Dislessia riconoscerla in tempo per superarla
Non vorrei ritrovarmi a trenta anni sapendo che sono dislessica per non poterci fare più nulla
Dislessia riconoscerla per superarla
Quanti ragazzini si sono sentiti dire dai genitori o dagli insegnanti “Non sei mai attento!”, “Impegnati non vedi come è bravo tuo fratello?” o “Sei uno stupido! Ma come fai a ripetere sempre gli stessi errori? Ti ho appena spiegato come devi fare!”.
Ancora oggi nel 2013 ci sono tantissimi bambini e poi ragazzi e poi adulti che pensano di non essere portati per la scuola o di non valere quanto gli altri perché pur impegnando al massimo le loro energie, pur studiando quanto e più degli altri i loro risultati scolastici sono scarsi.
Lo sapevate che circa il 4% della popolazione è Dislessico? La cosa incredibile è che molti non lo sanno perché ancora oggi non si fanno diagnosi sufficienti, eppure sarebbe semplice, ci sono dei segnali davvero evidenti!
Alcuni insegnanti non preparati ignorano questi segnali facendoli passare per immaturità o svogliatezza dei bambini, alcuni genitori invece non vogliono ammettere la difficoltà del proprio figlio per ottusità o stupido orgoglio! Poi ci sono genitori attenti e sensibili che devono scontrarsi con l’assurda burocrazia e non arrendersi dinanzi alle difficoltà e pretendere l’ascolto e l’aiuto a cui il proprio figlio ha diritto. Qualunque sia la ragione tutto ciò causa gravi sofferenze!
La Dislessia non è una malattia, è una difficoltà di leggere e scrivere in modo fluente e corretto, in alcuni casi è presente anche la difficoltà nel calcolo (dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia), a volte può essere presente l’una e non l’altra, a volte tutte insieme.
La lettura è un automatismo e per quanto possa apparire semplice non è detto che questo automatismo sia presente in tutti. La Dislessia non presenta deficit di intelligenza, il ragazzo dislessico è intelligente quanto gli altri, può leggere e scrivere ma non può farlo in maniera automatica, in tal modo si stanca facilmente, fa errori, perde il filo e rimane indietro.
Gli errori più comuni sono: l’inversione di lettere e numeri, la sostituzione di lettere, scrivere 2 volte la stessa parola o saltarla completamente, difficoltà a imparare le lettere dell’alfabeto, l’orologio, le tabelline, i mesi dell’anno ecc. , difficoltà a esprimere verbalmente il suo pensiero, difficoltà di concentrazione, difficoltà a copiare dalla lavagna, difficoltà a prendere nota delle istruzioni impartite dalle insegnanti verbalmente e spesso sono presenti difficoltà motorie come allacciarsi le scarpe.
Le insegnanti hanno una grande responsabilità infatti la diagnosi andrebbe fatta già alle elementari, esse dovrebbero segnalare ai genitori, che a loro volta dovrebbero rivolgersi alla ASL di competenza per eseguire delle batterie di test che possono accertare la presenza di questa difficoltà in modo da mettere in atto tutti quegli strumenti compensativi utili ad aiutare il ragazzo nel suo percorso di studi. Oggi da noi ci vogliono 2 anni di attesa per una visita alla ASL pertanto vengono accettate anche le relazioni fatte da psicologi psicoterapeuti privati. La scuola ha il dovere di mettere in atto gli strumenti compensativi.
Il problema psicologico può presentarsi in seguito a tali difficoltà (scarsa autostima e demotivazione). Chi non proverebbe disagio dinanzi ai propri compagni che riescono meglio e sono più veloci in tutto? Chi non avvertirebbe con angoscia le aspettative dei propri genitori?
Il compito di ogni genitore è di non arrendersi mai dinanzi alle difficoltà, se pensate che vostro figlio possa avere una qualsiasi difficoltà non vi arrendete neanche dinanzi a insegnanti o medici non specializzati in tale campo che vi dicono, senza aver fatto gli approfondimenti specifici, che non c’è alcun problema! Non ascoltate i parenti, non umiliate vostro figlio, abbiate pazienza e amore infiniti! Solo i test specifici possono escludere tale difficoltà!
