Settimanale Psicologo Roma : Corso Di MINDFULNESS
LE CONNESSIONI NEURALI DELLA FELICITA’
La meditazione Mindfulness è in grado di produrre benefici nel quadro di diverse patologie ed è per questo sempre piu’ spesso incorporata ai programmi psicoterapeutici.
Un grande numero di ricerche scientifiche documentano l’efficacia degli interventi Mindfulness nel trattamento di disordini clinici correlati all’ansia, alla depressione e all’abuso di sostanze, nonché nel miglioramento del benessere psico-fisico e delle performances cognitive dei pazienti.
Le principali componenti della Mindfulness sono :
La regolazione dell’attenzione
La consapevolezza del proprio corpo
La regolazione delle emozioni
Un cambio di prospettiva, attraverso una particolare attenzione al momento presente.
L’azione della meditazione Mindfulness è oggi largamente supportata dagli studi di neuropsicologia cognitiva, che hanno messo in evidenza nei praticanti regolarmente la meditazione Mindfulness, l’aumento dell’attività della regione ventro-mediana, situata nella corteccia pre-frontale e implicata nella regolazione del sistema nervoso autonomo. Questa modifica sembra essere strettamente correlata all’abituazione, indotta dagli esercizi Mindfulness, al coordinamento continuo tra presenza mentale e presenza fisica.
Altri studi IRMN hanno messo in evidenza, nei soggetti praticanti la Mindfulness, un attivazione piu’ importante della corteccia prefrontale implicata nella modulazione delle risposte emotive di fronte alla presentazione di stimoli negativi.
Le ricerche mostrano che è dunque possibile sviluppare attitudini che favoriscono la formazione nel nostro cervello di connessioni neurali alla base del benessere psico-fisico della persona.
Per chi è interessato lo studio Burdi offre oggi la possibilità di scoprire alcuni strumenti fondamentali della Mindfulness, attraverso dei workshops intensivi il week-end.
Per per chi lo desidera verranno in seguito proposte delle sessioni di pratica regolare al fine di consolidare i processi appresi.
Prossime date dei workshops a Roma: 6/7 Maggio, 13/14 Maggio, 10/11 Giugno.
Per info e contatti scrivere o telefonare alla
Dottoressa Laura Cecchetto: laura.mbsr@gmail.com, tel.3331664233
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA VITA È PERFETTA CON L’ ERRORE
Apologia dell’ errore
LA VITA È PERFETTA CON L’ ERRORE
Apologia dell’ errore
Un bivio, due scelte, qualche metro, a destra, o forse a sinistra, contro sterzo, sinistra, destra, titubanza, non si sa come fare, dove andare, si sbaglia o è esatto, al centro lo schianto, virata, almeno si evita l’ impatto, se si sbaglia è meno peggio.
Evitare l’errore è un arte, ma è innanzitutto un non partire, è non arrivare mai al bivio, ogni bivio ha una nota di spavento, l’ orrido del nuovo, in quanto inesplorato, oppone resistenza.
Ma l’ errore è anche rovina, per poi ricostruire un qualcosa di più stabile. L’errore rappresenta un tratturo nella foresta della coscienza, verso la buia conoscenza, percorre la strada in ombra verso l’ illuminazione, oltre la logica.
Il nostro cammino è il luogo dell’ imparare continuo, tutto ciò che impariamo inizialmente è incerto e precario, è frutto di continue insicurezze, diventa tutto sempre più certo, col tempo.
La stessa ricerca scientifica, passa attraverso migliaia di tentativi ed errori, prima di giungere ad una idea sicura.
‘Il progresso è dato dal brancolare da un errore all’altro’. (H. Ibsen)
Un errore rappresenta la svolta per la vita. Le scelte migliori, si fanno dopo errori migliori.
È un paradosso.
