Settimanale Psicologo Roma : LA VITA È MIGLIORE SE SEI NEL QUI ED ORA
Hic Et Nunc : Vivere il Presente – L’ arte del Qui Ed Ora
LA VITA È MIGLIORE SE SEI NEL QUI ED ORA
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Settimanale Psicologo Roma : IL MIO PARTNER MI NASCONDE QUALCOSA
LA CAUSA DELLA PARANOIA È L’IMPORTANZA CHE DIAMO ALL’OGGETTO DEI TIMORI
IL MIO PARTNER MI NASCONDE QUALCOSA –
LA CAUSA DELLA PARANOIA È L’IMPORTANZA CHE DIAMO ALL’OGGETTO DEI TIMORI.
Tratto da PSYCHE.ORG
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ContinuaSettimanale Psicologo Roma : SUPERA LE OSSESSIONI CON LA TUA CREATIVITÀ
Chi è troppo ordinato si accontenta e rimane indeciso
SUPERA LE OSSESSIONI CON LA TUA CREATIVITÀ
Chi è troppo ordinato si accontenta e rimane indeciso.
L’ ossessione viene definita come quel meccanismo del pensiero automatico, capace di imporsi attraverso idee ripetitive ed azioni compulsive rassicuranti.
L’ ossessione è una coazione a ripetere, è un processo che viene attivato da una serie di schemi acquisiti automatizzati, una volta attuati, avrebbero la funzione di attenuare la panoramica delle ansie del soggetto.
Lo schema ripetitivo nel suo automatismo, equivale all’ attuazione di un vero e proprio rituale magico.
Il processo del rituale magico, avrebbe lo scopo rassicurante,oltre che ansiolitico, sulla scia che se faccio così, non mi succede.
Tra le condotte magiche più diffuse abbiamo l’evitamento delle fughe tra i mattoni, per quadrare ‘ i conti ‘, il contare e sommare i numeri, secondo matematiche soggettive, l’indossare lo stesso indumento, l’ avviare una sequenza di azioni stereotipate prima di un evento, sistemare gli oggetti in una certa sequenza, l’ estenuante ordinare e pulire, una vita dedicata alla polvere, sistemare ogni capello, l’ ossessione per la dieta e per il peso corporeo, controllare le serrature, chiudere cento volte la manopola del gas…. ect ect.
Sia il rituale magico che il sistema rassicurante cela una schiera di profonde forme di insicurezza.
Dietro la serie delle ossessioni, ci sono profonde lacune affettive che andrebbero ricercate nell’ ottica di una analisi curativa.
Una ossessione è tale, perché non lascia tregua alla capacità di essere allontanata, diviene difficile trascurarla, si pone come una cinica cantilena tormentona, un pensiero fisso tutto da dimostrare.
Risulta molto complicato dimenticare , mettere da parte l’oggetto ossessivo o distrarsi da esso,sembra che rappresenti tutto il senso della propria esistenza e con esso ne viene trascinato è contaminato ogni soggetto intorno. Un ossessivo produce ossessivi.
L’ ossessione soggettiva, interferisce nei rapporti, diviene il ‘pane duro’ della relazione, la condivisione della follia alla ricerca di un senso.
l’ossessione diviene l’unico oggetto per il quale varrebbe la pena pensare, sempre alla ricerca disperata ed accanita dei perché, attraverso una continua scia di elaborazioni perfezionistiche, al fine di incastrare l’ossessione in puzzle in cui ritrovare un senso.
L’ossessione ha tutta una sua caratteristica schematica e circolare, costituita da tappe obbligate. Nel ragionamento ossessivo, la tappa successiva deve prevedere il chiarimento obbligatorio per il passaggio dalla tappa precedente, a quella dopo e viceversa. Se i passaggi non diventano chiari, ben spiegati, l’ ossessione resta o si rafforza.
Ma su cosa si fissa realmente ? L’oggetto ossessivo avrebbe la sua eziopatogenesi e comprensione tenendo conto dei suoi minimi denominatori, la sessualità, le fobie o il timore della perdita della memoria degli eventi.
