Settimanale Psicologo Roma : LA PAROLA CHE CURA
Chi è lo psicologo psicoterapeuta
LA PAROLA CHE CURA
Chi è lo psicologo psicoterapeuta
La cura con la parola, all’ interno di un percorso di psicoterapia, avviene attraverso un parlare obiettivo allo specchio tra se e un se analitico, un fluire coerente di parole, che irrompono la coltre di silenzi, già anticipati da preoccupazioni, sintomi e sofferenze, che bisbigliano la presenza di un sottosuolo ribollente.
Il dolore mentale rappresenta l’ urlo del silenzio, sono esperienze portate alla luce dal senso fastidioso del dolore.
Le sensazioni offerte sofferenze rappresentano un tipo di parole senza suono, energicamente più eloquenti delle parole in se, le sofferenze sono le responsabili del centro dell’ equilibrio, squilibrio di ognuno.
Non prestare attenzione alla sofferenza umana, significa svuotare l’ uomo dai suoi contenuti più profondi, sarebbe necessario mettersi attentamente in accolto di esse.
L’ esperienza diviene memoria, sensazione e poi pensiero, viene rappresentata dalla parola che se rievocata, rimanda a sua volta alla memoria, al pensiero e all’ esperienza, modificata questa volta dalle sensazioni di piacevolezza o spiacevolezza e rimemorizzata .
Dal silenzio della sofferenza alla parola chiarificatrice .Se leggi dentro, metti olio nel cervello, il silenzio è una piattaforma che affonda i suoi pilastri sul dolore, la parola è un trivella pronta a scavare fino alle risorse più profonde.
Il percorso analitico rappresenta un tentativo di decodifica delle sensazioni emotive legate ai pensieri e alle esperienze, inenarrabili del soggetto.
L’analisi è un percorso molto tortuoso che parte dalle sensazioni, ripercorre mentalmente l’ esperienza fino a giungere l’ evidenza attraverso la parola. La parola è l’ interprete mediato di tale processo, è lo skipper, la conduttrice della terapia .
Il logos, il verbo, la parola, è la rappresentazione del vissuto, della sua mentalizzazione , sia del pensiero che della sensazione del soggetto. La parola è la rappresentazione eccellente del movie e della fotografia dell’ esperienza del soggetto.
Mentre la foto e il movie vengono percepite su due dimensioni, la parola permette di dare accesso ad una terza dimensione, essa conduce all’ interno nel ricordo dell’esperienza: il soggetto si percepisce dentro al suo ricordo, come in una esperienza onirica, vive e si muove nel suo ricordo nel suo interno e si tira fuori.
A seguito, la stessa parola rievocatrice, permette l’ interazione, attraverso un feedback dinamico tra il soggetto e la sua immagine – movie, come se fosse in una quarta dimensione, in un incontro col proprio pensiero del terzo tipo.
Attraverso questo processo, la parola consente nella sua magnificenza, di interagire in una modalità plastica e dinamica con l’esperienza mentale, modellandola e modificandola.
Noi parliamo di continuo con i nostri interlocutori mentali, esprimiamo parole imprecazioni o compiacimenti e attraverso esse, emozioni, rabbie, ribellioni, affetti, rancori, comunichiamo disperazioni, problemi e proponiamo continue soluzioni.
L’interazione con gli interlocutori mentali è talmente così continua, che supera di gran lunga l’ interazione intersoggettiva reale.
I così detti monologhi mentali avvengono con una tale frequenza e rapidità, tali da ripercorrere fili logici e non, con una tale dinamicità, che modificano il nostro pensiero e l’ approccio con la realtà .
L’ esperienza del percorso analitico tramite la parola, attraverso la rappresentazione psicoterapica, è l’ espressione di una quinta dimensione, quella di MODIFICARE la percezione dell’ esperienza stessa.
