La Donna Dongiovanni
Il sessuologo spesso, come lo psicologo, qui a Roma come in altre città d’ Italia, si trovano a curare disfunzioni sessuali maschili come quella erettile , l’ anorgasmia o l’ eiaculazione precoce, in soggetti che di
organico non hanno nulla, ma solo cause psicogene, derivanti spesso dagli effetti della sensazione della ” supremazia ” femminile .
QUANDO LA DONNA E’ UNA “DONGIOVANNI ”
Benché nel mondo occidentale le battaglie per l’emancipazione della donna abbiano avuto inizio da quasi un secolo, questo processo (che pure ha portato a notevolissimi successi) sembra ancora lontano dall’esser completato.
Troppo radicata negli uomini e nella società in generale è, infatti, la convinzione che la donna non debba e non possa avere realmente le stesse opportunità di cui godono gli uomini.
Nonostante la donna rivendichi continuamente la propria indipendenza e la possibilità di godere di pari opportunità, è evidente che non riesca a liberarsi completamente dalle convenzioni sociali che la vorrebbero un’eterna bambina pura, ingenua, il sesso debole, bisognosa della guida dell’uomo.
A questo proposito è facile notare che le donne capaci di godere appieno della propria libertà e quindi anche della propria sessualità non solo sono poche ma sono anche bersagli di facili critiche e di disprezzo tale che ad oggi vengono definite ancora delle poco di buono.
Epiteti come “troia” o “puttana” e “zoccola”, fioriscono sulle bocche dei maschietti ogni qualvolta essi si trovino difronte ad una donna che è viva alla pari della vitalità di un maschio, e viva in maniera disinibita la propria vita sessuale.
Ciò che nel maschio verrebbe considerato come un atteggiamento dovuto nei confronti della sua sessualità, che verrebbe pretesa ed agita dallo stesso, nella donna, in molti centri urbani invece, risulta essere legata agli stereotipi della caverna: la sessualità deve viverla pensarla e considerarla con molta titubanza e valore discrezionale.
Per contro alcuni sessuologi e psicologi clinici qui della scuola di Roma e provincia, ammettono che la potenzialità sessuale di una donna, il suo potere e la sua pulsione sessuale vitale, risulterebbe notevolmente superiore a quella dell’uomo. lo riscontrerebbero il notevole numero di orgasmi che la stessa potrebbe raggiungere, rispetto a quelli dell’ uomo.
In tal senso la donna è realmente più potente dell’uomo. Questa verità dal punto di vista psicogeno, spiazza e metterebbe disagio psicologico nell’ uomo.
Lasciando da parte facili moralismi o giudizi che potrebbero o meno condividere un tale comportamento da parte del gentil sesso, bisogna ricordare che per secoli gli uomini hanno esercitato appieno il diritto di vivere numerose relazioni occasionali meritandosi al più la definizione tutt’altro che offensiva di donnaioli o dongiovanni.
A questo punto la domanda sorge spontanea: la facilità con cui le donne vengono etichettate come meretrici nasce realmente dal disprezzo (spesso immotivato) o forse le sue origini sono più profonde?
Si sa, purtroppo, che uno dei grandi motori dell’animo umano è la paura .
Ed ecco che i nostri cari maschietti dovendo sottomettersi e conformarsi ad un modello di uomo
(il tipico macho che non deve chiedere mai, come ricordava il famoso dopobarba denim, rappresentativo di una certa sottocultura e tendenza d’ epoca)
che la società propina loro, li pone di fronte a donne disinibite, decise, sicure di se ed esperte,
da far sopraffare, i poveri maschietti, dalla paura o dall’ ansia della prestazione sessuale, di non essere all’ altezza della situazione e di essere malgiudicati, come se fossero in un concorso di esami sessuali.
Questa paura può diventare spesso ossessiva, generando disfunzioni sessuali quali anche l’ assenza o l’ attenuazione del desiderio sessuale , oggi sempre più diffuso.
A questo punto la relazione tra l’ uomo e la donna non viene più vissuta come una bella piacevole paritaria relazione, ma come la paura per il confronto e per l’ emancipazione, come una forma di competizione da sostenimento di un esame, relazione paritaria che metterebbe in crisi quegli stereotipi atavici e generazionali antichissimi della sottocultura maschile riguardo alla sessualità.
Fortunatamente i tempi stanno cambiando, e la donna prende sempre di più il suo giusto posto, finalmente recupera sempre di più la sua pulsione alla vita.
D’altronde, per nostra somma fortuna, come avremmo mai potuto rinunciare ad una siffatta energia, che per tanti secoli, per comodità di un maschilismo imperante e dilagante, è rimasta inutilmente inespressa e repressa ?
Quante risorse ed energie e per quanto tempo mai utilizzate.
La relazione Uomo Donna, andrebbe vissuta in modo complementare e non simmetrico-competitivo da permettere di rilassarsi e di godere le diversità fantasiose e creative delle due Uniche e Assolute Opportunità dell’ esistenza, rispetto alla ” ubris ” greca – la tracotanza – riduzionista maschilista, impoverito all’ unicità di maschio primato mammifero dominante.
Le diverse sindromi sessuali maschili quali, la disfunzione erettile, l’ anorgasmia, l’ eiaculazione precoce o ritardata, l’ assenza o l’ attenuazione del desiderio sessuale, hanno alla base questa natura psicogena della ” Donna Dongiovanni “.
E allora che dire? Ragazzi siate più buoni con le donne, ma anche con voi stessi, perché il gentil sesso, pur non lasciandosi sottomettere, non ha alcuna intenzione di schiacciarvi e nessun interesse nel giudicarvi, vuole solo godersi la vita e la libertà con voi e come voi, nel rispetto reciproco della propria e della magnifica diversità.
giorgio burdi
laura g.
ContinuaCon il mio corpo vi dico tutto ciò che penso
Prima lo psichiatra con le pillole, poi lo psicologo di roma per svelare i segreti nascosti dietro le crisi di fame, di ansia, il sovrappeso e gli attacchi di panico
Non ci ammaliamo mai per caso
Mi chiamo Valentina, sono una ragazza di una frazione di Cassino nei pressi di Roma e forse ho sbagliato a non dirle tutto prima dottore di quello che sto per raccontarle, però è più facile nasconderlo a se stessi che raccontarlo agli altri.
Quando ho conosciuto Pino mi piaceva molto, mi faceva sentire importante però c’era sempre qualcosa che non andava, non avevo forti emozioni, non sentivo il trasporto fisico però davo la colpa al fatto che ci vedevamo una volta alla settimana dato che lui lavorava tutte le sere.
Non mi faceva mancare mai nulla, lui mi comprendeva, mi ascoltava, mi proteggeva, non mi giudicava mai, con lui mi sentivo sempre a casa. Nonostante ciò io non ero innamorata ma continuavo perché pensavo che lui era la persona giusta per me, l’uomo che mia madre non avrebbe mai giudicato, che non mi avrebbe contestato ( piango ), poi con il passare del tempo ho iniziato a volergli molto bene, non so se l’ho mai amato forse si, forse no, non so dare un nome a questo sentimento ….
Un giorno mio fratello decise di aprire un ristorante nel 2000 e da li è iniziata la mia sofferenza, iniziai a lavorare con lui facevo due lavori , di giorno a Roma e di notte con lui, dormivo praticamente 2 ore al giorno ma non importava io ero viva dinamica, non mi stancavo mai, amavo la vita e mi piaceva lavorare in quel ristorante.
Ero magra, bella, ho iniziato a essere corteggiata da più persone e io mi sentivo felice, tutti mi vedevano felice. Mi allontanavo da Pino sia con la mente che fisicamente. Il ristorante era in una sede estiva e rimaneva aperto fino a settembre, l ‘ultimo giorno io ho iniziato a star male, un attacco di panico, mi hanno portato in ospedale e i medici dicevano stress, i miei dicevano stress, tutti dicevano stress, io no, sapevo che era l ultimo giorno e sapevo che dal giorno dopo niente sarebbe stato più bello, il mio sorriso infatti il giorno dopo era svanito.
Stavo male prima lo stomaco, poi la testa, debolezza, attacchi di panico, voglia di morire, non mi appartenevo, non sentivo le emozioni, mi svegliavo e non era mai mattina, mi odiavo e non capivo cosa mi succedeva. Ho contattato uno psichiatra a Roma, avevo bisogno di parlare, di capire, lui invece mi ha prescritto psicofarmaci, un antidepressivo e dopo sei mesi stavo meglio, anche se con l’esperienza di oggi avrei dovuto interpellare, così come oggi ho fatto, uno psicologo di Roma specializzato in psicoterapia per lavorare sui miei malesseri e sulle vere cause del mio problema.
