Settimanale Psicologo : Diamo un Nobel a Google
Google ha cambiato la nostra vita, sottoscrivi la petizione dello Studio BURDI
DIAMO UN NOBEL A GOOGLE,
GOOGLE HA CAMBIATO LA NOSTRA VITA
FIRMA LA NOSTRA PETIZIONE.GRAZIE GOOGLE.
Una iniziativa Ideata e firmata Studio BURDI.
Collegati e firma la petizione su
www.googlenobel.it
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GOOGLE HA CAMBIATO LA NOSTRA VITA
rendendoci persone più libere e connesse col resto del mondo. Ha distrutto barriere tra paesi, lingue, culture, migliorando la qualità di vita di più generazioni. Proponiamo l’istituzione di un Nobel per le Telecomunicazioni per assegnarlo a Google.
Firma ora la nostra petizione !
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : La vita relazionale armoniosa
L’amore e la fiducia sono due elementi indissolubilmente intrecciati se non sono fini a se stessi ma a vantaggio della complicità di coppia
Nei primissimi anni di vita, quando il bambino si trova tra le braccia della mamma, inizia a sviluppare il futuro linguaggio affettivo sincrono che rappresenterà da adulto negli scambi con il partner.
La qualità del futuro linguaggio affettivo sincrono o asincrono, dipenderà prevalentemente dalle competenze affettive della mamma.
Tale linguaggio non si impara, si apprende attraverso questa relazione.
Durante il corso della vita si potrebbe solo affinarlo o complicarlo, dipenderà molto dalla capacità di prendere consapevolezza di determinati linguaggi, strutturando un bisogno ed una azione di modificazione su determinate modalità concepite come non funzionali.
A tale scopo però necessita la maturazione del bisogno di saper mettere in discussione innanzitutto se stessi e non solo gli altri.
E’ nel contatto fisico ed emotivo tra la mamma, o caregiver, e il bambino, attraverso quindi il toccare e l’essere toccato, l’ attenzione alle sensazioni date e percepite, al guardare e all’essere guardato, che creeranno le occasioni per sviluppare le capacità di SENTIRE se e l’altro come modo per alimentare la fiducia in se e negli altri.
I SORRISI e gli ABBRACCI della mamma, rappresentano gli strumenti più potenti di una comunicazione analogica formativa e funzionale per lo sviluppo delle competenze affettive del bambino.
La sinergia futura all’ interno di una relazione amorosa, dipenderà molto dall’ alimentazione del bambino, di questi fattori.
Molto spesso viene erroneamente data più importanza all’ alimentazione da cibo, che alla cura della sinergia come descritta.
Tale processo avverrebbe in una modalità empatica connaturata tra la mamma e il bambino dove il compito della mamma consisterebbe nella sua capacità o meno di sintonizzarsi con se e con il figlio.
Tali fattori interiorizzati dal bambino, determineranno in seguito la sua qualità della futura relazione amorosa.
La capacità di fidarsi della figura che si è preso cura del piccolo, determinerà la fiducia in sé e nelle relazioni nella ricerca di intimità e di affetto.
Capita a volte che questo tipo di esperienze non siano adeguate, ad esempio in presenza di una madre che risponde troppo spesso più ai bisogni fisici del bambino che a quelli emotivi, indurrebbe disturbi sulla sfera del comportamento alimentare.
In tali occasioni, il bambino non si sentirà adeguato per come è, ma svilupperà la convinzione che l’amore bisogna faticarselo, impegnandolo, in una corsa per dimostrare sempre qualcosa agli altri o seguendo la via della perfezione corporea, cercando di compiacersi gli altri pur di essere amato.
Traslato sul piano sessuale quando il figlio avrà modo di vivere momenti di intimità, il timore di deludere e di non piacere caricherà di paura questi momenti trasformando la sessualità su una dimensione meramente relazionale, depauperando la sua spontaneità pulsionale, indispensabile per una sana relazione e serenità sessuale.
Francesco R.
