
Settimanale Psicologo Roma : LA DIETA MIGLIORE
È la percezione della linea, che diventa curva in una preoccupazione, o sono i pensieri che trasformano la geometria corporea
LA DIETA MIGLIORE
È la percezione della linea, che diventa curva in una preoccupazione, o sono i pensieri che trasformano la geometria corporea ?
Facciamo diventare relativi o assoluti tutti coloro che desideriamo che ci rappresentino.
Ci sovrapponiamo sul loro riflesso e ci vediamo magri o macroscopici a seconda dei nostri bisogni di adeguamento di pieno o di vuoto.
Desideriamo gli altri in modo onnipresente, come dei vuoti da riempire, o in relazione dei nostri pieni, cerchiamo di privarci smagrendo, per le zavorre accumulate.
Il disturbo alimentare può far riferimento a questo tipo di mentalizzazione del sentirsi gonfi – pieni , vuoti – assenti.
Siamo in estate e il bisogno di indossare una certa linea tipo, ha comunque a che fare con la dualità di questo immaginale pieno – vuoto.
L’ estate è il periodo di stacco e di riposo, avvertiamo la necessità di spensieratezza alleggerimenti, di disfarsi dalle pesantezze.
Le preoccupazioni eccessive per le bucce d’ arancia o per la cellulite o per la pancia, hanno maggior peso relativativamente all’ autostima corporea e ai suoi costrutti.
Anche dopo una dieta si avverte la sensazione della presenza di una zavorra ancora da eliminare, come se il peso eliminato non bastasse mai per sentirsi bene con se stessi.
Una dieta andrebbe fattaconsiderando la presenza delle proprie pesantezze mentali.
Al peso corporeo corrisponde sempre un peso mentale da trattare.
Tanto più fisicamente ci sentiamo pesanti, tanto più ciò rimanda ad un groviglio mentale non facilmente e immediatamente riconoscibile .
Per indossare una certa linea stabile, consona e soddisfacente, e poter far prendere il volo al proprio benessere è necessario alleggerire la “mongolfiera” dalle zavorre.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Roma : DEDICATO A CHI È UN VERO AMICO
Il coraggio di vivere senza difese
DEDICATO A CHI È UN VERO AMICO
Il coraggio di vivere senza difese.
Se nella nostra vita scoppiasse un incendio, vedremmo di quante sagome, di pezzi di carta, cenci e scenografie essa sarebbe costernata e di quanti pochi piccoli diamanti e Platini luccicanti rimarrebbero a farci compagnia e se non restasse proprio nulla, allora realizzeremmo che il vero problema siamo noi.
Spazzeremmo via anni, a masticare, alzare il gomito, di fracassi, rumori, con contorni di biasimanti pettegolezzi a non far finta di nulla e che i problemi e le responsabilità sono sempre degli altri, mai le proprie, e i problemi altrui non sono mai dati da sapere.
Il verità fa finta di nulla, l’ ipocrisia, fa finta di tutto.
Esiste una cultura popolare del nascondimento, anche se poi il popolo sa già sempre tutto , ma quello che realmente si pensa non merita mai la luce, sarà per opportunismo, ma chi è vero, spesso spiattella, rischia di andar va o viene lasciato solo con alcuni, ma il non detto resta, è subdolo, e resta per puri interessi.
Il dolore brucia personaggi di cartone che ci attorniano, ne lascia in piedi pochi, spazza dalla nostra vita figuranti di ricotta, rimangono solo i fondamentali, come il sale, lo zucchero, la farina.
Sono poche quelle persone che ti restano accanto se hai un problema, una tristezza, scopri all’ improvviso un popolo in fuga e sono pochi ma importanti quelli che ti vengono incontro, sempre mescolati alla folla, come un mare che sulla spiaggia si ritrae e lascia sul bagna asciuga della sabbia. solo certe stelle di mare, le sue perle e cavallucci marini.
Dinanzi al concentrato della vita, scopriamo amici di compensato, sagome di veline colorate che come ombre si dissolvono e ricompaiono in cene di cortesia, sul filo del ‘ mi potrebbe essere utile ‘, opportunisti latitanti fatti di titoli di cenere.
