Settimanale Psicologo Roma : PSICOLOGIA POSTURALE
Carattere e Postura
PSICOLOGIA POSTURALE
La postura influenza le emozioni o le emozioni influenzano la postura?
Secondo Sherrington la postura accompagna il movimento come un’ombra.
I principali studiosi che hanno verificato la correlazione positiva tra processi psichici e somatici sono stati Reich (“armatura muscolare e caratteriale”) e Lowen (studioso di psicobiogenealogia).
Entrambi hanno individuato che i vissuti ed i bisogni del bambino in fase di crescita hanno poi influenzato la postura degli stessi durante le successive fasi di vita.
I principali bisogni emotivi che possono essere compresi attraverso una lettura posturale sono: il bisogno di accudimento, di riconoscimento, di sostegno, di indipendenza e il bisogno ricevere informazioni coerenti da parte dell’ambiente, quindi il bisogno di non sentirsi manipolati.
Considerando che l’essere umano è allo stesso tempocorpo e mente , ciò significa che lo sviluppo emotivo, cognitivo e motorio non sono processi separati, ma vanno di pari passo, per cui possiamo evidenziare che le stimolazioni da parte dell’ambiente hanno una valenza fortemente emozionale.
Quando si parla di stato emozionale ci si riferisce alle reazioni a seguito di informazioni derivanti dall’esterno che producono le sensazioni fisiche gestite sia dal sistema sottocorticale del cervello che dalla corteccia cerebrale.
In tale ottica è facilmente associabile l’idea che le emozioni sono modulate e modulano anche il tono muscolare.
In sintesi, si può affermare che l’acquisizione degli schemi motori/posturali che avviene durante lo sviluppo dell’essere umano a partire dalla primissima infanzia, sia correlata fortemente all’esplorazione dell’ambiente ( esplorazione non asettica, ma con connotazioni psico/affettive ) .
alessia potere
ContinuaLETTERA ALLA MIA COSCIENZA
Ho imparato ad ascoltarmi proprio quando nessuno mi ascoltava
Lettera alla mia coscienza
Mia cara coscienza, tu mi ricordi di essere un uomo e a volte molto meno, ma tutto quello che io sono, è molto complesso per me capirlo, perché sono un essere umano.
Ricordo da bambino, furibondi litigi e percosse tra i miei, a due anni che piangevo solo sotto un tavolo, ero invisibile, come lo ero in classe quando il mio maestro mi prendeva per i capelli e imprecava che ero inutile.
Ero invisibile a tredici, quando sono scappato via per tre giorni col treno sul primo binario, e a 17 anni, quando il mio prof che spiegava la matematica in barese, mi ha bollato, perché ero un “terrorista”, ma rappresentavo l’ istituto, mentre i miei continuavano a darsele per me, sono andato via lontano per due anni con un missionario sognatore.
Cento esami e a botta di vendemmie ed autostop, notti insonne e sol leone a divorare pagine e occhiali, graduatorie mistificate, ho sempre aborrito raccomandazioni .
La mia rabbia governava, ma non ho ho mai smesso di amare, cercavo di capire gli altri, e poco me stesso, ho imparato ad ascoltare tanto e a prendermene cura, ho tentato di insegnar loro sempre ad essere se stessi, e a battersi per le proprie follie, forse anche per le mie stesse incomprensioni e follie subite.
Mi son sempre chiesto quale fosse il labile confine tra il bene e il male, ma ho sempre fatto in modo che il primo prevalesse. Ho rinunciato a posizioni, mi sono lasciato usare, non ho quasi mai odiato nessuno, ed ho imparato a dire la mia e a battermi con fatica per essa.
Ho scoperto molte volte di essere tradito, ma seguivano solo la loro strada, senza permessi, e per molto tempo ho spesso subito le strade altrui.
Cara coscienza, non ho mai scelto target, griffe o convenzioni o consensi sociali, ho lottato sempre contro il consueto, l’ obsoleto e lo scontato, e il non detto, ho fatto del dialogo e la parola il mio skipper, ho imparato a non tacere ad urlare, a remare contro, ad essere sempre contro corrente quando non poteva essere, seguendo non chi litiga e consiglia, ma chi tace e non ha parole.
Ho imparato ad ascoltarmi proprio quando nessuno mi ascoltava, a seguire sempre la mia stella, il mio faro e con coraggio e tempra non mi sono mai mai e poi mai arreso, con le ginocchia sempre sbucciate, mi sono rialzato, prendendomi per mano, proprio quando non c’era mai la mano Tesa di alcuno, e mi son rimesso con fatica sempre in piedi e con grinta in cammino.