Con le pillole ingrassavo, era marzo e io sapevo che arrivava l estate e che avrei ricominciato al ristorante, mi sentivo di nuovo felice, viva e magra. Pino non c’era, non esisteva , ero felice , mi sono innamorata o infatuata di un ragazzo, ho lasciato Pino ma tutto di nascosto perché i miei non condividevano questa scelta, infatti appena saputo mi hanno combinato il casino, mi inseguivano, mia madre mi urlava ch’ero una PUTTANA, non mi facevano uscire nonostante avessi 27 anni.
Alla fine sono ritornata con Pino, non sopportavo queste pressioni, nessuno mi ha mai chiesto cosa provavo io, perché stavo cosi male, ho continuato fino al 2005 fino a quando abbiamo scelto la data del matrimonio fissata per settembre, ad agosto lo lascio nuovamente dicendo la verità che io non lo amavo e che stavo con lui solo per i miei genitori, dico la verità ai miei, da li sono iniziati i tre mesi più brutti della mia vita, mia madre mi voleva uccidere, non mi guardava neanche in faccia, solo mio padre piangeva con me quando io gli dicevo che non ero innamorata e che non mi dovevo sentire obbligata da loro.
Lui mi capiva, un giorno mi ha chiesto scusa in ginocchio se mi aveva trattato male ( piango) perché lui era stressato da mia madre e non poteva far vedere davanti a loro che mi comprendeva , sono scappata di casa almeno cinque volte e lui ogni volta mi chiamava piangendo che non poteva stare senza di me, che io ero la sua bambina e che avrebbe fatto capire a mia madre che ognuno fa quello che vuole ma non era vero, mia madre mi trattava da schifo, non sopportavo tutto questo e sono tornata con Pino, ci siamo sposati e da subito ho preso peso, esattamente 40 kg con nessuna dieta che tenga.
Oggi non mi sento pronta ad affrontare tutto questo ma non riesco a nascondere le sensazioni che provo, non voglio continuare a farmi cosi male anche io sento di meritare un minimo di felicità .
Valentina
ContinuaQuando i miei mi hanno lasciato
La depressione da lutto genera senso di angoscia e di abbandono, ansia e attacchi di panico, se non curata da uno psicologo con una adeguata psicoterapia, può accompagnarci per tutta la vita.
Spesso avverto quasi tutti i giorni e rendono la mia vita molto difficile:
- Ansia di non essere all’altezza di affrontare qualunque situazione soprattutto lavorativa; ansia di confrontarmi con un gruppo di persone perchè penso che le mie idee siano poco intelligenti rispetto a quelle degli altri; ansia per il futuro sia per l’incertezza economica sia perchè penso di non essere in grado a educare e a sostenere economicamente dei figli, ragion per cui non ho alcun desiderio di metterli al mondo.
- Tutta questa ansia sfocia in una forma di depressione e di incertezza che mi blocca nel prendere qualunque decisione importante nella mia vita.
- Spesso mi chiudo in me stesso e cerco di calmare questi pensieri che mi rendono nervoso bevendo del vino o della birra che, passato l’effetto rilassante mi rendono più aggressivo di prima.
Penso che questa mia situazione psicologica sia stata fortemente aggravata da due lutti che mi hanno segnato in maniera fortemente negativa: la malattia e la morte di mio padre avvenuta nel 1998 e la malattia e morte di mia madre avvenuta dieci anni dopo.
Mio padre si ammalò quando io avevo diciassettenne, un adolescente, ero legato a lui moltissimo.
Frequentavo il liceo classico e ad ogni estate mentre gli altri andavano in vacanza, io e la mia famiglia ci recavamo a Lecce per parecchie settimane tutti i pomeriggi in ospedale dove lui si ricoverava in attesa che fosse operato per il tumore che cresceva velocemente nel suo addome.
Questo avvenne per due estati consecutive; alla terza, il giorno dopo il mio esame orale di maturità appresi una notizia scioccante: il referto della tac alla quale mio padre si era sottoposto risultò nefasto.
Mio padre non si poteva piu’ operare e fu sottoposto ad una chemioterapia massacrante che non servì a niente, solo a falo stare peggio. Ho vissuto quest’ultimo anno della sua vita sempre accanto a lui, non mi iscrissi all’università, i miei amici facevano progetti su quale università scegliere e quale sede ma io volevo solo stare insieme a mio padre, assisterlo , stargli vicino.
Era lui la persona piu’ importante della mia vita e lo e’ tutt’ora. Quando sto male penso a lui e lo prego di starmi vicino. Con lui ci confidavamo , facevamo progetti sul futuro e invece il cancro me lo portò via a soli 48 anni!
Diventai ad un tratto da adolescente un uomo, mi occupai gia da quando era malato dei terreni che avevamo, della casa della famiglia.
Dopo la sua morte furono anni difficili per me, un fratello di 15 anni ed una madre con la quale non ho stretto mai un legame forte anche se le volevo bene. La sentivo fredda non piena di amore o per lo meno non riusciva a dimostrarmelo.
Gli anni passavano quando dopo mille iter diagnostici e dopo un intervento urgente anche a mia madre fu diagnosticato il tumore persecutore. Altri otto anni di agonia ci spostavamo tra la clinica di Roma, Latina, Frosinone, Rieti e Viterbo tanto, già da allora da aver bisogno dell’ aiuto di uno psicologo .
Ho fatto tutto il possibile per mia madre, non ho rimorsi anche se lei sembrava non apprezzare quello che facevo e spesso mi faceva sentire ancora piu’ inutile e depresso di quello che gia’ ero.
Nell’ottobre del 2009 anche lei mi lascio’ a soli 54 anni.
Alla luce di queste brutte esperienze dove credetemi, il senso di abbandono è grande, mi chiedo oggi che senso ha la mia vita; mi guardo alle spalle e vedo solo macerie e sofferenza , mi guardo davanti non vedo niente : tiro a campare vivo alla giornata senza alcun progetto e se domani dovessi morire non mi dispiacerebbe anzi mi renderebbe felice.
A scuola ero intelligente: mi sono maturato con 56/60 e studiavo con interesse quasi tutte le materie, avevo voglia di sapere, di apprendere: avevo tanti progetti tante speranze che molti adolescenti hanno. Oggi a 34 anni vivo nel nulla. Attualmente prendo da poco tempo parecchie gocce di Lexotan e una compressa al giorno di paroxetina.
Però adesso so che con la psicoterapia del mio psicologo, riuscirò a togliere questa maledetta dipendenza dagli psicofarmaci.
Nella mia famiglia so di una cugina di primo grado che ha sofferto di ansia ed e’ stata in cura da uno psicoterapeuta e anche mia nonna materna a quanto mi e’ stato riferito e’ stata in cura in una clinica per una depressione legata ai debiti che si erano accumulati in famiglia.
Cosimo
ContinuaRisolvete attraverso gli altri, i propri problemi
Lo psicologo sceglie la psicoterapia finalizzata a consolidare prima l’individualità e in contemporanea la coppia, perché i problemi nella nuova famiglia sono i problemi vissuti in quella originaria.
Ogni consiglio dato, è una proiezione, vale solo per sé
Caro Dott. Burdi come si fa quando la paura supera la razionalità, mi spiego meglio: è come se giungendo finalmente alla comprensione del mio stato d’animo io mi accorga che ciò che vedo non mi piaccia o peggio sia più doloroso dello stato attuale e di qui la mia incapacità di godere del qui ed ora accompagnata dall’insoddisfazione logorante che provo.
Come posso liberarmi del fardello che rappresenta il passato se ho difficoltà ad attribuirgli un ordine dotato di senso logico, maturo, e si proprio cosi, perché spesso dopo aver tirato fuori un pensiero mi convinco di non averlo interpretato correttamente e di essermi arrabbiata inutilmente e quindi mi rimprovero per essere stata infantile e come per magia quel pensiero non è più brutto, però la cosa triste e che subito dopo io sono diventata una bambina cattiva e le assicuro che quella bambina che c’è dentro di me strilla forte molto forte.
Ho passato la vita a cercare di compiacere gli altri, ho lavorato il doppio il triplo in attesa di approvazione e conferme, non ho voluto guardare me stessa e tutto questo in attesa di un amore che mi e stato dato sempre a piccole dosi o almeno così l’ho vissuto, alla fine cosa ho raccolto?
Per me stessa assolutamente nulla visto che ho seminato sempre per gli altri ed oggi infatti ne pago le conseguenze dato che sono in ritardo in quella che è la corsa della realizzazione della mia vita;
poi ho incontrato mio marito un uomo che se pur con mille difetti (chi non ne ha?) ha saputo regalarmi amore, il calore di una famiglia, stabilità, sostegno, finalmente ero felice, ma le cose belle non durano mai a lungo.