L’ossessione verte sulla pulizia, sulla sessualità, sulle paure contaminatorie, e sul timore di non ricordare i fatti temuti, che vengono solo pensati e mai accaduti.
È un ‘demone’ , faticoso da esorcizzare, che trova il suo maggior epilogo in stereotipie compulsive.
In opposizione al l’ossessione c’è il pensiero creativo, l’emozione, l’intuizione, impulsività, che non vengono mai lasciate al loro libero sfogo, all’opportunità dell’errore, in netto antagonismo col controllo e col perfezionismo.
Per l’ ossessivo, tutto deve essere rigorosamente controllabile, da realizzare una esistenza perfetta, senza punti oscuri.
Chi si concede l’opportunità di sbagliare, di lasciar fluire il proprio pensiero creativo, sconfigge l’ ossessione, svilisce la voce severa parentale, immaganizzata, che rappresenta la sua causa eccellente.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : Studio BURDI è anche ARTE ).( CURA
ISCRIVITI AL PRIMO TRAINING DI MEDITAZIONE . VISUALIZZAZIONE . RESPIRAZIONE . RILASSAMENTO . YOGA DEL SUONO
ARTE).(CURA – Primo Corso Pratico
Iscriviti al Training di
MEDITAZIONE . VISUALIZZAZIONE . RESPIRAZIONE . RILASSAMENTO . YOGA DEL SUONO
Artecura è un metodo di espressione che integra tecniche e saperi di diverse tradizioni.
Non è una terapia medica o psicologica ma stimola fortemente lo sviluppo creativo dei praticanti e incarna un eccellente percorso di cura del sé.
E’ indicato per chi soffre di ansia, somatizzazioni, depressione, dipendenza da farmaci;
per chi non riesce ad esprimersi in pubblico o ha difficoltà a gestire le emozioni.
Più in generale, aiuta a mettere a frutto le proprie potenzialità.
Il lavoro consiste nel ripercorrere le sensazioni senza interpretarle.
Concentrarsi sulla sensazione e non sul movimento. Imparare a “sentire” il mondo attraverso il Corpo e per tutto quel che ci fa soffrire cercare di ripercorrerne le modalità sensoriali senza giudicare, quindi descrivere, non interpretare ma ripercorrere la causalità, cercare la primitività: sensazione-reazione,come il tuo corpo sente e cosa vuole fare.
Riorganizzare poi questi gli elementi attraverso una mappa.
Gli esercizi adottati nel training sono quelli dell’osservazione del pensiero (tipico della pratica Zen), la visualizzazione guidata, la trascrizione automaticadelle libere associazioni e l’amplificazione indotta di un’idea, un’immagine, una frase al fine di capirne il suo simbolismo.
L’esplorare questi ambienti mentali viene sempre associata alla tecnica del Pranayama nelle sue varianti di ascolto, coscienza del respiro, ritmi/cicli di respirazione controllati, associazione all’emissione di suono.
Qui di seguito una nota sulla tecnica del Pranayoga
RESPIRAZIONE PRANAYAMA E YOGA DEL SUONO
Metodi semplici quanto antichi per riportare in equilibrio corpo e mente
Affidandoci al fenomeno più naturale che conosciamo, la Respirazione, possiamo riequilibrare le nostre funzioni. il Pranayama (tecnica di respirazione Yoga) è l’arte di inspirare, espirare e trattenere il respiro attraverso il controllo volontariodell’estensione dei ritmi respiratori.
Il Pranayama permette di influenzare la nostra vitalità e lo stato emotivo e di entrare in armonia con il flusso mentale, con questa tecnica impariamo a “sentire” il corpo in ogni sua parte, l’energia vitale trasmessa con la respirazione si distribuisce in ogni centimetro attraverso sottilissimi linee di energia (che visualizziamo come canali)permettendo di percepire il corpo come spazio, di visualizzarlo come una mappa.