Ho scoperto che molte scelte si fanno e si può amare solo per coraggio e molte altre solo per paura, e se la paura lascia traumi, è solo per sfinimento, come il buio della notte ti fa cadere e sbattere i fianchi alle pareti in incidenti domestici.
Ho cercato sempre il bene, ho lottato per esso, ho fatto molto del bene agli altri per istinto e convinzione, ma ho imparato che il bene proprio è anche importante, a volte può essere un compromesso e in quelle volte fa il male altrui.
Mia cara coscienza, quanti ne ho risolti, accuditi custoditi, protetti, ma restavo trasparente ed ora non faccio più caso, non mi interessa tanto, se ero o no una stampella, fino a quando ho lasciato il mio ruolo, la mia mano, ho anche lasciato, per ricordarmi e ricordare che esistono ed esisto.
Mia cara coscienza, ho chiesto poco alla vita, ma ho preso tanto, ho preso poco dai tanti che non mi hanno veduto, ho preso tanto dai quei pochi per i quali ero per loro un assoluto.
Ciò che la mia coscienza mi rimprovera, ed è un fottuto paradosso, è che a volte ho dato molto a chi mi ha dato molto poco, ed ho dato molto meno, a chi mi ha dato davvero tutto, forse perché non mi aspettavo ormai più nulla.
Chiedo perdono per i miei bui, a quei tali ai quali sono risultato un ingrato, un pazzo, non in grado di farcela, un indegno, un vigliacco, uno stronzo non voluto, d’ aver dato l’ impressione di voltar loro le spalle, ma ci ho sempre messo l’ anima, ho sempre amato, ma ho imparato anche, ahimè, a non condividere e me ne rammarico, sarà perché dalla vita ho imparato a difendermi, a sopravvivere, a sapermela cavare da solo e a trovare sempre soluzioni, ma questo può essere in poche circostanze, solo un grosso difetto e una desolante e ormai deludente giustificazione,
e che non mi chiedano perdono, ma piuttosto scusa, perché sicuramente io l’ ho permesso , tutti coloro che non hanno mai fatto caso del tempo e della mia vita loro dedicata.
Pur avendo lottato e sofferto tanto, tanti mi hanno invidiato, con me sono sempre in discussione, si ha sempre la sensazione di essere spesso in sospeso e di volersi di continuo riconciliare con la vita.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LAUREATI IN SENSI DI COLPA
Cura nell’ altro ciò che si desidera curare in se
LAUREATI IN NIENTE, MA IN SENSI DI COLPA
Due o tre lauree possono non servire per ottemperare ai sensi di colpa. Che cosa è un senso di colpa ? È quell’ atteggiamento di appartenenza dovuta, non volontaria, al prossimo .
È sinonimo del dovere e del senso di responsabilità frutto di un legame, un atto dovuto, in una condizione priva di piacere.
È un conflitto logorante che teme molto il cambiamento, anzi lo auspica parecchio, ardentemente, ma lo teme per la sua lacerazione.
Il motore primo del senso di colpa è il senso del dovere che affonda le sue origini in meccanismi condivisi di accudimento di sofferenze. A volte a questo tipo di senso di colpa, non c’è rimedio .
Dire è peccato, mi dispiace, non posso tirarmi indietro, oltre che rappresentare il più elevato senso di estrema umanità, rappresenta il rinnegamento di se stessi, la propria mancata realizzazione, un sacrificio elevato di se, la propria immolazione.
Quando predomina l’ altruismo sul senso del proprio narcisismo, resta il plauso di un consenso sociale, e ammesso che resti questo, per quanto relativo possa essere, tutto naviga a discapito della realizzazione personale.
Per senso di colpa si fanno molte cose non desiderate, contraddittorie, immonde per accudire l’ altro, oltre ogni logico principio.
Le vecchie generazioni statisticamente ne sono più condizionate rispetto alle nuove da un tale meccanismo, forse per fattori post bellici educativi dove la conquista era solo basata sulla rinuncia, rispetto ad un contesto sociale nuovo che offre molti più benefit e pertanto meno senso del sacrificio
Ma questa interpretazione è una cazzata.
I meccanismi più profondi sono legati a ciò che avremmo voluto ricevere in termini di attenzioni affettive, e le stesse le diamo in quelle circostanze legate al senso di colpa.
Chi dalla vita ha ottenuto con fatica, ha fatto gavetta, vive di sensi di colpa .
Cura nell’ altro ciò che avrebbe desiderato curare in se.O meglio vede nel senso di colpa il prolungamento da se all’ altro, di un bene che in passato non ha ottenuto.
Tutto complesso. Tutto assurdo . Che balle, Andrebbe curato . Non bisognerebbe vivere di sensi di colpa , ma di amore autentico per se e per gli altri.
Si potrebbe vivere per la propria realizzazione e pur avendo le idee molto chiare, invece si convive molto inesorabilmente con esso.
