Settimanale Psicologo Roma : VIVERE LIGHT – L’ AMORE CHE NON HA ETÀ
Quando l’età fa la differenza
VIVERE LIGHT di Maggio
L’ AMORE CHE NON HA ETÀ
Quando l’ età fa la differenza
L’ amore non ha età, è proprio vero, ma questa espressione è molto più attuale esplicitata e presente in questi ultimi vent’anni della nostra storia sociale, che nel passato.
Oggi rispetto a ieri, possediamo meno freni inibitori, veniamo più allo scoperto, abbiamo imparato a mantenere più un contatto con i propri bisogni che col consenso sociale.
La cultura rappresenta l’abbattimento di molti pregiudizi e convenzioni sociali, è una messa in discussione su chi e perché si osservano certe regole o tendenze comportamentali.
Chi lo ha deciso che i sentimenti debbano seguire uno standard e sono vincolabili all’ età .
I sentimenti per loro natura sono folli, sregolati, non chiedono il permesso mai a nessuno, spaccano gli schemi, le aspettative, permettono un cambiamento di rotta, una inversione di corsia, sono inflazionanti, fuori regola, sconcertano chi li vive, gratificano chi se li concede.
Le convenzioni e i consensi sociali, rappresentano esattamente l’opposto di tutto ciò. Secondo le convenzioni, tutto deve essere fatto secondo la norma sociale, tra coetanei, sposarsi, avere figli, un lavoro, un mutuo, una casa, è una questione acquisita, un dato di fatto generazionale e va quasi sempre così, ma chi lo avrebbe deciso ?
Rifiutarsi di vivere da convenzionali dipende da una elevata forma di consapevolezza verso la riappropriazione di se.
Determinate relazioni non coetanee, nascono sulla base, molto inconscia, dettati da meccanismi profondi di natura fortemente emotiva.
Come è vero che certe storie, diversamente coetanee, si fondono sull’amore, è anche vero esattamente il contrario, si possono stabilire su altri meccanismi.
Già per definizione, l’amore viene definito dalla psicanalisi come un bisogno proiettato.Ovvero, leggiamo nell’altro ciò che ci manca, ma cechi di tutto il resto.
L’amore è tale, se nasce e si sviluppa in un clima lì dove non ci sono dei bisogni o delle carenze da soddisfare. L’ amore non è una questione di bisogni da soddisfare e su questo saremmo tutti d’accordo, ma tale meccanismo è così facile individuare ?
Se l’amore fosse un soddisfacimento di bisogni inconsci, ci sarebbe una relazione impari, impreniata su ruoli come quelli genitoriale e di figliolanza o comunque di tutor di aiuto al rapporto.
Una relazione in tal senso non può esistere in quanto impari a lungo, prima o poi ci si rende conto, diventerebbe logorante per una donna accorgersi lungo il tempo di fare da madre al proprio compagno, o accudirlo nelle sue continue sofferenze e difficoltà dettate dall’età o da altro.
Una relazione d’ amore è tale, se da, non se chiede, attende, ha il piacere di donarsi. Ma per dare, bisogna essere entrambi cresciuti, fondamentalmente e sommariamente risolti.
Si possono confondere molto facilmente relazioni fondate su un amore apparente, specialmente quelle relazioni di aiuto, o relazioni fondate sulla condivisione di un determinato stile di vita o di una sterminata condizione instabile dell’umore .
Ad esempio una persona arrabbiata o che che soffre, avrebbe più opportunità di sentirsi in sintonia con un’altra altrettanto nella stessa condizione, trovandoci con essa delle profonde affinità.
A volte ci si convince che la propria forza e la capacità di essere così se stessi, dipenda dalla presenza di un altro, dimenticando che quella stessa forza è già presente in ognuno.
Serve un lungo percorso di vita insieme per poter realizzare che si tratti di amore, invece che di involontari subdoli meccanismi psicologici, tali da realizzare nel tempo separazioni dolorose e abbandoni inattesi.
Abbiamo tutti una grande attrazione verso la freschezza dell’incerto della nostra verde giovinezza da una parte, e dall’ altra verso la corteccia delll’età adulta.
In ognuno di noi coesistono sempre un bambino un genitore ed un adulto e traumi a parte, ne veniamo sempre attratti.
La sessualità all’interno di una relazione diversamente coetanea, prevede due tappe fondamentali, quella esplosiva funzionale attrattiva iniziale, dettata dalle forze emotive che ha sfaldato le convenzioni, ad una successiva, più attenuata, relativa non solo alla normalizzazione della relazione, ma derivante da consueti regolari processi di invecchiamento.