Settimanale Psicologo : LA BELLEZZA
La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla, e ogni mente percepisce una diversa bellezza. David Hume
E d’un tratto desiderò d’esser vivo. Non solo colori intrappolati in linee e forme di un’altra mente e cuore, ma immagine viva di sè stesso.
Lì nella sala occhi estasiati in sguardi adoranti, ammirazione, venerazione. Tutti parlavano di bellezza, dei suoi canoni, di emozione vibrante, palpitante. Parlavano proprio di lui, dell’arte.
Si concentrò in quegli sguardi, si ritrovò in essi riflesso come in specchi.
Come può pelle mai sfiorata dalle mani di un amante, esser bella?
Di che luce potranno mai brillare occhi che non conoscono il dolce perdersi nello sguardo amato? Che non hanno mai cercato imploranti la luna, la luce pallida della speranza nel domani.
Come posson sorrisi intrappolati nelle linee eterne di un dipinto, che mai hanno regalato gioia, risvegliare intorno a sè un tal clamore.
Immerso nei pensieri, guardava il volto dell anziano signore che stringendo a sè il nipotino cercava di indicargli la via della bellezza nei tratti del suo volto.
E si incantò, si perse fra le rughe di quel viso eroso dal tempo, nei suoi candidi capelli, nel sorriso cosi sgraziato che gli copriva metà volto, e in quegli occhi, pieni dei colori dell amore..delle sfumature di tutta una vita, dei grigi del dolore e del giallo dei ricordi felici di una intera esistenza, trovò la bellezza.
Francesco R.
Il Ringhia Mod
Istruzioni per l’uso su come difendere il proprio territorio psicologico e non
Ringhiare metodo naturale per una sopravvivenza coatta.
Agli esordi della mia carriera universitaria, attraversavo un periodo forti insicurezze e di poca maturità, un periodo difficile derivante soprattutto dalla scarsa conoscenza di me e delle mie potenzialità.
Fu in quel periodo che i compagni o colleghi di corso mi affibbiarono il soprannome di “Ringhio” e, confesso, mai etichetta fu più calzante!!
Ma perchè proprio Ringhio e non Fuffi ? Certo sono consapevole del fatto che entrambi sono nomi adatti ai nostri amici a 4 zampe ed ovviamente sono nomi “parlanti” ovvero esprimono un po la caratteristica, il comportamento dell’animale che li “veste” e, come compresi allora, non ero e non sono ad oggi un tipo che chiamereste Fuffi!
Quindi, continuando il nostro ragionamento, chiediamoci perchè il nostro cane può trovarsi a ringhiare:
beh in primis come tutti sanno è una forma di protezione del territorio, è una forma di protezione verso se stesso, è un avviso, del tipo “Stai attendo, non avvicinarti o ti stacco una gamba, quant è vero che non mi chiamo Fuffi!” in sintesi è la rappresentazione di una costrizione, ovvero è la forma comportamentale che deriva da una catena legata ad un muro, legata a sua volta ad un collare, che ne vincola i movimenti; ne viene limitata così qualsiasi possibilità di difesa, non si lascia altra possibilità all’animale che ringhiare, perchè sa che presto o tardi dovrà combattere, ergo non esiste altra via di fuga.
Spesso la nostra vita è circondata da invasioni di campo, ovvero da qualcuno che fa un giro nel nostro territorio, ci fa una bella pipi, lo marchia e lo macchia e se ne va via; lo fanno spesso gli amici, quelli che non si preoccupano di noi intimamente ma che ci usano;
lo fanno alcune persone nelle relazioni quelle che dicono che ci voglio bene ma poi ci lasciano per l’ennesima novità, le persone lo fanno, a volte lo facciamo noi stessi a noi stessi, rinunciando a spazi vitali intimi.
Le situazioni difficili della vita, le relazioni e le opinioni delle persone che ruotano nella nostra vita formano un anello, formano il collare l’importanza che noi diamo, il grado di influenza che hanno per condizionare le nostre scelte,il nostro umore creano la catena a completare l’incastro , un pizzico di senso di colpa , per non ferire nessuno ed il gioco è fatto , il cane è in catena!!! Fuffi è fregato!