Il senso di colpa più devastante, quello dinanzi al quale sembrerebbe non esserci rimedio, è imbattersi in condizioni generalizzate legate alla salute.
Non voler avere senso di colpa in tali circostanze è sperimentarsi come un “omicida” .
Rappresenta il vortice dei vortici che indurrebbe a commettere qualsiasi comportamento o condizione non desiderata, logorandosi da un senso di colpa ad un altro a catena. Che macello.
Quanto può essere talmente complicato comprendere dall’ esterno, un tale meccanismo, non vivendolo in prima persona, e quanto può essere invece molto facile giudicare, se non si guarda da questo punto di vista .
Si è piuttosto risentiti, offesi, un po’ complici, più che della persona in se, di quell “omicida”, privo del senso di accudimento e di responsabilità , perché le persone in oggetto sono considerate estranee .
Comunque sia è un obbligo per se stessi ed un puro atto d’amore per la propria persona, liberarsi dai sensi di colpa e chiedersi continuamente scusa, piuttosto che chiederlo solo agli altri.
giorgio burdi
VEROAMORE
VEROAMORE
Non esiste il sesso, ma la Persona
Dedicato a chi Ama
e a chi non ancora,
il corpo esesegue il desiderio e l’ emozione dell’ anima
È l’amore emozione a far battere il cuore e a dare il ritmo alla pulsione sessuale
È il desiderio specifico, verso chi ti dilata le prospettive, a lanciare i battiti, ad espandere e costringere il cuore, e attraverso i vasi, a lasciare defluire la passione, che cavalca l’onda della porpora del sangue, che trascina, in un impeto frenetico, a sfiorare l’ irraggiungibile, il sogno, l’ intoccabile , che timido osa sfiorare, baciare delicatamente come un’ icona in una interminabile passione, che si fa fisica eccitazione.
L’ emozione è già reazione, con essa è una sola cosa indivisibile. Come può funzionare il sesso senza emozioni, senza l’ azione del moto neurone emozionale ?
È l’ emozione, nella sua passione, che ti espande in ogni dove, in ogni come, in ogni quando, ti fa star bene dappertutto, anche li dove non vorresti stare. Con l’ emozione una presenza che si fa assenza poi diventa tutta da contemplaste nella memoria del cuore che continua a battere e a desiderare anche una parola o una semplice carezza.
Il ricordo di un bacio, di una delicato sfioramento, anela a far sì che si faccia presenza, diventi pelle , intimità celeste che fa toccare il cielo, trascendere, in sensazioni insaziabile ed interminabili. Le sensazioni sessuali sono la magia dell’ anima, un meraviglioso paradiso di Eros e pelle, reversibili dalla pelle alle emozioni.
Il desiderio e l’ emozione desiderano toccare, valicare il confine delle identità anche quando poco prima il contatto era inibito, affettivo, si desidera baciare, sfiorare ogni centimetro dell’ altra entità, permearla di se, percorrerla come fosse un continente inesplorato, assaggiarla come una pietanza deliziosa, contemplarla in preghiera, meditarla con devozione, gustarla come fosse il sapore della vita.
Ma che cos’è quell’emozione che ci guida e ci travolge e ci sconvolge così tanto, come l’amore?
Amore è l’alchimia tra due anime che si incrociano e si illuminano al loro passaggio, si tengono attraverso un filo d’oro esteso dal passato, è una scia di luce calamitosa. L’ amore è afferrarsi, prendersi e sentirsi al volo, è guardarsi dentro attraverso uno sguardo profondo, per quanto possa essere sfuggente.
L’ Amore è la naturalezza di fissaesi, senza il coraggio di abbassare lo sguardo , incrociarsi a due centimetri dagli iridi, senza distoglierli mai; l’ amore non ha imbarazzo, la vergogna non ha casa, ne sensi di colpa, ma è quella chimica che trova la colpa nel sentirsi profondi.
Amore è condividere il dolce preferito con un solo cucchiaino, bere dallo stesso calice un negroamaro, inebriarsi labbra a labbra, come le labbra di una sola persona.
Amore è giocare, ridere, fare bolle di saliva, adorare e trovarci te nel sapore di rugiada, fare bolle di sapone come i bimbi e rincorrerle sul prato; amore è immergersi nell’ altro in profondità con semplicità, come fare uno spaghetto col fresco basilico e pomodoro, è confidarsi timidi, seduti su uno scoglio in riva al mare.
