
Cyberbullismo
Articolo pubblicato sul mensile Vero Salute (giugno 2014) riguardo al tema “Cyberbullismo”
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Settimanale Psicologo Roma : COME SOPRAVVIVERE AD UN NARCISISTA
Ma non so fare a meno nè di lamentarmi, nè di piangere, ma anch’ io ho un bisogno quasi smisurato di lui
Come sopravvivere a un narcisista
Ma non so fare a meno nè di lamentarmi, nè di piangere, ma anch’ io ho un bisogno quasi smisurato di lui
Ti senti single in coppia? Hai l’impressione che il tuo compagno non sappia comprendere i tuoi stati d’animo e leggere le tue emozioni? Ti giudica troppo emotiva ed esagerata nelle reazioni, quando invece è lui che obiettivamente non coglie la gravità della situazione? Hai la sensazione che sia avvolto da una barriera impenetrabile sulla quale l’emotività rimbalza? Molto probabilmente hai affianco un narciso, che non è proprio un “fiore di personalità “.
Ma infondo siamo anche noi che lo rendiamo e lo costituiamo tale, per il bisogno che possediamo, e per la forma avvincente e la subdola venerazione ed attaccamento che nutriamo verso di lui.
Contrariamente a quanto si possa pensare la personalità narcisista non è solo quella plateale, che ha bisogno di stare al centro dell’attenzione, di continua ammirazione, attratta da fantasie illuminate di successo; ne esiste una versione molto più subdola e difficile da diagnosticare a un occhio non adeguatamente preparato, che è il narcisista ” inibito”, che ha tra le altre caratteristiche quella fondamentale di rifuggire ruoli da protagonista e di avere una sensibilità troppo elevata, che chiameremmo nel gergo comune “permalosità”.
A prescindere da ciò, la finalità di questo articolo non è di diagnosticare un profilo di personalità oramai fin troppo diffuso anche a causa della società individualista e competitiva nella quale viviamo, ma chiarire a chi vive a stretto contatto con un narcisista cosa può fare e soprattutto cosa “no” per gestire questa relazione senza farsi distruggere psicologicamente. – Non sperate di cambiarli o non aspettatevi che chiedano scusa. Sono convinti di avere ragione, perciò non fanno autocritica, devono avere l’ultima parola. Lasciategliela.
– Sul lavoro, niente aspettative. Non pensate di essere compresi per ciò che fate, per il tempo che dedicate, per la fatica, tutto gli è dovuto e non è mai abbastanza. Siete voi che dovete essere assertivi, presidiare il vostro spazio, difendere i vostri diritti.
– Non badate alle loro giustificazioni. La colpa è sempre degli altri e criticarli può avere un effetto boomerang; piuttosto seguite i vostri obiettivi lasciandogli la scena.
– Non fatevi manipolare. I narcisisti sfruttano la vostra capacità di empatia per ottenere il massimo. Smettete di sentirvi in debito. Fate ricorso alla rabbia ma a quella assertiva: i narcisisti suscitano inevitabilmente rabbia ma è controproducente lasciarsene sopraffare ma anche reprimerla e rimuginarci sopra. Difendete le vostre convinzioni e siate irremovibili nelle vostre scelte ma attenzione, non diventate come loro, egoismo genera egoismo.
-Prendete il buono che c’è in loro, spesso tendono a imporre la loro volontà, ma spesso sono anche divertenti e possono avere buone intuizioni. L’importante è mantenere la propria capacità di indipendenza.
L’unico modo per creare gli anticorpi è non avere bisogno di lui e non sviluppare meccanismi di dipendenza. Non pensare che lui cambierà per amore, non succederà mai, per questo non bisogna rinunciare al lavoro, alle amicizie, agli interessi, non bisogna sacrificare le proprie autonomie.
Questo vale sempre, in ogni coppia, ma nel caso del narcisista è indispensabile. Come è indispensabile sapere che il narcisismo nasce come difesa, come cura per una ferita affettiva nata probabilmente durante l’infanzia, che più tardi può diventare una vera e propria malattia, un delirio di onnipotenza e autosufficienza.