Gli ormoni che decadono con l’età sono l’ estradiolo, il progesterone, l’ ormone della crescita, negli uomini si presenta una riduzione dei livelli di testosterone .
Nelle donne, invece, gli estrogeni diminuiscono rapidamente dopo la menopausa e con l’ aumentare dell’ età. Successivamente restano a livelli bassi.In particolare la melatonina è il primo ormone che, con l’età, presenta una diminuzione legata all’invecchiamento , infatti le concentrazioni dell’ormone cominciano a diminuire del quinto già dal ventesimo anno di vita.
Una coppia così costituita, avrebbe probabilità di esistere, più come coppia comunicativa, e condivitrice di passioni, che prevalentemente in termini sessuali .
È strepitoso vivere l’entusiasmo dell’amore a qualsiasi età , ma, entusiasmo a parte, a volte sarebbe opportuno servirsi, durante la relazione, di un lavoro analitico preliminare, per chiarirsi eventuali meccanismi proiettati e prevenire inaspettati problemi ed abbandoni vicendevoli inattesi sconcertanti.
giorgio burdi
ContinuaIl troppo bene ci rende bonsai
LA FAMIGLIA DEL MULINO CAPOVOLTO
Affetti Discutibili
Il troppo bene ci rende bonsai
Affetti discutibili
Tutti noi, possiamo essere vittime di terrorismi, che non ci tolgono la vita, ma contribuiscono a destabilizzare i nostri comportamenti e i nostri sentimenti.
Sono traumi, più o meno piccoli, dei quali spesso siamo vittime e che ci fanno male il doppio perché all’origine ci sono non degli uomini armati fino ai denti di tritolo, ma i nostri mariti, le nostre moglie, i nostri genitori.
SI utilizzano gesti, frasi, semplici parole, che colpiscono duro come lame, come proiettili. Non si muore, ma si può finire in ospedale.
La guerra non arriva per le strade, ma nelle nostre teste.Questi traumi sono dovuti a imposizioni che piovono dall’alto come sentenze inamovibili (spesso in buona fede) e ci limitano, se non addirittura ci umiliano; ci obbligano a fare ciò che non vogliamo (o non vorremmo) per rispettare dei canoni prestabiliti; sono un tracciato dal quale, se si vuol essere ‘bravi e buoni’, non ci si deve allontanare: così è e così dev’essere.
L’imposizione (alla quale si lega l’eventuale punizione) agisce per renderci migliori, per non farci sbagliare, quindi per renderci felici, mettendoci in una bolla, frenandoci, proibendoci di commettere errori, di deviare, quindi di crescere e fare esperienza autonomamente: tutto ciò che è diverso è minaccia nella visione di chi impone, ciò che è diverso diviene paura nell’ottica di chi subisce l’imposizione, quindi ansia, quindi paralisi, quindi infelicità. Imponendo “il giusto” si ottiene il suo esatto contrario. Non rispettare l’imposizione ci trasforma in fuorilegge, se non addirittura in folli.
Ma il terrorismo psicologico avviene anche in modo più sottile, celato e “paradossale”. l’imposizione avviene non in modo palese e perentorio, ma concedendo all’altro uno spazio di azione: “sei libero di fare quello che vuoi, ma sappi che…”/ ”io la penso come te, però…”; La concessione di autonomia è in realtà fortemente limitata e limitante: è ‘maanchismo sfrenato’, dissimulatamente innocuo ma dagli effetti non meno deleteri.
L’imposizione invece che piove dall’alto, stavolta si insinua lentamente dentro di noi. Il risultato che ne scaturisce è lo stesso: paure, ansie, paralisi, infelicità.
Esiste una cura? Certo, che sì. Quando qualcosa non ci piace come è apparecchiata, bisogna ribaltare il tavolo.
La psicoterapia fa esattamente questo: come in una palestra, ci si allena finché non si è in grado di ribaltare, con le proprie forze, quel benedetto tavolo che tanto non si tollera più.
La psicoterapia ci aiuta ad abbandonare la selva oscura nella quale siamo stati obbligati e ci accompagna verso la strada “giusta” non per il mondo, non per gli altri, ma solo e soltanto verso noi stessi.
La psicoterapia ci aiuta non a dire sì sempre agli altri, ma a dirlo a noi stessi; apre i cancelli delle prigioni restituendoci la libertà dei comportamenti e dei sentimenti, attraverso la comprensione di quegli schemi mentali che invece di “fare il nostro bene” (come si vorrebbe), ci opprimono.