Ci siamo riusciti è bastato pochissimo, un abbassamento dell’autostima , un momento difficile, qualcuno che non ci ha voluto bene ed il gioco è fatto .
Ho compreso nel tempo che rendersi conto di essere in catena è veramente difficile, la gente mediamente guaisce, opss volevo dire si lamenta ma non cambia anzi, con il tempo, piuttosto tende accorcia la catena, tende a ridurre il proprio grado di libertà;
Uno dei miei affetti più cari si è lasciato morire, perchè dopo tanti anni in catena anche le carezze erano diventate per lui bastonate anche il sole era fonte di dolore.Allora no, qualcosa non va bene, qualcosa non quadra, nel mondo di Fuffi in catena c’è un sistema che non funziona!
Le relazioni si determinano nella vita di tutti noi ed inducono involontariamente a dei compromessi ma non è detto che ci si debba annullare per gli altri, siano essi marito, figli, genitori o altro e che ci si debba metter da parte in toto per il fine ultimo del bene altrui o ancor più grave abbandonarsi al flusso semplicemente per non essere giudicati, etichettati o soprattutto per non essere lasciati soli, eh si perchè è questo quello che più fa male, la paura, la paura che gli altri non ci vogliano bene più ;
rimanere soli se non sottostiamo a regole morali non scritte definite e contestualizzate dalla società nella quale viviamo è un rischio troppo grosso che non possiamo correre!
Bene, allora che si fottano io non ci sto , io ho deciso di ringhiare e di farlo anche sentire, io ho necessità di dire esserci perchè lo devo a me stesso.
Allora che si fotta anche Fuffi chiamatemi Ringhio, perchè ringhio ogni volta che qualcuno entra nel mio territorio senza il mio permesso, ringhio ogni volta che qualcuno che dice di Amarmi minaccia la serenità d’animo che sto cercando di costruire e che cerco di mantenere giorno dopo giorno, ringhio perchè la mia individualità è importante perchè senza di questa non mi amerei e ne morirei.
Ringhiare significa esserci, significa dare e pretendere rispetto, significa dire alla vita:”fatti sotto sono pronto”, ringhiare significa darsi opportunità,
tranquilli non morderete mai nessuno, perchè la catena seppur presente non sarà mai corta, ringhiare a volte, è l’unica scelta che hai per una sopravvivenza coatta!
Francesco R.
Settimanale Psicologo Roma : IL COLORE DELL’ANIMA
Un uomo non può cercare sè stesso in uno specchio, nè negli occhi degli altri.
Un uomo non può cercare sè stesso in uno specchio, nè negli occhi degli altri.
Può sentirsi nei propri gesti, in quegli impeti improvvisi che guidano il corpo. Quel suo agire al di là dei pensieri.
Il riflesso della sua anima è in ciò che fluisce, nelle parole non cercate di uno scrittore che riempiono pagine bianche, come un fiume in piena trabocca dagli argini senza porsi domande.
La vita è una serie infinita di riflessi.
Meravigliosi, come i colori che riempiono il mondo, che sfumano le espressioni di un viso e le stagioni.
Colori che emozionano, esaltano, contrastano nei giochi di luci ed ombre.
Ma il giallo di un girasole non è il colore della luce, nè del sole, nè il pigmento dei tuoi occhi.
E neanche il girasole, paradossalmente, è giallo.
E’ tutti i colori tranne che quello, che è solo respinto, riflesso.
La luce è bianca, ma si colora d’ arcobaleno in ogni cielo.
Giocosa trasformista, ricorda però la propria essenza al di là dei mille colori di cui si veste.
La nostra anima, come luce, sa tingersi d’arcobaleno, camaleontica presenza in ogni cuore, ma che rammenti il meraviglioso, unico colore di cui brilla. Che ne respiri il profumo, inebriandosi di sè.
