguendo la via della perfezione cercando di far stare bene gli altri pur di essere amato.
Traslato sul paino sessuale quando il figlio avrà modo di vivere momenti di intimità, il timore di deludere e di non piacere caricherà di paura questi momenti trasformando la sessualità in una dimensione relazionale difficile da affrontare e non gratificante, chiudendosi poi in una solitudine non fisica, ma emozionale.
alessia potere
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : TRA EDIPO E AMLETO
Le trasformazioni familiari e l’ adolescente
Tra Edipo e Amleto
Le trasformazioni familiari e l’ adolescente
Le dinamiche familiari sono state da sempre ben rappresentate in drammi e tragedie, ma l’opera Shakespeariana dell’Amleto raffigura in maniera diversa e più profonda i diversi ruoli. Soffermandoci, ad esempio, sulla figura del padre che nel classico triangolo edipico incarna il divieto all’incesto, orientando l’amore del figlio verso un’altra donna diversa dalla madre (considerata un puro oggetto passivo e proibito) .
Nell’ Amleto questo è sconfitto e ucciso, che chiede solidarietà e vendetta proprio al figlio al quale avrebbe dovuto indicare, invece, la strada per il mondo ed insegnargli ad affrontare difficoltà e pericoli che l’avrebbero reso uomo.
La maggior parte della schiera degli esseri umani passa per la strada edipica, all’ interno di una serena risoluzione della relazione con la famiglia, ma una buona parte è realmente tragicamente Shakespeariana, le relazioni fondamentali risultano come inesistenti e poi continuamente distrutte.
Quello che succede oggi da noi, rispecchia le trasformazioni strutturali della famiglia che sempre di più diventa allargata dall’ aggiunta di partners e affini. Se queste trasformazioni vengono affrontate dai coniugi con grossi disagi, separazioni caratterizzate da odi, insulti, svalutazioni, accade che a portare i segni della sconfitta genitoriale siano proprio i figli. In che modo?
Con difficoltà, ad esempio, a comprendere i propri tratti essenziali e l’immagine di sé e a volte nella difficoltà a sviluppare la capacità di vivere la sessualità in maniera coinvolgente e unificata, con un ingresso problematico nell’età adulta.
Sono i costrutti, questi, per una eterna adolescenza, alla continua ricerca di un periodo mancato, per la paura di una età adulta, perchè gli adulti hanno fatto paura, ma la paura di cambiare, non potrà mai fare l’ adulto per poter apprezzare il suo livello.
Essere adulti è più bello dell’ essere continuamente adolescenti, se l’ adolescenza non la dimentichi mai.
alessia potere
ContinuaFEMMINILE E MASCHILE: Complementari, ma tanto simmetrici
Femminile e Maschile?
Complementari, ma perché poi tanto simmetrici ?
Cosa è La perfezione ? E’ saper cogliere il lato femminile e maschile di noi e delle cose. Questo è l’ onnicomprensivo.
Nessuno potrà mai comprendere fino in fondo un uomo ed una donna, senza conoscere il femminile e maschile presente in ognuno, senza questa prospettiva olistica.
L’ assenza di questa prospettiva è la base dei conflitti di relazione dell’ incompatibile e del’ incomprensibile.
La rigidità strutturale dei ruoli sessuali, carambola l’ un dall’ altro. L’ identità di specie non determina necessariamente l’identità di genere. Ognuno tira fuori ed è padrone di ciò che è.È l’inseparabile femminile dal maschile il vero karma, l’ alfa e l’ omega, il giorno e la notte, la terra e l’ orizzonte, l’ ulivo e la sua linfa, il fiore e la clorofilla.
Il pensiero e il logos.
La rigida identificazione uomo donna, rompe l’ armonia, scinde i pastelli, è causa di inutili effimere competizioni simmetriche. La guerra nasce dalla rigida asimmetria e ristrutturazione dell’ identità di specie. Dimentichiamo di essere un UNO femminilemaschile, come uno è l’ universo, o sicuramente forse nemmeno lo sappiamo.
Riuscire ad intercettare e godere della propria componente etero, annullerebbe competizione e contrasti, a vantaggio della complementarietà e cooperazione.
L’ omofobico è un fratturato dentro, competitivo da sempre, uno solo, cultore ed artista belligerante, sacerdote dell’ orror, saccente fobico, prevaricatore schizoide omosex.