Sono la mamma di un ragazzino di 11 anni e mi sono dovuta scontrare con insegnanti poco preparate che pur evidenziando le difficoltà di mio figlio continuavano a dirmi che era solo immaturità e svogliatezza, scarsa concentrazione e via dicendo, insegnanti a cui ho chiesto aiuto e sostegno che non mi è stato dato, insegnanti che per mettermi tranquilla mi gonfiavano i voti! Solo in prima media ho chiesto e ricevuto ascolto, ho incontrato insegnanti attente e rivolgendomi ad una psicologa psicoterapeuta privatamente sono giunta a scoprire la causa delle sue difficoltà!
Ora possiamo mettere in atto tutte le strategie utili per farlo studiare meglio! Come mamma ho passato degli anni tremendi, ogni giorno ho dovuto e devo seguire mio figlio passo dopo passo e questo mortificava lui e caricava di ansia me, eravamo entrambi stanchi e frustrati, ora lui deve volare con le sue ali perché sa che può farcela avendo i mezzi adatti e il sostegno degli insegnanti oltre che quello dei suoi genitori e del suo fratello più grande suo compagno di vita e di giochi!
Spero che questa mia lettera possa aiutare qualcuno che in questo momento sta vivendo una situazione simile, un abbraccio di cuore a tutti i ragazzi, buon lavoro e buona scuola! …ah dimenticavo sono tantissimi i personaggi famosi dislessici uno fra tutti Einstein !!!
Elisabetta
ContinuaSe vuoi legartela, stressala e non farla vivere
Istruzioni d’uso per legare nevroticamente un affetto sindrome di Stoccolma
Se vuoi legartela, stressala e non farla vivere
Istruzioni d’uso per legare nevroticamente un affetto sindrome di Stoccolma
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Chiara
Mi ha stressato per lunghi nove anni, non avevo pace per la sua gelosia, non potevo frequentare le mie amiche perché deplorevoli e tentatrici, avevo chiuso con tutti i miei amici perché oggetti di sicuro tradimento, mi son fatta relegare tra le mie mura domestiche da condividere con i miei genitori più del tempo dovuto, tanto da litigare con loro come non mai.
Al lavoro non dovevo guardare nessuno.Mi son fatta indossare il burca per soddisfare il mio carceriere talebano. Con questo uomo, se così posso definito, ho perso 10 kg e ne ho presi altrettanti in depressione.
Non c’era altra scelta, l’ho mollato, ed è stata una grande fatica per tutto lo stalking.
Ma dottore oggi perché mi manca tanto ?
Il vero problema, mi rendo conto, sono proprio io.
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Secondo la Sindrome di Stoccolma durante l’abuso o la prigionia, prova un sentimento positivo, fino all’amore, nei confronti del proprio aguzzino.
Si crea una sorta di alleanza e solidarietà tra la vittima e il carnefice. E’ evidente che stiamo parlando di una forma di attaccamento patologica dove la vittima, paradossalmente, si rende complice del suo persecutore. Le cause di tale meccanismo andrebbero ricercate non propriamente all’ interno dell’ ultimo rapporto persecutorio, bensì nella precedente storia passata.
In realtà il Suo ex compagno, si fa per dire, rappresentava e lo rappresenta ancora oggi, quell’ unica ed assoluta opportunità di ricezione di attenzioni e di attaccamento a minuziose briciole di affetto, evidentemente non concedibili da altre direzioni opportunamente chiuse dalla relazione stessa.
È evidente che Lei è una delle maggiori artefici cause di tali meccanismi e che inconsciamente se li è edificati e cercati tutti, il suo ex compagno, ha soltanto completato l’ opera che a lei mancava tanto, come effetto di collegamento alle sue reminescenze della sua epoca passata.
Un altro aspetto, infatti, potrebbe essere quello che si potrebbe rimanere legati a tali prigionie relazionali, in onore delle passate prigionie affettive famigliari, che comunque verrebbero autonomamente ed automaticamente reiterate nel presente.