Ho imparato, come mai, ad apprezzare la luminosità di rapporti schietti, ma discreti, senza difese e quanto mi mancano, quando intorno c’è il vuoto. Li potremmo solo trasformare, ma quanta affanno se non sono così, liberi e fluidi. Riconosco che certi fenomeni sono unici e irripetibili e se son fatti cosi, non richiedono alcuna fatica.
Ho imparato, che i rapporti senza difese, vanno difesi, perche sono rari speciali, irripetibili e per essere così, non è un atto di debolezza mettersi a nudo, ma un obbligo di crescita oltre che di coraggio e di maturità, è comunque una dura conquista che va blindata e custodita gelosamente.Essa non va contaminata col nulla, va difesa, anche se di per se è pericolosa, perché si osa, ci si affida e ci si fida.
Ma per avere rapporti veri in cui davvero credere, è fondamentale essere autentici, ed in un rapporto vero, e proprio perché è vero, può accadere davvero di tutto, ci si può sentire vulnerabili.
È il più grande atto di fiducia e di amore affidarsi, consegnarsi, temendo di sentirsi vulnerabili. Questa è la condizione del divenire del rapporto vero.
Nelle finzioni, nel far finta di nulla, uno non sa di esserlo, ne è inconsapevole, come se gli appartenesse uno stile di vita, nella sua vita fa in modo che non gli accada più di tanto, a volte nulla, è stantio, ripetitivo, un copia incolla per anni, un bivacco, fa uno sforzo continuo nel tirare avanti.
Chi si Mette a nudo, dice la verità su come è fatto, lusinga attrae, ma ciò lo spaventa, perché la verità potrebbe sconvolgere, far giudicare, far scappare. L’essere veri è molto più importante del restare nell’ inganno, il suo contrario rappresenterebbe la fine di un rapporto di plastica, un vinile che si spacca e non si legge.
Un rapporto può essere un diamante o un origami, a seconda che si è senza difese o con .
Chi si sconcerta dinanzi al vero dell’ altro , erroneamente si crede così tanto diverso .
Certe verità rivelate sono i più grandi atti d’ amore, si confessano come atto estremo di fiducia e di consegna all’ altro, da pensare di poter rincominciare su fondamenta autentiche, ma possono essere esplosioni deflagranti.
Lasciamo che vengano fuori le ipocrisie perché la verità è sempre in agguato, prima o poi spazza rapporti come sabbia e se si ha un pizzico di coraggio e se la verità regge, il rapporto si salverebbe perché si fa plinto.
I rapporti veri, se fossero spontanei, sarebbe tutto più semplice, ma il più delle volte vanno trasformati, ricercati, non sono affatto gratis, vanno sofferti e pagati con un certo prezzo, perché scoprirsi è sia ad alto rischio, ma anche l’ unica opportunità di avere vere storie senza fine.
Credo, e ne sono fermamente convinto, che nell’ essere veri, ne valga davvero la pena rischiare, anche perdendo la speranza che i depositari dei nostri e dei loro segreti, possano restare tali, con l’ unica magra consolazione, che in certe occasioni, ci abbiano almeno creduto.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Roma : LA SERENITÀ È SAPER DIR BASTA AI SENSI DI COLPA
La felicità è di chi sa e sa cogliere il cuore delle cose
LA SERENITÀ È SAPER DIR
BASTA AI SENSI DI COLPA,
è di chi sa, e sa cogliere il “cuore” delle cose.
Ognuno fa e da quello che può. Bisogna accettare se stessi e gli altri, i propri confini i propri limiti conoscibili, per ciò che si è e ciò che si riesce a dare.
La key word per la serenità è saper ACCETTARE. Basta recriminazioni , perfezionismi, obblighi.
Si può essere felici del nulla, del noi, vivere del qui ed ora con progetti propri, senza aspettative, gioendo per la strada che si percorre e non per la meta da raggiungere.
La vita va vissuta nel suo percorso, guardando attentamente e godendo la strada, la meta è arrivismo, sorpasso, competizione, rincorsa verso le aspettative, anticipazioni delle frustrazioni, la percorribilità della strada può essere la felicità stessa. Sottolineare il costruttivo del passato, non lascia rancori e lo recupera nel presente.
La felicità è fatta di un abbraccio rasserenante, di un sorriso, di un dialogo profondo, che tu da solo comunque sai fare.
