
Bulimia ? Le parole che non ho mai udito
… da una mamma protagonista per una vita mancata da perfezionista
Al mio psicologo
Salve dott. stavo riflettendo sull’ironia della vita… Io sono una bulimica che lavora in un’azienda di ristorazione collettiva!! E mi piace anche smanettare ogni giorno con i menu delle mense ospedaliere, scolastiche, delle caserme, dei ministeri..
Sollecitata da ogni curiosità verso ricette, tavole bromatologiche (ovvero tabelle dei nutrienti), e i colori e le ricette fantasiose per i reparti pediatrici!
C’è del macabro anche in questo si tratta di bambini malati, o bambini costretti a rimanere a scuola invece che essere coccolati dalla mamme che cucinano per loro. Al posto delle mamme, personale gentile e sorridente (così dicono) che serve i pasti..
Lei dice che io sono recettiva agli stimoli, che reagisco e attivo risorse orientandomi nel mondo secondo le indicazioni di una bussola tutta mia costruita sulle esperienze, sugli sbagli, sulle aspettative e sulle illusioni. Allora se la mia indole è dinamica quale stasi mi blocca ad essere bulimica?
Se reagisco alla vita perché, la vita mi sfugge ogni volta che la vomito ? Ho la smania di essere perfetta, che tutto sia sempre soddisfacente e vada sempre al posto giusto come l’ avrei voluto immaginare, ma… quasi sempre non è mai così .
Che si tratti di irrequietezza che mi fa fermare, che mi spinge a cercare il mio posto naturale, quello da cui osservo il mondo senza più rincorrerlo, quella da cui comincio a tracciare la linea del mio orizzonte senza tendere ad uno infinito e inarrivabile ?
Oppure più semplicemente la mia malattia è il semplice frutto di una nonostante tutto, benevola influenza materna che mi ha fatto percepire grossa in qualche maniera e di un comportamento scisso tra un’educazione alimentare fondatasull’affetto di una nonna che rimpinzava (perché cosi fan tutte le nonnine) e l’insoddisfazione di una madre che voleva vedere nella figlia la perfezione a lei sfuggita ?
Non è una resa dei conti per dare colpe.. ma spunti di riflessione arrivati in una mattina di lavoro e buttati giù un furtivamente per non farsi scoprire dal collega di stanza
alessia

Lettera a mio marito
Dopo il lavoro analitico Angela comprende che può superare il tradimento del suo compagno.
Ci sono momenti nella vita in cui vorresti che quanto è sotto i tuoi occhi non fosse realtà, in cui non vorresti credere a quegli occhi che hanno pianto perché ti sentivi sola e trascurata, quegli occhi che hanno dovuto vedere quanto non avrebbero voluto e che in qualche modo sono stati artefici del nostro dolore.
Più volte ho pensato a quel giorno alle possibilità, dieci su una che avevo di non andare a guardare.
In altri tempi non l’avrei mai fatto era tanta è tale la fiducia che avevo in te e nel nostro amore che il tempo ed i silenzi avevano sminuito.
Ho provato a parlarti e a gridare la mia solitudine, la tua distanza, l’importanza di sentirsi amata e desiderata, ma il tuo distacco ed il tuo essere preso da altri mille pensieri e problemi, raffreddava sempre più il tuo cuore e chiudeva gli occhi.
Io non so realmente, cosa tu abbia voluto ed abbia trovato in più in quella “relazione” che ha occupato 7 anni della nostra vita insieme anche se saltuariamente o sporadicamente come tu dici, ma che di certo a mio avviso si è comunque in qualche modo insinuata tra noi, non certo in maniera fruttifera ma disgregante e lenitiva.
Forse quello che per te doveva essere solo un gioco sessuale, è diventato altro, forse la solitudine in cui eri convinto d’essere e che un po’ ti eri creato, ti ha portato a cercare compagnia o forse solo un diversivo altrove e se, forse, avessi compreso che io ero li e che come te avevo bisogno del mio uomo di quell’uomo che ho sposato solo ed unicamente per amore….. e se solo io avessi messo da parte il mio essere un po’ “convinta”, comprendendo che in amore la comunicazione è importante e no la rassegnazione o che nulla nella vita è scontato e che si può dare senza per forza ricevere, ora non saremmo qui a parlare di noi di quel che stato e soprattutto di quel che è e sarà per molto tempo ancora.