Stare accanto a un narcisista significa capire quando la frustrazione lo spinge verso una pericolosa deriva che porta alla depressione o addirittura alla dipendenza da sostanze considerata una ‘cura’. Paradossalmente è proprio la caduta narcisistica a rappresentare l’unico spiraglio di salvezza per la propria personalità, di fatti il narcisista accetta l’aiuto psicoterapeutico solo quando vive una fase transitoria di forte depressione narcisistica.
alessandra grasso
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LO SCULTORE
Per modellare la tua vita, disponi dei tuoi o dei pollici altrui ?
LO SCULTORE
Avete mai provato a modellare l’argilla? Ad affondarci dentro le mani, percependone la morbidezza, la plasticità e l’ umidità propria della materia informe? É malleabile se é umida, puoi creare tutto ciò che vuoi, puoi trasformare, con le mani, le tue idee in scultura. Se è secca e rigida come la mente, non ci ricavi nulla.
La metamorfosi delle forme plastiche architettoniche della materia, attraverso la metamorfosi e la malleabilità mentale mentale .
Puoi fare di te ciò che vuoi, se lo vuoi, sotto i tuoi pollici .
Chi cambia é un artista, rimette a nudo la materia e rincomincia, rimpasta riprende ed rincolla idee, acqua, intuito e fango, si sporca, si lava, si imbratta, si terge il sudicio, si asciuga e ammira come la propria vita assume forma, l’ appropriata plasticità e gestalt, se l’ Artista sei tu di te stesso.
Chi non da nuova forma alla propria vita , non vive.
Noi siamo gli scultori di noi stessi, quel pollice affondato nella malleabile plasticità della materia della nostra vita, delinea il il nostro percorso.Percorso che il piu delle volte prende la strada dei pollici altrui.
C’è qualcosa di magico in questo: poter creare dal nulla, solo con la tua mente, attraverso le tue mani.
È un po’ come vivere. Scegli tu come farlo, come plasmare la tua vita, dal nulla. Inizialmente non hai niente, un pane di argilla, un nome, e poi ti ritrovi tra le mani una scultura, la tua vita.
Capita che a volte non è esattamente come l’avevi pensata, che quei precisi pensieri e desideri non hanno trovato realizzazione, hai modellato nel modo sbagliato, forse a causa di mani ancora poco pratiche nel gioco della vita.
Ma l’arte ci insegna che l’errore e l’imperfezione conferiscono bellezza e autenticità alle nostre opere, e allora cosa c’è di più bello del creare qualcosa di proprio ed unico, inimitabile, spesso imperfetto, ma gelosamente nostro, quale l’opera d’arte della nostra vita ?
“Ti ho plasmato dal fango e ne ho fatto il mio capolavoro”: Nella Genesi Dio si pone come l’ Artista che plasma se stesso nel capolavoro della sua creazione, l’Uomo. Lo creò a Sua immagine e somiglianza, come la rappresentazione speculare di sé.
Noi siamo e dovremmo essere quel pollice che affonda nella malleabile plasticità della materia della nostra vita. Non lasciare che altri pollici la deturpino.
Non permettere agli altri di derubarti dell’opera d’arte che sei e di plasmare i tuoi tratti al posto tuo, ma soprattutto non giustificare la loro volontà o l’ incidente di farlo.
Adesso prova a sperimentare quello che ti ho detto.
Prendi un pane di argilla e, a tuo piacimento, plasma ciò che vuoi. Mentre lo farai, ti accorgerai di poter fare altrettanto con la tua vita, perché solo tu sai quali solchi le tue dita vogliono scavare.
Sei l’artista della tua vita!
giorgio burdi
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settimanale Psicologo Roma : Studio BURDI sul mensile ‘ VERO SALUTE ‘
Ragazzi caduti nella Rete
Studio BURDI su “VERO SALUTE” Mensile, anno 8, n° 6, Giugno 2014 – In Edicola –
CADUTI NELLA RETE
Ragazzi in rete : come riuscire a proteggerli da pornografia, stalking….