La chiave per aprire questi cancelli è la comprensione di ciò che ci frena e la libertà di essere noi stessi. Solo queste due cose possono salvarci dai terrorismi di dentro e dai terrorismi di fuori.
Stefano
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : DIAMO UN NOBEL A GOOGLE
Firma la petizione Googlenobel per chi ha migliorato la qualità della nostra vita
Settimanale Psicologo Roma :
DIAMO UN NOBEL A GOOGLE
Firma la petizione Googlenobel, per chi ha migliorato la qualità della nostra vita
Firma la mia petizione a vantaggio di chi Ha migliorato la qualità della nostra vita :
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giorgio burdi
ContinuaIL DISTURBATORE CRONICO
IL DISTURBATORE CRONICO
Toni elevati di telefonate, musica, sms, voci, rumori fisiologici e altro ancora, tutto ciò è alla base di insofferenza e di Intolleranza Sociale.
Siamo in treno, squillano i telefoni, suonerie indiscrete, sms martellanti, ripetitivi, telefonate a voce elevata che ti obbligano inevitabilmente a partecipare. In maniera passiva e forzata devi badare alla vita privata altrui, magari quando hai bisogno di scrivere, leggere, immergerti nei tuoi soli pensieri.
Trattasi di Soggetti narcisisti, auto centrati, molto lontani dal saper vivere nelle relazioni, lontani dalle competenze e capacità relazionali, dissociati dal contesto nel quale sono solo di passaggio e del quale si sentono padroni assoluti del proprio spazio e del tuo, dove, anzi il tuo spazio e tempo è il loro, risiedenti del proprio status, rispondono alla sola legge “esisto io e non più”, circoscritti e circospetti nel solo loro pensiero assoluto.
In un quasi delirio di onnipotenza, si lascia intendere che Io sono l’assoluto.
Nella maggior parte dei casi risulta essere un problema di incapacità a socializzare, una mancanza di empatia, che necessariamente chiama all’appello come si è vissuto la famiglia e il modo di vivere i rapporti, i dialoghi e la socialità in essa, e chiama anche il luogo d’eccellenza in cui può verificarsi tale fallimento, la scuola, una scuola educativa alla mancanze del rispetto e delle regole di convivenza.
Nella media, di quale tipo di personalità stiamo parlando? Di una con una autostima apparentemente elevata, per la quale è ammissibile e a volte auspicabile non tener conto del prossimo, di un Narcisista, attivo nel voler far trasparire al mondo il suo potere non educativo.
Parliamo anche di personalità antisociali, o semplicemente di personalità impulsive o distratte.
Una cosa è certa: per un motivo o per un’altro, si articolano modalità di comportamento disturbanti e di estremo fastidio all’interno di una convivenza multi trafficata che sta diventando ingestibile e sempre più nevrotizzata.
I Reiterati fastidi arrecatici sono alla base dell’intolleranza e delle nevrosi da convivenza sociale, quanta fatica per togliere il sonoro a ciò che ci circonda.
Se solo ci si potesse guardare un po più dal di fuori per rendersi conto, ma lo sguardo, ahimè, è ribaltato troppo all’interno dei propri pensieri, e non si è scortesi per cattiva fede, ma prevalentemente per abitudine, educazione e narcisismo.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA PSICOTERAPIA GRUPPO ANALITICA
La terapia di gruppo : il cerchio delle meraviglie che ti cambia la vita
LA PSICOTERAPIA GRUPPO ANALITICA Il cerchio delle meraviglie che ti cambia la vita
Si definisce gruppo quel contesto costituito dalla presenza di tre o più persone. Noi nasciamo e continuiamo a vivere in un gruppo: famiglia, gruppo dei pari, quello lavorativo, per ritornare a desiderare di voler costituire una propria famiglia.
C’è un continuum dall’origine al nostro presente , un costrutto in cui ci edifichiamo o ci annulliamo all’interno di gruppi, per poi ritrovarci in una terapia gruppale, ove desiderare di voler ristabilire un certo ordine interiore rispetto alle interferenze e alle confusioni relazionali acquisite .
Molto spesso tra gli altri ci confondiamo, ci perdiamo o ci blocchiamo, o ci lasciamo portar via, o peggio ancora ci de personalizziamo.
La gruppo analisi ha come fattore preponderante il perimetrare la propria identità, non al di fuori, o estrapolata, ma all’interno delle relazioni.
Il cerchio è quel laboratorio delle relazioni che studia la dinamica delle stesse, cogliendone i meccanismi inconsci ed emotivi che determinano la nostra storia.