L’ Interagire, attraverso la parola, col il trauma, è talmente modificante, che è in grado di condurlo, attraverso snodamenti, a condizioni lineari, prima catartici e liberatori dopo.
La parola è il tramite e il trait d’union, dal primo processo rievocativo dell’ esperienza, fino alla quinta dimensione modificativa della stessa.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA FIABA DI LILLYBETH
Amare come il mare
LA FIABA DI LILLYBETH
AMARE COME IL MARE
C’era una volta Lillybeth, una bimba vivace, gioiosa, piena di vita, curiosa delle cose, delle persone, di tutto ciò che la circondava.
Lillybeth aveva cinque anni e, l’estate andava con la sua famiglia in villeggiatura, in un villaggio pieno di verde, sole e vicino al mare; imparò subito a nuotare ed ad amare il mare.
Questo immenso movimento di acqua azzurra le raccontava tante favole attraverso lo scroscio delle onde, della risacca, del vento, delle conchiglie che suonavano sulla sabbia, attraverso la sabbia che era ricca di perline, di vetri smussati e smerigliati come cocci e di pietre di ogni genere levigati; insomma, ogni cosa che apparteneva al paesaggio marino raccontava una storia e Lillybeth si divertiva.
Un giorno Lillybeth chiese al mare -“Perchè alcuni giorni tu sei calmo ed altri sei arrabbiato ? Domandavo : E’ l’uomo che ti provoca questi cambiamenti ? ”
Il mare rispose -“No bimba mia, non è l’uomo, ma è la mia natura che, alle volte mi dona calma, serenità, ed altre mi porta agitazione in modo più o meno forte” .
Lillybeth, non contenta, chiese ancora al mare -” Quando sei agitato, agli abitanti del tuo paesaggio, i pesci, le alghe, i molluschi, le stelle marine, che cosa gli succede, Anche loro diventano agitati come te ? ”
Il mare le rispose -” Cara Lilly, devi sapere che gli abitanti che si trovano in superficie, subiscono il moto destabilizzante continuo delle onde, vengono sballottolati da un capo all’ altro di uno scoglio, non hanno patria, né confine, ma si adattano.
Quelli che vanno in profondità invece, rimangono sempre calmi, dinamicamente fermi, si smuovono e si scompigliano di poco.
E allora il mare chiese a Lillybeth -“E quando tu ti agiti da chi dipende? Dagli uomini ? ” .
Lillybeth stupita rispose -“Quando mi agito come te, il mio animo è guidato dai miei pensieri negativi, che mi creano turbamenti, ma se io avessi, come te, la profondità che hai, dove i pesci sguizzano tranquilli, mentre il mare in superfice è turbolento, i miei pensieri sarebbero calmi e rassicuranti e mi porterebbero ad avere l’animo tranquillo sia in superfice che molto più in giù .”
– Il mare chiese ancora a Lillybeth – “Cosa vuoi dire? Che gli eventi esterni negativi non ti turberebbero se tu avessi la tua profondità ? Li dove poter far arrivar i tuoi pensieri negli abbissi e farli calmare, farli diventare positivi e rassicuranti ?”-“Proprio cosi!” – Rispose Lillybeth che salutò il mare andando via.
Ciò la fece riflettere, ma la sua vivacità, irrequietezza , non le consentiva di fermarsi sulle sue onde interiori per placare i suoi moti d’ansia, anche se riusciva ad avvicinarsi, le mancava sempre qualcosa per andare in profondità, perché le diventava difficile acquietarsi e fermarsi: bisogna fermarsi dentro.
Ogni volta che mi acquieto, mi placo e mi ricongiungo dalla superficie agli abissi e mi basto e scopro le mie meraviglie come il mio mare.
elisabetta lamanna
giorgio burdi
IO MI FACCIO DI ME
IO MI FACCIO DI ME
Dedicato a tutti coloro che si fanno di Se. Alle radici dell’ autodeterminiamo .