Violazione della privacy, immagini erotiche e stalking. I pericoli legati a Internet sono tanti: conoscerli è il solo modo per tutelare I nostri figli.
Servizio di Alessia Bottone, con la consulenza del dottor Giorgio Burdi, psicologo e psicoterapeuta a Roma
Un miliardo di tweet negli ultimi tre anni. Duecento milioni di profili linkedin.Piú di un miliardo di utenti facebook attivi.Sono solo alcune delle statistiche che coinvolgono il mondo dei “social”, limitandoci a’quelli più diffusi.
Condividi, clicca, metti “mi piace”e commenta: pochi semplici passi per diventare protagonisti della Rete ed essere notati, cliccati e, perché no, anche un po’invidiati.
Iscriversi e partecipare non sempre è’frutto di una decisione ponderata, bensì di una scelta che si ritiene obbligata. Il messaggio ricorrente è chiaro, se non sei in Rete non esisti.
Se gli over trenta stanno imparando che condividere troppe infornazioni personali online puo rivelarsi una pessima scelta, non si puo dire la stessa cosa per I giovani naviganti italiani, the hanno trasformato lo sharing, il selfie, e la comunicazione virtuale in un’attività full-time.
Secondo il Rapporto Censis del 2013, l’evoluzione digitale della specie, ben il 75,6 per centro dei giovani italiani tra I 14 e I 29 anni è iscritto aFacebook e questa percentuale va inquadrata all’ interno di un altro dato ancorapiil emblemati: il 90,4 per cento dei ragazzi utilizza Internet più o meno abitudinariaraente.
È indiscutibile, Internet rappresenta un’ottima opportunità di apprendimento e di informazione ma è anche vero che agli utenti meno esperti manca la capacità necessaria per rendersi conto che, quando la condivisione è virale, rischia di diventare incontrollabibe, che un adulto che si propone in webcam chiedendo informazioni personali e parlando di sesso non è punto di riferimento, ma un grave pericolo per la propria salutee incolumità ……
Per ovvii motivi si rimanda all’ edicola
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Settimanale Psicologo Roma : ASPETTANDO GODOT
Se decido ci sono, se non decido mi logoro
ASPETTANDO GODOT
Se decido ci sono, se non decido mi logoro
Vivo tutti i miei giorni aspettando Godot, dormo tutte le notti aspettando Godot.
Ho passato la vita ad aspettare Godot.
Nacqui un giorno di marzo o d’aprile non so, mia madre che mi allatta è un ricordo che ho, ma credo che già in quel giorno però
invece di poppare io aspettassi Godot.
Nei prati verdi della mia infanzia, nei luoghi azzurri di cieli e acquiloni,
nei giorni sereni che non rivedrò
io stavo già aspettando Godot.
L’adolescenza mi strappò di là,
e mi portò ad un tavolo grigio,
dove fra tanti libri però,
invece di leggere aspettavo Godot.
Giorni e giorni a quei tavolini,
gli amici e le donne vedevo vicini,
io mi mangiavo le mani però, non mi muovevo e aspettavo Godot.
Ma se i sensi comandano l’uomo obbedisce, così sposai la prima che incontrai, ma anche la notte di nozze però, non feci nulla aspettando Godot.
Poi lei mi costrinse ed un figlio arrivò,
piccolo e tondo urlava ogni sera, ma invece di farlo giocare un po’,
io uscivo fuori ad aspettare Godot.
E dopo questo un altro arrivò,
e dopo il secondo un altro però, per esser del tutto sincero dirò,
che avrei preferito arrivasse Godot.
Sono invecchiato aspettando Godot, ho sepolto mio padre aspettando Godot, ho cresciuto i miei figli aspettando Godot.
Sono andato in pensione dieci anni fa, ed ho perso la moglie acquistando in età, i miei figli son grandi e lontani però, io sto ancora aspettando Godot.
Questa sera sono un vecchio di settantanni, solo e malato in mezzo a una strada,
dopo tanta vita più pazienza non ho,
non posso più aspettare Godot.