La psicoterapia di gruppo rappresenta il punto di forza della nostra ristabilizzazione nel mondo, è l’ ago della bussola, della bilancia, è l’ albero con le vele, che da propulsione alla barca nel mare dei rapporti sociali, è la parola giusta nel momento giusto in sintonia col proprio vissuto, è la bacchetta orchestrale che coordina gli spartiti e i tempi, è il lubrificante di relazioni arrugginite, quasi imballate.
Il gruppo ci permette di migliorare le interazioni, di modificarle, di determinarle con una massima consapevolezza.
Il primo gruppo di appartenenza è la famiglia, essa ci viene data, regalata, alle volte subita, i gruppi successivi vengono fondati sulla base dei bisogni insoddisfatti e degli schemi precedenti. Il gruppo ridefinisce i confini tra il vecchio e il nuovo, tra il brutto e il bello, il buono e il cattivo, il freddo e il caldo, malato e sano, permette di non volerci più confondere con situazioni e persone già vissute.
La nostra evoluzione o la regressione, la sintomatologia o l’equilibrio, dipendono da ciò che è accaduto all’interno dei gruppi primari di antica appartenenza, nei quali ci siamo beati o contaminati.
La gruppo terapia ha una metodologia espressivo interpretativa, ed è uno strumento orientato al cambiamento delle condizioni sintomatiche, ma non solo. È uno strumento di ricerca delle cause eziopatogeniche, attraverso la metodologia dei rispecchiamenti proiettivi tra i partecipanti.
La psicoterapia del cerchio è definibile come la stanza degli specchi, all’interno di essa ogni componente riflette, e rivede tratti e copie di se e delle proprie relazioni, così come accade, nel proprio quotidiano. Ciò accade di continuo, inevitabilmente ed involontariamente, catalizzando le attenzioni e le proiezioni su ció che in quell istante più lo inquieta.
Nel rispecchiamento, chi ascolta, rivede parti di se e pezzi della propria dinamica attraverso chi esprime.
È strabiliante osservare che nel rispecchiamento vengono spontaneamente selezionati i temi più prossimi ai propri problemi e alle relative soluzioni.
Nella terapia del cerchio, Attraverso i rispecchiamenti il singolo soggetto cerca di dare un senso a tutto ciò che gli succede, cercando il significato dei suoi sintomi o come poterli eliminare.
La terapia ha un valore formativo e di crescita per la persona, e insegna a leggere dentro se stessi e negli altri, sviluppando specifiche competenze relazionali.
Il gruppo è quel contenitore nel quale poter travasare contenuti indicibili e incomprensibili che generano confusione, perplessità, in esso si parla di tutto, tutto si fa espressivo.Attraverso la comunicazione extra verbale, verbale , la narrazione dei sogni e delle fantasie, delle dinamiche affettive educativo comportamentali generazionali, tutto viene esperito.Il gruppo è un vero e proprio tavolo da lavoro, sul quale svuotare il sacco e poter avviare l’opera di riordino e di indirizzo.
La T-Group ha un effetto sul potere decisionale, si assiste dopo solo poche sedute alla messa in atto di decisioni per le quali il soggetto si era lungamente bloccato.
Il gruppo è un utero materno attraverso il quale rinascere, è maieutico, permette di riportare alla luce quel timido se inibito e imprigionato tra i sensi di colpa, le vergogne e i rancori.
La gruppo terapia rappresenta lo sblocco dell’ eloquio sulla base della riscoperta della regale spontaneità, ridando valore al potere della Parola.
Il Gruppo è una squadra composita di identità differenti, accomunate da personalità, meccanismi e schemi di gestione simili, tese al raggiungimento di singoli obiettivi condivisi, è la mano, il dito della cappella Sistina, la nuova famiglia, è la relazione, l’amicizia, l’empatia, è il luogo del sapere globale sull’uomo, è la cultura, il centro cosmogonico assoluto dell’ esistere umano .
In gruppo analisi l’uomo esiste e si scopre come un assoluto marginalizzato, sacrificato al suo dolore, ma possessore ancora di uno spazio tutto proprio dal quale poter venir fuori per cambiare.
A tal fine la gruppo terapia è uno strumento altamente eziopatogenico, nel senso che studia le cause dei fenomeni clinici di ogni soggetto, attraverso i sintomi e le dinamiche degli altri soggetti , è uno strumento diagnostico e curativo, intercettativo di cosa e come cambiare.
La terapia gruppo analitica ha vantaggi informativi, culturali e formativi, nel senso che l’analisi è davvero per tutti e non solo per curare. Emancipa, attenua i conflitti, unifica, avvicina, coinvolge, lega, ma anche distingue, individua complicità, empatia, segue le tracce delle emozioni.