Ci siamo perduti e non so come, eppure dentro di me le motivazioni per cui l’ho scelto come compagno di vita sono sempre state lì ferme ed irremovibili, la consapevolezza di avere a fianco l’uomo migliore che una donna possa desiderare è sempre più forte e allora perché non riesco a vivere l’emozione e come se testa e cuore non vogliano viaggiare all’unisono.
Ora chiedo a lei, cosa posso fare per far si che questo accada, come posso tornare a vivere quei sentimenti che ti fanno avere le farfalle nello stomaco quell’amore che ti spinge a scalare montagne o forse questa è un’idea errata infantile?
Una cosa è certa in questo momento il pensiero di non averlo più nella mia vita mi svuota e mi disorienta ma questo è comprensibile visto che lui rappresenta l’unica cosa che abbia un valore però questo valore è dato da tutti i vuoti che sono presenti nel puzzle che è la mia vita o lo sarebbe stato a prescindere?
Come posso cancellare tutti i momenti brutti e dolorosi come riuscire a superare le mie colpe e le sue? Il peso di tutte queste domande mi sfinisce e allora penso che forse sarebbe bello aprire quella porta che guardo da lontano ma alla quale non oso avvicinarmi, porta che potrebbe regalarmi novità entusiasmanti regalarmi finalmente il buon umore sorrisi ma proprio non posso, continuo a guardarmi indietro continuo a guardare lui e quindi mi dico perché vuoi fargli del male e perché vuoi farne a te ed ecco giungo alla domanda da un milione di dollari ma che diamine vuoi dalla vita?
Le scelte non sono il mio forte, l’incapacità che mi appartiene è quella di non essere in grado di occuparmi di me stessa, che vile e che strana creatura io tanto forte agli occhi degli altri brava a risolvere i problemi degli altri, tutto tranne che i miei.
Anita
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Quando il ” vaso di pandora ” è ricolmo di tanta rabbia e senso di frustrazione per tutti gli investimenti fatti nelle antiche relazioni affettive di famiglia nella quale pensavamo di ricoprire un ruolo parentale colmo di affetto e rivelatosi invece essere un ruolo da agenzia di servizi, ci ritroviamo delusi frustrati e diffidenti di tutte le future relazioni d’ amore.
La relazione con il partner rischia di andare in ” parcheggio ” quando a quell’ enorme antico fardello non risolto, si aggiungono atteggiamenti recenti della coppia che paradossalmente assomigliano e rimandano alla memoria della famiglia di origine, tali da procrastinare il senso di angoscia e di impotenza individuale e di coppia trasformando la propria vita in un labirinto.
Chi da’ soltanto, sotto forma di continua disponibilità ed esercizio di servizi, molto spesso non viene riconosciuto perché attribuibile ad un ruolo e non alla persona specifica.
E’ necessario far recuperare il Senso della Persona che esiste con la propria Sensibilità, rispetto al senso del ruolo che rappresenta ” l’ agenzia dei servizi ” verso la quale non si deve nulla e nessuna riconoscenza.
E’ necessario riscattare tale Immagine con ” indennizzi ” che facciano riprendere e dare Valore all’ Individualità onde sollecitare quel processo di coscientizzazione necessario per il recupero del Senso della Persona quale noi siamo .
giorgio burdi
ContinuaLa Felicità Esiste
Era come reimparare a respirare piano piano, e così di seguito, proseguendo con il mio coraggio e con la mia voglia di vivere…
Tutto è iniziato una mattina di giugno di qualche anno fa.Dopo essermi svegliato, lavato e sbarbato, iniziai a vestirmi per uscire di casa, prendere l’ auto ed andare di corsa in ufficio.
Ad un tratto mentre indossavo la camicia accusai improvvisamente dei forti dolori diffusi su tutto l’addome.
Non capendo di cosa si trattasse decisi di ritornare nuovamente in bagno, ma non accadde assolutamente niente.I dolori nel frattempo erano aumentati tanto da chiamare il medico di famiglia che mi consigliò di prendere degli antidolorifici e dopo circa due tre ore dopo e nonostante aver assunto i medicinali prescritti, i dolori all’addome aumentavano.
Decisi di richiamare nuovamente il medico che prontamente mi consigliò il ricovero in pronto soccorso.Mi diagnosticarono immediatamente una pancreatite acuta, ero gravissimo.
Nel reparto di Medicina dell’Ospedale, i medici iniziarono tempestivamente la cura e rimasi sette giorni e sette notti ricoverato, attaccato con due flebo nelle braccia e nel frattempo i dolori aumentavano lentamente fino a coprire tutto il corpo.
La notte del quarto giorno, nonostante la terapia iniziata, la temperatura corporea salì oltre i quaranta gradi, la vista iniziò ad annebbiarsi tanto che vedevo la stanza colorata di rosso, i dolori erano terribili tanto da non poter più muovere nessun arto.
Pensai allora che la fine era arrivata.
Nelle ore successive nonostante la forte febbre ero lucido e il mio pensiero era rivolto principalmente alle persone e alle cose più care che in quel momento ricordavo ed amavo che temevo di perdere per sempre e non poterle più rivedere.
Mia moglie mi stava accanto, irresistibile piangeva come se fossi morto, ma la cacciai via.
Verso l’alba mi trovai nella fase più acuta della malattia decisi allora di reagire con la forza del pensiero e pensai di alzarmi per andare in bagno.
Cercavo di provare a me stesso che non era ancora finita poiché sentivo ancora di poter reagire psicologicamente.
Con gesti molto lenti e barcollando, senza nessun aiuto altrui, mi alzai dal letto e mi portai con uno sforzo immane nel bagno che era lì a pochi metri nella camera dell’ospedale, trascinando dietro l’asta con le due flebo attaccate nelle braccia.
Stremato ritornai a letto, avevo reagito e questo mi faceva star già meglio, iniziai a pregare e cosi mi addormentai di colpo per la stanchezza.
Al mattino, improvvisamente avvertivo un leggero miglioramento, era come respirare piano piano e così di seguito proseguendo con il mio coraggio e con la voglia di vivere e con la terapia, il malessere si convertì molto lentamente nella totale guarigione.
Era incredibile, il mio medico mi disse che riesce per due casi su cento.
Appena dimesso dall’ospedale la gioia di vivere era tale che assaporai, con un profondo respiro, come non mai, il profumo dell’aria fresca che mi avvolgeva, la voglia di camminare, la vista delle persone e delle cose che mi circondavano .
Ricordo che all’uscita dell’ospedale, la voglia di vivere era tanta che camminando a piedi verso casa, evitai di calpestare una piccola verde fogliolina accarezzata dal sole che era nata da una pianta sul marciapiede poiché mi resi conto che anch’essa era una vita e che aveva lottato per vivere.
Da questa triste esperienza oggi ringrazio maggiormente Qualcuno per avermi aiutato a capire che la vita va vissuta attentamente in tutti gli attimi, con gioia, con amore e con grande rispetto per gli altri e per tutte le cose del creato:
questa è la Felicità
Pippo
Grazie Pippo per il Tuo Immenso Regalo
giorgio
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Ciiao Pippo,
questa mattina, complice anche il tempo grigio, mi hai fatto scendere delle lacrime per la tua storia molto commovente, che grande ammirazione che provo per la tua persona!!
Come vedi è la forza d’animo e il crederci sempre che ci porta soluzioni positive. La felicità esiste ma ci ostiniamo ad apprezzare la
vita solo quando ci accorgiamo che sta per abbandonarci. Bravo Pippo!!!!
Lettera all’ex amante di mio marito
Non posso dirti grazie per il tanto dolore del tradimento, ma posso ringraziarti per la forza che ho trovato in me.
Quella che per te è incominciata come un’avventura, per me è stata la devastazione di tutte le mie certezze, del mio mondo, dei miei valori, di me stessa come donna, della mia famiglia, della mia serenità soprattutto come mamma.
Tutti i miei più dolci sentimenti sono stati spazzati da tanta rabbia, odio disorientamento, rancore e ho dovuto lottare per ritrovarli in me.
Tu non conosci l’Amore.
L’Amore è costruire e quando costa molta fatica, significa Amare di più, ed è ancora più intenso quando ti dà la Forza di Ricostruire sulle macerie.
L’Amore per Claudio come uomo, l’Amore per tutti i momenti belli e difficili trascorsi insieme in 20 anni, l’Amore per un Figlio sono la Forza che ti fa lottare contro tanto dolore, tanta delusione, tanta cattiveria.