Amore è sorridere, scherzare, ridere di se, anche mentre si litiga e di fa l’amore, è divertirsi, scoprire, piangere, sperimentare, creare, meravigliarsi, mangiare, viaggiare, progettare, è star dentro al dolore dell’ altro, nella no confort zone, perché è la sua zona intima, il suo abisso oscuro e misterioso. Chi fa dono di un dolore, fa dono della propria anima; il dolore è la cordata verso la profondità, e mentre scendi, entri e affondi nel cuore, come la penetrazione che sfiora ed accarezza l’ anima da dentro.
Amore è quel bacio interminabile dal sapore di se, tale che non si desidera nessun altro se, dove ogni pausa diventa un rilancio per riprendere il sapore insaziabile per poi fare ricominciare, travolti, come in una rosa dei venti che diventa tornado in un orgasmo.
Sperimentiamo tre dimensioni dell’ emozione: 1. quella eterea sensazionale, mentale, la passione travolgente, il chiodo fisso e il centrone per l’ altro, 2. quella fisica, legata alla materia, alla pelle, al tatto, alla carezza o all’ afferrare, alle sensazioni, ed infine, 3. la meravigliosa emozione liquida, quella poi della fusione dei fluidi, del bagnarsi che è la massima espressione dell’ esplosione erotica in uno strettissimo coordinamento inscindibile psico-motorio, l’ emozione che scorre.
Le sensazioni, lo sfioramento, la presa si materializzano in un corpo che si bagna, due ruscelli d’ anima verso un solo affluente, sgorgano travolgenti in un fluire unico, leggero e puro di linfa di vitalità.
Che differenza c’è tra sesso e amore, se poi il cuore batte, per una stella che diventa poesia, per desiderio che è solo emozione che si bagna di rugiada.
Chi è preso dall’ anima, penetra la pelle, pelleanima, sono avvinghiate luna all’ altra, anzi’ l’ anima è pelle e la pelle è anima, violare la pelle è violare il resto e viceversa, per il resto è il tutto.
Il desiderio di penetrare è compenetrarsi, permette di entrare in una dimensione parallela senza tempo, fatta di infiniti attimi microscopici di felicità privi di spazio, ma tutto in uno, tra due distinti.
Non c’è nulla come l’emozione empatica che rende i due, uno; due microcosmi infiniti di geometrie complesse di fisica cellulare, che esprimono un’ anima metafisica, una ricongiunzione in un metspazio.
La pelle si penetra con la chiave dell’anima, accedi se esiste una combinazione magica comune. Esistono una persona per una sola persona, come esiste un cilindro per una sola chiave che apre la combinazione di due tesori.
Il solo sesso, profana, calcola, apprezza, quantifica, qualifica, ma il solo taglio della carne, è una sagoma, un manichino, una bambola di gomma, l’ amore è la sintesi tra sacralità e profano con la stessa persona. Il solo sesso, depriva di una profonda attenzione all’altro , è un vuoto a perdere, lascia un vortice incolmabile da differenziata.
Non esiste il sesso, se c’è , è sempre amore, anche quando non lo si vuole riconoscere o sapere è sempre emozione, è sempre testa che percepisce il desiderio. Chi non lo riconosce è solo timoroso di potersi legare.
Questo è il karma, è l’ olimpo, è la sostanza e quando la raggiungi, noti le differenze e di cosa parliamo e la qualità della vita è solo su queste consapevolezze di quanto ci faccia star bene l’ amore sesso; bisogna fare un tortuoso e errante lungo tragitto, e una volta scoperto, quando raramente ti capita, fai fatica a mollarlo a squalificarlo, a non pensarci perché non ti molla più, nemmeno il ricordo, resta dentro indelebile.
Questa è la dinamica della relazione amorosa, e la felicità personale è solo legata ad una questione di unità tra emozioni e sesso e al rispetto delle diversità individuali.
Questo non è un trattato, non sono solo riflessioni, non è una poesia o ciò che penso, ma solo una rielaborazione del rispetto nell’ amore umano, ed è la linea professionalmente utilizzata per la cura delle relazioni intime. Dedicato a chi Ama e a chi non ancora.
giorgio burdi
Settimanale Psicologo Roma: DIPENDENZE AFFETTIVE
I quattro tipi di attaccamento di Bowlby
DIPENDENZE AFFETTIVE
I quattro tipi di attaccamento di Bowlby.
Le relazioni affettive sono basate su antichi schemi comportamentali non consapevoli dove la loro origine è antichissima e la possiamo ritrovare nelle prime relazioni di attaccamento con le figure accudenti, in particolare con la madre.
La modalità di relazione che la madre instaura con il bambino:
Bowlby, fondando la teoria dell’attaccamento e riferendosi al concetto di base sicura (1969), concepisce l’essere umano:
(1)come bisognoso, per “costruire” nel proprio Sé questa “base sicura”, di strutturare legami affettivi solidi e sani con particolari persone,
(2)o altrimenti, nell’impossibilità di strutturare questi legami, come incline a presentare disturbi della “base sicura” del Sé (da semplici disturbi affettivi a veri e propri disturbi di personalità).