La felicità è di chi sa cogliere il cuore delle cose, legge tra le sillabe, in una qualsiasi ruga, nella curva di un sorriso o nella lacrima delusa, o in chi spontaneo esplode la sua risata con gratuite sensazioni.
La felicità è fatta di idiozie, gag, risate e dialoghi con estranei al mercato o all’ ateneo, di battute che rendono fratelli, uomini sconosciuti, dai negozi ai marciapiedi, alle piazze.
La felicità è fatta, se negli attimi ci sei dentro, non se ne resti fuori se vivi solo di ricordi o di rancori, di rabbie, o di odii.
Chi è residente nel passato si tormenta il presente, prepara il futuro per la guerra, e ogni pessimo ricordo protratto o prorogato mette radici a disturbi, incattivisce, insatanisce, mentre il presente ansima ed aspetta cambiamenti sul monito del passato.
Non resta quasi mai il ricordo di ciò che si è detto o fatto, ma restano sempre le sensazioni profonde date e ricevute, ed esse sono per sempre.
L’ eterno è nelle sensazioni, la vita è nella presenza nel presente, se vuoi che lasci tracce e continue scie indelebili eterne di serenità.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Roma : PSICOLOGIA POSTURALE
Carattere e Postura
PSICOLOGIA POSTURALE
La postura influenza le emozioni o le emozioni influenzano la postura?
Secondo Sherrington la postura accompagna il movimento come un’ombra.
I principali studiosi che hanno verificato la correlazione positiva tra processi psichici e somatici sono stati Reich (“armatura muscolare e caratteriale”) e Lowen (studioso di psicobiogenealogia).
Entrambi hanno individuato che i vissuti ed i bisogni del bambino in fase di crescita hanno poi influenzato la postura degli stessi durante le successive fasi di vita.
I principali bisogni emotivi che possono essere compresi attraverso una lettura posturale sono: il bisogno di accudimento, di riconoscimento, di sostegno, di indipendenza e il bisogno ricevere informazioni coerenti da parte dell’ambiente, quindi il bisogno di non sentirsi manipolati.
Considerando che l’essere umano è allo stesso tempocorpo e mente , ciò significa che lo sviluppo emotivo, cognitivo e motorio non sono processi separati, ma vanno di pari passo, per cui possiamo evidenziare che le stimolazioni da parte dell’ambiente hanno una valenza fortemente emozionale.
Quando si parla di stato emozionale ci si riferisce alle reazioni a seguito di informazioni derivanti dall’esterno che producono le sensazioni fisiche gestite sia dal sistema sottocorticale del cervello che dalla corteccia cerebrale.
In tale ottica è facilmente associabile l’idea che le emozioni sono modulate e modulano anche il tono muscolare.
In sintesi, si può affermare che l’acquisizione degli schemi motori/posturali che avviene durante lo sviluppo dell’essere umano a partire dalla primissima infanzia, sia correlata fortemente all’esplorazione dell’ambiente ( esplorazione non asettica, ma con connotazioni psico/affettive ) .
alessia potere
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LETTERA ALLA MIA COSCIENZA
Ho imparato ad ascoltarmi proprio quando nessuno mi ascoltava
Lettera alla mia coscienza
Mia cara coscienza, tu mi ricordi di essere un uomo e a volte molto meno, ma tutto quello che io sono, è molto complesso per me capirlo, perché sono un essere umano.
Ricordo da bambino, furibondi litigi e percosse tra i miei, a due anni che piangevo solo sotto un tavolo, ero invisibile, come lo ero in classe quando il mio maestro mi prendeva per i capelli e imprecava che ero inutile.
Ero invisibile a tredici, quando sono scappato via per tre giorni col treno sul primo binario, e a 17 anni, quando il mio prof che spiegava la matematica in barese, mi ha bollato, perché ero un “terrorista”, ma rappresentavo l’ istituto, mentre i miei continuavano a darsele per me, sono andato via lontano per due anni con un missionario sognatore.
Cento esami e a botta di vendemmie ed autostop, notti insonne e sol leone a divorare pagine e occhiali, graduatorie mistificate, ho sempre aborrito raccomandazioni .
La mia rabbia governava, ma non ho ho mai smesso di amare, cercavo di capire gli altri, e poco me stesso, ho imparato ad ascoltare tanto e a prendermene cura, ho tentato di insegnar loro sempre ad essere se stessi, e a battersi per le proprie follie, forse anche per le mie stesse incomprensioni e follie subite.