Apprendiamo per prova ed errori, quanti scarabocchi abbiamo fatto prima di imparare a scrivere. Chi rimprovera un errore, nega di essere uomo. “Errare humanum est” ( Seneca )
L’errore è ciò che ci rende immancabilmente tutti simili.
“Chi è senza peccato, scagli la prima pietra” ( Gv 8.7 )
Effettuare una scelta, decidere, ci rende irrimediabilmente diversi.
Il nostro malessere è l’espressione del nostro modo unidirezionalmente ‘giusto’ di osservare ed intendere la vita.
Per cambiare è necessario discostarsi dal proprio baricentro di vedute, ci convinciamo attraverso le esperienze che conosciamo, ciò che non ci convince potrebbe invece essere la strada esatta.
Chi sbaglia, insomma, cammina, cresce, apprende dalle Sue cadute e va veloce, chi non sbaglia è a folle, è un perdi giorno, strombetta, romba, consuma pieni, ma non parte mai.
Il saggio è un esperto di errori non di consigli. È un saggio perché sa come sbagliare, lo sprovveduto è un perfezionista che non sbaglia mai strada, prende la solita, resta lì, è immobile e più resta irremovibile, più grosso è l’errore, perché sa di sapere. L’errore, più è meraviglioso, più arricchisce, più rende saggi
Tra immobilismo ed errore, l’errore pone pluri prospettive, dispiana nuovi orizzonti, verso crepuscoli conoscitivi, verso l’ inaspettato.
Lo sbaglio rappresenta un compromesso con l’ incoerenza.
L’ immobilismo propone ciò che è scontato, comune e solito, è un divieto d’ accesso al divenire, un giro giro tondo su asfalti in loop già percorsi.
Non esistono errori che non aiutino a crescere.
giorgio burdi
ContinuaQUANTI CARATI SEI
QUANTI CARATI SEI
Le Gemme luccicanti del Tuo Tempo
Alle volte si percepisce la netta sensazione di perdere la propria collocazione, il proprio tempo, per situazioni intricate o accanto a persone ‘proprietarie’ , si avverte una percezione di impoverimento delle proprie risorse , del proprio pensare e parlare, delle proprie passioni e competenze, si avverte uno svuotamento di se.
Quando dedichiamo del tempo a qualcuno, in quell’ stante stiamo impegnando e dedicando la nostra storia, lì, c’è il concentrato di noi, tutto il film della nostra vita, impegnano, con la nostra presenza, non solo un pezzo del tempo di noi, ma la pizza del nostro lungo metraggio.
Peró è consuetudine affidarci a volte a censori, a negoziatori delle nostre scelte, ad addetti, fonici, al doppiaggio e montaggio di noi, che tagliano, mescolano, imbrogliano o imbrattano i nostri fotogrammi di celluloide emotiva.
Il nostro film prende un’ altra regia, il nostro, diventa il loro copione, la nostra scenografia, il loro habitat, un trapianto incompatibile di neuroni con i nostri flussi neuro biologici.
Affidiamo il nostro copione, da farci scrivere dentro, correggere in rosso con i loro errori, con commenti e scarabocchi isterici.
È una lotta per la libertà, riappropriarsi della propria trama. La qualità della vita e delle relazioni umane, ha senso solo nell ottica del rispetto e recupero delle rispettive trame e regie. Ognuno di noi ha il diritto inalienabile di direzione della sua regia, sulla scia del proprio flusso di tempo.
Per diversi la regia, è la regia sugli altri, espletando una posizione di spettatore burattinaio, sembra che tale ruolo si fondi sulla massima soddisfazione di interferire con la vita altrui, quasi a testimonianza del fatto che la propria, sarebbe priva di senso.
In assenza di questo ruolo manipolativo, sarebbero perduti. L’ altrui film, ha la firma e i loro titoli di coda, una vera e propria appropriazione indebita del copyright esistenziale.