La pratica della respirazione yoga viene poi associata ai Mantra (man: mente; tra: protezione), rappresentazioni simboliche nelle quali è la centralità del soggetto (immagine, idea o sensazione) che diviene fulcro per il movimento del pensiero; graficamente rappresentate come una ruota, variamente articolata geometricamente, aiutano a focalizzare e concentrare l’energia interiore rispetto a quelle periferiche (siano queste idee, pensieri negativi… ).
Il Mantra si basa sul concetto di unità tra mente, corpo e respiro, il suo utilizzo è legato alla ripetizione che può essere visualizzata, espressa graficamente, o prodotta col il suono.
Il Mantra è essenzialmente una forza-suono, l’esempio più conosciuto è la pronuncia della sillaba “OM” (contrazione di “Aum”) prodotta con un’emissione fonetica vocale ed una successiva nasale; la combinazione del respiro con il suono assume un ulteriore efficacia attraverso la frequenza vibratoria da questo generata che attiva i centri energetici, i cosiddetti sette Chakra.
L’associazione di questi alle sette vocali per la produzioni di suoni, distintamente localizzati dalla sommità del capo al pavimento pelvico, equivale a un esercizio di fonazione e vibrazione che consente di attivare un linea energetica continua attraverso cui far defluire tutte le energie negative depositate nel corpo e nella mente.
Questa pratica di Respirazione e Suono, se condotta con costanza ed associata alla meditazione come esperienza di “ascolto” della libera associazione di idee-pensiero, idee-ricordo, idee-immagini e alla visualizzazione di forme, colori, flussi ci permette di mettere in contatto le parti, di sincronizzare le sensazioni/percezioni corporee con le emozioni ed è il miglior modo per imparare a“sentire”.
Come quella che Freud chiamava la metafora di un viaggio in treno “dove ogni aspetto del paesaggio rilascia impressioni, immagini, pensieri, scopriamo percorsi che esulano dal pensiero razionale e lineare senza la necessità di giudicare ciò che emerge dalla nostra mente”.
Lasciar fluire la mente nel respiro e nel suono, in una sincronia che è creativa, ed è creazione di senso, perché è spazio abitato dal nostro corpo come corpo che respira è un’esperienza che non possiamo negarci. Il respiro è come “una porta che si apre e si chiude”, si viene al mondo producendo il primo respiro, lo si lascia producendone l’ultimo. Il respiro ci accompagna, è il nostro ritmo.
Il Respiro ci fa sentire noi stessi come luogo, non “chi siamo” ma “dove siamo” e attraverso l’apprendimento di questa “sensazione”saperci collocare correttamente nelle esperienze quotidiane. Impareremo così a riconoscere i sintomi come spie di un sovraccarico emotivo, incanalare correttamente le nostre energie, impareremo a segmentare i pensieri senza che questi ci sovrastino, sapremo purificare la mente dalle scorie, sapremo concentrarla e rilassarla, diventeremo più intuitivi e consapevoli.
IL TRAINING E’ CONDOTTO dalla
Dott.ssa Sara Davidovics artista e performer
Info 338 8066686
sara.davidovics@gmail.com
(gli incontri sono di gruppo)
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : Primo Corso Pratico di Mindfulness
Un valido contributo alla riduzione dell’ansia e dello stress
Iscrizioni Aperte, per Roma e Lazio, al Primo Corso Pratico di Mindfulness
un valido contributo alla riduzione dell’ansia e dello stress.
La mente tende a preoccuparsi continuamente del contenuto dei propri pensieri e delle proprie emozioni, generando così altri pensieri ed altre emozioni, preoccupazioni anticipatorie, desideri, aspettative, giudizi, su se stessi e sugli altri.
Quando poi l’ansia e lo stress sono presenti, questi meccanismi possono condurre ad un loop senza fine.
Il termine Mindfulness, legato in origine ad un concetto della tradizione buddista, descrive un attitudine di assenza di giudizio, di piena consapevolezza e di apertura al momento presente, basata sulla meditazione e la capacità di auto-osservazione.
