L immagine del corpo come strumento per confrontarsi con gli altri I disturbi dell alimentazione tra bulimia e vomiting
I disordini alimentari sono vere e proprie disregolazioni affettive, che derivano dalla relazione con l’altro dove il corpo diventa il mezzo che regola la dialettica tra la determinazione di sé e contemporaneamente dell’altro.
AI due estremi di un continuum dei disturbi alimentari ci sono l’anoressia e la bulimia.
Qui Il corpo assume una rilevanza particolare e viene usato per colmare un senso di vuoto, di insufficienza personale e soprattutto per modulare la dimensione del confronto con l’altro. Se, pero’, l’altro scompare completamente dal proprio orizzonte referenziale, come nella solitudine, la persona avverte angosce, un senso di vuoto,spaesamento, perdita di senso, a cui seguono condotte di eliminazione del cibo per tentare inconsciamente di tenere a bada queste emozioni percepite negativamente.
Sembra quasi che il vuoto avvertito necessiti dell’alterità ad ogni costo.
Nel caso dell’anoressica, il corpo è un corpo affamato, che urla di fame e di stanchezza perché affaticato da eccessiva attività fisica o spossato da condotte di eliminazione. E’ un corpo che diventa l’interlocutore privilegiato su cui regolare il senso di sé.
La lotta continua contro la propria carne fornisce infatti la misura delle proprie capacità, della propria forza e del proprio valore, è una vera lotta per mantenere un senso di autonomia radicale senza sprofondare nel senso di vuoto.
Alla base dell’anoressia c’è la volontà di prendere le distanze da una famiglia invadenze e di affermare la propria autonomia attraverso una strenua oppositività o di ribellarsi ai genitori esigenti e con aspettative elevate.
All’ altro estremo del continuum c’è la bulimia nervosa che prende forma, invece, dal rapporto con gli altri o meglio da un’acuta consapevolezza delle opinioni, giudizi, valutazioni degli altri.
Alla base della bulimia c’è l’atteggiamento di determinare il proprio valore attraverso l’altro da cui ci si aspetta approvazione in contrapposizione al timore del rifiuto. Infatti, la paura del rifiuto o dell’esclusione è una caratteristica essenziale della bulimia.
In questi casi il timore del giudizio è affrontato attraverso la manipolazione della propria attrattività fisica, amplificando così l’attenzione centrata sul corpo, e la modificazione delle forme corporee.
Alla base del disturbo vi è l’automatismo che si mette in moto a partire da una disconferma, che genera uno stato di intensa attivazione emotiva.
Nella misura in cui dall’esterno si ricevono disconferme queste vengono direttamente riferite al proprio corpo aumentando da parte della persona bulimica la focalizzazione negativa su di esso ed un senso di negatività personale.
E’ come se il rifiuto riguardasse l’intera vita della persona.
Per far fronte a queste emozioni che i bulimici vivono, emozioni collegate agli esiti e alle aspettative di confronto, ma anche all’assenza dell’altro, essi manipolano la propria percezione corporea attraverso il binge eating, le condotte eliminative, ma anche attraverso la dieta e l’intensa attività fisica.
A differenza dell’anoressia il senso che definisce la relazione con gli altri non è la radicale separazione e autonomia, ma la necessità della loro approvazione.
Seguendo la teoria cognitiva comportamentale,trovare nel proprio corpo un nuovo centro da cui differenziarsi permette di non avere piu’ bisogno degli altri per una definizione di sé .
andrea stefanì psicologo
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