Questo accade per propria responsabilità. Perché, piacciamo, senza piacerci, ci scelgono per le preziosità e la luminosità che non ci riconosciamo, amiamo, senza amarci, ci trovano, perché ci sentiamo perduti, siamo belle presenze ma ci sentiamo assenti. Avremmo bisogno di delucidarci, di lustrarci, di partire da se.
Gli altri non dovrebbero dare un senso alla nostra vita, ma noi a noi stessi, sempre e comunque.
Perdiamo la nostra lucentezza, perché ci mettiamo in ombra, viviamo all’ombra di qualcuno per metterlo in luce.
Quanti carati vali, e quanto può valere di più se non colui che valuta un valore ?
Per poter apprezzare le gemme del nostro tempo, bisognerebbe esserel’ orefice di se stesso e circondarsi di altrettanti orefici, più che di Arsenio Lupen.
Quale occasione migliore ci sarebbe difronte a chi disprezza, di cogliere in una tale occasione, una naturale selezione. In ogni nostro istante c’ è la sintesi di tutto il nostro film, impariamo a vedere alla nostra vita come ad un lungo collier di gemme luccicanti di tempo da tutelare e custodire gelosamente.
Se parliamo di Persone, non esistono semplici o persone complesse, profonde o superficiali, sane o in prede a malattie, ma, per quanto brutte o belle possano essere, incontriamo opere d’arti, per romantiche o drammatiche che siano, sono tutte candidabili all’ oscar. E se qualcuno beve alla nostra fonte dal collo della bottiglia, beve anche dal suo fondo.
Viaggiamo in continue sale cinematografiche, passiamo quotidianamente in rassegna in pluri multisale, la nostra vita è un continuo voyage da un Netflix, ed un Amazon prime, ogni volta che incrociamo una vita, incrociamo lo scorrere di una pellicola, guardiamo ed entriamo in un film, la nostra esistenza è un passaggio contiguo tra veloci fotogrammi intersecabili di storie umane.
Nel bene e nel male, relazioni umane avvengono attraverso scambi ed intrecci di fotogrammi che si intersecano, si confondono e dilatano in nuovi copioni e sceneggiature, con estremo scempio o maestria.
La confusione di fotogrammi intersecati ed incastrati, genera attaccamento e dipendenza, bisogno di ordine. Ogni dipendenza termina, sul recupero dei propri fotogrammi mescolati all’ altro.
Un dipendente è un mescolato ai problemi altrui, si rende assistente del suo cambiamento, presente, passato e futuro, è un accartocciato ai suoi fotogrammi, confuso nel film dell’altro, cooregista di un fallimento a quattro mani, pasticcione di un montaggio senza testa e né coda, cerca il proprio bandolo nell’altro.
Chi vive per altri, muore per se, chi è apparentemente altruista, gestisce. L’amore per se, per la lucentezza dei propri carati, diviene vero amore altrui.
giorgio burdi
ContinuaIL SINTOMO È GEOLOCALIZZATO
Costruire la mappa dei propri malesseri
IL SINTOMO È GEOLOCALIZZATO
Costruire la mappa per la guarigione
Il sintomo è geolocalizzato, ha le sue coordinate spazio longitudinali, latitudinali e temporali, intercettati in primi, secondi ed ore specifiche di luogo e di tempo.
Potremmo dire con estrema certezza, che un trauma, o un disagio di un evento, si concretizza in quel luogo e in un determinato istante, in presenza di specifici punti di interesse ( POI ) .
In analisi o in psicoterapia, in effetti cerchiamo di tracciare una mappa del territorio traumatico, tentando di operare una ricognizione di tutte quelle emozioni lì coinvolte.
La geolocalizzazione del sintomo serve per intercettare non solo i ricordi rimossi ma snodare tutte le emozioni ad essi correlati.
Se riusciamo a grolocalizzare il sintomo, ci avviciniamo al luogo del malessere. Se ci stai dentro, ti ammali, se ti allontani stai meglio.