Ti sei mai chiesta Tu a ormai 40 anni cosa hai costruito e preservato nella tua vita? Io sono ancora in psicoterapia per liberarmi di te, perché con mio marito per via dello psicologo di roma ho risolto, con te non ancora, mio malgrado, insignificante onnipresenza nella mia mente, che con tanta leggerezza ha cercato un’avventura !! Povera e non lo sai.
Chissà che soddisfazione avrai provato quando lui è capitolato!Un manager, uomo affascinante, spiritoso, sicuro di se, carismatico, curato nell’ aspetto, ammirato e stimato da tutti, una bella macchina, la moto, un proficuo stipendio… quanto fascino!!
OPS!!! È sposato con una figlia! Ma che ti importa, tu non volevi costruire niente. Volevi prenderti solo i frutti, qualcosa di già costruito con fatica e sfruttarlo e magari dopo un po’, quando saresti stata stufa lo avresti cestinato come hai fatto con tuo marito e le tue precedenti relazioni.
E’ più facile scappare da se stessi e dai problemi piuttosto che affrontarli. Non hai avuto neanche rispetto di un bambino. Non dimenticherò mai la tua sfida nel parcheggio davanti a mia figlia. Il tuo gesto parla da solo, non trovo le parole per esprimere il mio disprezzo per quel gesto.
Tu sapevi e io non ancora. La mia bambina era un innocente.Ma hai perso e hai accumulato un altro fallimento nella tua vita vuota di Amore.
Oggi sono seduta in un parco a Parigi ed ho realizzato quello che per me e Claudio era un sogno e un progetto. Chissà forse anche questo Grande Progetto mi ha dato la forza di credere che si potesse superare questo problema.Non è un successo scoparsi un manager o l’uomo sposato.Il successo è aver conosciuto quel manager quando aveva 15 anni, averlo amato e sostenuto per 20 anni, aver superato questo Tzunami e aver realizzato un sogno insieme. Successo è Amare nella gioia e nel dolore.
Con il mio sorriso ti ho ucciso e mi hai fatto sapere che noi eravamo due illusi e che tu non te lo meritavi!! Cosa non ti meritavi?? Che io e Claudio potessimo essere di nuovo felici??Tu sei stata un illusa, hai creduto di amare Claudio , invece hai conosciuto la parte meno bella di Claudio . Come si può amare una bugia ? Perché lo hai vissuto in una bugia. Mentre lui viveva in quella bugia io ho visto la parte più brutta di quella splendida persona.
E’ stato un inferno durante e dopo, ma oggi Io ho il paradiso.Tu cosa hai? La presunzione di conoscere l’amore se adesso non lo hai ?
Io credo che un uomo/donna sposato può CREDERE di essere innamorato dell’amante e magari persino di non amare più la moglie/marito… , la verità secondo me è che l’uomo/donna che tradisce l’amante con la moglie/marito e la moglie/marito con l’amante, è solo una persona che in realtà non sa amare proprio nessuno: eccetto Se Stesso e che il tutto è poi in fondo una scusa, voler tornare solo a Casa.
E’ un semplice cacciatore di emozioni, che lascia dietro di sè solo tanto vuoto, illusione e dolore. Perché non sa esprimere le emozioni che ha dentro di se a chi vorrebbe realmente e non è in grado di viverle e coltivarle nella sua quotidianità.
Se un giorno imparerai ad amare forse ti renderai conto della bastardata che hai fatto. Ho lottato tanto per spazzarti via dal mio profondo Io, ma non ancora del tutto, perché per ritrovare la completa serenità devo “perdonarti” e per farlo, ahimè dovrò comprenderti e accettarti.
E questo per me è molto difficile, perché non ti conosco e perché non ho mai avuto sentimenti positivi nei tuoi confronti e mi domando come potrebbe il mio narcisismo ferito farsi alleviare le ferite proprio dalla comprensione di te in questo destino comune di persone sofferenti d’ amore.
Da una parte provo pena per te che hai creduto di trovare l’amore in Claudio, dall’ altra tu sei stata un mezzo perché, grazie al suo percorso di psicoterapia, lui ritrovasse se stesso ed io la mia relazione con lui più rinsaldata.Oggi mi dispiace che ho sofferenza ancor per te, ma il dolore più grande immagino sia tutto tuo, generato per opera tua e per il quale piangi te stessa.
In questo comune dolore forse riuscirò ad annullarlo e ad annullarti.
ContinuaI Rancori che fanno la nostra Storia
Cronologia dei rancori: L’ aiuto dello psicologo per rivederli e per risolverli. Il nostro quotidiano continuamente viene turbato da una continua cronologia di rancori mai risolti che compromettono e determinano la nostra serenità presente e ci fanno
parcheggiare in un eterno passato.
Cronologia dei rancori
Parte Prima
Caro Dottor Burdi, le scrivo per illustrarle la cronologia del mio rancore nei confronti di Margherita, la persona verso cui in questo preciso momento provo questo sentimento.
I rancori hanno iniziato a svilupparsi subito dopo pochi giorni dalla nostra conoscenza. Sin da subito sono iniziati una serie di atteggiamenti di Margherita che hanno instillato in me l’insicurezza e il dubbio.
Vengo da una situazione familiare che di insicurezza, rabbia e rancore me ne aveva fatta già sviluppare a iosa.
Dal secondo giorno ha iniziato ad accampare scuse, non poteva uscire perché doveva fare i servizi in casa, e poi la mattina dopo la becco con l’amica del cuore in giro per la città.
L’affronto e la saluto senza battere ciglio. Katia, un personaggio importantissimo in negativo, che dopo pochi giorni iniziò a portare sempre con sé, e così facevamo delle uscite a tre.
Questo per alcune settimane credo, (poi le ho coinvolte nel mio gruppo di amici anche per impegnare Katia, visto che non uscivano più con i loro di amici) fino a quando una sera lei inizia a fare il gioco se resistevo senza baciarla, ci riesco.
Il giorno dopo mi chiede la pausa, di punto in bianco, senza aver litigato, senza motivo. Lei non mi ha mai dato una spiegazione di questo. Nel frattempo, non ricordo l’ordine esatto, prima invia per sbaglio (pare fosse indirizzato alla zia o ad un’amica) un sms con un bacio ad un suo ex che è anche il bulletto che mi tormentava a scuola in quel periodo, e in più invece di chiarire il malinteso, alla richiesta di spiegazioni da parte del tizio, risponde con “un omaggio per te”.
Il giorno dopo quell’idiota, che già mi sfotteva, mi fece nuovo nuovo: ricordo ancora nel corridoio della palestra “Mi son fatto la tua ragazza, mi manda i baci via sms. ..”ecc., . Sempre in quei giorni Margherita va ad una festa di compleanno e fa un lento con uno che le andava dietro perché forzata dalle amiche. Dico io ma sempre colpa degli altri è?
Capacità decisionale zero o perlomeno ha sempre pensato a quello che dicono gli altri e non a come mi potevo sentire io! Poi una freddezza che si è portata anche dopo che ci siamo rimessi, lei diceva per imbarazzo ma ormai il virus dell’instabilità e del rifiuto nei miei confronti era stato inoculato in me.
A circa un anno o due quasi, iniziai a suonare con un gruppetto di amici, la prima volta che ci andai tornai alle 21.30 e mise il muso, si lamentò per l’orario. Le volte successive è venuta lei ma poi ho smesso. Quindi in un certo senso, anche lei come mio padre, mi ha ostacolato nella mia passione per la chitarra, quando lei invece per la musica e il canto ha fatto prove con il gruppo e pure viaggi fuori con solo maschi.
Fino ad allora, cioè fino ai primi 4-5 anni avevamo avuto un rapporto molto chiuso, sempre molto soli, ma poi pian piano ho iniziato a reagire e a cercare di far capire ad entrambi che così non andava e che dovevamo anche concederci maggiori libertà. Cosa che a lei è stata concessa sin da subito ma non a me. Nel 2008 è andata a Sanremo, invitata dalla mamma di Serena.
Una settimana fuori, che si somma ad un’altra settimana fuori in Francia, libertà che non mi sono preso tutt’ora io! Ma quella di Sanremo è stata una settimana chiave. Innanzitutto non dovevano essere sette, ma tre o quattro i giorni inizialmente. Poi causa problemi con il treno del ritorno, è rimasta fatalmente bloccata lì e i giorni sono diventati una settimana.