Su tutto quello che è successo, ho ricercato i lati positivi ed è su di essi che sono ripartita sin da quel giorno d’Agosto quando ho deciso di rivolgermi in analisi allo Studio Burdi .
In tutta questa vicenda, ho riscoperto, in psicoterapia, soprattutto il mio amore per te forte ed intenso, ho riscoperto un uomo che sa emozionare, comprensivo ed amorevole.
L’amore per nostra figlia credo sia il legame più forte ed indissolubile che ci unisce e che rende noi tre un bel “gruppo”.
All’inizio,spesso mi è capitato ed a momenti ancora ora di ripensare ai momenti, pochi, tanti, importanti o meno non ha importanza ma che hai condiviso con lei e che invece sarebbero potuti essere solo nostri, ho pensato a cosa vi siete detti a cosa le hai comunicato con i gesti o solo con le parole, anche se per telefono, ma questo non mi procurava altro che sofferenza, ma faceva parte dell’elaborazione che ho fatto con lo psicologo di roma dentro di me di quanto avvenuto ed ho compreso che il ripensare non mi portava a nulla di costruttivo per noi. E’ vero che ancora oggi a momenti mi capita di rammentarti l’accaduto ma è solo un esorcizzare dei fantasmi.
I tuoi occhi in lacrime, i tuoi abbracci parlano più di ogni giustificazione, non provo compassione come tu mi hai confidato di temere, sono pienamente consapevole da adulta come credo d’essere che la debolezza è umana, che tutti possiamo fare e credere di fare delle cose per convinzione o meno in quel determinato momento pensando fosse giusto così e scoprendo solo dopo l’errore od il dolore apportato e che il perdono non è dell’uomo, ma la comprensione e l’amore si.
Certo mi sono sentita ferita e di questo spero me ne darai atto, ma decisa a rivalorizzare l’amore per il mio uomo e la nostra famiglia.
L’hai detto tu sono una donna forte e tollerante, ma in tutto questo ho bisogno del tuo aiuto, non sono così forte ho bisogno che tu mi comprenda in alcuni momenti, ma non lo pretendo, ho bisogno di te della tua presenza dei tuoi abbracci delle tue carezze e questo non è metterti sotto esame ma è forse recuperare quanto credo mi sia stato sottratto negli anni trascorsi insieme per via del tuo e del mio modo di fare e conseguenzialmente donarti le attenzioni e le gratificazioni di cui anch’io ti ho privato.
Ti amo
Continua
La paura di essere un pedofilo
una storia relativa alla vergogna per la sessualità a causa di una pseudo educazione famigliare e religiosa, che genera il terrore e l”intolleranza per pensieri legati alla sessualità.
Sono cresciuto in una famiglia molto cattolica, in cui tutto ciò riguardante la sessualità è stata sempre vista come qualcosa di cui avere vergogna.
E proprio partendo da questa vergogna che la mia mente ha partorito dei veri propri incubi sessuali che mi hanno devastato l’esistenza per tanti anni prima di trovare il coraggio di contattare il mio psicologo qui a Roma ed entrare in terapia.
In questi film mentali io ero l’orco che abusava di ragazzini, i pensieri più orrendi ed inaccettabili che mai nessuna persona vorrebbe avere.
Una immagine incubo che ricordo abbastanza bene e mi faceva soffrire tremendamente era quello di me che ero diventato padre e non volevo cambiare il pannolino a mio figlio per paura di perdere il controllo ed abusarne.
L’angoscia, il tremore, i sensi di colpa, l’ansia, la paura mi avevano completamente devastato, ogni pensiero mi toglieva un pò di vita.
Dal mio psicoterapeuta qui a Roma ho imparato a non voltare lo sguardo a questi pensieri, a smettere di crederli reali ma a considerarli per quello che sono, degli innocui fantocci di cartone ed oggi tutto è tranquillo.