Dopo anni di ricerca sui benefici apportati dallo sviluppo di un tale atteggiamento di presenza e consapevolezza sulla vita di alcuni pazienti, malati cronici, Jon Kabat Zhin, dalla fine degli anni settanta, ha messo a punto, presso la Clinica di Riduzione dello Stress (da lui fondata alla Massachusetts Medical School) un protocollo terapeutico mirato a sviluppare la Mindfulness.
I protocolli Mindfulness, sono oggi rivolti a tutti coloro che intendono ridurre il prorpio livello di ansia o di stress e migliorare la gestione dei propri stati emotivi.
Questi corsi si svolgono su una durata di circa due mesi e sono costituiti da incontri di gruppo settimanali, di circa due ore ciascuno, che prevedono l’uso di diversi strumenti tra cui esercizi guidati individuali e di gruppo, esercizi di meditazione e di movimento consapevole .
L’obiettivo principale è quello di ritrovare un sano equilibrio tra corpo e mente, permettendo alla mente di tornare ad essere un utile strumento tra le mani dell’uomo e non il contrario.
L’obiettivo viene raggiunto attraverso:
-la riscoperta dei propri sensi.
-lo sviluppo di un atteggiamento di non-giudizio, di attenzione al presente e di auto-osservazione nella vita di tutti i giorni.
-lo sviluppo di un attitudine amorevole verso se stessi e la riscoperta di un modo di vedere la vita e di relazionarsi piu’ricco, caratterizzato da molteplici possibilità.
Diversi studi scientifici condotti dal 1979 ad oggi hanno corroborato l’efficacia di tali percorsi, da soli o come valido complemento alla psicoterapia, dimostrando che la progressiva riduzione dei comportamenti e dei pensieri automatici, accompagnata ad una maggiore attenzione al momento presente puo’ ridurre significativamente il grado di sofferenza delle persone affette da disturbi di ansia e di stress ed aumentare di conseguenza la qualità della vita.
Attualmente sono aperte le iscrizioni per Roma e per il Lazio.
Per info e contatti sui corsi Mindfulness – Studio BURDI – contattare:
Dott.ssa Laura Cecchetto (PhD) all’indirizzo e-mail: laura.mbsr@gmail.com
Teacher Development Intensive
Professional Education and Training
Oasis Institute, University of Massachusetts Medical School
https://www.umassmed.edu/cfm/oasis/
Dott.ssa Laura CECCHETTO
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : PSICOLOGIA E POLITICA DEI CAMBIAMENTI
La valutazione delle idoneità mentali nei ruoli professionali
PSICOLOGIA E POLITICA DEI CAMBIAMENTI
La valutazione delle idoneità mentali nei ruoli professionali.
Esiste un lavoro più importante di un altro ? Non credo. Ma purtroppo esiste un lavoro con un potere più grande di un altro, in grado di cambiare i connotati della vita altrui.
Se pensiamo al potere di un giudice che a giusta o errata causa, esso potrebbe carambolare la vita di un individuo o di un’azienda, con i suoi centinaia di lavoratori annessi, o trasformare, attraverso il suo potere decisionale, un tessuto sociale più o meno esteso.
Un parlamentare, peggio o meglio ancora, potrebbe, attraverso un disegno di legge, annullare od istituire, una professione da inglobare o mandare a casa migliaia di dipendenti.
Chi l’ha detto che siamo tutti uguali. Magari fosse vero.Cè chi determina, e chi subisce inesorabilmente decisioni coerenti, o follie altrui . È solo una questione del potere dei ruoli.
Esiste una psicologia sociale dei cambiamenti, che dipende inevitabilmente da un’etica e da una salute mentale di chi detiene il volano del cambiamento.
Abbiamo folli al potere, o persone in equilibrio ? I primi si intercettano come dirottatori di menti e progetti, i secondi conducono verso processi di autoreallizzazione.
Un insegnante entra, da una vita da precario, nei ruoli, all’età del suo pensionamento, quasi come fosse un augurio per la sua longevità.