Esistono mappature geolocalizzate oggettive dei sintomi, e geolocalizzazioni oggettuali degli stessi.
Le prime sono rappresentate dall’ ambiente reale nel quale si genera e si presenta il sintomo, le seconde, sono quelle mentalizzate, implose e interiorizzate nei ricordi.
Un attacco di panico, una fobia, una sofferenza mentale somatizzata in una colite, rappresenta l’ avvicinamento ad un pin, a quella goccia rossa su google Maps del trauma.
Il sintomo si propone come un punto di arrivo una destinazione, delinea la traccia a ritroso verso il percorso del trauma.
Nel sintomo c’è tutto il significato della causa. Ricercare la mappatura, rappresenta poter realizzare il percorso di guarigione.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Roma : MINDFULNESS
GETTARE IL SEME DI UNA VITA PIENA DI SENSO
Da quanto tempo non vi siete ritrovati con voi stessi a gustare pienamente un momento di pace e di tranquillità?
Vi piacerebbe riprovare il tepore del sole sul viso, il gusto di una conversazione spensierata o di un semplice sorriso, dimenticando per un attimo il giudizio di chi vi sta’ di fronte?
I percorsi Mindfulness (Piena Consapevolezza) rappresentano oggi una valida strada terapeutica per ritrovare questi istanti preziosi.
Lo sviluppo della “Piena Consapevolezza” come metodo efficace per la riduzione dell’ansia e dello stress è stato ampiamente dimostrato dagli studi alla Massachusetts Medical School negli U.S.A ed è oggi ulteriormente supportato dalle ricerche in neuropsicologia, effettuate sui partecipanti ai protocolli terapeutici, che hanno messo in evidenza l’impatto positivo di tali terapie sulla capacità di autodeterminazione e di controllo delle proprie emozioni.
Attraverso lo sviluppo di un'”attenzione particolare” i percorsi permettono di potenziare le proprie capacità sensoriali ed entrare via via in relazione con una realtà “piena di senso”.
Queste tecniche sono oggi messe a vostra disposizione presso lo Studio BURDI, attraverso dei Workshops intensivi di 3 giorni, per essere subito immersi nella pratica della Mindfulness eaprirvi ad un modo piu’ “presente” e piu’ “profondo”di vivere l’ esistenza.
Prossime date a Roma:
8-9-10 Aprile
6-7-8 Maggio
10-11-12 Giugno
Per info e contatti, rivolgersi alla Dottoressa Laura Cecchetto laura.mbsr@gmail.com, tel.333.166.42.33
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : Workshops Mindfulness
Tre incontri per perdere lo stress
In cosa consistono i Workshops Mindfulness proposti presso lo studio BURDI ?
I workshops sono un’introduzione alle tecniche Mindfulness, messe a punto alla Massacchusetts Medical School dal Prof. J.Kabat Zhin sin dal 1979 e oggi diffusissime in tutto il Mondo.
Il workshop consiste in 3 incontri consecutivi di circa due ore ciascuno, in cui impareremo insieme alcuni strumenti di base per pilotare la nostra attenzione e diventare i padroni della nostra mente.
Scopriremo degli esercizi per imparare ad osservare:
1 il nostro corpo, questo prezioso amico, che spesso ci parla inascoltato. Impareremo a sentirlo, a percepirlo e a scaricare le tensioni in esso accumulate.
2 le nostre emozioni, per vedere come funzionano in noi, quali pensieri e stati d’animo sono in grado di scatenare.Diventare capaci di osservare l’emozione quando la stiamo provando, ci permette di abbassarne l’intensità e andare alla sua reale radice.
La pratica quotidiana degli esercizi Mindfulness aiuta piano piano a prendere consapevolezza dei propri condizionamenti, a scoprire nuove risorse in sé stessi e nel potere straordinario del momento presente.
A chi possono interessare?
A chi, affetto dai disturbi associati all’ansia e allo stress, vuole affiancare un valido aiuto strumentale e pragmatico alla psicoterapia.