Mi son sempre chiesto quale fosse il labile confine tra il bene e il male, ma ho sempre fatto in modo che il primo prevalesse. Ho rinunciato a posizioni, mi sono lasciato usare, non ho quasi mai odiato nessuno, ed ho imparato a dire la mia e a battermi con fatica per essa.
Ho scoperto molte volte di essere tradito, ma seguivano solo la loro strada, senza permessi, e per molto tempo ho spesso subito le strade altrui.
Cara coscienza, non ho mai scelto target, griffe o convenzioni o consensi sociali, ho lottato sempre contro il consueto, l’ obsoleto e lo scontato, e il non detto, ho fatto del dialogo e la parola il mio skipper, ho imparato a non tacere ad urlare, a remare contro, ad essere sempre contro corrente quando non poteva essere, seguendo non chi litiga e consiglia, ma chi tace e non ha parole.
Ho imparato ad ascoltarmi proprio quando nessuno mi ascoltava, a seguire sempre la mia stella, il mio faro e con coraggio e tempra non mi sono mai mai e poi mai arreso, con le ginocchia sempre sbucciate, mi sono rialzato, prendendomi per mano, proprio quando non c’era mai la mano Tesa di alcuno, e mi son rimesso con fatica sempre in piedi e con grinta in cammino.
Ho scoperto che molte scelte si fanno e si può amare solo per coraggio e molte altre solo per paura, e se la paura lascia traumi, è solo per sfinimento, come il buio della notte ti fa cadere e sbattere i fianchi alle pareti in incidenti domestici.
Ho cercato sempre il bene, ho lottato per esso, ho fatto molto del bene agli altri per istinto e convinzione, ma ho imparato che il bene proprio è anche importante, a volte può essere un compromesso e in quelle volte fa il male altrui.
Mia cara coscienza, quanti ne ho risolti, accuditi custoditi, protetti, ma restavo trasparente ed ora non faccio più caso, non mi interessa tanto, se ero o no una stampella, fino a quando ho lasciato il mio ruolo, la mia mano, ho anche lasciato, per ricordarmi e ricordare che esistono ed esisto.
Mia cara coscienza, ho chiesto poco alla vita, ma ho preso tanto, ho preso poco dai tanti che non mi hanno veduto, ho preso tanto dai quei pochi per i quali ero per loro un assoluto.
Ciò che la mia coscienza mi rimprovera, ed è un fottuto paradosso, è che a volte ho dato molto a chi mi ha dato molto poco, ed ho dato molto meno, a chi mi ha dato davvero tutto, forse perché non mi aspettavo ormai più nulla.
Chiedo perdono per i miei bui, a quei tali ai quali sono risultato un ingrato, un pazzo, non in grado di farcela, un indegno, un vigliacco, uno stronzo non voluto, d’ aver dato l’ impressione di voltar loro le spalle, ma ci ho sempre messo l’ anima, ho sempre amato, ma ho imparato anche, ahimè, a non condividere e me ne rammarico, sarà perché dalla vita ho imparato a difendermi, a sopravvivere, a sapermela cavare da solo e a trovare sempre soluzioni, ma questo può essere in poche circostanze, solo un grosso difetto e una desolante e ormai deludente giustificazione,
e che non mi chiedano perdono, ma piuttosto scusa, perché sicuramente io l’ ho permesso , tutti coloro che non hanno mai fatto caso del tempo e della mia vita loro dedicata.
Pur avendo lottato e sofferto tanto, tanti mi hanno invidiato, con me sono sempre in discussione, si ha sempre la sensazione di essere spesso in sospeso e di volersi di continuo riconciliare con la vita.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Roma : LAUREATI IN SENSI DI COLPA
Cura nell’ altro ciò che si desidera curare in se
LAUREATI IN NIENTE, MA IN SENSI DI COLPA
Due o tre lauree possono non servire per ottemperare ai sensi di colpa. Che cosa è un senso di colpa ? È quell’ atteggiamento di appartenenza dovuta, non volontaria, al prossimo .
È sinonimo del dovere e del senso di responsabilità frutto di un legame, un atto dovuto, in una condizione priva di piacere.