Ciò che mai vorremmo essere, nel rifiuto, lo esaltiamo e lo evidenziamo.
Noi tutti, siamo due facce della stessa medaglia: Donna maschio, Uomo femmina, femmina uomo, maschio donna.Insieme, siamo l’ unità dell’ universo.Femminile maschile, distinzioni per convergenze all’ unità .
giorgio burdi
settimanale Psicologo Roma : FOLLI PRIGIONIERI DEGLI SCHEMI
I bambini hanno invece occhi limpidi.
Folli Prigionieri degli schemi.
I bambini hanno invece occhi limpidi.
Siamo attanagliati da una rete di griglie di acciaio a maglie strette che filtrano l’ inusuale, l’ insolito, l’ incomprensibile, il nuovo.
Noi siamo fatti di schemi, siamo gli stessi schemi.
Gli schemi rappresentano definizioni che vorrebbero inglobare complessità indefinibili, ma le definizioni uccidono.
Non permettiamo di espanderci perché pensiamo di aver già acquisito i nostri territori o abbiamo il timore di conoscere quella notte ombrosa di noi carica di turbamenti.
Il giorno è coscienza, è il conoscibile, la notte viene annoverata all’ incubo, alla paura di smarrimento al non risveglio.
Gli schemi ci rendono forti dinanzi agli incubi, il sol dire, era un sogno, diviene rassicurante.
Se solo pensassimo invece che la condizione onirica rappresenti, non solo l’ induzione al sonno nella fase REM, ma il portone di accesso alle grotte della nostra mente, forse saremmo più affascinati nel non liquidare con, era solo un incubo, ma saremmo invece spinti a voler sapere cosa c’è oltre lo schema della paura nell’incubo.
Conoscere è la funzione primaria delle scienze, ma gli schemi già codificati, impoveriscono e limitano notevolmente la sua esplorazione, rappresentano il loro suicidio ed anche il nostro.
Quando ad esempio si accede da uno psicologo o psichiatra, i Wikipedia di molte teorie e di tanti metodi interpretativi, si rischia di farsi incollare addosso etichette e nosografie preconfezionate tanto da incastrare la personalità, con il serio rischio di non capire assolutamente nulla di chi si ha difronte e peggio ancora di manipolarlo inconsapevolmente a seconda di certe griglie.
La preparazione la formazione è la libertà dagli schemi, perché l’ altro è il totalmente altro.
Affascinante vero? O disorientante. Chi avverte disorientamenti in mancanza di schemi è il fobico.
Esso viene aiutato a non controllare la paura ma a conoscerla, lasciandolo scivolare sopra e dentro questa emozione, cercando di non fargli opporre resistenza nella discesa ripida dallo scivolo dell’ acqua park della sua mente, col rischio di gravi ustioni.
Le malattie mentali il più delle volte rappresentano delle “ustioni” per la resistenza e il disadattamento circostanziato, una sorta di opposizione ad una esistenza ritenuta ostica.
Bisognerebbe sapersela prendere, scivolando nel gioco della vita, non opponendo sempre resistenze.
L’ analisi rappresenta l’ esplorazione degli schemi all’ interno dei quali siamo impantanati ed incastrati.
L’analisi rappresenta ancor più l’ individuazione e l’ esplorazione del nostro stesso contraddittorio, all’ interno del quale esiste un elevato direttorio risolutivo.
Ma non basta riconoscerlo, andrebbe poi ascoltato, perché il rischio sarebbe quello di arroccarsi su preconcetti soliti irremovibili, coattivi della malattia.
Però noi siamo continuamente auto riformulabili, se così non fosse non avrebbe motivo di esistere la psicoterapia.
La vita è risoluta di suo col suo istinto, così deve andare, è forte e rappresenta la strada di uscita.
A volte gli eventi bisognerebbe lasciarli andare, opporsi ad essi, ritarderebbe solo di molto o di poco la soluzione.
Quando si è vivi, la vita fa il suo seguito, il filo d’erba che nasce nel cemento, lo spacca, senza tener conto della solidità della struttura.
L’ essenza della vita possiede già nel suo interno degli schemi propellenti e prepotenti rispetto ai nostri modelli culturali e educativi, all’ occorrenza disintegrano il tutto.
Opporci alla nostra stessa natura, sarebbe un genocidio.
La natura è buona di suo, non crederci sarebbe non credere in noi e nel senso umano delle cose, gli schemi invece sono la nostra distruttività, la malattia.