Per info e contatti rivolgersi alla Dottoressa Laura Cecchetto tel. 333.166.42.33 , laura.mbsr@gmail.com
ContinuaORFANA DI UN GENITORE VIVENTE
Essere figli di se stessi
ORFANA, DI UN GENITORE VIVENTE.
Essere figli di se stessi
Qui di seguito la storia di Carla nel suo viaggio tortuoso di inseguire invano, per sedici anni, l’affetto di un padre assente come l’isola che non c’è. Carla, tenace, lottando, ritrova comunque la sua serenità :
Sono orfana di un genitore vivente e solo oggi riesco ad afferrare questa consapevolezza, dopo anni trascorsi a rincorrere, a sperare, ad aspettare di essere figlia di mio padre.
Mio padre, l’uomo che mi ha dato la vita, se l’è ripresa, per anni ad inseguirlo, per l’ennesima volta, di nuovo si è rifiutato di essere tale, negandomi il suo aiuto ed insieme ad esso il suo amore.
“Va a chiederlo a tua madre l’aiuto”, “tornatene dalla tua famiglia materna”, così mi ha detto.Solo che questa volta ci ho creduto.
Questa volta non ho voluto dar voce a quella bambina in lacrime che dentro di me diceva: “non lo pensa veramente”, “prima o poi si renderà conto e si farà perdonare, tornando ad essere il mio papà”.
Ho l’impressione di vivere un lutto, vive, ma per me oggi muore, ma non è mio padre che piango, quanto piuttosto la scomparsa di quella bambina, degli anni ad inseguirlo invano e delle sue speranze verso quell’uomo che non ho più voglia di chiamare papà.
E’ stato un percorso lento ed estenuante quello che mi ha condotto quest’oggi alla rottura definitiva. Dopo sedici anni, solo ora riesco infatti a sentirmi libera di distaccarmi da questo dolore, che nasce dalla consapevolezza di essere orfana di un genitore vivente.
E se da questo dolore riesco a trarre forza e determinazione, più che apatia e disperazione, è soprattutto grazie al percorso di psicoterapia intrapreso nell’ultimo anno, che mi ha consentito di maturare la profonda e precisa convinzione che è necessario essere innanzitutto genitori di se stessi.
Volersi bene è la chiave per essere liberi, liberi dagli affetti imbalsamati, inesistenti e malsani, dal giudizio degli altri, dai condizionamenti esterni.
Così, seppure addolorata per aver perso quella piccola me, desiderosa dell’affetto incondizionato di suo padre, oggi posso dire di essere una donna più serena, perché non serve elemosinare mai ed attendere l’ amore, ma darselo.
Libera dal fantasma di mio padre, ora non sono più orfana di un genitore fantasma.Sono prima di tutto figlia di una giovane forte donna, determinata ed entusiasta. Sono FIGLIA DI ME STESSA. Carla
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : L’ INFLESSIBILE
C’è chi non si mette mai in discussione
L’ INFLESSIBILE – C’è chi non si mette mai in discussione.
Ci sono personalità comprensive implosive, altre intolleranti esplosive, le prime si pongono come reclute sottomesse, quelle dalla buona educazione, le seconde ai comandi, non si sa di cosa, ma dominanti.
Il profilo psicologico dell’ inflessibile ha come caratteristica principale quella di essere un legislativo, il dialogo non gli è di casa, la sua voce, il suo sguardo, non lasciano scampo a nessun dubbio, è direttivo.
L’ autorità non può essere messa in discussione, ad essa non sono mai ammesse forme di debolezze, cedimenti, flessibilità, è imparziale, anafettivo, asettico in coppia, mai compromessi, punta il dito, sguardo fisso, è quasi un “asperger”, o come un dipendente, chi fa uso di cocaina, è accelerato, frettoloso, non da tempo a nessuno, guarda dall’alto della sua onnipotenza artificiale, verso il basso, non ha mai torto, ha colpa chi non si adegua, ha sempre ragione perché è un disperato.
