Settimanale Psicologo Roma : INTERVISTA A DIO
Impariamo ad abitare noi stessi per ospitare gli altri.
Intervista a Dio.
Ciò che vale di più non è ciò’ che avete nella vita, ma la vita stessa
In una sera di primavera ero in campagna, solo e pensieroso, appoggiato ad un albero , all’improvviso una luce forte illuminò il mio spazio..
era Dio che mi chiese se avessi il desiderio di intervistarlo, la prima cosa che feci fu di rassicurarmi se avesse avuto un tempo sufficiente per ascoltare le mie domande e dopo un suo sorriso di risposta,
gli chiesi: Cosa ti sorprende dell’umanità?
E Dio rispose: voi tutti pensate con ansia al futuro dimenticando il presente così che non vivete né il presente né il futuro,
vivete la vita come se non doveste morire mai e morite come se non avesse vissuto mai
vi stancate presto di essere bambini e avete fretta di crescere e poi vorreste tornare bambini
perdete la salute per guadagnare i soldi e poi i soldi per recuperare la salute
All’improvviso avvertì una forte energia avvolta intorno alle mie mani, erano le mani di Dio che stavano prendendo le mie!
Mi venne in mente un’altra domanda: Che lezioni di vita desideri che i tuoi figli imparino?
E lui rispose..vorrei imparaste che non si può costringere nessuno ad amarvi, ma che potete lasciarvi liberamente amare
che ciò che vale di più non è ciò’ che avete nella vita, ma la vita stessa,
E che non è bene paragonarsi agli altri, e che la persona ricca non è quella che ha di più…
che bastano pochi secondi per aprire ferite nelle persone che si amano e molti anni per sanarle
che ci sono persone che vi amano profondamente, ma che non sanno come esprimere o mostrare sentimenti
e che due persone possono vedere la stessa cosa in due modi differenti
ma la cosa più importante è di imparare a perdonare gli altri e se stessi
e che io sono sono sempre qui con voi, SEMPRE
ContinuaSe Sono Vero, gli Altri Vanno al Giusto Posto
Se ti manco, ti manchi. Se ti ritrovi,
mi trovi
Se sono vero, gli altri vanno a posto
Se mi manco, tu mi mancherai. Se mi trovo, tu mi troverai.
Se imparo a riconoscere le mie sensazioni ho il dovere di rispettarle.
Solo sapendolo fare lo sapranno fare gli altri, è l’esercizio dell’educare, educhiamo gli altri a noi.
Facciamo sì che gli altri ci conoscano davvero per quel che siamo.
Spesso il timore di risultare sgraditi o di non venire accolti ci porta a considerare le sensazioni che gli altri potrebbero provare, dimenticandoci delle nostre che sono lo strumento più autentico di cui possiamo disporre.
Se sono vero e resto fedele a questo mio sentire, gli altri sapranno occupare rispetto a me il giusto posto.
Quante cose non hai detto? Devo poter mantenere un canale aperto con le mie emozioni e saperle raccontare, saperle dire nei gesti, nelle azioni.
Devo “sentirmi” e “farmi sentire”.
Se ti accorgi che gli altri valicano troppo spesso il tuo confine è perché quel confine non lo hai mai saputo definire.
Non esistono relazioni che non siano costruite sulla base di un confine che non è limite bensì identità.
Se non mi riconosco come posso pretendere che gli altri lo facciano?
Lo spaesamento che spesso ci rende angosciati non è forse il nostro mancarci per cui sono portato a sentire l’ altrui mancanza?
Se mi manco, tu mi mancherai. Se mi trovo, tu mi troverai.
Impariamo ad abitare noi stessi per ospitare gli altri.
Non dobbiamo restare ospiti di noi stessi. Che ognuno prenda il proprio posto, che ognuno lo sappia riconoscere, se poi vogliamo che anche gli altri ci riconoscano .
Sara
Continuasettimanale Psicologo Roma : L’ ASSOLUTO DELLA PROPRIA VITA E IL RELATIVISMO DI CERTE RELAZIONI
Potrebbe essere fondamentale imparare a relativizzare il ruolo di certe relazioni
L’ assoluto della propria vitae il relativismo di certe relazioni.