Bowlby parla di quattro tipi di attaccamento
1 sicuro,
2 insicuro-ambivalente,
3 insicuro-evitante e
4 disorganizzato.
Esso verrà replicato dallo stesso, nelle future relazioni con altre persone significative.
Nella misura in cui le prime cure sono state soddisfacenti, la dipendenza nell’area affettiva sarà vissuta in maniera sana, in caso contrario si potranno sviluppare modalità patologiche nell’entrare in relazione con gli altri sviluppando ad esempio dipendenza eccessiva o atteggiamenti controfobici, alla base dei quali c’è una sostanziale incapacità della persona a sostenersi da solo.
In realtà siamo tutti legati gli uni agli altri, quindi la dipendenza sana permette relazioni autentiche e mature.
E’ in questa ottica che possiamo parlare di vera indipendenza.
Lo stesso Bowlby, ha sottolineato l’importanza di una base sicura di attaccamento per l’essere umano, senza la quale non è possibile strutturare legami soddisfacenti .
Aver avuto una base affettiva sicura significa aver potuto sviluppare la capacità di fidarsi, di chiedere aiuto, di appoggiarsi agli altri; la mancanza di questa comporta, invece, conseguenze sul senso del sé e l’insorgere di disturbi affettivi o di personalità.
Ad esempio, alcune relazioni disfunzionali sono caratterizzate da costanti emozioni di paura e collera, come reazione a genitori severi e potenti.
Spesso si fa confusione tra il concetto di attaccamento e quello di dipendenza. Se l’attaccamento si riferisce all’atteggiamento della ricerca e mantenimento della vicinanza con una figura vissuta come significativa, la dipendenza si esprime attraverso atteggiamenti orientati a ricercare una guida, assistenza e approvazione in modo eccessivo ed immediato.
Esempi concreti di relazioni disfunzionali sono quelli caratterizzati da vittime e carnefici, talvolta anche dalla presenza del salvatore come terza persona in causa.
Se la vittima assume atteggiamenti di inferiorità nella relazione con l’altro, il carnefice critica e maltratta spinto da rabbia e disperazione.
Il salvatore, invece, è mosso dal bisogno di aiutare gli altri. Si crea inconsciamente un triangolo drammatico che porta ad una sofferenza intrapsichica enorme per la vittima.
La vittima inconsciamente andrà sempre alla ricerca di persone disturbate con le quali relazionarsi ,per ripetere un copione antichissimo, e cosi’ potrà diventare vittima di stalkers, persone dipendenti dal sesso o tossicodipendenti.
Alla base di queste relazioni insane c’è l’incapacità da parte di entrambi i soggetti coinvolti a separarsi dai loro oggetti d’amore (che simbolizzano il seno e la madre) e il bisogno di fusionalità in cui l’altro viene vissuto come parte di sé attraverso un rispecchiamento narcisistico.
Per questo motivo è molto difficile rompere queste relazioni, perché in realtà andrebbe svolto un lavoro psicologico sulle dinamiche che innescano la ricerca di relazioni patologiche.
In conclusione, come dovrebbe essere una relazione sana e matura?
Rispetto alle modalità prima descritte, una relazione sana e soddisfacente dovrebbe essere caratterizzata da vicinanza e mantenimento del contatto, dalla percezione della relazione come rifugio sicuro in situazioni di stress e turbamento e dalla sensazione di tristezza in caso di allontanamento e capacità di autonomia innanzitutto .
Bisognerebbe capire di che tipo di attaccamento siamo, si può arrivare all’origine dei propri atteggiamenti disfunzionali e nel tempo riuscire a mantenere e vivere una relazione soddisfacente.
alessia potere
ContinuaSettimanale Psicologo Roma: CATTIVI MAESTRI
Parole intrise di emozioni rappresentano la supremazia affettiva.
CATTIVI MAESTRI
Parole intrise di emozioni rappresentano la supremazia affettiva.
A livello mediatico percepiamo ripetuti messaggi rindondanti subliminali, espliciti, che lasciano tracce indelebili su certi stili di vita che condizionano giovani gemereazioni e coscienze in formazione.
I processi di formazione vengono dettati prevalentemente da portate di parole, giri di tormentoni, offerti su piatti di emozioni che permettono un impatto penetrativo indelebile nel nostro inconscio.
Parole e musiche di Blasco, tipo ” voglio una vita spericolata” o ” Dammi una mano señorita…” o lo stile dipendente del pubblico personaggio, diventato più pregnanti di un complesso educativo genitoriale, per l’ impatto di quel potere emotivo che a volte la famiglia non cura attraverso attenzioni e determinate carezze amorevoli.