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : Odio e amore unità opposte di un unico sentimento
L’odio è un ripudio primordiale che l’Io oppone al mondo esterno per proteggersi da fonti di dispiacere.
Odi et Amo
Odio e amore : unità opposte di un unico sentimento
Considerate come due facce della stessa medaglia, l’aggressività e la libido sono state ampiamente studiate da Freud che nei suoi testi ha sottolineato l’importanza degli aspetti individuali e biologici di queste due pulsioni.
L’odio è un ripudio primordiale che l’Io oppone al mondo esterno per proteggersi da fonti di dispiacere.
Ad analizzare, invece, l’aggressività in termini di odio come stato affettivo profondo dell’essere umano, consistente in sentimenti di avversione, collera e ostilità nei confronti di una singola persona o di un gruppo sociale è stata Melanie Klein.
La stessa ha teorizzato il suo pensiero a partire dall’ambivalenza affettiva creata da questi due sentimenti e ne ha sottolineato il ruolo svolto dagli aspetti relazionali, aprendo il discorso psicoanalitico al sociale.
L’odio in quanto sentimento non è eliminabile, ma è possibile, invece, imparare a gestirlo evitando che emozioni estreme ad esso associate si traducano in componenti dalle conseguenze catastrofiche.
E’ possibile assolutamente risolverlo lì dove si mantiene e si riconoscere la capacità di voler mantenere il contatto con la realtà invece che con il complesso elaborato mentale che se ne fa.
Quando si odia si guarda molto spesso in faccia il pensiero più che la persona, si guardano gli effetti devastanti su di se, effetti sicuramente il più delle volte attenuabili quando è preferibile vedere negli occhi l’ oggetto a lungo mentalizzato.
Molte delle difficoltà da odio come molte esasperazioni da amore, si oggettivizzano e obiettivizzano, decidendo di entrare in contatto con la realtà.
L’ emozione dell’ odio risulta essere altrettanto importante e utile per la delineazione del livello di sopportabilità e per la difesa del proprio istinto di sopravvivenza. In effetti esso esiste come reazione fisiologica contro l’ attacco e la contaminazione da atteggiamenti distruttivi e devastanti.
L’emozione dell’ odio pertanto va considerata paritaria e dignitosa come quella dell’ amore, ed hanno carattere difensivo e protettivo della persona.
E’ evidente peò che vanno distinte emozioni come reazioni oggettive da quelle mentalizzate e soggettivizzate . Per entrambe le emozioni, pe ritrovaree un sano equilibrio, sarebbe opportuno domandarsi se sono reazioni pertinenti e in sintonia con il senso di realtà o elugubrazioni mentali di un disagio personale più generalizzato.
Odiare o amare a prescindere risulta essere indicatore di un disagio.