Il suo punto di forza è quello di non mettersi mai in discussione, ma fa palestra nel mettere sempre il mondo in discussione, il prossimo è un peso, l’uomo è un limite, una miseria, un cencio della natura, un difetto rispetto al suo essere dominus.
L’ inflessibile, è intollerante, è giudice a suo vantaggio, è un Wikipedia, ha inventato il sapere, lascia e prende le sue prede, bacchetta, decide il pensiero degli altri, tutto è lecito, nulla è dovuto, è un narcisista beato, fiero del suo delirio divino, mostra il suo Rolex come il potere di una fondina, è un voyeur esibizionista.
Ha dovere di parola, gli altri di silenzio. Hai davanti un muro, altro che femmina o maschio alfa, misogino sodomita,misandrica fallica, è profondamente omosessuale in quanto omofobico, maschilista dal gentil sesso, sindacalista del femminismo.
Se lo interroghi, ti fa domande, non puoi parlarci, è concentrato sul suo specchio, è un telefono fuori posto, addita tu, tu, tu. Se gli parli, ha sempre una idea migliore, fa finta di sentire, se parli, si prepara già cosa dire, non accetta regole altrui, ti impone le sue, ritorna sulla sua folle trottola, sminuisce le scienze, le professioni o qualsiasi sapere altrui, è il genio della lampada che edifica la sua eterna solitudine, si giustifica continuamente, la sua arroganza, sminuisce.
Spesso chiede cosa vuoi fare, ma decide, lui stesso è il suo peggior nemico, ha poche crisi, ma quando le ha, sono profonde, non le ammette mai, e non lo lascia intravedere.
La malattia, il sintomo è una condanna da nascondere, sta sempre bene, carcerato nella sua stessa solitudine, la riflessione farebbe breccia in lui, solo se gli capitasse il peggior dolore.
Le persone inflessibili, non sono quasi mai presenti in un punto di contatto, della geometria preferiscono i vettori e le tangenti, esse vanno lasciate, perché prima o poi mollano, vanno fatte soffrire, cotte nel loro stesso dolore, è l’unica strada verso la sensibilità e il cambiamento, una opportunità di ritorno dal proprio specchio, alla realtà .
giorgio burdi
ContinuaL’ AMORE CHE AMA, NON CHIEDE
Chi ama, non ha interesse
L’ AMORE CHE AMA, NON CHIEDE
Chi ama, non ha interesse
Sembra una provocazione, un sacrilegio, una cattiva verità, ma quale amore ama solo per il piacere di farlo, se non per ritrovare un corrispettivo o, tanto meno una minima risposta ?
L’ amore che ama, non chiede, se è c’è, attende, è paziente, non ansima, ne biasima, non conosce angosce, non strappa i capelli, tanto meno pressa, non si aspetta nulla, è gratuito, ogni supplica, ogni richiesta a tal fine, è bisogno. Il contrario, sarebbe l’ atteggiamento di una persona serena con se stessa.
Un amore chiesto, non si ottiene mai, perché se c’è c’è, o va lasciato il tempo che venga espresso, affascina chi non chiede, ma da, perché ama chi ha risorse, chiede, a chi mancano.
Chiedere una risposta, coinvolge in un percorso di illusioni, si ottengono parole, a volte prive di essenza, ce ne accorgiamo di quante parole divoriamo che sono prive di essenza, ma facciamo finta di nulla.
Non ci sono risposte, ne domande, se vengono formulate, perdono il nettare del dono, divengono una stipula, un dovere, un atto notarile, amare per dovere è una ingiunzione paradossale, come dire, sii spontaneo, mangia, bevi e dormi, non si può avere il dovere di amare, ne il diritto di riceverlo.
Quando l’amore viene supplicato non è più tale, si supplica un bisogno atteso e non soddisfatto.