Potrebbe essere fondamentale imparare a relativizzare il ruolo di certe relazioni
Diceva Anthony De Mello che dobbiamo imparare a riconoscere che il presente è perfetto cosi’ com’è…
Che mistero enorme dietro questa semplice frase.
Eppure cerchiamo spesso di cambiare la nostra situazione, gli altri che ci stanno intorno e che non si relazionano con noi come vorremmo.
E se certe volte lasciassimo che le cose fossero cosi’ come sono? E semplicemente imparassimo a coltivare e a preservare quel giardino rigoglioso che ognuno di noi ha dentro di sé?
Invece a volte basta una piccola contrarietà, una mancata conferma, e noi lasciamo che quel giardino si trasformi in una foresta incolta, inguardabile ai nostri occhi…
Potrebbe essere fondamentale imparare a relativizzare il ruolo di certe relazioni nella nostra vita, anche quando si tratta di persone a noi molto vicine.
Cerchiamo di mantenere sempre uno sguardo lucido su noi stessi, concediamo agli altri la libertà di essere come sono e a noi quella di scegliere se partire o restare, ma se decidiamo di restare facciamolo senza dimenticarci di quanto è vasta la realtà, al di là delle nostre 4 mura, e quanto possiamo ancora scoprire su noi stessi e le nostre risorse.
Laura
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA PASSIONE, UN DOLORE IRRINUNCIABILE
La passione non viene, si è predisposti e la si cerca.
La Passione, un dolore irrinunciabile
Il tradimento, è un richiamo urlato alla relazione.
Passione, dal greco pathos, paschein, patologia, soffrire, emozionarsi. Per i greci è la forza emotiva dionisiaca.
Lasciamo perdere ora l’ etimologia della parola, empiricamente sappiamo che chi passa da questa condizione, sa quanto sia tremendamente devastante e volutamente affascinante un tale vissuto.
Esattamente non sa dove sta andando, ma é certo che piace andarci.
Per la passione puoi rimetterci la faccia, la pelle, la progettualità, sai che rischi grosso, credi così tanto che non freni, anzi, acceleri, senza alcun interesse per le conseguenze, procedi a marcia diretta come uno che saprebbe ciò che vuole, ma in effetti non lo sa fino in fondo, e di lì a poco si confonderá, se non impatterá prima con la sua situazione, perchè trova nella sua emozione il fascino della sua libertá mancata, forse mai vissuta, per via di certe relazioni che si trasformano in arresti domiciliari e in quell’ emozione passionale il tempo e il proprio spazio, si ha l’ impressione che vengano riattuati.
Abbiamo bisogno di sognare, di pulsioni, passioni che ci riscaldino e ci portino lontani dai ruoli, dall’ agenzia di servizi, attivata attraverso il solo proprio impegno.
Siamo fatti tutti così, nessuno escluso, non é una rassegnazione, ma una verità da accettare per sapere in tempo cosa fare.
La passione non viene, la si cerca.
La si cerca nella normalizzazione, nell’ obsoleto, quanto più si é assuefatti dal senso del dovere, più insistente si fa il suo bisogno.
Quando più l’ ordinario é spento, tanto più accesa si fa la voglia di evasione.
Attenzione all’ ordinario, a quando tutto é tranquillo e regolarizzato dove tutto sembra normale, da poter dire, non me lo sarei mai aspettato.
A questo punto allora, chi sarebbe abilitato alla relazione ? Chi è sul chi va la, chi non da nulla per scontato, chi sa mettersi in discussione e in gioco, chi non si stanca mai di meravigliare.
Le cose accadono quando meno te le aspetti, in certi casi ci sarebbe da domandarsi, ma allora tu dov’ eri ? Affaccendato, in miliardi di cose inutili, ma intanto non c’eri.
È le cose accadono quando noi non ci siamo e non siamo più presenti li dove eravamo.
Si diventa sordi alle grida di aiuto, e di là a poco, é quasi certo, si attiva il bisogno di passione.
La passione soddisfa quel bisogno di comunicazione, di empatia, di ascolto, di accudimento, di attenzioni di tenerezze, di emozioni e di complicità, di attenzioni affettive sensuali e sessuali, di poesia, direi tutt’ altro che agenzia di servizi.