Tale atteggiamento adoperato perdura anche per tutta la vita, fino a quando non decidiamo di farlo passare attraverso la “purificazione” analitica in grado di separarci da determinati meccanismi auto distruttivi.
giorgio burdi
psicologo psicoterapeuta
San Valentino parole d’ Amore grafie e lettere che fanno bene al cuore
Quando l amore conduce a se come uno psicoterapeuta
Come nella psicoterapia, ” Le Parole “ hanno il senso fondamentale nel ripristinare quegli schemi psico neuro biologici relativi al benessere e all’ equilibrio, le parole d’ amore, costruiscono, edificano ed esaltano l’essere ricollocandolo al centro dell’universo, ricordandogli la sua centralità e ripristinando la gerarchia delle priorità dell’esistenza.
Stralci di dialoghi amorosi che fanno bene al cuore :
Auguri Amore mio, perché Esisti e perché la Tua esistenza da senso alla mia, Ti Bacio tutta l’ Anima e il Tuo splendido Vestito regale vellutato
Augurissimi anche a Te, Amore mio !La dolcezza che mi pervade quando penso a Te, e quando il desiderio di vederTi si fa davvero intenso come ora, mi da la forza e il coraggio di andare avanti così, diritta verso la mia gioia nascosta che solo Tu conosci….Ti adoro !
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Quel giorno… durante la scorsa settimana… in cui mi hai detto che ero algida, gelida come neve… ricordi ?! Mi hai fatto venire in mente uno dei più bei romanzi che io abbia mai letto: Neve, appunto…Un libricino che fa parte di una trilogia di M. Fermine, devi assolutamente leggerlo se non l’hai già fatto ! , e che mi ha riportata indietro di un bel po’ di anni… in uno dei periodi più particolari ma anche tra i più sofferti della mia vita…
D’impulso, l’ho ripescato, riaperto e riletto tutto d’un fiato, riportando alla mente e al cuore le stesse, identiche emozioni che a suo tempo mi aveva già suscitato… ma pervase, stavolta, da una consapevolezza diversa !
Le tue parole, che in maniera così diretta e rivelatrice, hanno sempre avuto il pregio di far sì che io potessi osservare con distacco me stessa, mi son tornate chiare e in sintonìa con l’immagine di me: quella di una funambola che ( come la protagonista del romanzo stesso ) si tiene in equilibrio sul crinale della vita, senza calarvisi mai appieno, rinunciando anche al “ gioco della vita ” pur di non farsi contaminare e “sporcare” dalla realtà tutt’attorno…
Son talmente affezionata a quell’equilibrio instabile… solo lì, per anni, la mia anima mi è apparsa limpida e senza sensi di colpa… ma talmente triste….
“Ci sono due specie di persone” dice l’autore “Ci sono gli attori…. E ci sono i funamboli….”
Ti renderò grazie per sempre A, perché porgendomi la tua mano mi hai fatto finalmente scendere da quella fune, cominciando a vivere appieno la “mia” vita, che era lì da tempo ad aspettarmi….
ContinuaLe Favole Abbiamo tutti l immagine di una mamma che racconta al proprio bambino una favola, magari la nostra non lo ha neanche fatto, che risultati e quali danni possiamo aver ricevuto
Le favole ed il loro potenziale psicoterapeutico
Abbiamo tutti l’immagine di una mamma che racconta al proprio bambino una favola, magari la nostra non lo ha neanche fatto, che risultati e quali danni possiamo aver ricevuto ?
La maggior parte delle volte la sera, la mamma o il papà o la sorella maggiore, prima che ci addormentavamo, raccontava una favola e come una carezza rappresentava la nostra coccola per eccellenza.
Incantati , immaginavamo personaggi, colori e movimenti e noi immersi come in un cartoon tanto che quando finiva il racconto, dispiaciuti, li esortavamo che continuassero a descrivere la magica scena
Le favole rappresentano di certo una piacevole fuga dalla realtà, ma in particolar modo danno un contributo fondamentale alla struttura della vita emotiva del bambino, perché rappresentano l’ etichettamento, la rappresentazione e simbolizzazione delle pulsioni, sono fasi importanti dello sviluppo psichico dello stesso.
Nelle favole, attraverso la simbolizzazione delle angosce profonde che è alla base della nostra vita psichica, il bambino può affrontare e gestire le sue pulsioni più arcaiche.