A livello formativo rappresenta un percorso fatto davvero per tutti . Il cerchio permette la conoscenza più profonda dei propri sotterranei relativa alla sfera pulsionale, affettiva e sessuale .
È il luogo rassicurante della condivisione delle ” follie ” , ove le follie comunicate si fanno meno folli e il loro recupero costituisce un passo verso la propria opera d’arte.
Il Cerchio è un laboratorio di osservazione diretta dei fenomeni psichici in ombra. Scoprirli dentro, fortifica fuori.È il laboratorio psicodinamico delle relazioni, all’ interno del quale ogni individuo ripropone le stesse identiche dinamiche intersoggettive che caratterizzano la sua vita privata.
L’ analisi di gruppo è un autentica forma di analisi individuale elevata al l’ennesima potenza, è un’analisi accelerativa verso il cambiamento la definisco l’ Analisi per Eccellenza.
In Gruppoanalisi il problema dell’ inquinamento da domande dell’ analista, viene molto ridotta, perché nel gruppo, il soggetto viene osservato ed interagisce con massima spontaneità, proiettando, interpretando, ricordando, esprimendo con e attraverso il gruppo.
In ogni seduta, si cambia salendo un gradino per volta, si prende sempre e si porta a casa.
Nel gruppo, chi da ottiene, chi da tanto, cambia prima, chi da meno, cambia comunque, ma chi non da, prende meno e comunque riflette. Ciascuno riceve nella misura in cui dà.
Le assenze dal gruppo sono sempre una rinuncia ad un lavoro per sé, ma anche un’irresponsabile sottrazione di energie e di collaborazione, di confronti emotivi con gli altri partecipanti.
Il gruppo coinvolge, diverte, fa piangere, diventa a volte difficile esonerarsi dall’ interagire, è la sfida più grande per i socio fobici, interagire risulta una sfida vincente. Il gruppo funziona per i fenomeni d’ansia, depressivi, contro gli attacchi di panico, l’ ipocondria, le somatizzazioni o i disturbi alimentari, come terapia di coppia disgiunta.
La Gruppo terapia in itinere è semeiotica, è osservazione e analisi dei sintomi, anamnesi, diagnosi ed intervento psicoterapico.
La psicoterapia gruppo analitica si pone tra disfunzionalità e funzionalità, è il tramite per la trasformazione.Si pone tra teoria e cambiamento, la trasformazione delle idee in azione.
Il Cerchio Terapeutico è semeiotica, meta comunicazione e fenomenologia, modelli di pensiero olistici, psicoterapici ed esperienza diretta di trasformazione.
Il gruppo è terapeutico ed allo stesso tempo è testimonianza di esperienza di cambiamento.Studia ed osserva in diretta l’indicibile , l’ inconscio e l’ impossibile, il rimosso, lo sconcertante, la follia, ciò che non si direbbe mai, e ció che sfugge all’ uno diviene evidente all’altro .
Con la gruppo terapia, non si sfugge al cambiamento, si è incastrati, perché chi lo fugge, sfugge dalla verità.
Ciò che non vorremmo guardare in noi, inesorabilmente lo vediamo negli altri, ne rimaniamo scolvolti, a volte affascinati, ma il più delle volte confusi e paurosi.
Il gruppo rappresenta l’opportunità del passaggio dalla diffidenza delle relazioni passate, alla fiducia nelle relazioni curative del cerchio.
L’ analisi di gruppo e attraverso il gruppo, la possiamo definire una ‘agenzia del cambiamento’, in effetti chi entra, ne esce sempre differente, ogni seduta rappresenta una ascesa verso la propria consapevolezza e la propria metamorfosi.
Il gruppo è una persona stessa, che riporta all’ l’identità individuale, la persona è il gruppo stesso, che riporta all’ identità e allo spirito di gruppo.
È una sfida per diventare forti, all’interno dell’area dei conflitti della vita quotidiana.
È l’esperienza della messa in discussione di se per eccellenza, è l’espansione delle limitate prospettive personali verso prospettive estese tra gli orizzonti degli altri e oltre gli altri.
La Gruppoanalisi rappresenta l’opportunità di cambiamento delle prospettive, dell’ angolo di veduta, sia del sentire che del percepire, è una estensione intellettiva ed emozionale, è l’ espansione tridimensionale di se, che si fa quadrupla, quintupla dimensione, si fa tanto quanto più sono i componenti del gruppo, le risorse si fanno quanto più si è.