È un conflitto logorante che teme molto il cambiamento, anzi lo auspica parecchio, ardentemente, ma lo teme per la sua lacerazione.
Il motore primo del senso di colpa è il senso del dovere che affonda le sue origini in meccanismi condivisi di accudimento di sofferenze. A volte a questo tipo di senso di colpa, non c’è rimedio .
Dire è peccato, mi dispiace, non posso tirarmi indietro, oltre che rappresentare il più elevato senso di estrema umanità, rappresenta il rinnegamento di se stessi, la propria mancata realizzazione, un sacrificio elevato di se, la propria immolazione.
Quando predomina l’ altruismo sul senso del proprio narcisismo, resta il plauso di un consenso sociale, e ammesso che resti questo, per quanto relativo possa essere, tutto naviga a discapito della realizzazione personale.
Per senso di colpa si fanno molte cose non desiderate, contraddittorie, immonde per accudire l’ altro, oltre ogni logico principio.
Le vecchie generazioni statisticamente ne sono più condizionate rispetto alle nuove da un tale meccanismo, forse per fattori post bellici educativi dove la conquista era solo basata sulla rinuncia, rispetto ad un contesto sociale nuovo che offre molti più benefit e pertanto meno senso del sacrificio
Ma questa interpretazione è una cazzata.
I meccanismi più profondi sono legati a ciò che avremmo voluto ricevere in termini di attenzioni affettive, e le stesse le diamo in quelle circostanze legate al senso di colpa.
Chi dalla vita ha ottenuto con fatica, ha fatto gavetta, vive di sensi di colpa .
Cura nell’ altro ciò che avrebbe desiderato curare in se.O meglio vede nel senso di colpa il prolungamento da se all’ altro, di un bene che in passato non ha ottenuto.
Tutto complesso. Tutto assurdo . Che balle, Andrebbe curato . Non bisognerebbe vivere di sensi di colpa , ma di amore autentico per se e per gli altri.
Si potrebbe vivere per la propria realizzazione e pur avendo le idee molto chiare, invece si convive molto inesorabilmente con esso.
Il senso di colpa più devastante, quello dinanzi al quale sembrerebbe non esserci rimedio, è imbattersi in condizioni generalizzate legate alla salute.
Non voler avere senso di colpa in tali circostanze è sperimentarsi come un “omicida” .
Rappresenta il vortice dei vortici che indurrebbe a commettere qualsiasi comportamento o condizione non desiderata, logorandosi da un senso di colpa ad un altro a catena. Che macello.
Quanto può essere talmente complicato comprendere dall’ esterno, un tale meccanismo, non vivendolo in prima persona, e quanto può essere invece molto facile giudicare, se non si guarda da questo punto di vista .
Si è piuttosto risentiti, offesi, un po’ complici, più che della persona in se, di quell “omicida”, privo del senso di accudimento e di responsabilità , perché le persone in oggetto sono considerate estranee .
Comunque sia è un obbligo per se stessi ed un puro atto d’amore per la propria persona, liberarsi dai sensi di colpa e chiedersi continuamente scusa, piuttosto che chiederlo solo agli altri.
giorgio burdi

VEROAMORE
VEROAMORE
Non esiste il sesso, ma la Persona
Dedicato a chi Ama
e a chi non ancora,
il corpo esesegue il desiderio e l’ emozione dell’ anima
È l’amore emozione a far battere il cuore e a dare il ritmo alla pulsione sessuale
È il desiderio specifico, verso chi ti dilata le prospettive, a lanciare i battiti, ad espandere e costringere il cuore, e attraverso i vasi, a lasciare defluire la passione, che cavalca l’onda della porpora del sangue, che trascina, in un impeto frenetico, a sfiorare l’ irraggiungibile, il sogno, l’ intoccabile , che timido osa sfiorare, baciare delicatamente come un’ icona in una interminabile passione, che si fa fisica eccitazione.
L’ emozione è già reazione, con essa è una sola cosa indivisibile. Come può funzionare il sesso senza emozioni, senza l’ azione del moto neurone emozionale ?
È l’ emozione, nella sua passione, che ti espande in ogni dove, in ogni come, in ogni quando, ti fa star bene dappertutto, anche li dove non vorresti stare. Con l’ emozione una presenza che si fa assenza poi diventa tutta da contemplaste nella memoria del cuore che continua a battere e a desiderare anche una parola o una semplice carezza.