Quando è tornata abbiamo fatto per la prima volta l’amore, quando fino a quel momento aveva sempre avuto difficoltà ad avere un rapporto completo. La settimana lì ha fatto il miracolo! Lì poi ha conosciuto un gruppo musicale piuttosto famoso, i Sonhora, due ragazzi della nostra età più o meno, con i quali è nata una bella amicizia condita da viaggi fuori fino a Verona per incontrarsi, e foto che non ho mai visto, ho sgamato solo una in cui uno di loro le dava un bacio sulla guancia.
Finisce su un giornale di gossip con il fratello di Serena, c’era una foto che li ritraeva mentre passeggiavano. Il paese è piccolo e la gente mormora, pur sapendo come funzionano certe cose. Ma tant’è la figura di merda l’ho fatta, per quanto abbia mantenuto la mia pia fiducia nei suoi confronti, sempre e comunque.
Tra l’altro quel periodo frequentava un’ amica che si è rivelata una persona di merda e che ci ha messi pure contro. Cominciarono a spargersi anche voci di persone che l’avevano vista con un ragazzo di Anagni.
Poi la sua amica ha iniziato a calunniarmi, dicendo che io avevo espresso la volontà di lasciare Margherita, avevo parlato male di lei con un mio caro amico. Alla fine a chi ha creduto, a me che stavo con lei da cinque anni o all’amica? All’amica! Abbiamo discusso, e ancora una volta mi ha messo in dubbio e destabilizzato senza motivo, perché tra l’altro la sua insicurezza e i suoi problemi da sempre li ha fatti diventare problemi miei e pretesti per mettere in dubbio me. In più una sera preferì uscire con lei, invece che chiarire con me, pur sapendo che ero molto amareggiato per la questione, ma non poteva bidonarla: infatti mai sia, era più importante farsi un giro con lei che poi si è rivelata una pessima persona, che a me non è mai piaciuta e ho dovuto pure essere complice suo per farle incontrare tra loro, quando sua madre non voleva perché non si fidava di questa stronza.
Poi ha accettato, credo sempre in quel periodo, la richiesta di amicizia del suo ex, il bulletto, chattando qualche volta con lui, che iniziò a fare il fesso, a farle complimenti sulle sue foto, dandogli ancora una volta la soddisfazione di mettermi i piedi in testa, con la sua complicità. Il 2009, l’anno della mia esplosione. Ero arrivato ad una depressione acutissima, non andava bene per nulla l’università, ero insoddisfatto, il rapporto con lei dopo tutte le botte che aveva preso e per il logorio degli anni, si era avvitato su se stesso, sull’abitudine e sull’insicurezza . Sono scoppiato e ho cominciato a cercare affetto altrove, cosa che non è nel mio bagaglio etico e comportamentale e che non avevo mai fatto prima, anche quando dopo anni insieme, e ne avevo già 23, non facevamo ancora l’amore!
Pure questa cosa ho dovuto sudarmi fin troppo! Da quei contatti con una mia vecchia amica successe un casino, perché il mio profilo fb fu rubato e da lì iniziò uno sputtanamento e una persecuzione da un presunto stalker, che inviava a lei e a me sms minatori.
Prima ricevette una pietra in testa mentre era per strada con un amico o con la sorella, non si sa bene con chi, svenne! Poi la rapirono, stando agli sms del maniaco e mi ritrovai costretto a correre via dalla Fiera, per fiondarmi lì e ritrovarla solo la sera verso le 20 circa, dopo esser riuscito con fatica a mettermi in contatto con lei con il cellulare, era quasi esanime, aveva una voce rotta, a mala pena riusciva a parlare.
Lei era uscita di casa presto quel giorno, e nonostante fossimo già sotto assedio e le avessi consigliato di non scrivere nulla su fb, scrisse che stava uscendo per un caffè e proprio quel giorno pochi passi dopo il portone di casa sua, finiscono i suoi ricordi. Di questi misfatti non si sa ancora granché, lei non ricorda quasi nulla e prima di fare la denuncia, era settembre, si è decisa solo a gennaio sotto la mia pressione. Un giorno di quel periodo, ricevetti un sms in cui lo stalker mi diceva che l’aveva seguita fino a Foggia dove lei stava facendo volantinaggio, la osservava dalla macchina e come ogni volta minacciava di farle del male. Chiamo sua madre e mi dà conferma di Foggia e le spiego un po’ la situazione invitandola a contattare Margherita.
Verso ottobre ci riavviciniamo, e le molestie spariscono quasi del tutto e per magia. Alla fine il persecutore, tra varie contraddizioni, voleva farci tornare insieme..
Tornare insieme, come immaginavo, dopo essere stato con un’altra ragazza è stato un cammino verso il baratro: lei ha riversato su di me carichi ancora maggiori di insicurezza e dubbio, pur dicendo che era tutto ok, era tutto superato, potevamo prenderci le libertà che volevamo, di cui più volte avevamo discusso: era giusto prendersi i propri spazi. Insomma, sembravano concetti condivisi da entrambi e discussi più volte, frutto anche di una rottura forte e traumatica come quella di tre anni fa. E invece siamo arrivati agli ultimi mesi, a vivere di ansia immotivata, sempre sul chi va là, perché ha sempre fatto un lavoro certosino, forse involontario o forse no, per farmi sentire a disagio, non sentirmi libero di dedicarmi agli altri perché poi aveva i crolli e si sentiva messa da parte. Con una mano mi dava e con l’altra mi toglieva, sempre così, lo stesso schema dei miei genitori, di mio padre in particolare.
Mi diceva spesso, ultimamente, che lei è sola ,come se stesse parlando con una sagoma di cartone, e io non fossi nessuno, inesistente! Lei era sola?! E io che cazzo sono stato a fare lì per nove anni a sorbire e a smussare tutti i suoi angoli, i suoi problemi per risultare ora la bella persona che emerge dai test?! Non voglio prendermi meriti oltre quelli che mi competono, ma Margherita non era quella di oggi, tutt’altro: la mia intuizione, la mia costanza, e forse farei meglio a dire il mio amore ostinato, mi hanno portato a ingoiare tutto.
Mi sono quasi ostinato a vedere il bello, forse dove non c’era o dove non era così spontaneo.
Fino alla rottura ultima, per cause di salute: mi ha indotto coscientemente a lasciarla, perché voleva proteggermi dalla sua malattia (una cisti alla testa di cui sapevo già qualcosa, mostrandole sempre sostegno) e ha fatto di tutto per rendersi insopportabile, mettendomi in crisi senza un vero motivo, ansia anche nel semplice vedersi la sera.
Solito schema, fare di me il capro espiatorio, far diventare le sue questioni problemi di coppia o miei problemi personali, andando ancora una volta, a minare la mia già precaria situazione, facendomi sentire una merda, mettendomi in discussione su tutti i fronti, anche quello sessuale e del desiderio..
Temo che si ripresentino sempre gli stessi schemi con lei, perché è già successo nel corso degli anni. Per farle aprire gli occhi e capire quale fortuna avevamo in mano, son dovuto andare dallo psicologo qui a Roma, ancora un mio piccolo grande sacrificio per cercare di farle capire il mio amore.
In questi ultimi giorni, ho provato a rivedermi con lei, sembrava possibile riprendere il cammino e invece mi ritrovo a distanza di pochi giorni, punto e a capo, con una rabbia che non riesco a placare.
Mi ha intossicato la vita questa persona, per quanto possa tenerci a lei, è così. E l’ha fatto più subdolamente di chi ti impone le cose con la violenza, usando la dolcezza e la fragilità, che da persona sensibile quale mi ritengo di essere, mi hanno fregato alla grandissima.
Ho provato a fare pace col passato, magari è prestissimo ancora, ma adesso proprio non riesco a stare con lei senza ricadere nella rabbia e nel rancore
Non posso vivere così, a rimuginare le cose di nove anni fa come se fossero successe ieri, mi fa vivere malissimo, come se avessi sempre 17 anni e con tutto questo rancore nei suoi confronti quale futuro posso costruire? Perché magari al prossimo episodio mi viene fuori tutta la bile nuovamente. E poi Margherita ha iniziato un percorso con uno psicologo psicoterapeuta a Roma Eur, e quindi il cambiamento è solo all’inizio, facile è che possa ricadere nel suo schema di distruzione del nostro rapporto.
Un ultima cosa: durante tutto il “percorso di cura” con lei, non mi sono mai sentito libero di avere un problema, perché i suoi superavamo sempre i miei. Si è aggrappata sempre a me e non potevo lamentarmi altrimenti la sua fragilità la induceva a stare peggio, abbattersi di più. Questo significava anche non poter fare lite perché aveva anche reazioni eclatanti: crisi isteriche, fughe da casa, rincorse per le vie della città, minacce di suicidio. Una solo parola mi viene in mente: ingiustizia.