Malati di potere al potere che reiterano sprechi, depressioni economico lavorative, determinano una pressione emotiva e fiscale, senza precedenti, da privare i cittadini di quel che gli resta.
I ruoli lavorativi, possiedono un certo spessore deterministico, dovrebbero essere filtrati attraverso delle valutazioni psicodiagnostiche.
Un insegnante, un giudice, un politico, una maestra, un’ assistente sociale, uno psicologo o uno psichiatra folle, non dovrebbero lavorare, dovrebbero invece poter essere valutati psicodiagnosticamente, prima di avviare qualsiasi forma di azione lavorativa o di scempio, essere sottoposti a valutazioni delle competenze professionali e dell’ idoneità mentale, non solo fisica, con percorsi analitici più che approfonditi.
Prima di lavorare con e per il pubblico, bisognerebbe curarsi.
Le conseguenze di tali inavvertenze, determina condizioni sociali irreparabili rispetto a contesti socio politico economiche.
Oggi è costretti implacabilmente a vivere solo di ciò che si guadagna, quando si lavora, senza poter progettare il futuro, di pagare ciò che non si ha, e di patire ciò che meritevolmente si attende.
Un ricercatore che consegna all’ estero le proprie competenze, senza ritegno, umilia sia noi che lo stato.
Lo stato diventerà attendibile e compirà progetti seri e più affidabili, se deciderà di avviare un piano graduale e capillare di valutazione delle competenze professionali e delle idoneità mentali, a vantaggio delle persone attraverso le professioni, per una civiltà migliore a servizio della polis e del singolo.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA PSICOSI DA TERRORISMO
Tutta colpa del captagon
LA PSICOSI DA TERRORISMO
Tutta colpa del captagon
Non siamo malati, se abbiamo fobie e paure. In questo periodo circoliamo per le strade guardinghi, passo lesto, veloci, frettolosi, sospettosi, con attenzioni per ogni dove, costeggiando pareti, pilastri, luoghi meno affollati.
Siamo circospetti, diffidenti, ci guardiamo le spalle, scannerizziamo gli estranei, e per diffidenza, ne pagano le spese, i fratelli extracomunitari, osserviamo se siano realmente obesi e se hanno uno chador sul capo, diventiamo fobici.
Siamo sconvolti e confusi, noi buoni esseri umani, perché allora così atroci ? Il fanatismo non basta per giustificare certi accanimenti, se fosse solo per quello, rimarrebbe, la disputa, l’ odio, allora perché un tale atroce acting out, un tale passaggio all’ atto criminale ?
Non è solo questione di fanatismo, ma è colpa del CAPTAGON, la droga dell’ isis, un mix tra anfetamine e caffeina.
Il captagon blocca il senso dei significati umani delle cose, blocca le emozioni, ancor più blocca la paura, un mix di eccitanti che predispone l’ uomo, in un trasformismo attraverso un attacco determinato, senza freni inibitori, verso l’ automa. Rappresenta la messa in scena come in un cartoon, è un GTA del video games .
Per il captagon non siamo esseri umani, ma zombi da distruggere, birilli, ostacoli da abbattere, saremmo i terroristi del fanatismo, non considerato tale, tutti da eliminare.In realtà un po tutti siamo violenti e aggressivi, ma il più delle volte solo nel pensiero, ma da lì al passaggio all’ atto ce ne vuole.
Prima del captagon, c’è l’ uomo, al quale non dovremmo mai mollare di rivolgerci, per quel dialogo diplomatico, perché se non mirassimo questo piccolissimo punto fondamentale, sarebbe una spirale senza fine di guerre. Urge cambiare rotta, credere in un dialogo diplomato con quell’ uomo prima del captagon.
Rispetto a questa, non ci sono differenti soluzioni, tutto il resto non è assolutamente una soluzione.
Se volessimo fare davvero degli assalti, dovremmo farlo sulle industrie delle sostanze, condanneremmo il crimine e daremmo più tempo e opportunità a quell’ uomo per potersi riconoscere tale.