Come si fa a rinunciarvi ?Chi nella coppia non é in grado di prevenire e pensare a tutto ciò, si auto condanna al tradimento.
Bisogna saperlo per prevenirlo e non é affatto vero che una volta accaduto non si può più tornare indietro, perché poi alla fine il tradimento altro non é che quel richiamo urlato alla relazione, in alte occasioni non ascoltato.
Il tradimento, è un richiamo urlato alla relazione.
Ogni passione ha il tempo che trova per poi lasciar il passo ad una nuova, a discapito di quella precedente, e contempla una successiva.
Resta una progettualità che se resa complice perdura nel tempo.
giorgio burdi
LA FELICITA’ È NEL MICRO INFINITO
La felicità è nel micro infinito
Bisognerebbe chiedersi scusa
per tutte quelle volte di assenza
o di distrazioni da se.
Un alito di vento
tra la luce del sole,
nella penombra
danzano le tende,
mentre le mani ondeggiano
sulle classiche note
dell’ avorio di un piano
sospiro, per la semplicità
di questo istante fugace
calmo, puro, sereno, semplice,
ogni cosa esiste
solo se fai caso
non sei tu a farla esistere
esiste solo se
attento ci sei
raccogli diamanti
in una aria insignificante
ogni istante é denso
in apparenti vuoti
di continui intensi,
la complessità è in naturali presenze
o in intense assenze
quanta armonia luminosa,
in un fascio roteante di raggi di sole
che mi sfiora il viso
di un sorriso di un eterno bambino, In questo paradiso, dove il tempo non è mai sfuggito, In un capriccio di una donna
del vento che mi scosta i capelli
e nell’ aria che mi accarezza gli iridi
tutto appare scontato,
nell’ abitudine che ci avvolge, la complessità è nei semplici atomi, c’è una geometria semplice, ma potente e complessa, nei pilastri di roccia trasparenti, in tutto ciò che ci sfugge e ci sorregge
Bisognerebbe chiedersi scusa
per tutte quelle volte in cui non facciamo caso, dove le nostre assenze ci fanno perdere il volo, il nuoto o il passo, le giuste parole, o le rotaie, per le distrazioni che ci allontanano e ci deragliano da noi.
Leggo fra le righe,
ascolto oltre le note,
assaporo il gusto dei dettagli,
vedo oltre chi pone i confini
ascolto il rumore del silenzio, mi rilasso nel caos, mi esalta il silenzio
sento oltre il confine del contatto,
profumo i miei ricordi
sento ciò che vedo
ascolto ciò che tocco
tocco ciò che penso
intuisco ciò che provo
Sono felice se
il particolare non diventa scontato, se il globale non mi assorbe, se esisto dentro ogni dettaglio, dentro ogni punto ed in ogni istante, tutto da gustare, sono felice fuori, solo se mi osservo come mi muovo nel mio micro infinito
giorgio burdi
settimanale Psicologo Roma : Nymphomaniac
Interpretazione psicodinamica al film di L Von Trier
La ninfomania nella personalità narcisistica. Una interpretazione psicodinamica al film di L. Von Trier.
Quello che da un punto di vista cinematografico rappresenta un capolavoro, dal punto di vista psicodinamico evidenzia un profondo disagio emotivo.
Stiamo parlando del film Nymphomaniac, volume I e II, in questi giorni presenti nelle sale cinematografiche.
La protagonista è una ninfomane che passa la sua esistenza nella costante e reiterata ricerca di un oggetto sessuale per soddisfare apparentemente i suoi soggettivi bisogni pulsionali .
In realtà, alla base del comportamento della protagonista vi è un orientamento narcisistico all’erotizzazione del sé e delle relazioni, finalizzato all’acquisizione di figure esterne ed interne tali da poter stimolare e soddisfare solo superficialmente il bisogno oggettuale con una marcata rinuncia all’interiorizaino di contenuti emotivi.
Così come ben rappresentato nel film, soprattutto nella prima parte, la spinta verso l’altro rappresenta una seduzione dell’oggetto, decentrato dal soggetto empatico, divenuto solo strumentale e di compiacimento.
Vi è un’incapacità di coinvolgimento a livello profondo ed una sessualità da salumeria.