Ma questa strada mi porta fortuna, c’è un pozzo laggiù che specchia la luna,
è buio profondo e mi ci butterò,
senza aspettare che arrivi Godot.
In pochi passi ci sono davanti,
ho il viso sudato e le mani tremanti,
e la prima volta che sto per agire, senza aspettare che arrivi Godot.
Ma l’abitudine di tutta una vita,
ha fatto si che ancora una volta,
per un momento io mi sia girato,
a veder se per caso Godot era arrivato.
La morte mi ha preso le mani e la vita, l’oblio mi ha coperto di luce infinita,
e ho capito che non si può, coprirsi le spalle aspettando Godot.
Non ho mai agito aspettando Godot,
per tutti i miei giorni aspettando Godot, e ho incominciato a vivere forte, proprio andando incontro alla morte,
ho incominciato a vivere forte, proprio andando incontro alla morte.
claudio lolli
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Settimanale Psicologo Roma : INTERVISTA A DIO
Impariamo ad abitare noi stessi per ospitare gli altri.
Intervista a Dio.
Ciò che vale di più non è ciò’ che avete nella vita, ma la vita stessa
In una sera di primavera ero in campagna, solo e pensieroso, appoggiato ad un albero , all’improvviso una luce forte illuminò il mio spazio..
era Dio che mi chiese se avessi il desiderio di intervistarlo, la prima cosa che feci fu di rassicurarmi se avesse avuto un tempo sufficiente per ascoltare le mie domande e dopo un suo sorriso di risposta,
gli chiesi: Cosa ti sorprende dell’umanità?
E Dio rispose: voi tutti pensate con ansia al futuro dimenticando il presente così che non vivete né il presente né il futuro,
vivete la vita come se non doveste morire mai e morite come se non avesse vissuto mai
vi stancate presto di essere bambini e avete fretta di crescere e poi vorreste tornare bambini
perdete la salute per guadagnare i soldi e poi i soldi per recuperare la salute
All’improvviso avvertì una forte energia avvolta intorno alle mie mani, erano le mani di Dio che stavano prendendo le mie!
Mi venne in mente un’altra domanda: Che lezioni di vita desideri che i tuoi figli imparino?
E lui rispose..vorrei imparaste che non si può costringere nessuno ad amarvi, ma che potete lasciarvi liberamente amare
che ciò che vale di più non è ciò’ che avete nella vita, ma la vita stessa,
E che non è bene paragonarsi agli altri, e che la persona ricca non è quella che ha di più…
che bastano pochi secondi per aprire ferite nelle persone che si amano e molti anni per sanarle
che ci sono persone che vi amano profondamente, ma che non sanno come esprimere o mostrare sentimenti
e che due persone possono vedere la stessa cosa in due modi differenti
ma la cosa più importante è di imparare a perdonare gli altri e se stessi
e che io sono sono sempre qui con voi, SEMPRE
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Se Sono Vero, gli Altri Vanno al Giusto Posto
Se ti manco, ti manchi. Se ti ritrovi,
mi trovi
Se sono vero, gli altri vanno a posto
Se mi manco, tu mi mancherai. Se mi trovo, tu mi troverai.
Se imparo a riconoscere le mie sensazioni ho il dovere di rispettarle.
Solo sapendolo fare lo sapranno fare gli altri, è l’esercizio dell’educare, educhiamo gli altri a noi.
Facciamo sì che gli altri ci conoscano davvero per quel che siamo.
Spesso il timore di risultare sgraditi o di non venire accolti ci porta a considerare le sensazioni che gli altri potrebbero provare, dimenticandoci delle nostre che sono lo strumento più autentico di cui possiamo disporre.
Se sono vero e resto fedele a questo mio sentire, gli altri sapranno occupare rispetto a me il giusto posto.
Quante cose non hai detto? Devo poter mantenere un canale aperto con le mie emozioni e saperle raccontare, saperle dire nei gesti, nelle azioni.
Devo “sentirmi” e “farmi sentire”.
Se ti accorgi che gli altri valicano troppo spesso il tuo confine è perché quel confine non lo hai mai saputo definire.