Il ricordo di un bacio, di una delicato sfioramento, anela a far sì che si faccia presenza, diventi pelle , intimità celeste che fa toccare il cielo, trascendere, in sensazioni insaziabile ed interminabili. Le sensazioni sessuali sono la magia dell’ anima, un meraviglioso paradiso di Eros e pelle, reversibili dalla pelle alle emozioni.
Il desiderio e l’ emozione desiderano toccare, valicare il confine delle identità anche quando poco prima il contatto era inibito, affettivo, si desidera baciare, sfiorare ogni centimetro dell’ altra entità, permearla di se, percorrerla come fosse un continente inesplorato, assaggiarla come una pietanza deliziosa, contemplarla in preghiera, meditarla con devozione, gustarla come fosse il sapore della vita.
Ma che cos’è quell’emozione che ci guida e ci travolge e ci sconvolge così tanto, come l’amore?
Amore è l’alchimia tra due anime che si incrociano e si illuminano al loro passaggio, si tengono attraverso un filo d’oro esteso dal passato, è una scia di luce calamitosa. L’ amore è afferrarsi, prendersi e sentirsi al volo, è guardarsi dentro attraverso uno sguardo profondo, per quanto possa essere sfuggente.
L’ Amore è la naturalezza di fissaesi, senza il coraggio di abbassare lo sguardo , incrociarsi a due centimetri dagli iridi, senza distoglierli mai; l’ amore non ha imbarazzo, la vergogna non ha casa, ne sensi di colpa, ma è quella chimica che trova la colpa nel sentirsi profondi.
Amore è condividere il dolce preferito con un solo cucchiaino, bere dallo stesso calice un negroamaro, inebriarsi labbra a labbra, come le labbra di una sola persona.
Amore è giocare, ridere, fare bolle di saliva, adorare e trovarci te nel sapore di rugiada, fare bolle di sapone come i bimbi e rincorrerle sul prato; amore è immergersi nell’ altro in profondità con semplicità, come fare uno spaghetto col fresco basilico e pomodoro, è confidarsi timidi, seduti su uno scoglio in riva al mare.
Amore è sorridere, scherzare, ridere di se, anche mentre si litiga e di fa l’amore, è divertirsi, scoprire, piangere, sperimentare, creare, meravigliarsi, mangiare, viaggiare, progettare, è star dentro al dolore dell’ altro, nella no confort zone, perché è la sua zona intima, il suo abisso oscuro e misterioso. Chi fa dono di un dolore, fa dono della propria anima; il dolore è la cordata verso la profondità, e mentre scendi, entri e affondi nel cuore, come la penetrazione che sfiora ed accarezza l’ anima da dentro.
Amore è quel bacio interminabile dal sapore di se, tale che non si desidera nessun altro se, dove ogni pausa diventa un rilancio per riprendere il sapore insaziabile per poi fare ricominciare, travolti, come in una rosa dei venti che diventa tornado in un orgasmo.
Sperimentiamo tre dimensioni dell’ emozione: 1. quella eterea sensazionale, mentale, la passione travolgente, il chiodo fisso e il centrone per l’ altro, 2. quella fisica, legata alla materia, alla pelle, al tatto, alla carezza o all’ afferrare, alle sensazioni, ed infine, 3. la meravigliosa emozione liquida, quella poi della fusione dei fluidi, del bagnarsi che è la massima espressione dell’ esplosione erotica in uno strettissimo coordinamento inscindibile psico-motorio, l’ emozione che scorre.
Le sensazioni, lo sfioramento, la presa si materializzano in un corpo che si bagna, due ruscelli d’ anima verso un solo affluente, sgorgano travolgenti in un fluire unico, leggero e puro di linfa di vitalità.
Che differenza c’è tra sesso e amore, se poi il cuore batte, per una stella che diventa poesia, per desiderio che è solo emozione che si bagna di rugiada.
Chi è preso dall’ anima, penetra la pelle, pelleanima, sono avvinghiate luna all’ altra, anzi’ l’ anima è pelle e la pelle è anima, violare la pelle è violare il resto e viceversa, per il resto è il tutto.
Il desiderio di penetrare è compenetrarsi, permette di entrare in una dimensione parallela senza tempo, fatta di infiniti attimi microscopici di felicità privi di spazio, ma tutto in uno, tra due distinti.