È pronto ad amare, qualsiasi persona che farebbe volentieri a meno di essere amata. Il vero amore è tra persone che stanno bene, nel loro equilibrio emotivo, come stazionare sulle proprie gambe senza asta di equilibrio. Ognuno non può riempire i vuoti dell’altro, si osservano e si attraggono se si è sulle proprie spalle e nei loro sorrisi.
Quando ci sono conflitti, in tali circostanze sarebbe molto complicato poter dire, ti amo, nei periodi di tregua forse , quando non lo si chiede più è molto più probabile e se poi ami tu, se senti tu l’amore , te lo dice. Se si vive in questo senso è diviene tutto possibile , se si insiste su una posizione ossessiva, è già rottura. L’amore è spontaneo, se lo insegui, lo manipoli, costruisci una illusione e se lo pressi, lo perdi.
L’ espressione mi manchi, alle volte, è una ammissione di qualcosa che non si ha. Può rappresentare una richiesta implicita di soccorso, equivale a dire,sei quel pezzo che reggi il mio puzzle, ma per amare, dovremmo poter avere il nostro puzzle già a posto.
Nelle dipendenze affettive, l’ altro è sempre un pezzo ibrido della nostra costruzione precaria. Un mattone di polistirolo al posto di laterizi . In questo modo l’ altro rappresenterebbe l’estensione di tutto ciò che avremmo voluto essere avere e fare.
A volte si è bimbi di 30, 40, 50 o 60 anni, se non si è mangiato affetto o realizzati in tempo, ci si sente sempre spesso a digiuno.
Si costituiscono molte relazioni stampella, carrozzella o barella. Noi non siamo in grado di aiutare nessuno che non lo voglia per se stesso, chi è abituato ad appoggiarsi.
Può amare, chi decide di farsi aiutare non di trovare nell’amore l’ aiuto. Si farebbe aiutare l’umile, colui che si sente uomo, il saccente no, o il timido che abbassa la testa e si nasconde, chi basta a se stesso.
L’ amare, è un richiamo nel dover fare qualcosa di importante prima per se stesso. Non si può amare, se prima non ci si ama.
Persone soddisfatte di se, che si sono sacrificate ed edificate prima soddisfando la capacità di riuscire a stare bene da sole, sono abilitate ad amarsi, tutte le altre sono un problema, si prendono cura di molti problemi altrui nel tentativo di risolvere i propri. Chi sta bene con se sta bene con gli altri.
L’amore non è dato dalla propria metà, ma da due persone intere, non è l’ anima gemella, ma la contemplazione del totalmente diverso, non è la metà del proprio cuore, ma due cuori che trascinano e combattono per la vita, l’ altro non è la propria spalla, ma ognuno sulle proprie. L’ altro è semplicemente un Dono e il dono resta tale solo se è imprevisto non commissionato e se resta gratuito cresce.
C’è soltanto un metro d’ Amore vero, disinteressato, che è un punto di riferimento al quale potersi riferire, ama davvero chi soffre, ed è Amore ciò che si prova per i propri figli, li non c’è ombra di interesse, ma interesse per la crescita e per la vita di ognuno, in aggiunta, l’ attrazione con il partner, ne fa la differenza che rende l’ amore ancora più rinforzante.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : IL QUI ED ORA
Abbracciare il presente, per vivere Bene
QUI ED ORA
Abbracciare il presente, per vivere Bene.
Facciamo in modo di realizzare e di lasciare traccia e memoria del presente, sempre, non c’è nient’altro di così gestibile, modificabile, determinante e reale come il nostro presente.
Il passato è già determinato, immodificabile, subìto, determinante il presente prossimo. Un qui ed ora vissuto da presenti, determina un pensiero sereno sul passato. Il qui ed ora è l’ antidoto al rancore, al chi me lo ha fatto fare, al perché l’ho detto o perché non l’ho fatto. Allora eravamo assenti, o il nostro numero due predominante. Un qui ed ora non vissuto, determina pentimento, rimorso o nostalgia.