In tale ottica, la stimolazione è superficiale svuotante e corporea, è temporanea che necessita di una continua sollecitazione, sia sul piano dell’ autoerotismo che da parte di altri sogfetti compulsivi.
Quindi nella scelta reiterata dell’oggetto sessuale, Charlotte sperimenta prevslentemente quel compiacimento, nel tentativo di alleviare il dolore che non è in grado di affrontare e che maschera con il ricorso ad un piacere divenuto automatico e vilente non in grado di soffocare il dolore depressivo.
Ciò che agisce la protagonista è un uso difensivo della sessualità che trova la sua origine nella relazione patogena con la madre che è stata a suo tempo insensibile verso le sue richieste emotive, pur iperstimolando la figlia stessa.
Un altro elemento importante che può essere osservato nel volume II del film, è la mancanza dell’orgasmo nella relazione con l’amante.
L’orgasmo per la protagonista rappresenta contemporaneamente la definizione del sé e l’annullamento del sé, ecco come mai in tale occasione viene evitato, in realtà, per difendersi da eventuali coinvolgimenti affettivi.
Una sessualità così agita consente di alleviare il dolore psichico permettendo un’alta stima di sé, una sorta di difesa dalle relazioni coinvolte.
Charlotte, nel reiterare la forma eccitatoria sospende lo spazio/tempo, elemento strettamente collegato ai disagi e sofferenze, dove la sensazione di piacere resta la presenza costante compensativa di una esistenti dolorante.
Il mondo ideale che la protagonista si è creata, è caratterizzato dall’isolamento rispetto alle relazioni con, colmo di una soddisfazione egoica che non permette di lasciarla andare nel raggiungimento del culmine del piacere organico.
La pericolosità percepita nel raggiungimento dello stato totale di benessere equivale per Charlotte alla ferita narcisistica di affrontare ed integrare il vivificatore, un oggetto psichico emozionale che permetta l’apertura della mente verso l’esterno e verso il contatto relazionale.
Alessia Potere
Psicologa
settimanale Psicologo Roma : IL REIKI
La guarigione spirituale e corporea dall’ universo
IL REIKI : L’ energia universale nell’ energia individiale
La guarigione spirituale e corporea dall’ universo
L’ oriente ci offre tecniche di meditazione tali da acquisire o aumentare la consapevolezza della propria esperienza cognitiva fatta di pensieri, sensitivá, fatta di emozioni e sensazioni, impulsivá, fatta di azioni.
La meditazione se ben praticata permette di focalizzarsi sul qui ed ora per ridurre o risolvere la sofferenza interiore e raggiungere l’accettazione di sé e favorire la crescita personale.
Una delle discipline più in voga è il Reiki, di origine giapponese, praticata per favorire il risveglio dello spirito attraverso la canalizzazione dell’energia attraverso le mani di chi la agisce con vogliano la dall’ universo.
In tal modo viene favorito un riequilibrio energetico nella persona con blocchi psicologici e fisici.
Alla base c’è la consapevolezza che siamo fatti di materia ed energia così come è fatto l’universo con il quale siamo in comunione cosmica.
In ognuno di noi secondo le antiche discipline orientali sono presenti dei punti focali di energia, che se allineati consentono di sperimentare il benessere psico-fisico, se questi centri energetici sono in squilibrio avvertiamo irrequietezza e instabilità, ciò significa che l’energia vitale non fluisce regolarmente nel nostro corpo dal cosmo.
Ritrovando l’equilibrio si raggiunge una guarigione spirituale con allineamenti benefici anche per il corpo e l’ immenso.
Attraverso il Reiki vengono attivate quelle fonti energetiche che ci rendono vitali e positivi tali che le sofferenze e le malattie possono essere ridotte allontanandoci dalla errata concezione che siamo separati dal cosmo.
Secondo il Reiki ci sono 7 centri energetici, dislocati dalla testa alla parte inferiore del corpo.
Siamo immersi in campi magnetici che interagiscono con altri campi magnetici cosmogonici che andrebbero riattivati.