Il nostro sistema nervoso, in condizioni di regolarità, è una industria farmacologica e ormonale interminabile di prodotti naturali.
In condizioni di salute e di tranquillità con noi e con l’ ambiente circostante, per effetto omeostatico, produciamo ormoni del benessere a rilascio lento e continuo in modo equilibrato ed esponenziale, tale da stabilire una bilancia tra un io reattivo e il fuori.
Gli stressor interni – le preoccupazioni – e quegli esterni – i conflitti in genere – hanno la facoltà non solo di abbassare o far oscillare l’ umore, ma hanno effetti immuno depressivi.
In condizione di serenità e di tranquillità psico fisica generiamo quella magica condizione di piacevolezza e serenità omeostatica, produttrice degli ormoni della vita.
Abbiamo bisogno di tutelare la nostra serenità mentale e la nostra salute corporea.
Nella donna gli ormoni della vita, ad esempio, sono legati prevalentemente all’ovaio che secerne estrogeni, progesterone e pochi ormoni androgeni maschili, mentre i suoi surreni producono ormoni Dhea e altri androgeni trasformati attraverso il tessuto adiposo.
La donna possiede tre sorgenti di vitalità importanti, quali le ovaie, i surreni e il tessuto adiposo. Un buon contenuto di grasso corporeo ha una funzione vitale antidepressiva. Da qui la popolare espressione che la donna magra sarebbe triste.
Nell’ uomo, gli ormoni della vita, sono legati a quelli sessuali, in particolare al testosterone che è l’ ormone più raporesentativo degli androgeni. Una maggiore vita sessuale, come una regolare attività fisica, maggiorano più ormoni della vita.
Le gonadotropine che sono gli ormoni ipofisari , denominati con le sigle FSH e LH, sono in grado di regolare il funzionamento del testicolo, responsabile a catena della produzione del testosterone.
Estrogeni, testosterone, endorfine, catecolamine, sono tutti gli ormoni del piacere, e della pulsione di vita, prodotti da chi è reattivo, alla cerca di interessi, di stimoli passionali e curiosità, fortemente in sintonia con se stesso, desideroso di esplorare il mondo intorno a se.
L’ assenza di tutto ciò sarebbe alla base delle dipendenze globali, che avrebbero una funzione compensativa, relativa alla bassa produzione ormonale naturale, atte nel far apprezzare e delegare alle ‘ sostanze ‘ fuori, il benessere producibile dentro, tutto di proprio.
Vivere verso una tale direzione, rappresenta la massima autodeterminazione ed autorealizzazione, rappresenta la stima e la fiducia in se.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : IL CARAMBOLISTA
I condizionamenti e l effetto carambola
IL CARAMBOLISTA
I condizionamenti e l’ effetto carambola
La sequenza degli eventi nella nostra vita, possono ripetutamente prendere direzioni imprevedibili, indesiderate, sulla base di condizionamenti, mentali e ambientali inevitabili.
Abbiamo condizionamenti di natura soggettiva, sociale e ambientale. Alluvioni che spostano i binari di una freccia, costringono i passeggeri al trasbordo su Pullman, tali da far annullare, per enorme ritardo, appuntamenti con un paziente, che disperato si separa.
Il condizionamento in genere, lo definisco ” effetto carambola ” .
Caramboliamo in tutti i modi, in tutte le forme e con tutti i contenuti. Tutto ci tocca e ci sposta da lì, dai pensieri, nei luoghi e nella vita, cambia i nostri percorsi e i nostri progetti. La peggior carambola che ci possa capitare è quella con i pensieri paranoici, pronti a farci rimbalzare da una percezione, ad un’altra opposta, da una persecuzione all’ altra.
Nelle nostre proiezioni, la realtà viene trasfigurata sulla base dei nostri shock.
La vita prende direzioni folli, interpretative sulla base di certi ricordi che galleggiano come relitti sull’ oceano mentale .