È la parola insieme all’ emozione che genera la formazione, perché lascia la sua supremazia affettiva.
Se la famiglia sapesse solo questo, non ci sarebbe un Blasco che tenga nel formare generazioni di dipendenti.
Passano per buoni o per regolari, messaggi di separatezza della persona, fatta a brandelli, tra sesso pensieri piaceri fugaci e percezioni del se corporeo scisso, aspetti che sono le cause delle dipendenze.
Ieri alcuni ragazzi mi imploravano di non toccare Blasco o j-ax che proclama “oh maria” , paradossalmente gli stessi che mi supplicano di liberarli da costellazioni di sostanze.
Desideriamo fomentare la cultura dell’ unità della persona dove il corpo parla della mente e viceversa a salvaguardia della salute dell’ una e dell’ altro, in banchetti di cordialità emotive orientati al piacere naturale di se e al benessere e alla serenità della persona.
giorgio burdi
ContinuaPARLARE SEMPRE, TACERE MAI
Abbiamo intorno a noi, nuvole di parole ballerine
PARLARE SEMPRE, TACERE MAI.
Abbiamo intorno a noi, nuvole di parole ballerine.
Noi siamo ciò che si vede, acqua nitida, pura di un ruscello, trasparenza cristallina, aria tersa.
Siamo, alito tra le verdi erbe, che non si può nascondere , fluisce tra i campi, incatturabile, ruota vorticoso nell’ immenso dei fili, fruscia escorre, come veli sfuggenti è inafferrabili,c’è e non puó nascondersi, nè barare,come raggi di sole che scalfiscono la notte, milioni di frecce di luceche disintegrano il buio.
La nostra natura e la veritàla bugia è pargola.Il bambino difende il suo territorio tramite la menzogna, perché non possiede quei processi linguistico cognitivi tali da tutelare i propri bisogni.
Lui deve barare per ottenere, rientra nel progetto del capriccio.
Se non mentisse non sarebbe bambino, gli è necessario per far crescere la sua autonomia rispetto ad un mondo che non lo considera persona, ma piccolo.
Per un adulto il nascondimento è occulto, è buio, il tramare è distruggere l’ autentico, rovinare un’ opera, ciò che negli anni avrebbe dovuto affermare in virtù della propria emancipazione .
L’ atto di verità è il coraggio di esistere come uomo.
La bugia è la contaminazione di un adulto che si difende dai propri fallimenti.
Quanto è fondamentale parlare, dire di se, della propria trasparenza, parlare, parlare e parlare sempre, dell’ impensabile dire, approfondire scavare, speleologi della profonda sincerità, luce dei rapporti.
Leggi, verbale o paraverbale, siamo un racconto senza fine, un flusso di sensazioni continuo, abbiamo intorno a noi nuvole di parole ballerine, basterebbe solo leggerle o fermarle su un foglio ocre senza righi,lasciarle cadere così come macchiano, disegnare di se.
La parola è perno dell’ onestà, deve poter vivere aldilà del dissenso altrui.
La parola innanzitutto, aldilà del consenso altrui, che vogliano o no, è necessario apprezzare le opere d’arte, considerarate a volte cencio per gli altri.
Di ciò che sei, non pretendere che ce ne sia un altro uguale, fa della differenza il tuo orgoglio, non nascondere, raccontati la tua storia a testa alta, hai i tuoi meriti e tanti ne usufruiranno, se sai ciò che sei, saprai cosa dare.
Non c’è nulla che non possa essere risolto se non attraverso la parola.
Quando non si riesce, non si vuole, esistono interessi più grandi da difendere.
Parlare è comunque parecchio complicato, ma è anche autorealizzarsi nell’autenticità, non è facile, tanto meno essere se stessi, ma inequivocabilmente dovuto, un atto di sincerità è un atto necessario, di giustizia per se e per gli altri.
Occultare e mascherare è scivolare verso la sofferenza, genera grande malessere. Le parole non dette, esplodono dentro, diventano i precursori della malattia psicosomatica.
Il parlare accentua le differenze, il tacere appiana, equipara. Il parlare allontana soggettivamente per poi avvicinare su un piano oggettivo.
Nel parlare, il rispetto di se inizia dove sembrerebbe finite quello dell’ altro, ma la parola fa da confine e da ponte.
Il rispetto per l’ altro è come il rispetto per parole differenti, che possono essere confuse, ma hanno un confine delineato ed un tono di colore complementare.
Stabilità ed intelligenza è percepire le differenze tra le parole come tra persone differenti.
Ognuno di noi è una parola diversa ed insieme facciamo sensi e storie differenti, non esistono luoghi comuni e convinzioni omologate, ma storie assolute nella loro unicità.