L’estensione della consapevolezza soggettiva si dispiana da una topografia che sembrava essere un catorcio limitato, ad un oceano, tale da desiderare in maniera prorompente quei cambiamenti sospirati.
Il cerchio rappresenta, l’opportunità grandiosa di acquisire una assoluta lucidità mentale, è l’ attuazione meravigliosa della metamorfosi tanto sperata e gioita, è il laboratorio all’ interno del quale rimparare, rivedere e rimodulare umilmente la mappa della propria storia
giorgio burdi
ContinuaLA TERAPIA DI GRUPPO
Come una orchestra, ognuno ha il suo spartito, lo strumento di uno esprime e varia quello dell’altro
TERAPIA DI GRUPPO
Come una orchestra, ognuno ha il suo spartito, lo strumento di uno esprime e varia quello dell’altro.
Qual è la definizione di gruppo? Insieme di cose o persone, distinte l’una dall’altra, ma riunite insieme in modo da formare un tutto: un gruppo di case, un gruppo di persone, un gruppo di stelle.
In maniera più cinica potremmo dire che un gruppo è un’aggregazione di persone che rispondono a un controllo unico, ma questa definizione, la lascerei volentieri a chi si occupa di holding o al massimo a chi si sente un orwelliano convinto, convinto che quel romanzo, 1984, presenta un inesorabile cosmo a cui tutti, volenti o nolenti, siamo assoggettati.
Quello che incuriosisce di più della parola “gruppo” è in realtà la parola che segue o quella che precede, perché fa spremere meno le meningi: gruppo sanguigno, gruppo rock, gruppo sociale, gruppo d’artiglieria … Terapia di gruppo. Terapia di gruppo, già!
Mi fa pensare, e sapete perché? Perché nella frase “terapia di gruppo” manca l’aggettivo. E’ possibile che l’assenza di un aggettivo faccia pensare? Direi di più. Porta all’insonnia.
Verrebbe da ridere. Basta non ignorare l’idea che un aggettivo dà coordinate precise alla nostra mente, e che senza di esse ci sentiamo persi. Il concetto di scatola è torbido se rapportato a quello di scatola rosa. E cos’è una terapia di gruppo? Per me erano due sostantivi uniti da una preposizione. Così in mancanza di aggettivi me lo sono chiesto tante volte.
Quel giorno sapevo soltanto che dovevo arrivare per tempo, raggiungere il mio gruppo, del quale non sapevo assolutamente niente. Conoscevo a mala pena chi avrebbe coordinato l’insieme e che mi aveva invitato.
Arrivai e come al solito ero in ritardo. Entrai nella stanza dove erano tutti seduti come si conviene, in tondo. Il direttore d’orchestra al centro, alla sua sinistra c’era il gruppo dei violini. A destra i violoncelli e le viole.
Dietro, l’uno accanto all’altro gli ottavini, i flauti e un corno inglese. Sullo sfondo, tra i percussionisti, trombettisti e i clarinetti c’era una sedia vuota. La mia. La sedia del fagotto.
Mi sedetti e guardai tutti negli occhi, attento a non farmi accorgere, nella discrezione forzata che contraddistingue uno timido; ma tutti erano concentrati sullo spartito. Andava benissimo così.
Mi domando sempre cosa percepisce l’orecchio di un musicista quando nell’orchestra manca un solo strumento, uno su cinquanta e non intendo certo il primo violino. Nemmeno un percussionista. Magari uno in fondo alla sala, un fagottista.
Il direttore d’orchestra, quello sì che se ne accorge, per questo chiede sempre di ascoltarci l’un l’altro, per ritrovare la nostra musica nel suono che viene da destra o da sinistra, per capire che qui l’insieme fa una sola melodia, un’anima, e che il vuoto che lascia un violino è silenzio riempito da una viola.
Il direttore d’orchestra batté due volte la bacchetta sul leggio e tutti attendemmo il segnale definitivo per incominciare il primo movimento. Il più audace di noi, che sedeva col violoncello tra le gambe, prese a suonare: era il tema principale dell’opera.
L’incipit della sinfonia dava un senso di vuoto e di indefinito. Una tecnica usata dai sinfonisti per rendere l’idea dell’ordine che nasce dal caos.
Il tema di apertura, suonato “pianissimo”, su tremolo di archi suggerì presto che da questo limbo, a volte dolce, a volte amaro, sarebbe emerso un tema poderoso che dominerà l’intero movimento. Un tema che sorge dagli abissi del nostro inconscio.