Un’ingiustizia a cui forse non solo non troverò soddisfazione, ma anche uno straccio di spiegazione, caro dottor Burdi, la vedo proprio amara! Confido nel Suo aiuto .
Vito
ContinuaCome procurarsi gli attacchi di panico: istruzioni per l’ uso
Individua in queste storie le cause dell’ insorgenza della sindrome più diffusa: gli attacchi di panico.
Storia Seconda
Dottore stamattina ho avuto di nuovo un attacco di panico….come una anno fa’….è venuto il momento di affrontarlo e non cercare di aggirare l’ostacolo con tante scuse.
l’attacco di panico è dovuto alle paure che mia sorella mi ha messo addosso quando ho conosciuto Lucia, la mia ragazza, ricordo che nello stesso momento in cui mi disse che Lucia era stata male dopo essersi lasciata col suo ex, l’ansia mi salì a dismisura perchè avevo paura che un giorno io potessi procurare questo in lei e farle rivivere tutto
da quel momento invece di condurre il rapporto spontaneamente e vivermi il rapporto in tutta libertà ho cominciato ad aver paura fino a quando sono entrato in psicoterapia qui a Bari….
una volta entrato ho cominciato a non pensare più a quelle paure ed ho cominciato a godermi il rapporto ma ho commesso l’errore di non parlarne subito forse perché non me la sentivo o forse perché vedevo che tutto migliorava e ritenevo che non avesse importanza parlarne perché i sintomi, pian piano che davo meno importanza alla questione, sparivano…..,
oggi la calma mi è tornata quando ho accolto l’attacco di panico invece di respingerlo per la paura…, oggi voglio affrontare le motivazioni del mio attacco di panico per ritornare a programmare la mia vita che ho lasciato quando forse il mio inconscio ha capito che era giunto il momento di sconfiggere il mostro perchè l’avevo messo in standby,
e non pensadoci più, la vita mi ha dato uno squarcio di quello che potrà essere dopo aver sconfitto le paure…. oggi voglio VINCERE e non temere che parlandone mi venga negato qualcosa o tolto qualcosa, perché proprio quando cominci ad aver paura cominci a rinunciare a quello che ti da la forza di andare avanti .
Riccardo
Storia Prima
Il 15 sett 2010 raggiunsi il sospirato traguardo: la laurea in giurisprudenza. Inizialmente una gioia immensa. Poi compresi che si era aperto dinanzi a me un mondo nuovo, il mercato del lavoro, dove, oggi più che mai, è difficile realizzarsi (specie per la professione forense, visto l’elevato numero di avvocati che ci sono in giro).
Ero incerto su quale strada professionale intraprendere. Offerte di lavoro non ce n’erano e allora decisi di fare pratica forense in uno studio legale per poter diventare avvocato.
Dopo il primo anno di pratica iniziai a coltivare il sogno di potermi specializzare nel diritto penale per diventare un avvocato d’affari e lavorare in uno di quegli studi legali internazionali che troviamo solo a Roma o a Milano.Ritengo di essere ambizioso anche se a volte prevale la pigrizia.
Lo studio legale in cui ho fatto pratica mi stava stretto. Volevo qualcosa di meglio, qualcosa che potesse permettere a me e alla mia futura famiglia di vivere come mio padre ha permesso di vivere a me e alla mia famiglia. Per me lui è un esempio di vita!
Così iniziai a cercare su internet. Scelsi il master del sole 24 ore. Il Master prevedeva un impegno full time per sei mesi più stage finale. Ciò avrebbe comportato ovviamente un mio trasferimento a Roma per sei mesi. Ne parlai con la mia ragazza e devo ammettere che non mi hai mai ostacolato.
Diceva che per lei non c’erano problemi se mi fossi trasferito a Roma per sei mesi e ci fossimo visti solo nel fine settimana.A suo dire il problema era un altro. Abbiamo discusso tantissime volte perché a lei non stava bene che dopo il master io lavorassi a Roma.
La realizzazione del mio sogno (lavorare in uno studio legale internazionale a Roma) avrebbe comportato dei cambiamenti nel nostro progetto di vita poiché ciò avrebbe successivamente costretto lei a trasferirsi a Roma. Lei mi diceva sempre di essere legata alla sua famiglia e che non avrebbe voluto allontanarsene.
Fatto sta che ad aprile 2010 andai a Roma per sostenere il test di ammissione al master. Test di ammissione superato. Da lì in poi i primi dubbi. Mi iscrivo o non mi iscrivo???….
Alla fine decisi di iscrivermi. Così a maggio 2011 andai a Roma con un amico, che avrebbe partecipato come me ad un master, per cercare una sistemazione ad entrambi. Sono stato lì due giorni.
Il primo giorno non so cosa è successo dentro di me ma non volevo più partecipare al master. Non volevo più stare a Roma. Il giorno successivo infatti mi recai alla sede del sole 24 ore per disdire l’iscrizione.
Una volta rientrato, piansi molto perché la situazione mi aveva fatto soffrire tantissimo. Da un lato avevo il sogno del master dall’ altro non so cosa mi è preso ma non volevo più trasferirmi a Roma.
Ho avuto paura di non so cosa. Ho pensato che forse non era il momento opportuno per fare quella esperienza e che magari in futuro si sarebbe ripresentata l’occasione.A febbraio 2011 scoprimmo che la malattia di cui soffriva mio suocero si era ripresentata. Mesi dopo iniziò nuovamente a fare la chemioterapia.
La mia ragazza stava malissimo e a me dispiaceva un sacco vederla così. Più volte sono stato con lei in ospedale.A settembre 2011 ero molto insoddisfatto dal punto di vista professionale. All’ improvviso ero stanco di studiare. Non avevo più stimoli.
Probabilmente perché anche in vacanza avevo studiato per prepararmi ad un concorso. Desideravo un posto di lavoro fisso. Cominciai ad avere la tachicardia. Ricordo che piangevo spesso.
Ero molto triste e infelice. Ricordo che stavo male. Mio padre un giorno mi disse di stare tranquillo, che il lavoro lo avrei trovato, che avrei potuto nuovamente iscrivermi anche al master ma io risposi che al solo pensiero del master stavo male. Non volevo più studiare né sentir parlare di master….
Poi ad ottobre 2011 ricominciai a frequentare lo studio dove facevo pratica e mi sembrava di stare bene nuovamente. Sempre ad ottobre andai dal cardiologo, che mi segue perché dalla nascita ho un soffio al cuore, per parlargli di un formicolio che avevo cominciato a sentire ad agosto alla spalla, proprio in direzione del cuore.
Il cardiologo mi suggerì di sottopormi ad un esame per verificare se avessi o meno una comunicazione tra i due atri. Ricordo che ero agitatissimo quando feci l’esame. L’esito fu positivo e ovviamente questo non mi fece piacere.
Il cardiologo mi suggerì di fare un altro esame. La risonanza magnetica all’ encefalo. Un esame semplicissimo. Ma anche in quel caso ero agitatissimo a tal punto che riuscii a sottopormi a quell’ esame . A dicembre 2011 è capitato due volte che mi sentissi male in studio.
Avevo giramenti di testa. Tornato a casa mi misi a letto ma in una delle due occasioni ricordo che, provando ad alzarmi dal letto, ebbi un forte giramento di testa e mi agitai tantissimo. Avevo il cuore a mille.
Sempre in quel periodo mi uscirono delle bolle in bocca e io avevo paura che fosse qualcosa di grave visto che non riuscivo a risolvere il problema sino a quando ho scoperto che dovrebbe trattarsi di una forma di herpes labiale interna.
In quel periodo stavo male anche se sentivo semplicemente parlare al telegiornale di malattie ,tumori, ecc… Nel frattempo decisi finalmente di iscrivermi ad un master a Roma.
Sapevo che non era un scelta facile per me visto quanto successo a maggio 2011 ma decisi di iscrivermi ugualmente perché volevo superare le mie paure (forse la paura di stare da solo, di cavarmela da solo, non so….).
A gennaio 2012 per due volte mi è capitato di svegliarmi in piena notte col cuore a mille. A tal punto che nei giorni successivi avevo addirittura paura a mettermi a letto la sera perché temevo di sentirmi nuovamente male.
A febbraio 2012 inizia finalmente il master. Ricordo che sin da alcuni giorni prima la partenza ero agitato, ansioso. Mi svegliavo addirittura con la tachicardia. E anche a lezione ero agitato. Ciononostante per tutto il mese di febbraio sono riuscito a cavarmela da solo.