La natura è buona, lo schema è il male, è malattia.
Opporci ad essi ed Evitarli a volte ci dilania in particelle impazzite.
Per star bene e ritrovare il senso di se è delle cose, potremmo imitare la vita, la natura che fa il suo naturale decorso di guarigione, bisognerebbe essere un po’ più fiduciosi, come il filo d’ erba , comunque sia, trova la strada, consapevoli che c’è sempre una strada per tutti .
La verità però è quella che degli schemi non possiamo proprio farne a meno, e ne siamo impregnati, per non averne bisogno, paradossalmente bisognerebbe averne una infinità, e particolarmente di tipo contraddittorio, tanto da allargare le maglie della rete, per farci accedere a più conoscenze, magari con l’ intenzione di non voler far loro affidamento, tale da poter accedere a totali e più complesse conoscenze.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : SAN VALENTINO: INDICAZIONI PER UNA SANA STORIA D’ AMORE. PERCHE’ COSTRUISCO E DISTRUGGO LA STORIA D’ AMORE
Indicazioni per una sana storia d’ amore e dedicato a chi se la fuma
INDICAZIONI PER UNA SANA STORIA D’ AMORE
L’ istrionica edifica e, nel clou e nel bel mezzo, distrugge la sua opera. Non è solo una questione di seduzione o di appetiti affettivi.
Essa ha la tendenza a distruggere ciò che ha edificato, anche se in amore è inevitabile ferirsi.
Le persone con tratti isterici o nel continuum più patologico , istrionici, sono persone di ambo i sessi ma a prevalenza femminile, predestinate, quasi per un magico destino intergenerazionale, a restare sole e vittime di loro stesse. Riproducono e restano intrappolate in dinamiche relazionali arcaiche di matrice genitoriale e disfunzionali che oramai mettono in atto in modo automatico e inconsapevolmente, con la speranza di incorrere in qualche modalità affettiva riparativa compensativa.
Ma nella realtà tutto cambia, il modo di relazionarsi all ‘altro affettivo, difficilmente permetterà loro, che si concretizzi una relazione che vada a sanare il trauma redazionale antico e ferito condizionato prevalentemente da assenze parentali significamente comunicative, tali da procreare sofferenze e ingenerare relazioni superficiali in quanto emozionalmente superficiali tale da permettere l’ evitamento delle sofferenze. In realtà pensano di riuscire a farlo all’ interno delle nuove relazioni, ma hanno difficoltà a capire in profondità sia se stessi che l’ altro, in quanto molto coinvolti in tali dinamiche arcaiche.
La selezione dei partner, relazionali o sessuali, è spesso altamente inappropriata. Mi nutro alla tua fonte, linfa che dai vigore, ispiri in me potenza, il mio energevit che come un tetrapak lo premo e poi lo butto via.
Qualora qualcuno dovesse riuscire a penetrare la barriera e il senso di angoscia legato alle proprie sensazioni di essere dipendente a qualcuno , allora, rappresenterebbe la chiave d’ accesso per l’ apertura all’ eventuale salvatore che lo condurrebbe dai limiti delle sue dipendenze alla eventuale liberazione.
Ma il solo tentativo di accesso, del designato salvatore, mette in condizione di retrocedere come un granchio, perché il sol toccare o rimembrare emozioni troppo forti, spinge a un ritiro protettivo e narcisistico. Come un’ ostrica che che si ritira, nel tentativo di custodire la sua unica perla preziosa, e proteggere il proprio affetto atavicamente ferito che piange dal passato.
Il meccanismo protettivo che ne consegue, autoconvince che, basto a me stessa, e gli altri affettivi che tentano di accedere a me, e le emozioni che ne conseguono, sono pericolose, perché alla fine ne divento loro vittima, da sentire tutto il loro dolore, tale che poi sarebbero loro a controllare me e non il contrario.
Si tratta di persone iper emotive, alla ricerca di attenzioni reiterate. Esse includono una capacità di seduzione smisurata e inappropriata con un bisogno eccessivo di approvazioni e conferme con una repentina e rapida fuoriuscita dalla scena temuta: la relazione affettiva.
La dinamica relazionale si basa sul catturare l’altro fino a fargli perdere il controllo, attraverso la messa in atto di riti e miti seduttivi che non si completano quasi mai in atto sessuale vero e proprio o in relazione continuata o in relazioni contate.