Parlare sempre è rivelarsi ed imparare ad essere presente a se e agli altri, tacere è nascondere a vantaggio dell’ assenza di se.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : SE ODIO LO AMO
I processi del legame dell’ odio
SE ODIO, LO AMO.
I processi del legame dell’ odio.
L’ odio è una forma d’ amore, è un processo di legame altrettanto molto potente rispetto all’ amore in se.
Quando si odia? Quando si è amati. Esiste un filo d’acciaio e di continuità tra i due stati, tale da poter dire che potrebbero rappresentare la stesso identico sentimento. Il positivo e il negativo della batteria, il polo nord e il polo sud sul quale ruota la macchina del mondo.
Essi sono fusi insieme, accoppiati inesorabilmente.Oro e argento fusi nel platino, costituiscono una lega ancora più potente.
L’ amore è attrattivo, l’ odio repulsivo, ma entrambi con lo stesso oggetto mentale di riferimento .
L’ odio ha una connotazione d’ amore differente dall’amore in quanto tale, perché determinato dal distacco dall’ oggetto amato.
Amore e odio sono due facce della stessa medaglia, facile da girare o da rotolare.
Nell’ odio l’ oggetto mentale dell’ altro diviene più pressante di quanto si ama, rappresenta il tormentone stracaricato di angoscia.
La fuga dall’ odio è molto più lenta del superamento della perdita dell’ amore.
In tal senso l’ odio rappresenta il più elevato sentimento del legame che possa esistere, perché più duraturo per la sua risoluzione.
Quando finisce un amore, di tanti anni trascorsi insieme, non si ricorda l’ amore condiviso, ma il più delle volte, i motivi del distacco. essi sono prepotenti e predominanti, da avere il ruolo di difesa del proprio equilibrio emotivo, perché se predominasse il ricordo d’ amore, predominerebbe l’ angoscia relativa al suo essere impossibile.
L’ amore scema come in una dissolvenza, l’ odio molto più lentamente da marcare il ricordo perché tutto è terminato.
Nell’ amore si progetta, nell’ odio si vorrebbe distruggere l’ oggetto amato.
Il livello di accanimento distruttivo di tale sentimento, si fa delle volte talmente intenso che questo tipo di coinvolgimento rischia di essere più totalizzante di quando si ama.
Rabbia e odio in ciò sono partner alleati. La rabbia e l’ odio sono tali per l’ oggetto perduto e rappresentano ancora i sentimenti del legame.
L’ odio, dopo un amore, rappresenta la continuità e l’ espressione massima dell’ amore stesso, se pur di per se distruttivo.
L’odio in se vorrebbe il distacco ma difatti rappresenta la massima dipendenza all’ oggetto amato.
L’ assenza di dipendenza e l’ autonomia reale dall’ altro, è l’ assenza e l’ astensione da certe emozioni
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA CRISI È TERAPIA
Apri la mente, se apri la porta alla crisi
LA CRISI È TERAPIA
Apri la mente, se apri la porta alla crisi.
Chi non ha mai avuto crisi? Nessuno ne è mai stato esonerato. Rappresenta il minimo comune denominatore di tutti gli esseri umani, il nostro pane quotidiano.
La crisi pone dinanzi al bisogno di oprare una svolta, essa una tappa che invita ala riflessione o ad uno stop, al dietrofront o a cambiare vettore .
Essa non è solo la nostra spina nel fianco, il nostro antagonista o il nostro nemico, rappresenta inverosimilmente l’ alleato per eccellenza, essa ci dice: attenzione, non è salutare così.
Combattiamo le crisi, drogandoci, compensando o non pensandoci distraendoci con bombardamenti di decibel assordanti, ma la crisi resta.
Essa fa da padrona, aspetta sempre, è sull’ uscio, non ha fretta, ti logora, come una paranoica bussa sulle spalle, è la propria ombra che non si distacca mai dall’ immagine.
La crisi è invece il nostro istinto di sopravvivenza, il grillo parlante è la retta via a quattro corsie, la freccia verso l’assoluto di noi, essa è la sintonia con il nostro determinismo genetico, è la difesa di noi stessi, della nostra salute.
Eppure facciamo una grande fatica ad ascoltarla e ad accettarla, perché ?Non vorremmo disilluderci, ammettere i fallimenti, o per la paura di cambiare o perché ci umilia riconoscerla.
Osservare la crisi è già fare terapia . La crisi va creata lì dove sembrerebbe esserci una perfezione cariata.
Il compromesso rappresenta il perfetto rimedio per accontentare tutti, fin quanto la mente e il corpo, scalpitanti di sintomi, reggono.