Tutto ciò che non è presente, è solo pensiero, interpretazione, proiezione, rimuginazione, ricordo, irrealtà, iperspazio, fade, fotografia fugace, tutto ciò che è andato, fumè.
Un istante prima che diviene già ricordo, a volte viviamo per archiviare non per vivere, facciamo molte più fotografie più di quanto vivere ed assaporare la diretta, viviamo in differita, sempre tutto dopo anche quando il dopo è adesso, viviamo spesso nella scia di un qualcosa che sta sfumando ma che è ancora presente, quasi per volerlo già dimenticare ed archiviarlo nel ricordo.
Se è stato denso quell’ intenso presente, lascia traccia solo se si è immersi nel suo senso.Abbiamo una speranza per stare bene, vivere con maggior consapevolezza il presente, perché tutto verrà allocato nel passato. Ma un buon ricordo necessita che ci sia l’obbligo di vivere uno straordinario ordinario ed eccellente presente.
Una rincorsa materialistica, per l’accumulo futuro, fa godere il presente ? il potere di adesso consiste nel fermarsi, fermarsi,f e r m a r s i per far caso e godere delle emozioni presenti, di una amicizia, degli affetti, che hanno il valore inestimabile perché non si possono comprare da nessuna parte, hanno lo stesso valore del nostro tempo, che non lo puoi acquistare da nessuna parte dell’universo .
Gli altri che incontriamo in ogni istante sono il presente, perché gli altri ci riportano alla realtà, per contro, esistono i pensieri, ovvero, i nostri ricordi, essi rappresentano la negazione di noi alla vita e la negazione degli altri.
Ció che ora abbiamo, è il senso di tutto, è l’ indispensabile, l’ unica cosa più importante ed assoluta, perché è tangibile , materia e anima stanno insieme, viverlo con densità ed intensità di forma lascia la traccia e la mappa dei piacere dei ricordi gradevoli.
Tutto diventa inesorabilmente passato, è rapido il passaggio, il tempo scorre rapidamente dal presente al passato come se spalassimo neve, abbiamo una sensazione di nevosi ed irrequietezza frenetica, ma ciò accade, solo perché il tempo lo contiamo, abbiamo una nevrosi del tempo che passa, ma in realtà esiste una sola dimensione e non c’è ne sono altre, non ci sono compromessi , è la sola entità tridimensionale, quella del qui ed ora, e non ce ne sono altre.
Siamo proiettati continuamente a fare click, foto per ripercorrere la mania del ricordo, più di quanto siamo immersi nel presente, perché in quel presente il più delle volte non ci siamo. Abbiamo bisogno di incantarci di più su di una foto, che sulla diretta emozione dell’ evento, tanto da dirci a volte, ma io c’ ero ? e dove ero ? ero a fotografare, raccoglievo ricordi senza ricordare se c’ero.
Questo è un meccanismo tale da formare personalità rmuginative, che sviluppano sensazioni di derealizzazione e paranoidee.
Le personalità a basso contenuto di nevrosi, sono quelle che interagiscono con la diretta, quelle ad alto rischio di nevrosi, interagiscono prevalentemente col passato e col futuro.
Vincolati al passato, realizziamo la palestra dei ricordi, la palestra dei doveri e dei rancori, sviluppiamo la competenza alla chiusura, all’ isolamento, perché il presente non si interferisca con chi si isola. Abbiamo la tendenza a fare questo, per via degli allenamenti continui in questa palestra .
Per questo amiamo la solitudine, riaggpmitolati nei vissuti, frenati nelle catene neuronali, in spazi inter sinaptici dove si è bloccata e scatenata la biologia del dolore o del piacere.
Vivere il passato è gettare nel cesso la propria vita.
Abbracciare il presente, per vivere Bene.
giorgio burdi
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