Se il nostro campo interagisce con influenze negative come l’ ostilità, l’ invidia, l’ odio, la rabbia, ne subiamo l’ influenza, il nostro corpo assorbe e le agisce in sintomi poiché non riesce a filtrarle. Il cosmo fungerebbe da schermo e da riattivato re energetico.
Ecco perché attraverso questa disciplina si rafforza il corpo stimolando il risveglio spirituale e l’ unitá corpo spirito ed universo che sono un tuttuno.
alessia potere
Continuasettimanale Psicologo Roma : CONTRO GLI ATTACCHI DI PANICO, LITIGA
Madrite e padrite; Chi non litiga soccombe e chi trattiene si ammala
Contro gli attacchi di panico, litiga.
“Madrite e padrite” : Chi non litiga soccombe e chi trattiene si ammala.
Chi litiga accetta la chiarezza, chi scappa induce confusione.
Che tipo di uomo sei ?Sei un Uomo spugna, duro o impermeabile?
Cammini sui pezzi di vetro, o le tante scarpe che hai sono tutte strette ?
Affronti a poppa la tempesta o ti lasci rimorchiare da prua ?
Attendi l’ iniziativa altrui , ti lasci trainare o attendi che ti suoni il campanello o il trillo del telefono che ti strattoni fuori di casa ?
Che razza di uomo sei, se cogli la debolezza altrui per raccogliere le tue energie, oppure l’ amore per lei è tale che metti da parte la tua per la sua serenità.
Che uomo sei, se ti nascondi nella menzogna e permetti che si smarriscano nelle paure che induci ?
È faticoso essere uomini sinceri, onesti, rispettosi degli oggetti e sentimenti altrui, prevede la presa in carico continua del conflitto.
L’ onestà mentale costa fatica, enorme conflitto.Poter essere se stessi è molto oneroso, ci si confronta sempre col conflitto, ma ne vale la pena.
La diversità impone sempre il conflitto, é l’ indesiderato necessario compagno di viaggio, è una malattia sociale, è la sua specifica natura, bisogna esserne più che convinti per poter vivere meglio, che esiste a prescindere.
Omettere ciò equivale ad essere inadeguati e disadattati.Non voler conflitti significa non voler nascere e pertanto crescere.
È necessario crescere naturalmente nell’ ottica del condottiero lottatore.
Genitori molto protettivi o assenti disabilitano l’ adulto alla lotta, alla costruzione della temperanza e della propria forza.
Genitori protettivi forti o trasparenti, generano figli deboli, mollicci, malati da infiammazione e irritazione genitoriale.
La “madrite” o la “padrite” sono tra le infiammazioni auto immuni più debilitanti delle funzioni e competenze sociali.
Un uomo che affronta la vita a muso duro ha un genitore che parla, cura, vive e lascia vivere, non invita ad evitare, non disdegna il confronto, il dolore e il conflitto, possiede gli anticorpi e fa si che si riproducano perché si faccia spazio nella vita.
Sa che nulla gli è dovuto, ma fa della sua meta un obiettivo tutto da difendere e da raggiungere e come un gladiatore nell’ arena della sua esistenza lotta perché lo raggiunga.
Il conflitto è l evidenza della convivenza tra diversi , ed esso impone il confronto e inevitabilmente il litigio.
Il litigio è indispensabile, rappresenta la contrattualità tra istanze differenti.
Chi litiga accetta la chiarezza, chi scappa lo genera e induce confusione.
Chi non litiga soccombe e chi si trattiene si ammala.
Cerca le tue situazioni appese ad un filo e prenditene cura.Ti auto immunizzi se litighi, la chiarezza è serenità ed igiene mentale.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : IL RITARDATARIO
Padrone del tempo altrui, poco del proprio
Il Ritardatario
Padrone del tempo altrui, poco del proprio
A che ora ci vediamo ? Ti va di incontrarci ? Non vedo l’ ora, è la più elevata espressione tra due che desiderano far coincidere le loro attrazioni speculari.
Una coincidenza spazio temporale di due eventi in un incontro. Un punto per due in un tempo limitatamente infinito.
Nell’ attrazione tutto coincide, è sintonico, in assenza, il punto e il tempo diventano per i due, asincroni, quasi inesistenti, più ridondante nella relazione affettiva.