Non c’è il non condizionamento. Tutto è condizionamento, che venga desiderato o meno. Subiamo orientamenti e disorientamenti da tutte le parti, per ritrovarci in situazioni e luoghi desiderati ma il più delle volte indesiderati.
Chi si lascia condurre da ciò che chiama destino, ha più opportunità di farsi scarambolare dagli eventi, rispetto a chi ha più cognizione di essere continuamente soggetto a condizionamenti continui da evitare.
Siamo delle continue palle matte scarambolanti tra pensieri, sentimenti, oggetti, denaro, scelte, luoghi e persone, che ci lucidano e ci ammaccano di continuo come atomi di folle energia.
Tutti partecipi, l’uno verso e contro l’altro, l’ uno causa e l’ effetto dell’ altro, in una oscillazione cosmogonica globale.
Lo scarambolare è un ectoplasma in movimento, una continua metamorfosi di perimetri e geometrie frattali con funzioni logaritmiche esponenziali.
Scaramboliamo da situazioni tridimensionali a 2D, dal colore al bianco e nero, dal buio alla luce, dal bello al cattivo tempo.Lo scarambolare è la madre del nostro umore cangiante, della nostra bipolarità, è il nostro metereopata antipatico, la danza tra psicosi e regolarità .
Dietro di noi lasciamo scie di percorsi imprecisati, ci alterniamo tra attori e le frustrazioni delle comparse.
Nel continuo scarambolare dovremmo poter tutelare il nostro attore depersonalizzante
Se il condizionamento è inevitabile, potremmo almeno decidere su quale tipo di condizionamento investire.
Il nostro istinto ad esempio, ci trasporta in situazioni altrettanto imprevedibili, ma è una imprevedibilità almeno soggettiva non intersoggettiva .
Meglio un imprevedibile costruito sulla base del proprio istinto, che uno caratterizzato dagli eventi del destino.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : GENITORIALITÀ E OMOSESSUALITÀ
Omosessualità e il diritto di normalità
GENITORIALITA’ E OMOSESSUALITÀ
Omosessualità e il diritto di normalità.
Questa é una lettera rivolta a tutti i genitori.Ai genitori credenti e quelli atei, ai genitori permissivi e a quelli severi; ai genitori supportivi e presenti e a quelli disfattisti ed egoisti; ai genitori troppo sentimentali e a quelli freddi e cinici.
Siamo bombardati da notizie sempre più agghiaccianti:genitori che ripudiano i propri figli, li disconoscono e li ostracizzano in ogni modo solo perché scoprono che questi amano una persona del loro stesso sesso.
Alcuni genitori hanno ostacolato e impedito queste relazioni; altri hanno costretto i figli a partecipare a gruppi religiosi in cui venivano praticate le tanto discusse terapie riparative;altri ancora hanno operato pressioni psicologiche sui propri figli altamente distruttive e angoscianti facendoli credere di essere dei perversi, dei dannati, condannati a subire le pene dell’inferno; li hanno fatti sentire sporchi, contro natura, immorali.
Quali sono i risultati?Angoscia, sensi di colpa, depressione e in non pochi casi il suicidio.Per non parlare del rapporto deteriorato o del tutto interrotto tra genitori e figli.Rapporto che più di qualsiasi altro dovrebbe essere intimo, rassicurante, supportivo, amorevole, accogliente.
Vorrei dire a questi genitori che l’ultima cosa al mondo che un figlio vorrebbe fare è deluderli.Nella maggior parte dei casi un figlio comincia una lotta contro se stesso nel momento in cui si rende conto di essere attratto da persone del proprio stesso sesso.
Una lotta generata proprio dall’amore che ha per voi e dal terrore di dispiacervi e addolorarvi.La maggior parte degli psicologi a Roma ricevono tantissimi ragazzi omosessuali che chiedono disperatamente aiuto per cambiare il proprio orientamento sessuale e sapete perché?Il primo motivo che li spinge ad avanzare tale richiesta disperata é non volervi deludere.