Per l’ istrionico qualsiasi relazione è già finita, perché la proiezione rimbalza sempre al passato.
L’obiettivo è solo quello di raggiungere il controllo delle emozioni, perché le emozioni, dal loro esordio, seducono e fanno molto male, per la rievocazione delle assenze arcaiche di figure parentali. In tal senso la tanto attesa ed attraente emozione, induce il suo stesso rifiuto, adducendo giustificazioni, come quello della noia, come una mera superficiale giustificazione, atta al non voler approfondire la sensazione di sofferenza, da attivare la fuga e la confusione.
La chiusura poi diviene seduttiva per il salvatore, tale da possederlo, da permettergli di vivere quel partner ancora più in senso misterioso e attraente per il suo rifiuto. Si realizza ancora e allora una vera e propria affascinante follia logorante .La caratteristica preponderante dell’ istrionica, è il suo inesorabile potere seduttivo.
Essa è il genio del controllo, perché è il controllo che la salva dalle sue stesse emozioni, monitorando e stoppando quelle altrui, se controllo sono salva, se mi coinvolgo, sono infestata.
In tal senso una storia iniziata, quanto più ricca è di emozioni, è già tanto finita, quanto più è distaccata emotivamente, tanto più è duratura.
In tal senso ci si illude di ricevere affetto fisico, senza coinvolgimento emotivo in modo molto duraturo, attraverso relazioni sessuali de-emotivati.Solo così, con una fisicità de-emotivata si sostengono relazioni più durature tenendo l’ altro sotto controllo emozionale e preservandosi dal fallimento relazionale, tentando di lasciare sempre più vuota la storia dai coinvolgimenti mentali: relazioni senza testa, senza cuore, perché sono gli organi più ammalati e doloranti.
La capacità di mantenere rapporti sessuali multipli, molto spesso è determinata dalle caratteristiche di personalità, ossia avere più rapporti sessuali e relazionali contemporaneamente, non permette un vero legame, entrare in relazione superficialmente con tanti in realtà è restare con nessuno, perché l’ intento più importante non è realizzare la relazione in se, ma difendersi dai legami . Isolare le emozioni significa non potersi concedere l’ opportunità di mentalizzare una relazione, a vantaggio delle solo esperienze corporee.
Nell’ istrionico è presente un tratto schizoide come tendenza alla separatezza e distanza tra sessualità ed affetti . Spesso, sono persone che hanno subito molestie o abusi o che hanno fatto da confidente per uno dei due coniugi. Un dilemma che descrive bene questa dinamica è quella dei porcospini di Schopenhauer che descrive benissimo la tragicità e la disperazione di molte relazioni infelici.
Si cerca l’altro per la propria solitudine, ma quando si scoprono gli aculei lo si lascia, perchè si cercava solo di vincere il freddo della propria solitudine. L’ autoerotismo coatto riscalda il senso di solitudine.Conclusa una storia, ricomincia la ricerca di un’altra, in un continuo illudersi e disilludersi che abbatte la speranza e infiacchisce la capacità di legarsi.
Non è possibile amare senza fare e farsi male, come i porcospini della favola di Schopehauer, che d’inverno si stringono l’un l’altro per trovare calore, ma poi si ritraggono per evitare gli aculei dei propri simili. E’ una metafora perfetta della vita sentimentale di noi esseri umani, che ci dibattiamo fra il dolore del coinvolgimento e l’isolamento dell’amore. Indecisi tra il calore e il gelo, tra la fiducia e la sfiducia reciproche, non volendo o non potendo togliersi gli aculei ( o intimoriti dall’ipotesi che un’eventuale perdita di essi li renda ulteriormente vulnerabili ), gli uomini si accontentano perciò di rapporti tiepidi ed indifferenti con i loro simili, poco radicati nella loro intimità, e destinati pertanto al fallimento.
Forse il porcospino dovrebbe voler scaldare l’altro prima che se stesso e accettare gli aculei che lo feriranno. Darà calore e si scoprirà di riceverne.
Gradualmente aiuterà l’altro a smussare le punte e a trovare le giuste misure per amarsi, senza ferirsi troppo, perchè in amore forse ferirsi è inevitabile.
Dedicato a tutti coloro che “fumano” per produrre cenere e a coloro che osano amarsi e farsi male tra gli aculei.
giorgio burdi