Paolo.__________

Eiaculazione Precoce
Eiaculazione precoce e la sindrome del velocista
Parlare di eiaculazione precoce significa esplorare molteplici aspetti della propria condizione conduzione di vita. Nella sfera sessuale, così intima e vicina alla propria personalità più “vera” si manifestano episodi così spontanei che riflettono fortemente alcune problematiche più ampie e inizialmente non avrei mai pensato di rivolgermi al sessuologo Dr. Burdi qui a Roma .
L’eiaculazione precoce in quanto atto fortemente connesso alla “rapidità d’esecuzione”, rispecchia moltissimo il mio approccio alla vita: svolgere rapidamente i miei compiti, raggiungere velocemente gli obiettivi (personali e professionali), soddisfare nel minor tempo possibile la curiosità di vedere i risultati di un’attività, di un esercizio, di un’idea sono esattamente i punti chiave che generano come risultante l’effetto di rapidità eiaculatoria. Spesso rivalutando l’intero atto sessuale come ennesimo “compito” da svolgere senza curarne gli aspetti piacevoli, le sfumature, l’atmosfera che può essere creata precedentemente al fare sesso con il proprio partner.
Ho capito che la “sindrome del velocista” deve essere tramutata in un “allenamento del maratoneta“, dove si tratta di imparare a lavorare su se stessi in termini di autonomia fisica del proprio corpo per riuscire a macinare le “lunghe distanze”, ma anche e soprattutto in termini di capacità di mantenere il “ritmo” senza farsi mancare il fiato e… godendosi il panorama 🙂
Ho esplorato nelle ultime settimane il mio rapporto con il tempo, provando a valorizzarne diversamente il concetto. A partire dal ricostruire il “tempo per me”, provando a ritagliarlo dagli impegni lavorativi particolarmente stressanti (che riempiono purtroppo gran parte delle mie giornate) e da una rivalutazione delle necessità del mio corpo (movimento, dieta, ..), lasciato spesso abbandonato a se stesso.
Unitamente, da poco ho iniziato a vivere da solo e inevitabilmente mi sto confrontando con l’importanza di dedicare “tempo” per la casa e quindi nuovo tempo per me.Questa nuova impostazione mentale, unita ad una rivisitazione della figura sessuale della mia ragazza, costretta involontariamente da me ad anorgasmia (focalizzando meglio l’attenzione su cosa può darle maggiore piacere, generando a parole e nell’atto un maggiore erotismo nel rapporto) ha fatto sì che sia riuscito ad ottenere un certo potenziamento della mia carica passionale e a ottenere dei primi risultati in termini di maggiore durata e di ritardo dell’eiaculazione da alcuni a 15, 20 minuti.
Ad oggi vorrei quanto prima riuscire ad iniziare un pò di attività sportiva per sentirmi finalmente più a mio agio e far trovare sfogo alla corporeità non solo nei momenti sessuali e per scaricare un po’ di tensione legata alla quotidianità.Sento inoltre che devo lavorare ancora sulla mia autostima in termini di padronanza del momento sessuale e in genere del rapporto con la femminilità.
Non avrei mai immaginato, se non avessi incontrato questo psicologo qui a roma, quanto fosse importante l’ingrediente sessuale e del suo maggior desiderio nella serenità della vita e mi rendo conto che ho forse trascurato o mal interpretato questo aspetto fin dalla mia adolescenza.Ad maiora?…
Flavio
Continua
Il vuoto che mi blocca…
Il vuoto, la solitudine che avvertiamo, l’assenza di contatto fisico, l’ anafettività, può indurre blocchi emotivi, dell’ intraprendenza e della interazione sociale e della deambulazione…..
Paura di camminare.
Storia di una ragazza di 29 anni che si rivede in pieno nel bradipo della foto perché incapacità nei movimenti quando è negli spazi aperti che siano giardini, piazze, centri commerciali. Le sue gambe si bloccano e tremanti non le permettono di raggiungere l’altra parte della strada se non strisciando completamente stesa per terra come lui nella foto!!