L’amore, cari genitori, non ha mai ucciso nessuno, nemmeno quello tra due uomini o tra due donne.L’amore che uccide é quello egoista e vittima della cultura arretrata e maschilista che vi impone di fare di tutto affinché i vostri figli si adeguino ai canoni “standard” della nostra società che prevedono la scelta eterosessuale come quella più giusta e naturale.
La vera tragedia non dovrebbe essere quella di scoprire che il proprio figlio é omosessuale. Chiedete ai genitori che vedono i propri figli deperire giorno dopo giorno a causa di un cancro se sono più o meno fortunati di voi.
Chiedete ai genitori che hanno visto i propri figli consumati dalla lotta contro una dipendenza se avrebbero preferito scoprire l’omosessualità del proprio figlio piuttosto che la tirannia fagocitante della dipendenza.
Cercate di ascoltare davvero i vostri figli, non li giudicate, non li condannate alla mancanza di autostima, all’odio verso se stessi, al desiderio di essere qualcun altro. E soprattutto non condannateli a vivere un’identità inautentica e fittizia e una vita che non é la loro ma la vostra.Non condannateli all’infelicità. L’amore é felicità.
Tutti abbiamo il dovere di essere felici. Evviva l’amore in tutte le sue forme.
Alessia L.
ContinuaRELAZIONI LONGEVE
sono le
RELAZIONI STIMOLO
Cosa rende una coppia fertile e feconda ? Non è solo una questione cellulare concepire, ma di stimoli condivisi.
La totale dedizione l’un l’ altro trova l’ energia negli stimoli reciproci, in una sinergia lenta, calma, rilassata, ma continua tra output e input circolari ed ellittici, trasversali e tridimensionali, verso e da tutte le direzioni.
La relazione è sempre comunicazione se c’è, non esiste la non relazione, in essa tutto è comunicazione, basta esserne recettivi, che sopiti.
Le relazioni sopite entrano nella fase dell’ impasse, se restano scontate e sono dovute, vengono preferite a vantaggio di una tranquillità, perché le relazioni stimolo, per loro natura, tirano fuori tutto, mettono a nudo, fino alla risoluzione, a maggior vantaggio di una successiva relazione potente.
Una relazione stimolo non conosce perimetri, ne orizzonti, ne confini, è oceanica, svetta da gli azzurri abissi, al cielo terso, carambola dal sole più accecante, al buio denso, non teme di ficcarci il naso, di argomentare, ne per il gusto di parlare, ma per scovare e condividere pulsazioni.
Le relazioni stimolo elevano, da prospettive a bassa quota, dal filo d’ acqua ai fondali, dalla banchisa all’ iceberg sottostante, all’ insolito strabiliante, dall’ ordinario fatto di silenzi, a parole traduttrici di pensieri, inizialmente fugaci, ma poi tangibili, che le puoi toccare lì dove vibra il cuore.
Una relazione stimolo, è l’ arte del parlare ininterrotto, che scruta oltre il pensiero, le sensazioni e le parole, in un motus perpetum circolare in orario ed antiorario, una vite filettata senza fine.
Una relazione stimolo, è l’ arte del vedere, dell’ osservare tra i dettagli della pelle, ciò che passerebbe inosservato quando si guarda soltanto ma non si vede, è uno switch in off che passa su on.
Una relazione stimolo e saper scandagliare un volto passato allo scanner un milione di volte su un sorriso, su una ruga che tradisce una parola col naso lungo o sull’ annuire una mezza verità svelata in una ruga.
La relazione stimolo è una relazione attenta, all’ uno e ai dettagli dell’ altro, è puntuale e sorridente, si bea e si compiace di ciò che svela in una continua condivisione bidirezionale, uno stato di quasi adorazione e contemplazione, rappresenta il senso, nel suo più elevato significato, di ogni attimo dei nostri attimi.