Quello che ancora oggi stiamo suonando è scritto da tempo sul nostro sparito, ed è chiaro davanti ai nostri occhi: L’Inno alla gioia, di Beethoven, l’inno alla nostra vita.
Ezio
Settimanale Psicologo Roma : L’ ERETTOMETRO
Disfunzione erettile, è in circolazione ciò che cambierà la vostra relazione
L’ ERETTOMETRO
Disfunzione erettile ? È in circolazione ciò che cambierà la vostra relazione.
Uomini, è arrivato l’erettometro ! No, non fatevi ingannare dal nome, non troverete un prodotto elettronico o un sofisticato marchingegno per le nostre automobili in vendita su Amazon, Alibaba o altri siti di e-commerce.
L’erettometro non si vende né si compra, con l’erettometro si fa l’amore. Sì, avete capito bene: con l’erettometro si fa l’amore! No, non è un gioco erotico, né una bambola gonfiabile, ma una persona in carne ed ossa.
Quanti di voi pensavano di avere una fidanzata o una moglie da toccare, baciare e possedere e alla fine si sono ritrovati fra le lenzuola un erettometro? Se è successo anche a voi, beh, sappiate che non siete soli.
Ma come si comporta la donna-erettometro? La sua sensibilità acuta la porta ad analizzare con acribia scientifica ogni vostra reazione psico-motoria durante il rapporto sessuale.
L’erettometro adopera tutti i 5 sensi per riempire il proprio database: osserva i movimenti del partner, la sua capacità di interazione, come reagisce la sua pelle, quanto grida e quanto tace, e, cosa fondamentale, grazie a delle sonde nervose installate nelle mani e dentro la vagina e attraverso sofisticati sistemi comparativi e assonometrici, vaglia la consistenza della erezione penica, secondo una scala numerica (rinominata ironicamente sul web “scala Mercazzi”) che va da 1 a 5.
5 è il valore massimo: piena erezione, virile, debordante, appagante per i due partner, elemento imprescindibile per un coito che voglia dirsi perfetto, lo zenit dell’innalzamento penico.
4: livello standard, la maggior parte dei rapporti si svolgono a questo livello.
3: qualcosa non va, il rapporto viene portato a termine, ma le sonde nervose rilevano il problema che viene segnalato al partner, dopo l’orgasmo, dal vivo o tramite sms, ne consegue una critica comparata alla ricerca delle cause di questo inatteso indebolimento della consistenza penica.
2: panico generalizzato, l’erezione si perde in itinere, durante la fase preliminare dell’amplesso o nel mentre della penetrazione. L’erettometro percepisce e molto spesso non gradisce, il che implica una serie di reazioni più o meno scomposte (riportiamo di seguito le statistiche degli argomenti più adoperati in questo tipo di discussioni: 67% non ti piaccio più/ti sei già stancato di me?; 59% non sono abbastanza brava; 30% hai un’altra?; 12 % ti piacciono davvero le donne o sei gay?)
1 livello Caporetto (il giuoco allusivo è sadicamente voluto): non solo l’erezione non si verifica, ma stando alla testimonianza di alcuni uomini il pene parrebbe addirittura rimpicciolirsi! L’erettometro va in tilt.
Esistono svariati tipi di erettometro, tarati in modi differenti. Alcuni su richiesta possono fornire anche la media ‘stagionale’ del livello di innalzamento penico comparando i dati di ogni rapporto e i più sofisticati anche la ‘media per prestazione’, valutando l’oscillazione del valore numerico per tutta la durata del singolo rapporto. Si sa, la tecnologia fa passi da gigante.
Ora, alla fine del nostro discorso, è bene però fermarsi e porsi delle domande. Dov’è finito l’amore in tutto questo, la chimica, i profumi, gli odori forti, il rumore della pelle, le urla soffocate e poi liberate, il tremore del corpo, il sudore, la liberazione, l’appagamento, la pace?
L’erettometro analizza ciò che qualunque donna e uomo notano, dando a quelli che magari sono solo dei dettagli, il peso di macigni. Soffermarsi su questi dettagli avvia un meccanismo dal quale non è facilissimo slegarsi, trasformando ogni occasione intima in una frustrante e inappagante sessione d’esame, dove da un lato c’è un alunno in ansia e dall’altro un’ insegnante pronta a giudicare ogni passo falso, rendendo scontenti e insoddisfatti il primo, così come la seconda. Nella vita, gli esami non finiscono mai, ma forse sarebbe bene tenerli fuori dalle coperte.