Un incubo che dura da 11 anni e che la deprime facendole perdere i momenti più belli della sua vita e non permettendole di vivere gli amori a pieno perchè più facile scappare che palesare il proprio malessere per paura di non essere capiti.
Vorrei cercare in voi delle soluzioni e mi piacerebbe potervi aiutare in futuro.
Anna___________parole usate: psicoterapia bari, psicologo bari, psicologa bari, inibizione, blocco, blocco emotivo, anafettività, timidezza, mancata deambulazione, fibromialgia, depressione, ansia, bradipsichismo, ipnosi
Contenuti redatti da Giorgio Burdi

Tradimento, un’occasione ?
Quando il tradimento del partner può rappresentare un’ occasione di miglioramento della relazione… Continua.
Quello che state per leggere non avrei mai immaginato di scriverlo nella mia vita. Ho sempre considerato il Tradimento la Fine di qualsiasi rapporto. Oggi posso scrivere che può essere considerato un Nuovo Inizio.
Un’ esperienza devastante e sconvolgente dalla quale si può uscirne di nuovo Coppia e Individualità credendo nella forza dell’Amore e avendo Fiducia nel sentimento che ha segnato la storia d’amore.
Perché il tradimento è questo: un passaggio a volte direi quasi obbligato della Vita attraverso la Morte, per poter RINASCERE Coppia e Individualità.
Questo non significa che sia facile e veloce il percorso che si decide di intraprendere. Lo considero un percorso di vita molto difficile da affrontare. Ascoltare solo il Cuore, scacciando la Ragione e l’Orgoglio e i dettagli è un impresa che richiede tantissima Forza e tantissima Pazienza da entrambe le parti.
20 anni insieme Felici di cui 7 di Matrimonio.
Una bellissima e dolcissima bambina di 3 anni e mezzo.
Il comportamento di mio marito incomincia a essere strano, inusuale, sembra non essere se stesso. Messo alle strette mi confida di essere “coinvolto emotivamente” con una collega di lavoro, negando che ci fosse qualcosa di più che dei semplici caffè. Lo considero immediatamente un Tradimento e incomincio a stare male. Non mangio più, non dormo, non riesco più a gestire mia figlia, sono sempre arrabbiata e non riesco a concentrarmi in niente, neanche nel lavoro…sono fuori di me.
Scoprirò dopo un mese, leggendo una dannata mail, che lui mi tradisce con questa collega da 7 mesi e che progettavano di andare a vivere insieme a breve, progettavano vacanze, oltre che ai dettagli a sfondo sessuale.
SHOCK.
7 mesi di bugie. 7 mesi io e la nostra bambina sbattute fuori dalla sua vita.
Sono riuscita a portarlo nello studio del Dott Burdi.
Lui ci dice che “ Il problema sarà la soluzione”…
Ho deciso di andare avanti:
per me stessa: ero in depressione;
per lui: era un estraneo a me e a se stesso;
per noi: eravamo “belli” insieme, una coppia ammirata, dovevo capire cosa ci era successo, cosa gli era successo;
per la nostra bambina: si meritava la famiglia che avevamo costruito.
Ho accettato d’impulso di incominciare la terapia, ho solo seguito l’istinto.
Avevo osservato il suo comportamento durante quei mesi, c’erano stati momenti di buio, ma anche momenti di luce.
Ho voluto prendere le cose belle dei nostri 20 anni insieme e di quei 7 mesi e porle davanti a tutto quel male a tutto quel dolore.
D’istinto ho pensato a quello che eravamo e non a quello che era stato capace di fare.
Non è stato facile. Non l’ho è ancora dopo un anno.
Ma in questo cammino ho conosciuto me stessa e soprattutto la mia forza, ma anche tutte le mie fragilità. Combatto tutti i giorni con quella ferita, ma io ho deciso che rivolevo la cosa più bella che avevo creato: la mia famiglia.
Vado avanti, cado continuamente, ma mi rialzo perché confido nel: Tutto Passa.