La relazione stimolo è la RELAZIONE, è longeva, è un bacio a se stessi e all’ altro interminabile, instancabile, attraente, è continua seduzione fluttuante come un’ onda, un ballo leggero nel vento, longevità della mente, un continuo lasciarsi andare come in un surf, eeee vaiiii..
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LOVE OR EVOLE
La pillola per disinnamorarsi e non provare più emozioni
LOVE OR EVOL ?
La pillola per disinnamorarsi
e non provare più emozioni
Oggigiorno, sembra che una delle preoccupazioni primarie sia la ricerca dell’anima gemella, dell’amore vero o in generale dell’amore.
All’improvviso tutti si scoprono filosofi o esperti delle relazioni sentimentali, dietro lo schermo del pc.
Quanti in realtà nella vita reale si mettono in gioco ? Nei fatti le stesse persone che sembrano essere spinte alla ricerca del partner giusto, creano delle barriere emotive dal vivo.
Distacco, freddezza, disimpegno, ma soprattutto alibi nell’accusare l’ altro. Tutto questo diventa terreno fertile per favorire l’evitamento della sofferenza d’amore.
Se love significa amore, cosa può indicarne il contrario?
Un Professore dell’Università di Philadelphia, Prof. M. Karplus ha guidato un gruppo di ricerca che ha sintetizzato una pillola chiamata Evol, il contrario di Love .
Evol è una pillola che inibisce alcuni neuro trasmettitori del cervello prodotti normalmente nella fase dell’innamoramento.
Così che, una volta assunta in presenza della persona, verso la quale non si vuole rischiare la “cotta”, o la si vuole dimenticare, si è al sicuro da sofferenze.
Nei fatti Evol aumenta la produzione di molecole legate alla tristezza e alla depressione, in modo da far associare alla persona potenziale gli stati emotivi negativi, favorendone il distacco.
Tra pillole utili alla sfera sessuale e quelle utili alla sfera emotiva pare che l’essere umano stia diventando bionico eludendo le emozioni che sono il motore della vita.
alessia potere
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LOTTERAI. L’ OTTERRAI. LO TERRAI
Si nasce da soli, ma poi perché si vive in virtù di qualcuno
LOTTERAI. L’ OTTERRAI. LO TERRAI.Si nasce da soli, ma poi perché si vive in virtù di qualcuno ?
Dopo un periodo di percorso di analisi, ho provato emozione nell’aver guardato finalmente in faccia la mia realtà, sicuramente non bella ma determinante per ME.
Doc, con Il tuo è un bellissimo lavoro, apri gli occhi e ci fai entrare luce dove per Tanto, troppo tempo c’è stato buio.
Quella luce è così bella ma anche così dolorosa che a guardarla ci vedi la verità riflessa.
Quella che non ho mai voluto guardare, quella che seppur fa male, è l’essenziale che ti tiene in vita.
A volte mi chiedo come diamine abbia fatto a non vivere per tutti questi anni.
Ho solo sopravvissuto ma la vita è altro. La vita è decidersi, scegliere, rischiare, vivere in Prima linea e non stare nelle seconde file a far da spettatore di me, aspettando sempre gli altri per non iniziare mai.
La vita non è rimanere in trincea, ma andare allo scoperto, affrontare il tuo problema, tutto è più complicato fino a quando non agisci.
Oggi sono io a scegliere, a giocare ed anche lottare se serve per ME. Per ciò che sono e per conquistare e mantenere la mia realtà.
E così assurdo pensare che si nasce da soli e poi si vive in virtù di qualcuno o ci si lascia vivere.
Assurdo averlo fatto !Tu Giorgio, hai tirato fuori me stessa e l’hai messa in mostra davanti a me !Io ho tirato fuori un’altra me la vera me, prima ero la maschera di una tragedia.