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : La passione per te
si nutre di lacrime non ha mai fame mangia ricordi frullati di pensieri
La passione per te
gente come noi
che ama la gente
anzi l’adora
da tuffarsi nei dolori dell’ anima
nei conflitti, tra spigolosi traumi
può esserci masochismo
o è amore
abbracciare le croci altrui
c’ è una dedizione per l’uomo
come uno speleologo
per le profondità
ma se lo fai come tecnico
sei molto lontano
come uomo
sei molto vicino
vulnerabile equilibrio professionale
equilibrista sul filo della parola
del gesto, delle sensazioni e delle emozioni
quando le accogli
ti commuovi, ti coinvolgi, piangi, ridi
se le senti senza partecipare
come puoi capirle
sei da solo,
se non ti accompagna e non dice
e quando entri
rischi di legarti al suo dolore
a chi era un tempo
e tu invece la vedi proiettata nel futuro
più forte di oggi
perchè se vuole
saprai come sciogliere i suoi nodi
ma resiste,
il suo dolore la coccola
si nutre di lacrime
non ha mai fame
mangia ricordi
frullati di pensieri
flussi di parole tutte uguali
a volte la strattoni
le vorresti far provare
il tuo slancio per la vita
e ti prende dentro e ti tocca oltre
arpeggia l’anima
suona una musica nota
la osservi
e ti guardi allo specchio
per quante cose simili
hai curato e sofferto
la vedi lontano
come brillerebbe
tu sai cosa dire, come fare, dove andare
ma la senti lontana da se
allora vorresti fonderti
confonderti
coinvolgerti
da strapparla dal buio
quale elevata partecipazione
per poter cambiare
ti senti padrone di mille risposte
e lavori come un chirurgo
per intercettare
il suo nervo affogato
la sua parte forte
ma non puoi farci nulla
se non lo vuole e non dice
allora puoi farti male
afferrandola con forza
perchè non ceda al baratro
e ti fa male
vederla venire e allontanare
è un rischio tutto da correre
salvarle la vita
la vorresti amare,
odiare, graffiare
per farla svegliare,
per farla arrabbiare
per farla reagire
come ami la vita
tuffandoti dentro
per portarla fuori
delicatamente da non farle male
petali confusi tra le spine
fedele al buio
ma turbata dalle emozioni
potresti diventare suo rivale
se le cambi la vita
se non comprende
che l’ Adori così come è
Bella così come è
e non vorresti cambiare nulla di se
se non toglierle il pianto
e farla tornare alla vita
che splende.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA SCRITTURA TERAPEUTICA
Nella scrittura ci sei totalmente tu
Ti capita un giorno di prendere una penna, un foglio tutto bianco, e in quel momento non sai nemmeno perché lo fai, ma la scrittura inizia magicamente a ricomporre pezzo dopo pezzo il puzzle caotico della tua vita. Tanti ricordi, ferite che anche il semplice tocco del pensiero riporta al dolore. Fatti insignificanti, situazioni senza senso, o dense di pathos, sembrano trovare posto in un disegno che solo in seguito possiamo ritrovare.
Lo stesso Steve Jobs ricordò in un discorso agli studendi di Stanford:
“Certamente all’epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all’indietro. Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro.
Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa – il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita.”
La scrittura terapeutica, autobiografica vi aiuta a ricollegare quei puntini, a estrapolarne un senso. E’ un viaggio interiore che apre ogni cassetto svelandone i contenuti, ridando alla nostra mente e al nostro cuore un’armonia perduta.
Risolleverà la polvere del passato in un viaggio a ritroso in cui ci ritroveremo faccia a faccia con ogni sentimento ed emozione, con tutte le nostre paure ma con il coraggio di guardare in faccia la realtà, di non temere il nostro riflesso nello specchio, di accoglierlo anzi con amore ed accettazione.
Il ritorno lungo le strade del passato questa volta ci aprirà nuove vie, affascinanti oppurtunità, liberi da sensi di colpa, forti di una vitalità sepolta negli anni e riemersa con rinnovato vigore.
Come una piantina, riscaldata dai raggi del Sole, nutrita, dissetata, torneremo a vivere come l’uomo o la donna che prepotenti chiedono ascolto in noi e non si arrendono.
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : Dedicato a tutte le Stelle che si credono sassi
Quando l analisi come nell amore per l altro nel tortuoso percorso conduce alla luminosità di sé
una grande lezione di vita…grazie nick vujicic
Dedicato a tutte le Stelle che si credono sassi
e che non vorrebbero più brillare
Ho incontrato una stella
mi ha detto, io sono la notte
non brillò più
sono un sasso
sospeso nel cielo
mentre dentro ho l’ inferno
ma io vedevo il calore
che riscaldava tiepido un po’
e che non si era perduta
pian piano ho scavato
ed ho incontrato il suo magma
Ora si sta riaccendendo il Tuo fuoco sospeso
giá brillo di Te
perché Tu brilli di me
fino a quando i tuoi propulsori
esploderanno di luce nel cielo
e Brillerai tutto di Tuo
Stella mia
AUGURONI Brillanti
giorgio burdi
Continua