Si pensi alla presenza della figura del lupo che simbolizza la pulsione orale, quindi, l’impulso di divorare.
A differenza del bambino, l’ adulto non sa fantasticare, in quanto fortemente aderente alle sue realtà, le vive marcatamente spaventose e per questo spesso lo conduce a non accettare, avendo un’immagine cruda dalla realtà.
Le favole stimolano i processi di riparazione, utili allo sviluppo emotivo dell’infante, perché attraverso la stimolazione dell’immaginazione il bambino può inventare finali diversi, sognare e auto produrre e modificare elementi appartenenti alla sua realtà psichica che riguardano dimensioni come l’amore, la paura, l’abbandono, la rivalità tra fratelli, la morte, la separazione.
Anche l’uso delle metafore ha una sua funzione psicologica perché queste simbolizzando i drammi e conflitti proteggono il bambino quando si proietta nella trama e nei personaggi garantendo una certa tranquillità nei processi di identificazione.
C’è da sottolineare, pero’, che ad essere terapeutico non è solo la trasmissione dei contenuti, quanto l’interazione autentica con lo sguardo, i gesti, il tatto, tra i soggetti coinvolti, perché raccontare ed ascoltare storie apre degli spazi tra il linguaggio e il corpo, spazi necessari per la crescita strutturale del piccolo.
Noi adulti dovremmo provare a raccontarci più favole, non solo per sognare e fuggire, ma per riformulare una realtà molto spesso inaccettabile.
Dovremmo poter portare la realtà più vicino alla favola alla favola e la favola nella realtà.
alessia potere psicologa
ContinuaMusicoterapia la musica è vita senza la musica la vita sarebbe un errore F Nietzsche
Psiche e musica hanno le stesse corde suonano insieme all’unisono
Durante la routine quotidiana, l’ascolto casuale di una strofa di una canzone un tempo amata attiva magicamente zone della nostra memoria fino a quel momento dimenticate.
Cosi’ come indica la frase di un testo di Jovanotti “..una musica che pompa sangue nelle vene e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi, di smettere di lamentarsi..”, la musica è soprattutto un potente attivatore di emozioni !!!
Attraverso il suono, vengono suscitate reazioni fisiologiche vegetative automatiche, quindi involontarie, come la modificazione della pressione sanguigna, del battito cardiaco, del ritmo respiratorio.
Aascoltare brani musicali per accompagnare le azioni della vita quotidiana fa si’ che la che diventi un’ottima compagna delle nostre solitudini consapevoli degli effetti che la stessa puo’ avere sul corpo e sul proprio stato emotivo.
Usiamo la musica per distrarti , per rilassarci, per creare un’atmosfera.
Tutti i momenti piu’ intensi vissuti sono associati ad una “colonna sonora”, cosi’ che nel tempo diverse canzoni assumono funzioni rievocative.
La memoria del suono è la memoria della nostra storia .
La musica in quanto rievocativa ha la funzione di attivare ricordi, proiezioni, interpretazioni, un vero e proprio stato di alterazione della coscienza, una sorta di trance dionisiaca .
La musica esalta la poesia, l’ estro, la creatività, la riflessione, il turbamento, la passione.
Produce tutta la gamma delle emozioni, dalla depressione delle marce funebri alle forme esaltanti delle musiche di Wagner.
Psiche e musica hanno le stesse corde suonano insieme all’ unisono .
andrea stefanì psicologo
ContinuaBulimia o vomiting . Mangiare per se stessi, vomitare per gli altri (Renè Girard)
L immagine del corpo come strumento per confrontarsi con gli altri I disturbi dell alimentazione tra bulimia e vomiting
I disordini alimentari sono vere e proprie disregolazioni affettive, che derivano dalla relazione con l’altro dove il corpo diventa il mezzo che regola la dialettica tra la determinazione di sé e contemporaneamente dell’altro.
AI due estremi di un continuum dei disturbi alimentari ci sono l’anoressia e la bulimia.