Tu mi hai aiutata ad eliminare dalle scene un’attrice e a far venir fuori la vera protagonista di me.
Adesso non so come andrà a finire nella mia vita privata, ma so che qualunque sia la strada sarò solo io a sceglierne la meta.
Non finirò mai di ringraziarti per avermi acceso la luce dentro e per aver riportato la via nel mio cuore.
Ho riscoperto con te quanto sia bello, divertente essere se stessi esseri umani, credere nella mia spontaneità, mi ha reso allegra, schiattosa e spiritosa non trattenendosi più.
Quanto più si è se stessi tanto più il mondo ti risponde in modo autentico, perché solo di fronte alla falsità si ottiene falsità, ma se inizi ad essere ciò che sei, e non la fotocopia di qualcos’altro , costringi il mondo a fare altrettanto e i rapporti cambiano in meglio o li lasci andare.
Ho imparato ad essere la prima , molto più divertente che fare da comparsa e che la psicoterapia, l’ analisi , è una torcia potente, che ti indica la direzione, ma la strada spetta a te percorrerla!
GRAZIE DOC, GRAZIE GIORGIO
Tina S.
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : RESPIRAZIONE PRANAYAMA E YOGA DEL SUONO
Scelgo di essere imperfetta, ascoltando il mio cuore .
MEGLIO IMPERFETTI E STAR BENE, CHE PERFETTI PER STAR MALE. Scelgo di essere “imperfetta”, ascoltando il mio cuore .
Una vita dedicata alla ricerca della perfezione: essere la figlia perfetta, la studentessa perfetta, la ragazza casa e chiesa perfetta, la fidanzata perfetta, la moglie perfetta.
Una vita dedicata ad accontentare tutti ma mai me stessa. Una vita incentrata sul senso del dovere, sul “vorrei ma non posso”.
Faccio una scelta dopo l’altra, come se tutto fosse già deciso da qualcun altro: la scuola, le amicizie, lo svago, il fidanzato, il matrimonio.
Mi ritrovo a scegliere sulla base di un unico fattore ovvero ciò che mi hanno insegnato sia giusto.
Mi va bene, mi sento al sicuro, mi sento apposto con la mia coscienza. Sono la figlia perfetta, la moglie perfetta, la timorata di Dio perfetta.
Poi qualcosa va storto, qualcosa che non avevo calcolato, l’imperfezione entra nella mia vita perfetta.
Smetto di amare chi dovrei amare e comincio ad amare chi non dovrei amare. Comincio la psicoterapia, mi confronto con persone così imperfette ma tremendamente affascinanti, libere, felici.
Mi lascio andare, scrivo infinite lettere, poesie e messaggi d’amore poi mi pento, mi scuso, non posso, non posso amarti; cambio di nuovo idea, riscrivo lettere, poesie, messaggi d’amore, mi sento bene, mi sento viva; comincio ad ascoltare il mio corpo, i suoi impulsi, li assecondo.
Mi sento in colpa, non dovrei, è contro tutti i valori in cui ho creduto finora. E la guerra interiore ha inizio.
E’ come stare su un altalena che non si ferma mai: una parte di me ha fame di libertà, di spensieratezza, di leggerezza, di fare l’amore con la persona che desidero da più di un anno, semplicemente ha voglia di essere imperfetta.
L’altra parte di me mi giudica, mi fa sentire in colpa, mi angoscia e mi soffoca, mi dice che devo continuare a essere la ragazza idolo, che sacrifica se stessa e i propri desideri per fare quello che è giusto.
Mi interrogo: cosa mi rende davvero felice?Mi rendo conto di non conoscere me stessa, di non essere mai entrata in contatto con me stessa.
Sono così preoccupata e concentrata sul non lasciarmi andare per paura di sbagliare che non riesco più a capire cosa voglio davvero.
Non so chi sono veramente, mi sento una macchina che esegue ordini senza vagliarli criticamente.