Per un dialogo diplomatico dovremmo poterci soffermare sul termine ‘ eletti ‘ .Chi si definisce eletto, ha una sua ‘cultura’ , soddisfa le condizioni per delineare il razzismo, il fanatismo. Chi si definisce eletto, definisce la guerra. È una questione di macroscopici punti di vista che determinano grandi divari.
In qualsiasi credo, chi si definisce eletto, è già in una dichiarazione di guerra
La nostra cultura multietica è la nostra libertà. Vivere con una cultura multietnica, è vivere evoluti, essa contrasta con quella degli eletti.
Il mono etnico è la cultura del senso di onnipotenza e di supremazia sul proprio territorio, del possesso e di padronanza sulle menti e sui pensieri e le vite altrui, è la cultura della nascita, della prima infanzia, nella quale il bambino evince il suo narcisismo e il suo delirio di onnipotenza che mette a volte a dura prova i genitori. Noi occidentali ci siamo mai posti nell’ ottica di aiutarci e dico aiutarci a crescere ?
Ma può dirsi cultura ciò che non è multietnico ? Per difenderci dal terrorismo, dovremmo difenderci da questo nostro stesso credo che ci rende uomini davvero liberi ?
Al multietnico ci si prepara, forse noi lo diamo troppo per scontato, non tutti i popoli ne sono preparati e lo desiderano. Bisogna crescere in tal senso.
Ma il problema è anche un altro? Non è solo una questione di etnie, è una questione di clan, di gruppi limitatamente designati, auto eletti, in quanto stato. E se sono clan auto eletti, perché mai trovano appoggio per un commercio bellico da stati sponsor ?
sicuramente non sono stati ma sono la coalizione di clan, in diversi Stati, che non possono definirsi stati di diritto, ma anch’essi clan negli Stati , se favoriscono appoggi sotto forma di commercio bellico.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA PAROLA CHE CURA
Chi è lo psicologo psicoterapeuta
LA PAROLA CHE CURA
Chi è lo psicologo psicoterapeuta
La cura con la parola, all’ interno di un percorso di psicoterapia, avviene attraverso un parlare obiettivo allo specchio tra se e un se analitico, un fluire coerente di parole, che irrompono la coltre di silenzi, già anticipati da preoccupazioni, sintomi e sofferenze, che bisbigliano la presenza di un sottosuolo ribollente.
Il dolore mentale rappresenta l’ urlo del silenzio, sono esperienze portate alla luce dal senso fastidioso del dolore.
Le sensazioni offerte sofferenze rappresentano un tipo di parole senza suono, energicamente più eloquenti delle parole in se, le sofferenze sono le responsabili del centro dell’ equilibrio, squilibrio di ognuno.
Non prestare attenzione alla sofferenza umana, significa svuotare l’ uomo dai suoi contenuti più profondi, sarebbe necessario mettersi attentamente in accolto di esse.
L’ esperienza diviene memoria, sensazione e poi pensiero, viene rappresentata dalla parola che se rievocata, rimanda a sua volta alla memoria, al pensiero e all’ esperienza, modificata questa volta dalle sensazioni di piacevolezza o spiacevolezza e rimemorizzata .
Dal silenzio della sofferenza alla parola chiarificatrice .Se leggi dentro, metti olio nel cervello, il silenzio è una piattaforma che affonda i suoi pilastri sul dolore, la parola è un trivella pronta a scavare fino alle risorse più profonde.
Il percorso analitico rappresenta un tentativo di decodifica delle sensazioni emotive legate ai pensieri e alle esperienze, inenarrabili del soggetto.
L’analisi è un percorso molto tortuoso che parte dalle sensazioni, ripercorre mentalmente l’ esperienza fino a giungere l’ evidenza attraverso la parola. La parola è l’ interprete mediato di tale processo, è lo skipper, la conduttrice della terapia .
Il logos, il verbo, la parola, è la rappresentazione del vissuto, della sua mentalizzazione , sia del pensiero che della sensazione del soggetto. La parola è la rappresentazione eccellente del movie e della fotografia dell’ esperienza del soggetto.