Non c’è nulla come l’emozione empatica che rende i due, uno; due microcosmi infiniti di geometrie complesse di fisica cellulare, che esprimono un’ anima metafisica, una ricongiunzione in un metspazio.
La pelle si penetra con la chiave dell’anima, accedi se esiste una combinazione magica comune. Esistono una persona per una sola persona, come esiste un cilindro per una sola chiave che apre la combinazione di due tesori.
Il solo sesso, profana, calcola, apprezza, quantifica, qualifica, ma il solo taglio della carne, è una sagoma, un manichino, una bambola di gomma, l’ amore è la sintesi tra sacralità e profano con la stessa persona. Il solo sesso, depriva di una profonda attenzione all’altro , è un vuoto a perdere, lascia un vortice incolmabile da differenziata.
Non esiste il sesso, se c’è , è sempre amore, anche quando non lo si vuole riconoscere o sapere è sempre emozione, è sempre testa che percepisce il desiderio. Chi non lo riconosce è solo timoroso di potersi legare.
Questo è il karma, è l’ olimpo, è la sostanza e quando la raggiungi, noti le differenze e di cosa parliamo e la qualità della vita è solo su queste consapevolezze di quanto ci faccia star bene l’ amore sesso; bisogna fare un tortuoso e errante lungo tragitto, e una volta scoperto, quando raramente ti capita, fai fatica a mollarlo a squalificarlo, a non pensarci perché non ti molla più, nemmeno il ricordo, resta dentro indelebile.
Questa è la dinamica della relazione amorosa, e la felicità personale è solo legata ad una questione di unità tra emozioni e sesso e al rispetto delle diversità individuali.
Questo non è un trattato, non sono solo riflessioni, non è una poesia o ciò che penso, ma solo una rielaborazione del rispetto nell’ amore umano, ed è la linea professionalmente utilizzata per la cura delle relazioni intime. Dedicato a chi Ama e a chi non ancora.
giorgio burdi

Settimanale Psicologo Roma: DIPENDENZE AFFETTIVE
I quattro tipi di attaccamento di Bowlby
DIPENDENZE AFFETTIVE
I quattro tipi di attaccamento di Bowlby.
Le relazioni affettive sono basate su antichi schemi comportamentali non consapevoli dove la loro origine è antichissima e la possiamo ritrovare nelle prime relazioni di attaccamento con le figure accudenti, in particolare con la madre.
La modalità di relazione che la madre instaura con il bambino:
Bowlby, fondando la teoria dell’attaccamento e riferendosi al concetto di base sicura (1969), concepisce l’essere umano:
(1)come bisognoso, per “costruire” nel proprio Sé questa “base sicura”, di strutturare legami affettivi solidi e sani con particolari persone,
(2)o altrimenti, nell’impossibilità di strutturare questi legami, come incline a presentare disturbi della “base sicura” del Sé (da semplici disturbi affettivi a veri e propri disturbi di personalità).
Bowlby parla di quattro tipi di attaccamento
1 sicuro,
2 insicuro-ambivalente,
3 insicuro-evitante e
4 disorganizzato.
Esso verrà replicato dallo stesso, nelle future relazioni con altre persone significative.
Nella misura in cui le prime cure sono state soddisfacenti, la dipendenza nell’area affettiva sarà vissuta in maniera sana, in caso contrario si potranno sviluppare modalità patologiche nell’entrare in relazione con gli altri sviluppando ad esempio dipendenza eccessiva o atteggiamenti controfobici, alla base dei quali c’è una sostanziale incapacità della persona a sostenersi da solo.
In realtà siamo tutti legati gli uni agli altri, quindi la dipendenza sana permette relazioni autentiche e mature.
E’ in questa ottica che possiamo parlare di vera indipendenza.
Lo stesso Bowlby, ha sottolineato l’importanza di una base sicura di attaccamento per l’essere umano, senza la quale non è possibile strutturare legami soddisfacenti .
Aver avuto una base affettiva sicura significa aver potuto sviluppare la capacità di fidarsi, di chiedere aiuto, di appoggiarsi agli altri; la mancanza di questa comporta, invece, conseguenze sul senso del sé e l’insorgere di disturbi affettivi o di personalità.