Non esistono relazioni che non siano costruite sulla base di un confine che non è limite bensì identità.
Se non mi riconosco come posso pretendere che gli altri lo facciano?
Lo spaesamento che spesso ci rende angosciati non è forse il nostro mancarci per cui sono portato a sentire l’ altrui mancanza?
Se mi manco, tu mi mancherai. Se mi trovo, tu mi troverai.
Impariamo ad abitare noi stessi per ospitare gli altri.
Non dobbiamo restare ospiti di noi stessi. Che ognuno prenda il proprio posto, che ognuno lo sappia riconoscere, se poi vogliamo che anche gli altri ci riconoscano .
Sara
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settimanale Psicologo Roma : L’ ASSOLUTO DELLA PROPRIA VITA E IL RELATIVISMO DI CERTE RELAZIONI
Potrebbe essere fondamentale imparare a relativizzare il ruolo di certe relazioni
L’ assoluto della propria vitae il relativismo di certe relazioni.
Potrebbe essere fondamentale imparare a relativizzare il ruolo di certe relazioni
Diceva Anthony De Mello che dobbiamo imparare a riconoscere che il presente è perfetto cosi’ com’è…
Che mistero enorme dietro questa semplice frase.
Eppure cerchiamo spesso di cambiare la nostra situazione, gli altri che ci stanno intorno e che non si relazionano con noi come vorremmo.
E se certe volte lasciassimo che le cose fossero cosi’ come sono? E semplicemente imparassimo a coltivare e a preservare quel giardino rigoglioso che ognuno di noi ha dentro di sé?
Invece a volte basta una piccola contrarietà, una mancata conferma, e noi lasciamo che quel giardino si trasformi in una foresta incolta, inguardabile ai nostri occhi…
Potrebbe essere fondamentale imparare a relativizzare il ruolo di certe relazioni nella nostra vita, anche quando si tratta di persone a noi molto vicine.
Cerchiamo di mantenere sempre uno sguardo lucido su noi stessi, concediamo agli altri la libertà di essere come sono e a noi quella di scegliere se partire o restare, ma se decidiamo di restare facciamolo senza dimenticarci di quanto è vasta la realtà, al di là delle nostre 4 mura, e quanto possiamo ancora scoprire su noi stessi e le nostre risorse.
Laura
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Settimanale Psicologo Roma : LA PASSIONE, UN DOLORE IRRINUNCIABILE
La passione non viene, si è predisposti e la si cerca.
La Passione, un dolore irrinunciabile
Il tradimento, è un richiamo urlato alla relazione.
Passione, dal greco pathos, paschein, patologia, soffrire, emozionarsi. Per i greci è la forza emotiva dionisiaca.
Lasciamo perdere ora l’ etimologia della parola, empiricamente sappiamo che chi passa da questa condizione, sa quanto sia tremendamente devastante e volutamente affascinante un tale vissuto.
Esattamente non sa dove sta andando, ma é certo che piace andarci.
Per la passione puoi rimetterci la faccia, la pelle, la progettualità, sai che rischi grosso, credi così tanto che non freni, anzi, acceleri, senza alcun interesse per le conseguenze, procedi a marcia diretta come uno che saprebbe ciò che vuole, ma in effetti non lo sa fino in fondo, e di lì a poco si confonderá, se non impatterá prima con la sua situazione, perchè trova nella sua emozione il fascino della sua libertá mancata, forse mai vissuta, per via di certe relazioni che si trasformano in arresti domiciliari e in quell’ emozione passionale il tempo e il proprio spazio, si ha l’ impressione che vengano riattuati.
Abbiamo bisogno di sognare, di pulsioni, passioni che ci riscaldino e ci portino lontani dai ruoli, dall’ agenzia di servizi, attivata attraverso il solo proprio impegno.
Siamo fatti tutti così, nessuno escluso, non é una rassegnazione, ma una verità da accettare per sapere in tempo cosa fare.
La passione non viene, la si cerca.
La si cerca nella normalizzazione, nell’ obsoleto, quanto più si é assuefatti dal senso del dovere, più insistente si fa il suo bisogno.