Ai primi di marzo la situazione è peggiorata. Ero a Roma e prima di mettermi a letto all’ improvviso ebbi la tachicardia. Quella notte rimasi sveglio sino alle 3 col cuore a mille senza chiudere occhio e con la paura.La settimana successiva ero nuovamente a lezione. Avevo la tachicardia.
Cominciai a sentirmi strano. Avevo la testa tra le nuvole. Non mi sentivo bene. Mi agitai ancora di più. Entrai in panico. Non capii più nulla e chiamai prima un amico poi mio padre dicendo di venirmi a prendere da Roma perché volevo andare via da lì.Poi sono mancato per due settimane a Roma e mi ero ripreso. Ero di nuovo sereno.
Decisi di andare con mio padre a Roma la settimana successiva ed andò tutto bene.La settimana dopo invece è stato un disastro. Stavo guidando. Ero in macchina con mio padre. Appena arrivati a Roma cominciai ad avvertire un calore dentro di me. Capii che mi stavo agitando e che l’ansia aumentava. Non dissi niente a mio padre sino a quando non mi sentii proprio male. Avevo paura di svenire.
Il giorno successivo ebbi altre due crisi, una più brutta dell’altra. Non mi sono mai sentito così. La botta finale è stata la notizia della morte di mio suocero in piena notte.
Descrivere quei momenti è impossibile. Sono stato con la tachicardia e l’ansia per giorni.
Poi mi sono rivolto a lei dottore e col mio psicologo a Roma Eur penso di aver capito diverse cose: ho avuto ed ho paura di sentirmi male come già successo, anche se ora ho capito che non è dipeso da un malessere fisico ma psicogeno.
Questa paura si manifesta quando sono a Roma anche se ora va meglio. Ho notato anche di avere paura ad andare a Roma, o comunque sia, in città grandi che non conosco, da solo. Vorrei diventare nuovamente sicuro di me, essere autonomo e indipendente, potermi muovere liberamente in ogni grande città e affrontare serenamente qualunque tipo di viaggio, anche all’ estero, sentirmi soddisfatto.
La storia con Sara
I primi due anni di relazione con Sara sono stati fantastici. Non discutevamo mai ed era tutto fin troppo bello.Nell’ultimo anno invece abbiamo discusso a causa del suo ex in un paio di occasioni.
Un giorno ero a casa di Sara, lei mi disse di cercare una cosa su internet dal suo computer. Involontariamente nella ricerca scoprii che visitava il profilo facebook del suo ex. La scoperta mi lasciò perplesso e ferito però non le dissi nulla.
Lei notò però che ero scuro in volto e mi chiese cosa non andasse. Le dissi con molta calma (giuro!) che avevo scoperto che visitava il profilo del suo ex e le dissi ciò che pensavo: e cioè che se lo faceva evidentemente era ancora interessata a lui.
Ma lei ha sempre detto di no. La seconda volta, invece, io e Sara fummo invitati ad una festa di laurea di una sua amica, alla quale sapevamo avrebbe partecipato anche il suo ex con la nuova ragazza (che, tra l’altro, era una ragazza che io conoscevo perché aveva frequentato il mio gruppo negli anni passati).
Sara mi chiese se ci fossero problemi per me e io le dissi di no. Infatti durante la festa andò tutto bene. Alcuni giorni dopo commisi un errore gravissimo (in senso ironico), chiesi l’amicizia su facebook a questa ragazza che io conoscevo.
L’ex di Sara che evidentemente mi odiava, cominciò a minacciarmi tramite messaggi. Io gli feci sapere che lo avrei querelato. Così cominciò a cercarmi per strada perché voleva picchiarmi. Lo incontrai e mi fermai. Mi minacciò ed insultò ancora e poi andò via. Alla fine non lo querelai perché altrimenti non sarebbe mai più uscito dalla mia storia con Sara.
Tutto ciò succedeva a maggio dello scorso anno.Da ottobre-novembre in poi, da quando il padre di Sara iniziò a curarsi, cominciammo a discutere per cose inesistenti. Per natura sono un tipo che sopporta all’infinito però arriva il momento in cui non sopporto più nulla: ora non sopporto più che lei si lamenti sempre (non c’è una cosa di me che le vada bene, ha sempre da ridire e lo fa su tutto, qualunque cosa), è spesso contraddittoria, sfoga la sua rabbia su di me, durante le discussioni mi offende pesantemente e da quando ho cominciato a stare poco bene non mi è stata per niente d’aiuto (lei diceva per la situazione del padre) anzi….
Mio caro psicoterapeuta, Sono in viaggio per Roma, stamattina scopro che la mia ragazza mi definisce un uomo debole e che uno così non lo vuole accanto. Che rabbia mi fa questa persona.
Scopro ora che lei è la causa dei miei malesseri e mi giudica pure in quel modo. Siamo all’assurdo .
La mia relazione con Sara era arrivata a un punto morto. Non facevo altro che sopportare e sopportare. Ormai ingoiavo, ingoiavo da mesi e mesi qualunque cosa non mi andasse bene.
Nelle varie liti legate al suo ex ho dovuto sopportare qualunque cosa. Mai che lei mi sia venuta incontro, mi abbia difeso. Mai. Da quando poi è cominciata la malattia del padre mi ha praticamente messo in secondo piano. Decisione che posso anche accettare. Ma le attenzioni sono completamente venute a mancare.
Mi ha completamente messo da parte nonostante io abbia fatto di tutto per lei e per la situazione che stava vivendo. Col tempo è diventata più aggressiva, sfogava con me la sua rabbia. Lei cercava sempre di discutere. Invece di condividere con me il dolore e cercare il conforto, sono sempre stato l’unico col quale ha sfogato la sua rabbia.
Rabbia che io, invece, non ho mai sfogato giustificando i suoi momenti, la sua rabbia nei miei confronti, la mancanza d’affetto e di attenzioni con la situazione di dolore che viveva. Siamo arrivati all’assurdo. Ogni cosa che facevo non andava bene. Aveva sempre da ridire su tutto. Un giorno tramite messaggio mi dice addirittura di vestirmi sportivo. Ma io mi vesto come mi pare e piace. Oppure mi ordina di salutare come fossi un bambino.
Un’altra volta ancora mi dice di non mettere dei jeans che avevo perché a lei non piacevano. Poi ogni volta nei momenti di debolezza mi attaccava. Ho saputo che mi ha definito uomo debole. Sarà stato anche vero, ma che amore è ?
Dottore, la storia di quell’uomo che aveva la pancreatite e che giorno dopo giorno ha recuperato la forza e la fiducia in se stesso sommata alla rabbia che ho verso la mia ragazza per avermi definito uomo debole (uomo debole che lei accanto non vorrebbe), nonostante la causa di tutto sia stata lei,
mi hanno portato a pensare a me.
Cosa che non facevo da moltissimo tempo. Ora sto già meglio, anche se di poco. Sono a roma da 4 giorni e per ora a parte un piccolo momento critico le cose vanno per il verso giusto. 🙂
Sto recuperando la sicurezza, la fiducia in me stesso. Tutte cose che avevo messo da parte per una persona che ora non sopporto più.
Questa lontananza da lei non potrà che farmi bene.
Rapporto con i miei genitori
Credo di avere un buon rapporto con i miei genitori. Anzi, da quando sono affiorati i primi sintomi del mio malessere, è anche migliorato. Prima non parlavo moltissimo. Non confidavo niente di personale. Invece da settembre scorso parlo di più, soprattutto con mia madre.
Quando avevo diciotto anni diciamo che erano un po’ restrittivi con l’orario. Ma credo il giusto. Se non mi avessero dato quell’ educazione che ho ricevuto magari mi sarei perso come tanti miei coetanei.
Ho scelto liberamente la facoltà di giurisprudenza dopo il liceo scientifico. Nei momenti in cui volevo mollare, dopo la laurea, e lavorare con mio padre in azienda mi hanno dato la forza per andare avanti. Adoro i miei genitori.
Spero di potermeli godere il più a lungo possibile. Non mi hanno mai fatto mancare niente.Il fatto che a quasi 28 anni io non abbia ancora una indipendenza economica mi pesa tantissimo. Il fatto che i miei genitori mi diano ancora i soldi per vivere mi pesa. Per questo a volte provo vergogna nel chiedere i soldi. Ho un profondo rispetto verso di loro.
Le uniche cose negative che mi vengono in mente, facendo riferimento al rapporto con i miei genitori, sono le seguenti:- non sopporto il tono di voce aggressivo che a volte ha mia madre;- non sopporto il fatto che mia madre a volte sia ripetitiva e mi chieda la stessa cosa più e più volte;- mio padre non parla quasi mai, sono rari i casi in cui racconta la sua giornata o viceversa chiede come sia andata la mia giornata, anche se da quando ho avvertito i primi sintomi e sono a Roma, mi chiama per sapere come sto;- non parlo quasi mai con loro dei miei problemi. Come già detto da quando sto male, parlo un po’ di più con loro perché in genere mi porto i problemi dentro senza esternarli.