Qui Il corpo assume una rilevanza particolare e viene usato per colmare un senso di vuoto, di insufficienza personale e soprattutto per modulare la dimensione del confronto con l’altro. Se, pero’, l’altro scompare completamente dal proprio orizzonte referenziale, come nella solitudine, la persona avverte angosce, un senso di vuoto,spaesamento, perdita di senso, a cui seguono condotte di eliminazione del cibo per tentare inconsciamente di tenere a bada queste emozioni percepite negativamente.
Sembra quasi che il vuoto avvertito necessiti dell’alterità ad ogni costo.
Nel caso dell’anoressica, il corpo è un corpo affamato, che urla di fame e di stanchezza perché affaticato da eccessiva attività fisica o spossato da condotte di eliminazione. E’ un corpo che diventa l’interlocutore privilegiato su cui regolare il senso di sé.
La lotta continua contro la propria carne fornisce infatti la misura delle proprie capacità, della propria forza e del proprio valore, è una vera lotta per mantenere un senso di autonomia radicale senza sprofondare nel senso di vuoto.
Alla base dell’anoressia c’è la volontà di prendere le distanze da una famiglia invadenze e di affermare la propria autonomia attraverso una strenua oppositività o di ribellarsi ai genitori esigenti e con aspettative elevate.
All’ altro estremo del continuum c’è la bulimia nervosa che prende forma, invece, dal rapporto con gli altri o meglio da un’acuta consapevolezza delle opinioni, giudizi, valutazioni degli altri.
Alla base della bulimia c’è l’atteggiamento di determinare il proprio valore attraverso l’altro da cui ci si aspetta approvazione in contrapposizione al timore del rifiuto. Infatti, la paura del rifiuto o dell’esclusione è una caratteristica essenziale della bulimia.
In questi casi il timore del giudizio è affrontato attraverso la manipolazione della propria attrattività fisica, amplificando così l’attenzione centrata sul corpo, e la modificazione delle forme corporee.
Alla base del disturbo vi è l’automatismo che si mette in moto a partire da una disconferma, che genera uno stato di intensa attivazione emotiva.
Nella misura in cui dall’esterno si ricevono disconferme queste vengono direttamente riferite al proprio corpo aumentando da parte della persona bulimica la focalizzazione negativa su di esso ed un senso di negatività personale.
E’ come se il rifiuto riguardasse l’intera vita della persona.
Per far fronte a queste emozioni che i bulimici vivono, emozioni collegate agli esiti e alle aspettative di confronto, ma anche all’assenza dell’altro, essi manipolano la propria percezione corporea attraverso il binge eating, le condotte eliminative, ma anche attraverso la dieta e l’intensa attività fisica.
A differenza dell’anoressia il senso che definisce la relazione con gli altri non è la radicale separazione e autonomia, ma la necessità della loro approvazione.
Seguendo la teoria cognitiva comportamentale,trovare nel proprio corpo un nuovo centro da cui differenziarsi permette di non avere piu’ bisogno degli altri per una definizione di sé .
andrea stefanì psicologo
Espandere la coscienza per ridurre lo stress. MBSR Mindfullness Based Stress Reduction
Tecniche per abbattere lo stress per educare al presente di se e delle situazioni
Lo sapevate che esiste la clinica per la riduzione dello stress ?
Si trova negli USA, ma da alcuni anni anche qui in Europa si sta diffondendo il protocollo terapeutico MBSR ( Mindfullness Based Stress Reduction ) ovvero Riduzione dello Stress basato sulla Piena Coscienza.
Il protocollo, che si svolge, nella versione piu’ lunga, lungo un arco di 8 setttimane, ha come obiettivo quello di sviluppare, nel partecipante al corso, la propria capacità di attenzione al presente : la piena coscienza.
La piena coscienza, è un’attenzione di tipo particolare, caratterizzata da due attitudini fondamentali:
-è priva di giudizio di valore sul presente,
-accoglie tutto cio’ che è nel presente cosi’ com’è, eliminando sin dall’inizio le interfenze legate alla proprie aspettative, che generano stati di ansia e stress e cosi’riducono la nostra capacità di reagire in maniera adeguata.
Sembra che alcune ricerche scientifiche abbiano potuto in effetti dimostrare l’efficacia di tale approccio sulla riduzione dello stress su un campione significativo di pazienti.