Dal giorno dopo il primo incontro con il dottore e la lettura dell’assoluta verità, mio marito ha incominciato a cambiare atteggiamento con me e con la nostra bambina. Lui non riusciva ad essere Padre con la nostra bambina, lei era solo mia.
Il suo cambiamento è stato graduale, ma veloce…
Oggi a distanza di una anno ho accanto l’uomo di cui mi ero innamorata ancora più bello, libero da tutte le sue ombre, a volte mi sembra di vivere un sogno.
La nostra bambina ha un Papà bellissimo e oggi lei è più sua che mia… Noi siamo una bellissima famiglia.
Tutto questo è frutto di tanto dolore.
Continua
Quando la Mamma diventa un Magone
Può l’ immaginale di una mamma lasciare lungo i secoli generazionali sensazioni intime profonde di malessere, apparentemente inspiegabili, tramandabili da madre in figlio lungo il corso della storia? 1 e 2 parte….
1 parte.
Introduzione
Dunque dopo un periodo di analisi , che debbo dire mi ha cambiato in maniera radicale la vita, dallo stare bene e a proprio agio con gli altri, prima soffrivo di ansia quando dialogavo o stavo in mezzo alla gente, allo stare bene sul luogo di lavoro, ora riesco a ridere a e a scherzare con tutti, ad aver riallacciato un rapporto meraviglioso con mia sorella, che era quasi compromesso da quando lavoravamo insieme. Ad avermi aperto nuove prospettive future, su nuovi lavori e sogni non ancora realizzati nel cassetto. Per non parlare del fatto che non mangio più le unghie, faccio sport e ho perso quasi 10 kg. Sono tutti benefici che devo categoricamente imputare all’analisi. Detto questo, in questo anno ho capito e individuato il mio fattore di ansia e depressione. L’ origine è mia mamma, ne ho individuato i modi e anche i tempi, lei fondamentalmente è sempre stata depressa, una persona problematica. Ha avuto mille difficolta nel rapporto di coppia con mio padre, non avendo mai terminato i sui studi universitari, non lavorando e non avendo un minimo interesse nella vita, si addossa agli altri per cercare di occupare il suo tempo. Gli anni passati in depressione l’hanno portata a chiudersi in un mondo tutto suo, a volte si assenta dalla realtà. Lei si trova in mezzo alla gente e si estranea; una persona le parla e lei pensa ad altro si distrae, la sua mente fa dei voli pindarici, che sono agli occhi degli altri incomprensibili. Ha forti crisi di identità, si rifiuta di ammettere le sue problematiche , sicuramente è una sua forma di difesa. Ha quasi sempre una faccia semi-sofferente. Ho individuato una cosa molto importante in questi tempi, la fonte e i tempi della mia depressione. Quando ero all’Università studiavo in una città differente da quella di origine della mia famiglia. Quando nelle festività ritornavo a casa vedevo mia mamma a volte anche dopo mesi, lei peggiorava sempre più in questi anni e questa cosa mi faceva tutte le volte molto male, cercavo di tornare a casa il meno possibile per sfuggire. Questo suo accartocciarsi su se stessa questo suo gettar la spugna , mi scatenava la depressione, questa cosa l’ ho individuata in questi giorni. Paradossalmente se l’avessi vista tutti i giorni della mia vita, come avveniva per mia sorella, che ci viveva insieme, non avrei notato questo suo radicale e progressivo deterioramento, ma averla incontrata a intervalli di mesi, mi ha fatto vedere le sue problematiche in maniera più cristallina, più netta. Ho focalizzato il suo problema e incosciamente l’ho assorbito. Fondamentalmente tutto ciò accade perché nutro per lei un immenso affetto. Questa cosa a livello inconscio mi provoca malessere. Un altro fattore importante nella mia storia è il rapporto non proprio idilliaco con mio padre che sicuramente non attenua la mia depressione , ma ne fa da cassa di risonanza. Il mio problema sarebbe banalmente semplice da risolvere: cercare di vederla il meno possibile, io tra l’altro vivo solo e cerco di fuggire da