Mentre la foto e il movie vengono percepite su due dimensioni, la parola permette di dare accesso ad una terza dimensione, essa conduce all’ interno nel ricordo dell’esperienza: il soggetto si percepisce dentro al suo ricordo, come in una esperienza onirica, vive e si muove nel suo ricordo nel suo interno e si tira fuori.
A seguito, la stessa parola rievocatrice, permette l’ interazione, attraverso un feedback dinamico tra il soggetto e la sua immagine – movie, come se fosse in una quarta dimensione, in un incontro col proprio pensiero del terzo tipo.
Attraverso questo processo, la parola consente nella sua magnificenza, di interagire in una modalità plastica e dinamica con l’esperienza mentale, modellandola e modificandola.
Noi parliamo di continuo con i nostri interlocutori mentali, esprimiamo parole imprecazioni o compiacimenti e attraverso esse, emozioni, rabbie, ribellioni, affetti, rancori, comunichiamo disperazioni, problemi e proponiamo continue soluzioni.
L’interazione con gli interlocutori mentali è talmente così continua, che supera di gran lunga l’ interazione intersoggettiva reale.
I così detti monologhi mentali avvengono con una tale frequenza e rapidità, tali da ripercorrere fili logici e non, con una tale dinamicità, che modificano il nostro pensiero e l’ approccio con la realtà .
L’ esperienza del percorso analitico tramite la parola, attraverso la rappresentazione psicoterapica, è l’ espressione di una quinta dimensione, quella di MODIFICARE la percezione dell’ esperienza stessa.
L’ Interagire, attraverso la parola, col il trauma, è talmente modificante, che è in grado di condurlo, attraverso snodamenti, a condizioni lineari, prima catartici e liberatori dopo.
La parola è il tramite e il trait d’union, dal primo processo rievocativo dell’ esperienza, fino alla quinta dimensione modificativa della stessa.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA FIABA DI LILLYBETH
Amare come il mare
LA FIABA DI LILLYBETH
AMARE COME IL MARE
C’era una volta Lillybeth, una bimba vivace, gioiosa, piena di vita, curiosa delle cose, delle persone, di tutto ciò che la circondava.
Lillybeth aveva cinque anni e, l’estate andava con la sua famiglia in villeggiatura, in un villaggio pieno di verde, sole e vicino al mare; imparò subito a nuotare ed ad amare il mare.
Questo immenso movimento di acqua azzurra le raccontava tante favole attraverso lo scroscio delle onde, della risacca, del vento, delle conchiglie che suonavano sulla sabbia, attraverso la sabbia che era ricca di perline, di vetri smussati e smerigliati come cocci e di pietre di ogni genere levigati; insomma, ogni cosa che apparteneva al paesaggio marino raccontava una storia e Lillybeth si divertiva.
Un giorno Lillybeth chiese al mare -“Perchè alcuni giorni tu sei calmo ed altri sei arrabbiato ? Domandavo : E’ l’uomo che ti provoca questi cambiamenti ? ”
Il mare rispose -“No bimba mia, non è l’uomo, ma è la mia natura che, alle volte mi dona calma, serenità, ed altre mi porta agitazione in modo più o meno forte” .
Lillybeth, non contenta, chiese ancora al mare -” Quando sei agitato, agli abitanti del tuo paesaggio, i pesci, le alghe, i molluschi, le stelle marine, che cosa gli succede, Anche loro diventano agitati come te ? ”
Il mare le rispose -” Cara Lilly, devi sapere che gli abitanti che si trovano in superficie, subiscono il moto destabilizzante continuo delle onde, vengono sballottolati da un capo all’ altro di uno scoglio, non hanno patria, né confine, ma si adattano.
Quelli che vanno in profondità invece, rimangono sempre calmi, dinamicamente fermi, si smuovono e si scompigliano di poco.
E allora il mare chiese a Lillybeth -“E quando tu ti agiti da chi dipende? Dagli uomini ? ” .