Il percorso, che prevede per altro un’interazione di gruppo, si proprone, attraverso una serie di esercizi semplici, di sviluppare nel partecipante la presenza al proprio corpo, la presenza alle attività svolte normalmente in modalità automatica, come mangiare, camminare, guidare, e la presenza al proprio modo di percepire la realtà e di interagire con essa.
Lo sviluppo della capacità di osservazione delle proprie reazioni, dei propri pensieri, spesso automatici, ma in grado di generare stati di stress profondo, rinforza la capacità di autoguarigione del partecipante che acquisisce alcuni strumenti per difendersi dai meccanismi insidiosi che conducono allo stress e/o alla sua somatizzazione.
Dott.ssa Laura C.
ContinuaIl bullismo dei professori
I pedagoghi del disturbo come fabbricarsi in classe una malattia
Può la scuola, il luogo più sicuro dopo la famiglia, paralizzarti mente e gambe tanto da creare attacchi di panico o addirittura portarti a pensare al suicidio?
Il bullismo a scuola continua ad essere tema ricorrente della quotidianità, ma non parlo del bullismo comune fatto da innocenti adolescenti disturbati, ma ahimè, da insegnanti.
Un genitore manda a scuola il proprio bambino pensando al suo futuro assicurandogli una formazione che gli permetterà di muoversi liberamente tra la gente, sul luogo di lavoro, in una qualsiasi situazione a contatto con la gente, ed invece incontra insegnanti che formano al contrario, non svolgono il loro lavoro per passione ma per guadagno, demotivati, senza professionalità, saccenti e nessuna propensione di comprensione per l’ adolescenza, arroganti e a volte pieni di cattiveria.
Giorno dopo giorno la tua autostima viene divorata dal sentirti guardata da un piedistallo, col solo intento di lasciarti sentire un’incapace, piccolo piccolo, mai all’ altezza della situazione e ti chiedi allora che futuro potrai mai avere se non sei in grado di far funzionare la tua testa come dicono loro.
Sei una capra, vergognati, non sei fatta per stare a scuola, resta a casa invece che riscaldare la sedia ed occupare il banco. Quante volte queste frasi hanno riempito il mio cervello tanto da farlo friggere dalla rabbia.
Ho sempre pensato che la scuola fosse fatta per tutti, un diritto per noi ed un obbligo per gli insegnanti di farci accedere alle conoscenze. Ma mai avrei pensato di odiarla così tanto e di realizzare che fosse infondo per quei pochi simpatici eletti.
Se fossimo nati già colti, che motivo avremmo di avere gli insegnanti ? O sono invece gli insegnanti che questo non lo hanno mai inteso o non hanno mai capito, nella cultura delle differenze, che ognuno di noi è un diverso, quanto è diverso o diversamente abile ogni insegnante non in grado di comunicare, né di capire un grammo di psicologia adolescenziale.
Quale formazione hanno ricevuto certi insegnanti che picchiano gli alunni o li umiliano con epiteti e parolacce da scaricatori di porto al punto tale da farli ritirare in tanti dalla scuola ?
Che formazione e quale compito il ministero della pubblica istruzione ha dato loro, quello di costruire dei fabbricanti di malattia ? Perché mai non li controlla ? Questa è cultura? Desiderare ogni giorno di non voler tornare in classe e vivere la classe come luogo di umiliazione e di angoscia con la voglia di farla finita ?
Gli effetti postumi ? Ti guardi attorno e ti fai mille problemi, cominci ad essere realmente la persona che loro avrebbero voluto che fossi, un totale fallito. Allora di cosa stiamo parlando, della scuola come formazione al fallimento ?
Ogni giorno di scuola io ho scoperto sempre qualcosa di negativo di me, prima della scuola non lo sapevo di essere un difetto vivente, avevo un’ idea un po’ più positiva di me.
Ed oggi invece balbetto, poi domani ho paura della gente come se dovessi fare con loro delle interrogazioni, e addirittura di interloquire con il panettiere, perché impaurita dallo sbagliare a pronunciare semplici parole, le ripeto mille volte tra me e me prima di entrare nel negozio per poi balbettare comunque.