La disfunzione erettile è un fenomeno di natura ansiogena ed è ben noto che chi non si sente preparato prima di un esame rischia di fallire proprio a causa dell’ansia. Il nostro corpo è una macchina quasi perfetta, ma noi non siamo delle macchine, siamo esseri umani: quello che ci circonda ci condiziona, sempre. Ricordiamocelo ogni tanto.
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : San Valentino celebrazione dell’amore o simbolo dell’inganno
San Valentino, l’ amore è il rispetto delle libertà reciproche che non si nutrono di ideali
San Valentino celebrazione dell’amore o simbolo dell’inganno?
Dr.ssa Alessandra D’ Alessio ( Brava, Alessandra )
L’ amore è il rispetto delle libertà reciproche che non si nutrono di ideali…
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http://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6342-san-valentino-celebrazione-amore-simbolo-inganno.html?refresh_ce
Oppure
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ContinuaNON ESISTE L’ IMPOSSIBILE
Ma, difficile da raggiungere
NON ESISTE L’ IMPOSSIBILE
Ma, difficile da raggiungere
A tutti Voi, Compagni di Viaggio. Eccovi, quell’immagine tanto promessa a me cara che mi ha dato la forza di andare e di guardare avanti.
Voglio condividerla con voi sperando che ognuno di voi guardandola possa immedesimarsi nel giovane che con un calcio deciso allontana le lettere I e M trasformando l’impossibile in possibile.
Grazie a Giorgio e al gruppo mi sono reimpossessato della mia felicità e mi auguro che ciascuno di voi riesca a fare altrettanto.
Credo che il Signore (non voglio però aprire discussioni teologiche) ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere la vita. La felicità non dipende dalle ricchezze né dal successo nella carriera.
Un passo verso la felicità riusciamo a farlo ogni volta che godiamo la vita pienamente.E qui torna in campo l’immagine che vi ho inviato. L’impossibile non esiste.
Tutto è possibile. Magari difficile da raggiungere, ma in fondo se togliamo il gusto della conquista, tutto diventa banale e rischia di annoiarci. Senza la fatica quotidiana che mettiamo nelle cose a noi più care e negli obiettivi più ambiziosi che ci siamo dati, di fatto, svuotiamo di valore il risultato stesso.
Ma torniamo all’impossibile. Sono convinto che quelle letteracce I e M siano il frutto del nostro inconscio. Abbiamo paura di fare le cose e allora preferiamo non farle nascondendoci dietro il fatto che tanto è impossibile riuscire.
Per paura di metterci in gioco e di fare in modo che gli altri ci vedano per quello che siamo davvero e non per la percezione di noi che loro si sono costruiti, preferiamo rimanere nascosti e lasciare stare.
E invece no! Noi siamo quello che siamo e di questo dobbiamo essere fieri e orgogliosi. Facciamo sciocchezze e a volte anche cazzate di grandi dimensioni, è vero. Ma è dagli errori che si riparte e si impara.
E ogni volta che cadiamo scopriamo un modo nuovo per rialzarci. Grazie a Giorgio ho capito che, se non siamo in pace con noi stessi non possiamo esserlo con gli altri.
Aggiungo che sono convinto che il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri e di rendere possibile tutto quello che prima la nostra paura, la nostra pigrizia o il nostro malessere interiore, ci facevano sembrare impossibile.
Allora forza, cominciamo a dare un calcio a queste due lettere e riprendiamoci la nostra felicità.
Un abbraccio a tutti voi
Simon
Settimanale Psicologo Roma : ANSIA DA ESAME
Ansia da esame, comunque vada è un successo
ANSIA DA ESAME ?
Comunque vada, è un successo.
Se non l’avessi fatto, non ci avrei guadagnato. Andarci, fortifica parecchio
Buondì dottore, non le ho più fatto sapere come è andato l’esame.
Alla fine sono stata bocciata, ma comunque per me è stato un successo.
Ero consapevole che anche se mi ero ammazzata di studio non l’avevo fatta mia la materia. Ma nonostante ciò comunque c’ho provato.
Se non l’avessi fatto non ci avrei guadagnato nulla, invece andando ho capito che tentare non nuoce, mai, anzi ti fortifica e soprattutto che evidentemente avrò bisogno di dare di più per questo esame e quindi va bene così !
Quando Si dice comunque vada, sarà un successo, è proprio vero! Perché anche se l’esito dell’esame è stato negativo per me è stato un successo solo essermi seduta con serenità, senza attacchi di panico o crisi di pianto.
Probabilmente questo qualche mese fa non sarei riuscita a farlo, senza la consapevolezza attraverso la psicoterapia. Quindi sono contenta di come è andata!
Carmen
laureanda in medicina