Apri la mente se apri la porta alla crisi.
giorgio burdi
Settimanale Psicologo Roma : LA POLITICA DELLE RELAZIONI AFFETTIVE
È corretto che il partner ci deve completare
LA POLITICA DELLE RELAZIONI AFFETTIVE.
È corretto pensare che il partner ci deve completare ?
La relazione affettiva è rappresentata da uno scambio emotivo, c’è chi dà e chi prende, essa non potrebbe mai reggere a lungo sulla unidirezionalità.
Chi non prende nulla o poco per se, pur continuando a concedersi, lo farebbe o per evitamento dell’ omissione di soccorso o per ricerca di uno smisurato consenso sociale.
Comunque sia c’è sempre un motivo per dare ed uno identico per chiedere.
Le spinte motivazionali affettive estendono le loro radici nei sotterranei delle nostre abitazioni mentali remote.
Ognuno di noi abita una mente arcaica carica di bisogni ed aspettative il piu delle volte insoddisfatte.
Ciò che non avremmo mai soddisfatto, lo cerchiamo per decenni, ostinatamente, come se fosse il tutto della nostra vita.
In ogni relazione affettiva dovremmo poterci domandare, cosa non ho mai potuto soddisfare di remoto e cosa mi manca.
Ma siamo davvero convinti che ciò che è rimasto insoddisfatto potremmo davvero ritrovarlo nel presente in un altro ?
È proprio vero che l’ altro ci completi ?
Una persona che ama se stessa, non brama o si angoscia per la mancanza dell’ amore altrui presente.
Il più delle volte si ama per mancanze o per bisogni. L’ amore autentico l’ un per l’altro è quell’ amore che non chiede nulla, ma da, in quanto espressione di benessere proprio.
Esso va via e gira le spalle dinanzi ad una persona proiettata che evidentemente vuole qualcosa da quell’ interlocuzione e in realtà non saprebbe dare nulla se non le proprie proiezioni e persecuzioni passate.
Il passato è fatto di circostanze precise presenze ed assenze, il presente lo stesso.
In questo senso il passato e il presente sono inconciliabili perché sono due mondi e modi di esistere differenti per contesti tempi e circostanze. Essi coesistono in quanto memoria e sono vicini in essa, ma sono lontani come il presente e il futuro.
Siamo noi che li facciamo incontrare all’ interno di una proiezione, e ciò che non è mai stato soddisfatto un tempo, non lo potrà mai esserlo ora per allora.
Si corre così il rischio di rimanere a percepire una esistenza continuamente insoddisfatta, protratta fino al presente col solo bisogno inconsapevole di una continua compensazione .
La vita delle relazioni affettive andrebbe vissuta per quella che è, non per quella che vorremmo che sia, non per ciò che ci manca, ma per ciò che c’è, così come è.
Quella della proiezione è una macchina infernale e devastante.
L’ amore non chiede mai, da’, perché è la rappresentazione di se stessa che si esprime. Chi chiede non ha, gli manca sempre qualcosa, vede l’ altro come una involontaria inesorabile opportunità di risorse, in un subdolo inconscio opportunistico.
L’ opportunismo affettivo è inconscio, è la politica di determinate relazioni. La politica garantisce gli interessi, gli interscambi, sottrae e da.
Mi innamoro di ciò che posso prendere, sei la mia energia, che te la porteró via, sei la mia stabilità, alla pari di uno stabilizzatore d’umore, tu mi rilassi, mi fai star bene, come un ansiolitico o sei il mio aiuto come l’ analisi per risolvere le mie neurosi recondite.
Anche chi continuamente da, per puro spirito di sacrificio o di assistenzialismo sociale, gratifica il suo ego, il proprio consenso sociale. In tal senso, chi non prende, in effetti prende inconsapevolmente parecchio.
A chi invece resta il vuoto, nel vuoto non si può ricolmare nulla, il vuoto chiama vuoto, specie se riempito da una relazione proiettata, prima o poi si riaffaccia.
Domandati piuttosto che cosa prendi e cosa dai, comunque sia, c’è sempre un interesse vicendevole, anche se è del tutto inconsapevole.
Peró l’amore puro esiste, è quello genitoriale, adulto, che dà soltanto e non si aspetta nulla, lo fa per amore della vita, per amore della procreazione per amore generazionale, lo fa per vocazione e donazione.
Quanto i genitori hanno dato e quanto possono aver tolto, tanta loro presenza è mancata, tanto vuoto hanno procurato.
Tanta assenza vissuta, altrettanta presenza postuma richiesta.
Il vero riempimento dovrebbe essere fatto di sé, del genitore e dell’ adulto che è dentro di ognuno.
La politica affettiva è condividere la soddisfazione e la pienezza di se, tra soggetti realizzati e non problematici con il bisogno di possedere l’ altro.
giorgio burdi