tutte le situazioni di incontro. Ma questa depressione e questa forma di ansia nel mio caso si manifesta nei rapporti che ho con le ragazze. Analizzando la mia vita e tutte le storie avute con le ragazze da quando ero adolescente. In una storia appena subentra un minimo di stabilità e o di sentimento, o meglio quando inizio ha frequentare in maniera stabile una ragazza, mi si scatena l’ansia e la depressione, la stessa che provo nei riguardi di mia mamma. Che cosa triste! Tutte le volte che incontro una persona che potrebbe essere la persona con cui instaurare una bella relazione, la rimbalzo con decine di scuse e giusificazioni: tipo è troppo magra è troppo alta, ha un brutto carattere ecc. Ma in effetti la causa del mio distacco da queste ragazze è mia, sono io che rientro in questa maledetta spirale. Sono stanco di avere tante storielle senza riuscire ad innamorarmi e ad andare in fondo in una relazione. Sono molto convinto e fermo a risolvere questa mio malessere, è un grosso handicap che non mi fa essere pienamente artefice e della mia vita. Fabio
2 Parte
Il discorso sulle Donne
Come dicevo prima in me c’è una forma strana di amore e rigetto, cerco di spiegare meglio questo mio modo inusuale di relazionarmi a una donna. Andando ad analizzare tutte le mie storie passate con ragazze da quando ero adolescente, in genere c’è una fase iniziale di approccio molto bella dove si conosce una persona, si corteggia e alla fine succede che un rapporto si stabilizzi. Ecco a me questa fase proprio quella della stabilità è quella che mi fa male, mi crea ansia e malessere. Iniziando un rapporto con l’altro sesso tutto va perfettamente, ci faccio l’amore ed è bellissimo, progettiamo viaggi, week-end insieme, cene ecc.. e tutto funziona, poi quando il rapporto inizia a prendere la strada della stabilità a me inizia a salire l’ansia che poi a lungo andare diventa depressione. Tutto ciò, secondo il dottore e secondo l’analisi è da andare a ricercare nel rapporto che ho con mia mamma. Mi vedo molto d’accordo con questa teoria, tra l’altro trovo che i sintomi siano gli stessi, di quando mi relaziono a mia mamma. Però ci sarebbe da aggiungere un episodio che ha fortemente segnato in me il tipo di legame che ho in una relazione. Questo accadimento è successo parecchi anni fà avevo all’incirca diciassette anni. Frequentavo una ragazza che aveva un annetto meno di me, come tutti i ragazzi di quell’età avevamo iniziato ad avere le prime esperienze sessuali, e devo dire tutto andava per il meglio. Con questa ragazza facevo ormai l’amore da un anno anche se in effetti non stavamo proprio insieme, possiamo dire che ci frequentavamo. Tutto ciò che sto per raccontare successe proprio nel momento in cui il nostro rapporto si andava consolidando. Un fine settimana mi ricordo molto bene, mi recai a Milano a trovare un amico rimasi li 3- 4 giorni, al mio rientro la ragazza che frequentavo la trovai strana, quasi persa in un mondo tutto suo, io finalmente mi ero deciso di mettermi insieme a lei, dopo che aveva desiderato ciò a lungo, quindi si doveva presumere che fosse al settimo cielo, ma lei nulla era devastata, distrutta, quasi assente e spaventata. Dopo due giorni che non riuscivo a venirne a capo di questa faccenda, le parlai in maniera molto profonda, quasi paterna. Lei si aprì e mi confidò disperata il suo segreto. Nei giorni in cui io ero mancato, un suo vecchio zio che abitava nella casa accanto e che con lei aveva un bel rapporto, aveva abusato di lei, l’aveva anche penetrata. Lei era devastata, eravamo due ragazzetti non ancora maggiorenni che non sapevano cosa fare e come affrontare questa situazione gigantesca. In me questa notizia scatenò una rabbia e una frustrazione tale da farmi stare male per mesi, c’era poi quella forma di protezione che avevo nei suoi riguardi, per proteggerla da eventuali future violenze da parte