Nella realtà esistono due punti lontani e due fusi orari differenti, ognuno ha il suo e la sua allocazione esperienziale distante.
La diversità è lontananza, è figlia del ritmo del pensiero e della vita divergente di ognuno.
Per contro, l’ attrazione e gli interessi sono il motore della coincidenza.
La coincidenza dei tempi e degli spazi, in una convivenza, allontana, ma viene recuperata nel continuo recupero degli spazi e dei tempi singoli soggettivi.
La dimensione Relazionale esiste sulla base di questa danza tra io prima, tu poi, noi in fondo.
Il desiderio del noi non può anticipare la dimensione individuale, così come l’individuale non sopravvive a discapito del noi.
Il ritardatario è colui che ha perso la sensazione di se, avverte di essere inserito in un noi impositivo, sempre onnipresente, dal quale prende le sue distanze ritardando in modo coattivo per tentare di recuperare il proprio se.
Il ritardatario tarda perché possiede un sottile senso di onnipotenza, pensa sempre di farcela, mai è troppo tardi.Diviene padrone e manipolatore del tempo altrui, ma di fatto lo è poco del proprio.
Il ritardo è un atto mancato, una scala senza fine, una resistenza al noi, la proclamazione di un disagio non esplicitamente ammissibile, è una paura, un no taciuto o un malessere latente.
Ritarda chi è stanco, se premonisce una gap, se è saturato da un target di relazioni stressanti ritenute vuote o se è solo svuotato di se, resiste al tempo dell’ incontro, è convinto sempre di poter recuperare il tempo andato, perchè di fatto di tempo ne ha perso, ma il vero tempo che perde nel presente è esattamente solo il suo.
La sfera dell’ incontro espande il se, non rappresenta mai una perdita se ognuno è presente a se stesso.
Il noi, è sempre una risorsa, ma solo se ognuno è risolto ed è inserito nel proprio soddisfatto presente.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : L’ ISTRIONICO
Il corpo urla ciò che la mente soffoca
Persone iperemotive, scaltre, intelligenti, misteriose, complesse, alla ricerca di attenzioni reimpostate. Includono una capacità di seduzione smisurata sincera e a volte manipolativa, travolgente in termini affettivi e sessuali, attraverso un bisogno eccessivo di continue approvazioni e conferme di presenza affettiva, compensative di aspetti abbandonici, seguita poi da una repentina e rapida fuoriuscita dalla scena emotiva temuta, ribaltando l’ altrui coinvolgimento come molesto.
E’ come raggiungere l’ olimpo, in un fascino seduttivo, insinuarsi, piazzarsi, ramificarsi, poi ridurre ai propri processi antichi di diffidenza e di tradimento acquisiti, confermare le mendaci ipotesi, giustificare, attuare la rapida fuoriuscita di scena, distruggere e colpevolizzare l’ interlocutore trasformato come causa dei propri mali presenti e passati.
Uno scempio psicodinamico delle relazioni dal passato ad un presente mai presente.
L’ istrionico ha la tendenza a sfuggire di continuo e a distruggere ciò che ha edificato, perchè diviene elevato e insopportabile il potere tensivo emotivo che pensa di non poter contenere, lo avverte come esplosivo magmatico dentro la propria mente e attraverso il proprio corpo.
Sfugge perchè non sopporta come la vita riporti in essere identici meccanismi di sempre, tali che gli altri sembre rebbi essere tutti simmetrici e tutti uguali.
Nel processo del continuo allontanamento dell’ altro molesto, sembra che molti altri siano di fatto una sola ed unica persona, trattata nella stessa maniera, la colpa è sempre unicamente dell’ altro e l’interessato è semplicemente una vittima.
Il vero molesto nella sua vita c’è realmente stato, ma a conclusione di un processo presente, del quale il vero regista è l’ istrionico, i molesti lo diventano tanti altri.
Ma la soluzione è fermarsi non continuare a scappare, specie se il processo sembra essere compiuto, diventa il momento giusto per analizzare ed approfondire un tale processo così evidentemente esternato.
Gli eventi non capitano mai a caso, per chi li sa cogliere, e solo chi li sa cogliere, li può al fine trattare, specie se ne è rimasto anche esso qualche volta vittima per amore.
giorgio burdi