Achille
Tutta la storia di Achille permette di intravedere quanto è diventato realmente intollerabile verso le piccole e grandi frustrazioni, sicuramente perché ha attivato continui e ripetuti compromessi con realtà relazionali non chiarite fin dalle prime contrapposizioni e poi trattenute ed implose.
Gli attacchi di panico hanno detto, sotto forma sintomatica, tutto ciò che Achille non è riuscito a dire verbalmente e comportalmente, sotto forma di verità, a Sara e al suo mondo delle relazioni circostanti.
ContinuaIl Garante
L’insicurezza nasce dal desiderio di essere portati mano nella mano sempre da qualcuno. Crescere coincide con il diritto di poter sbagliare per andare avanti da soli, invece che delegarsi sempre nelle mani di qualcuno.
Sembra che nel corso del tempo piu diventiamo adulti e piu abbiamo tutti bisogno di garanti… coloro che ci assicurano e rassicurano nelle scelte e nei cambi di vita, negli investimenti di cuore nelle relazioni d amicizia nel campo lavorativo..
invece che essere individui autonomi pendiamo dall’ avvallo di altri esseri che probabilmente hanno solo il ruolo di garante e di equilibrio conferitogli da noi!
Mi chiedo può la nostra esistenza essere a tal punto privata di tale libertà?
Succede al lavoro quando dipendiamo dall’ ultima parola del nostro capo, a casa quando ascoltiamo/assecondiamo un genitore/genitale o fuori casa, un compagno o un amico?
Le istruttorie hanno tempi di verifica sulla nostra persona, davvero brevi, e noi permettiamo dipenda tutto dalla parola di un nostro pari, non per ultimo pendiamo dalle labbra di uno specialista psicologo psicoterapeuta di roma eur in attesa che proferisca il fatidico via libera alle nostre pulsioni represse assecondando quel vizioso giro che ci ha portato a lui !
Con questo non critico ne giudico con superficialità il lavoro di un professionista a cui ho affidato la mia mente ma soprattutto il mio cuore e che ha il potere di vaticinio per me perchè in grado di anticipare i miei sbagli..a cui cedo consapevole quasi sempre 😉
R: Bello ció che hai scritto. Però non vorrei rappresentare per te semplicemente quel placet per esprimere le tue pulsioni represse, ma una opportunità di dialogo allo specchio, con i tuoi emisferi, la tua estetica e gli altri , che tanto ti affascinano e altrettanto ti stressano. Ma le emozioni costano ed hanno sempre un prezzo da pagare, ma rispetto al non vivere, tramite un garante, credo che ne valga la pena di prenderle nella loro insicurezza. Decidere di vivere con le proprie iniziative, insieme alle proprie insicurezze, alla paura di vivere e di sbagliare, rappresenta la Prima Sicurezza Agita .
dottore mi può prevedere anche la fine del mio morbo bulimico ?:))
R: Quando metterai da parte i tuoi garanti e riuscirai a riempirti più di te, del tuo, e dell’ amore per te, e a non temere di seguirti e di poter sbagliare, solo così avresti meno voglia di bulimia e di bulimizzarti .
La fine della tua bulimia risiede nell’ attenuazione delle tue insicurezze o dei tuoi falsi equilibri, è lì dove e quando riuscirai a dire a te stessa: non accetto più consigli da alcuno, perchè so sbagliare da sola…..
mi rassicura la sua presenza, in questa parentesi di vita la sento come un confidente non un dottore e questo è bello per me….
lei non è un garante ma un futuro Amico !
Flaminia
ContinuaMi gioco tutto: la dipendenza da gioco dell’imprevedibile Peter Pan
Gioco d’ azzardo ? Non mi manca nulla, ma in realtà vorrei perdere il vuoto con un botto di emozioni, per tutto ciò che ho e paradossalmente mi tormenta.
salve , mi racconto
Ero e tutto sommato lo sono ancora un ragazzo normalissimo al quale almeno apparentemente non mancava niente.
Una famiglia onesta sempre attenta all’esigenza di noi figli, un lavoro dignitoso con molte responsabilità ma gratificante dal punto di vista monetario che professionale , una ragazza splendida con la quale ho sempre condiviso tutto ed alla quale ho dedicato molto del mio tempo e del mio interesse senza privarmi mai dei miei spazi con amici.
Come dicevo prima apparentemete non mi mancava niente, se nonchè vuoi per una vincita per me importante a un gratta e vinci vuoi per una perdita subita dopo una rapina e che volevo rimediare o per cause a me ancora da capire ho cominciato ad entrare in mondo per me nuovo quello del gioco, non che non mi sia mai piaciuto giocare magari al lotto o a carte con i miei amici e avere il gusto di vincere ma non in maniera ossessiva come poi è andata a finire insomma ho cominciato prima in maniera di divertimento con i gratta e vinci, poi quasi continuativa ogni giorno . non trovando soddisfazioni ho cominciato a giocare alle slot anche li prima qualche euro al giorno la sera prima di rientrare poi più di qualche euro restando incollato anche ore perdendo ogni sera perchè le poche vincite non fanno testo 200, 300 euro o forse più al giorno .
Ma fin qui non mi rendevo conto di essere ormai entrato in un vortice pericoloso , però vuoi per un pò di risparmi accumulati vuoi per il mio stipendio abbastanza alto riuscivo a non accusare le perdite e continuavo .
Il tutto si è aggravato quando eliminando quasi del tutto i due vizi precedenti ho aggiuto il mio accanimento per le scommesse sportive.
Da qui in poi sono precipitato completamente perchè le mie giocate erano alte e più volte durante la giornata e ogni giorno.
Più perdevo e più alzavo la posta per recuperare e anche se vincevo non ci mettevo molto a rigiocarmeli per raddoppiare la vincita ma cosa che non avveniva mai .
Naturalmente finiti i risparmi lo stipendio non bastava nemmeno due giorni ed allora ho cominciato ad inventarmi qualsiasi cosa con i miei con la mia ragazza per recuperare qualsiasi cosa di soldi per giocare nella speranza di vincere e sanare i debiti.
Ma non funzionava e quando si è aggiuto la decisione di fissare la data del mio matrimonio e l’arrivo di spese naturalmente onerose ho deciso di fare un prestito con la banca e poi con un’ente privato di prestiti personali.
Le rate per me erano insostenibili e ormai ero in tilt non sapevo più come fare , anche perchè sia i miei che la mia ragazza erano all’oscuro di tutto.
Non ero più io pensieroso, distratto sul lavoro, nervoso preoccupato praticamente non vivevo più. Nel frattempo ho perso il lavoro quindi peggio non poteva andare . Un giorno forse oggi dico per fortuna i miei hanno scoperto le pratiche dei prestiti, allarmati si sono informati ed è venuto a galla tutto.
Mi è crollato il modo addosso , quello che avevo costruito in tutti questi anni frantumato in mille pezzi.
La mia famiglia distrutta psicologicamente e anche economicamente perchè mi hanno aiutato a sanare tutti i debiti, matrimonio saltato e lei non ne ha voluto sapere per mesi ed ancora oggi il rapporto resta difficile e complicato .
Ho perso la fiducia e il rispetto di molte persone anche se ne ho aiutate molte di queste in tutti questi anni però mi sono reso conto che di amici non ne avevo così tanti come pensavo ma questo è un capitolo a parte .
Oggi dopo tre mesi di distanza dall’accaduto posso dire che di strada ho ancora tanta da fare per ricrearmi un futuro migliore però con l’aiuto dei miei genitori che non mi hanno lasciato nemmeno un attimo da solo aiutandomi in tutto e per tutto e l’aiuto dello psicologo prof. Burdi con il quale ho intrapreso una strada di psicoterapia, ma fiduciosa, è come se fossi rinato per la seconda volta .
Io sono stato sempre una persona che non ha mai chiesto aiuto a nessuno cavandomela sempre da solo non per presunzione ma perché non mi è mai piaciuto disturbare nessuno.
Oggi mi sento di dire che se solo avessi avuto il coraggio appena avuto il sentore di quello che stava succedendo di parlare con i miei i quali sicuramente come oggi mi avrebbero capito e aiutato anche all’ ora non mi troverei in questa situazione , sono sicuro che con il mio impegno e buona volontà potrò sistemare tutto ma ho rischiato di perdere tutto , e oggi pago le conseguenze sulla mia pelle e non solo.
ciao Michele
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