Lillybeth stupita rispose -“Quando mi agito come te, il mio animo è guidato dai miei pensieri negativi, che mi creano turbamenti, ma se io avessi, come te, la profondità che hai, dove i pesci sguizzano tranquilli, mentre il mare in superfice è turbolento, i miei pensieri sarebbero calmi e rassicuranti e mi porterebbero ad avere l’animo tranquillo sia in superfice che molto più in giù .”
– Il mare chiese ancora a Lillybeth – “Cosa vuoi dire? Che gli eventi esterni negativi non ti turberebbero se tu avessi la tua profondità ? Li dove poter far arrivar i tuoi pensieri negli abbissi e farli calmare, farli diventare positivi e rassicuranti ?”-“Proprio cosi!” – Rispose Lillybeth che salutò il mare andando via.
Ciò la fece riflettere, ma la sua vivacità, irrequietezza , non le consentiva di fermarsi sulle sue onde interiori per placare i suoi moti d’ansia, anche se riusciva ad avvicinarsi, le mancava sempre qualcosa per andare in profondità, perché le diventava difficile acquietarsi e fermarsi: bisogna fermarsi dentro.
Ogni volta che mi acquieto, mi placo e mi ricongiungo dalla superficie agli abissi e mi basto e scopro le mie meraviglie come il mio mare.
elisabetta lamanna
giorgio burdi
IO MI FACCIO DI ME
IO MI FACCIO DI ME
Dedicato a tutti coloro che si fanno di Se. Alle radici dell’ autodeterminiamo .
Il nostro sistema nervoso, in condizioni di regolarità, è una industria farmacologica e ormonale interminabile di prodotti naturali.
In condizioni di salute e di tranquillità con noi e con l’ ambiente circostante, per effetto omeostatico, produciamo ormoni del benessere a rilascio lento e continuo in modo equilibrato ed esponenziale, tale da stabilire una bilancia tra un io reattivo e il fuori.
Gli stressor interni – le preoccupazioni – e quegli esterni – i conflitti in genere – hanno la facoltà non solo di abbassare o far oscillare l’ umore, ma hanno effetti immuno depressivi.
In condizione di serenità e di tranquillità psico fisica generiamo quella magica condizione di piacevolezza e serenità omeostatica, produttrice degli ormoni della vita.
Abbiamo bisogno di tutelare la nostra serenità mentale e la nostra salute corporea.
Nella donna gli ormoni della vita, ad esempio, sono legati prevalentemente all’ovaio che secerne estrogeni, progesterone e pochi ormoni androgeni maschili, mentre i suoi surreni producono ormoni Dhea e altri androgeni trasformati attraverso il tessuto adiposo.
La donna possiede tre sorgenti di vitalità importanti, quali le ovaie, i surreni e il tessuto adiposo. Un buon contenuto di grasso corporeo ha una funzione vitale antidepressiva. Da qui la popolare espressione che la donna magra sarebbe triste.
Nell’ uomo, gli ormoni della vita, sono legati a quelli sessuali, in particolare al testosterone che è l’ ormone più raporesentativo degli androgeni. Una maggiore vita sessuale, come una regolare attività fisica, maggiorano più ormoni della vita.
Le gonadotropine che sono gli ormoni ipofisari , denominati con le sigle FSH e LH, sono in grado di regolare il funzionamento del testicolo, responsabile a catena della produzione del testosterone.
Estrogeni, testosterone, endorfine, catecolamine, sono tutti gli ormoni del piacere, e della pulsione di vita, prodotti da chi è reattivo, alla cerca di interessi, di stimoli passionali e curiosità, fortemente in sintonia con se stesso, desideroso di esplorare il mondo intorno a se.
L’ assenza di tutto ciò sarebbe alla base delle dipendenze globali, che avrebbero una funzione compensativa, relativa alla bassa produzione ormonale naturale, atte nel far apprezzare e delegare alle ‘ sostanze ‘ fuori, il benessere producibile dentro, tutto di proprio.
Vivere verso una tale direzione, rappresenta la massima autodeterminazione ed autorealizzazione, rappresenta la stima e la fiducia in se.
giorgio burdi
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