Ad esempio, alcune relazioni disfunzionali sono caratterizzate da costanti emozioni di paura e collera, come reazione a genitori severi e potenti.
Spesso si fa confusione tra il concetto di attaccamento e quello di dipendenza. Se l’attaccamento si riferisce all’atteggiamento della ricerca e mantenimento della vicinanza con una figura vissuta come significativa, la dipendenza si esprime attraverso atteggiamenti orientati a ricercare una guida, assistenza e approvazione in modo eccessivo ed immediato.
Esempi concreti di relazioni disfunzionali sono quelli caratterizzati da vittime e carnefici, talvolta anche dalla presenza del salvatore come terza persona in causa.
Se la vittima assume atteggiamenti di inferiorità nella relazione con l’altro, il carnefice critica e maltratta spinto da rabbia e disperazione.
Il salvatore, invece, è mosso dal bisogno di aiutare gli altri. Si crea inconsciamente un triangolo drammatico che porta ad una sofferenza intrapsichica enorme per la vittima.
La vittima inconsciamente andrà sempre alla ricerca di persone disturbate con le quali relazionarsi ,per ripetere un copione antichissimo, e cosi’ potrà diventare vittima di stalkers, persone dipendenti dal sesso o tossicodipendenti.
Alla base di queste relazioni insane c’è l’incapacità da parte di entrambi i soggetti coinvolti a separarsi dai loro oggetti d’amore (che simbolizzano il seno e la madre) e il bisogno di fusionalità in cui l’altro viene vissuto come parte di sé attraverso un rispecchiamento narcisistico.
Per questo motivo è molto difficile rompere queste relazioni, perché in realtà andrebbe svolto un lavoro psicologico sulle dinamiche che innescano la ricerca di relazioni patologiche.
In conclusione, come dovrebbe essere una relazione sana e matura?
Rispetto alle modalità prima descritte, una relazione sana e soddisfacente dovrebbe essere caratterizzata da vicinanza e mantenimento del contatto, dalla percezione della relazione come rifugio sicuro in situazioni di stress e turbamento e dalla sensazione di tristezza in caso di allontanamento e capacità di autonomia innanzitutto .
Bisognerebbe capire di che tipo di attaccamento siamo, si può arrivare all’origine dei propri atteggiamenti disfunzionali e nel tempo riuscire a mantenere e vivere una relazione soddisfacente.
alessia potere
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Settimanale Psicologo Roma: CATTIVI MAESTRI
Parole intrise di emozioni rappresentano la supremazia affettiva.
CATTIVI MAESTRI
Parole intrise di emozioni rappresentano la supremazia affettiva.
A livello mediatico percepiamo ripetuti messaggi rindondanti subliminali, espliciti, che lasciano tracce indelebili su certi stili di vita che condizionano giovani gemereazioni e coscienze in formazione.
I processi di formazione vengono dettati prevalentemente da portate di parole, giri di tormentoni, offerti su piatti di emozioni che permettono un impatto penetrativo indelebile nel nostro inconscio.
Parole e musiche di Blasco, tipo ” voglio una vita spericolata” o ” Dammi una mano señorita…” o lo stile dipendente del pubblico personaggio, diventato più pregnanti di un complesso educativo genitoriale, per l’ impatto di quel potere emotivo che a volte la famiglia non cura attraverso attenzioni e determinate carezze amorevoli.
È la parola insieme all’ emozione che genera la formazione, perché lascia la sua supremazia affettiva.
Se la famiglia sapesse solo questo, non ci sarebbe un Blasco che tenga nel formare generazioni di dipendenti.
Passano per buoni o per regolari, messaggi di separatezza della persona, fatta a brandelli, tra sesso pensieri piaceri fugaci e percezioni del se corporeo scisso, aspetti che sono le cause delle dipendenze.
Ieri alcuni ragazzi mi imploravano di non toccare Blasco o j-ax che proclama “oh maria” , paradossalmente gli stessi che mi supplicano di liberarli da costellazioni di sostanze.
Desideriamo fomentare la cultura dell’ unità della persona dove il corpo parla della mente e viceversa a salvaguardia della salute dell’ una e dell’ altro, in banchetti di cordialità emotive orientati al piacere naturale di se e al benessere e alla serenità della persona.
giorgio burdi
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