Non sono felice.Mi sento libera e sento di essere me stessa solo in studio, quella volta a settimana.
Sto cominciando a capire chi sono e cosa voglio. Sto cominciando ad assaporare la felicità. Che senso ha vivere una vita di sacrificio e di rinunce, una vita perfetta ma infelice?
Io scelgo di essere felice. Scelgo di essere “imperfetta”.Scelgo di ascoltare il mio cuore e il mio cuore mi sta portando da Te. Aspettami amore mio, sto arrivando.
Alessia L.
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : MEGLIO IMPERFETTI E STAR BENE, CHE PERFETTI PER STAR MALE
Scelgo di essere imperfetta, ascoltando il mio cuore .
MEGLIO IMPERFETTI E STAR BENE, CHE PERFETTI PER STAR MALE. Scelgo di essere “imperfetta”, ascoltando il mio cuore .
Una vita dedicata alla ricerca della perfezione: essere la figlia perfetta, la studentessa perfetta, la ragazza casa e chiesa perfetta, la fidanzata perfetta, la moglie perfetta.
Una vita dedicata ad accontentare tutti ma mai me stessa. Una vita incentrata sul senso del dovere, sul “vorrei ma non posso”.
Faccio una scelta dopo l’altra, come se tutto fosse già deciso da qualcun altro: la scuola, le amicizie, lo svago, il fidanzato, il matrimonio.
Mi ritrovo a scegliere sulla base di un unico fattore ovvero ciò che mi hanno insegnato sia giusto.
Mi va bene, mi sento al sicuro, mi sento apposto con la mia coscienza. Sono la figlia perfetta, la moglie perfetta, la timorata di Dio perfetta.
Poi qualcosa va storto, qualcosa che non avevo calcolato, l’imperfezione entra nella mia vita perfetta.
Smetto di amare chi dovrei amare e comincio ad amare chi non dovrei amare. Comincio la psicoterapia, mi confronto con persone così imperfette ma tremendamente affascinanti, libere, felici.
Mi lascio andare, scrivo infinite lettere, poesie e messaggi d’amore poi mi pento, mi scuso, non posso, non posso amarti; cambio di nuovo idea, riscrivo lettere, poesie, messaggi d’amore, mi sento bene, mi sento viva; comincio ad ascoltare il mio corpo, i suoi impulsi, li assecondo.
Mi sento in colpa, non dovrei, è contro tutti i valori in cui ho creduto finora. E la guerra interiore ha inizio.
E’ come stare su un altalena che non si ferma mai: una parte di me ha fame di libertà, di spensieratezza, di leggerezza, di fare l’amore con la persona che desidero da più di un anno, semplicemente ha voglia di essere imperfetta.
L’altra parte di me mi giudica, mi fa sentire in colpa, mi angoscia e mi soffoca, mi dice che devo continuare a essere la ragazza idolo, che sacrifica se stessa e i propri desideri per fare quello che è giusto.
Mi interrogo: cosa mi rende davvero felice?Mi rendo conto di non conoscere me stessa, di non essere mai entrata in contatto con me stessa.
Sono così preoccupata e concentrata sul non lasciarmi andare per paura di sbagliare che non riesco più a capire cosa voglio davvero.
Non so chi sono veramente, mi sento una macchina che esegue ordini senza vagliarli criticamente.
Non sono felice.Mi sento libera e sento di essere me stessa solo in studio, quella volta a settimana.
Sto cominciando a capire chi sono e cosa voglio. Sto cominciando ad assaporare la felicità. Che senso ha vivere una vita di sacrificio e di rinunce, una vita perfetta ma infelice?
Io scelgo di essere felice. Scelgo di essere “imperfetta”.Scelgo di ascoltare il mio cuore e il mio cuore mi sta portando da Te. Aspettami amore mio, sto arrivando.
Alessia L.
Continua