Quando più l’ ordinario é spento, tanto più accesa si fa la voglia di evasione.
Attenzione all’ ordinario, a quando tutto é tranquillo e regolarizzato dove tutto sembra normale, da poter dire, non me lo sarei mai aspettato.
A questo punto allora, chi sarebbe abilitato alla relazione ? Chi è sul chi va la, chi non da nulla per scontato, chi sa mettersi in discussione e in gioco, chi non si stanca mai di meravigliare.
Le cose accadono quando meno te le aspetti, in certi casi ci sarebbe da domandarsi, ma allora tu dov’ eri ? Affaccendato, in miliardi di cose inutili, ma intanto non c’eri.
È le cose accadono quando noi non ci siamo e non siamo più presenti li dove eravamo.
Si diventa sordi alle grida di aiuto, e di là a poco, é quasi certo, si attiva il bisogno di passione.
La passione soddisfa quel bisogno di comunicazione, di empatia, di ascolto, di accudimento, di attenzioni di tenerezze, di emozioni e di complicità, di attenzioni affettive sensuali e sessuali, di poesia, direi tutt’ altro che agenzia di servizi.
Come si fa a rinunciarvi ?Chi nella coppia non é in grado di prevenire e pensare a tutto ciò, si auto condanna al tradimento.
Bisogna saperlo per prevenirlo e non é affatto vero che una volta accaduto non si può più tornare indietro, perché poi alla fine il tradimento altro non é che quel richiamo urlato alla relazione, in alte occasioni non ascoltato.
Il tradimento, è un richiamo urlato alla relazione.
Ogni passione ha il tempo che trova per poi lasciar il passo ad una nuova, a discapito di quella precedente, e contempla una successiva.
Resta una progettualità che se resa complice perdura nel tempo.
giorgio burdi

LA FELICITA’ È NEL MICRO INFINITO
La felicità è nel micro infinito
Bisognerebbe chiedersi scusa
per tutte quelle volte di assenza
o di distrazioni da se.
Un alito di vento
tra la luce del sole,
nella penombra
danzano le tende,
mentre le mani ondeggiano
sulle classiche note
dell’ avorio di un piano
sospiro, per la semplicità
di questo istante fugace
calmo, puro, sereno, semplice,
ogni cosa esiste
solo se fai caso
non sei tu a farla esistere
esiste solo se
attento ci sei
raccogli diamanti
in una aria insignificante
ogni istante é denso
in apparenti vuoti
di continui intensi,
la complessità è in naturali presenze
o in intense assenze
quanta armonia luminosa,
in un fascio roteante di raggi di sole
che mi sfiora il viso
di un sorriso di un eterno bambino, In questo paradiso, dove il tempo non è mai sfuggito, In un capriccio di una donna
del vento che mi scosta i capelli
e nell’ aria che mi accarezza gli iridi
tutto appare scontato,
nell’ abitudine che ci avvolge, la complessità è nei semplici atomi, c’è una geometria semplice, ma potente e complessa, nei pilastri di roccia trasparenti, in tutto ciò che ci sfugge e ci sorregge
Bisognerebbe chiedersi scusa
per tutte quelle volte in cui non facciamo caso, dove le nostre assenze ci fanno perdere il volo, il nuoto o il passo, le giuste parole, o le rotaie, per le distrazioni che ci allontanano e ci deragliano da noi.
Leggo fra le righe,
ascolto oltre le note,
assaporo il gusto dei dettagli,
vedo oltre chi pone i confini
ascolto il rumore del silenzio, mi rilasso nel caos, mi esalta il silenzio
sento oltre il confine del contatto,
profumo i miei ricordi
sento ciò che vedo
ascolto ciò che tocco
tocco ciò che penso
intuisco ciò che provo
Sono felice se
il particolare non diventa scontato, se il globale non mi assorbe, se esisto dentro ogni dettaglio, dentro ogni punto ed in ogni istante, tutto da gustare, sono felice fuori, solo se mi osservo come mi muovo nel mio micro infinito
giorgio burdi