Oggi non so più muovere correttamente le gambe, perché l’incertezza si è impossessata di me come un demone, è talmente grande che diventa panico dal non riuscire ad attraversare la strada, gli spazi aperti, ad uscire da sola bloccata in questo inferno, miei cari professori, avete vinto voi , odio la scuola, odio la vita, ma odio innanzitutto voi.
Rosalba
ContinuaPsicologia e religione, Il “boom” degli incontri buddisti in occidente
Psicologia della religione e della spiritualità la meditazione per incontrare se e l infinito
L’ondata di successo che la cucina giapponese e le danze orientali hanno avuto in Italia, ora sta investendo anche un nuovo settore di interesse per l’Occidente: Il Buddhismo, come tradizione meditativa a valenza religiosa.
Spinti da un forte bisogno di profondità, ma anche da una semplice curiosità e desiderio di novità, molte sono le persone che si stanno affacciando a questa pratica, partecipando con cadenza bisettimanale alle due ore di preghiera nei luoghi di culto.
Alla base di questo comportamento religioso c’è la meditazione che non implica la ricerca di un risultato o di un profitto, ma un modo per comprendere e illuminare la mente, rivelandola a se stessa.
Il “Nam-myoho-renge-kyo” rappresenta, infatti, la preghiera che nel Buddhismo viene recitata ed intonata davanti alla pergamena “Gohonzon” al fine di ottenere nel tempo un cambiamento interiore positivo.
Si dice che la preghiera venga rivolta alla pergamena e non al Buddha perché quest’ultimo considerato imperfetto come tutti gli esseri umani, quindi non una divinità.
In realtà, con la preghiera, che ricorda come la vita sia governata da una legge di causa-effetto, viene invocato un potenziale presente in ogni essere vivente.
Perché come è scritto nel testo dello psicoterapeuta Kopp, “Se incontri il Buddha per la strada uccidilo”, nessun uomo è piu’ grande di un altro.
A questo punto sorge spontanea una domanda.Ci sono,quindi, dei punti di contatto tra questo comportamento religioso e la prassi psicoterapica?
Si’, entrambe consentono l’accesso a nuove forme di consapevolezza e ad una mutata percezione del sé, degli altri e del mondo, riducendo i limiti convenzionali del corpo e dei ruoli sociali entro cui il senso dell’io era stato confinato.
alessia potere psicologa
ContinuaLa vita su una tela
La vita è un’ arte fatta di colori, dal nero maschio intenso, al porpora regale, al rosso sangue, al grigio cupo ombroso, alle delicate sfumature femminili dei pastelli
La vita è una Tela, di colori se ne aggiungono sempre di nuovi e molte volte di vecchi, e il valore dell ‘opera d’arte consiste nel riconoscere l’ insieme di tutte le tonalità che la compongono, dal nero maschio intenso, al porpora regale, al rosso sangue, al grigio cupo ombroso, alle delicate sfumature femminili dei pastelli.
Il sol desiderio di voler eliminare uno di questi colori, deturperebbe la gestalt, la storia di se e dell immagine, creata con fatica con sacrifici e slanci di luminosità pirotecniche.
Tutto colora la nostra esistenza, in un balletto continuo tra figure protagoniste e sfondi imprevedibili.
Dovremmo poter dire che sono belli tutti i colori della nostra esistenza e che così non sarebbe, se non per la complementarietà delle situazioni, per il buio e la luce delle sfumature che fanno l’ armonia nella cornice dell’ insieme.
Non ci sarebbe nulla da rinnegare, tanto meno da ritoccare del dipinto che siamo, di ciò che viviamo o che abbiamo vissuto con i colori più faticosi da guardare e pesanti da sopportare, così come siamo, siamo il nostro capolavoro.
Non dovremmo permettere a nessuno di ritoccarci o di ritoccare altri, dovremmo poter dire, che se non fosse questo o quello, non sarebbe autentico e meraviglioso.
Come la tela, la vita è come un frutto che affonda la linfa nelle sue radici profonde e sommerse e immerse nel putrido concime e nel fango, da divenire frutto e profumo meraviglioso. Dedicato ad e .
giorgio burdi
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