di questo mostro, che viveva sullo stesso pianerottolo. Decisi mio malgrado di incontrare sua mamma e di raccontarle tutto, perché prendesse provvedimenti per far si che questo essere (se si può definire tale) non avesse più possibilità di farle ancora violenza. La mamma sconvolta da quello che le raccontai ne parlò con suo marito chiaramente, e presumo che presero i dovuti accorgimenti, io ne rimesi un po’ fuori da tutto ciò. Fatto sta che la cosa non è mai venuta fuori, hanno coperto tutto, non hanno cambiato casa. Le cose sono rimaste come se non fosse successo niente agli occhi di tutti. Il padre della ragazza dopo pochissimi mesi morì di infarto. Sicuramente era gia malato, ma sono certo che una notizia del genere sia andata ad influire molto su una persona che aveva già un ridotto equilibrio fisico e credo che la causa di questo infarto, sia da attribuire alla notizia che aveva avuto due mesi prima da sua moglie . La ragazza da questa vicenda non si è mai ripresa, ora soffre di attacchi di panico, depressione e chi più ne ha più ne metta. Ritornando a me, io continuai a vivere questo rapporto d’amore malato per altri due anni, implodendo in me la rabbia di questa violenza nei riguardi di questa ragazza che forse neanche amavo, ma che alla fine rimaneva pur sempre la mia fidanzata. Mi ricordo in questo rapporto con lei mesi passati molto male, con una angoscia di fondo, con la paura, con ansia e con un terrore che ci assaliva ogni qualvolta le nostre menti ritornavano all’accaduto. Ci chiudemmo in un strano isolamento dal resto del mondo che sicuramente non fece bene ne a noi e ne alla nostra relazione. Avevamo ripreso subito dopo a far l’amore e devo dire dal quel punto di vista non abbiamo mai avuto problemi. Io avrei voluto mollare tutto e scappare da tutto ciò, perché fondamentalmente non era un mio problema, poi per giunta neanche l’amavo, solo che con la morte del padre e con tutte le vicissitudini che aveva subito, non potevo lasciarla al suo triste destino. Ci sono rimasto insieme tanto tempo, vivendo malissimo quel periodo. La via di fuga l’ho avuta nel momento in cui sono partito per l’università che chiaramente ho fatto in una città diversa da quella in cui abitavo. Per me è stata una liberazione andare a studiare fuori. Ero letteralmente euforico, la persona più felice del mondo il giorno che i miei genitori mi accompagnarono all’università e se ne andarono. Li si chiudevano alle mie spalle tutti i problemi che mi avevano angosciato negli ultimi tempi. Fatto sta che in effetti le mie ansie e depressioni sono rimaste, le avevo solo cristallizzate, ne avevo solo coperto i sintomi, ma dentro me continuavano a covare. Con l’analisi sono venute fuori svariate cause, tra cui il rapporto con mia mamma, che continua a farmi star molto male. Con l’aiuto del dottore sto cercando di venire a capo di queste angosce che continuano a non farmi vivere una vita serena. La violenza subita da parte della mia ex fidanzatina forse ha influito molto poco sul rapporto che ho ora con le ragazze, ma sicuramente ha accentuato quelle cause di ansia e angoscia che a volte mi assalgono, nei momenti di vita di coppia. L’aver vissuto mesi con una persona che soffriva e vederla angosciarsi e condividere un segreto di tale portata, soprattutto a quell’età, sicuramente non mi ha sollevato dalle ansie che mi portavo gia dentro. Nei rapporti che sono venuti dopo di lei, facendo una rapida panoramica, rivivo in maniera minore sempre un fondo di angoscia. Ho cambiato decine di ragazze di caratteristiche psico-fisiche molto diverse fra loro, ma fondamentalmente questo mio effetto ping-pong, di saltare da una relazione ad un’altra,o peggio di farle accavallare tra loro è una causa al mio malessere di fondo. Pe fuggire al malessere salto da una donna ad un’altra. Non vivendo bene il rapporto con nessuna.
Fabio (Roma)
Continua