Settimanale Psicologo Roma : QUANTO VUOI VIVERE
Lo decidi tu. I fattori di stress o di benessere da relazioni .
QUANTO VUOI VIVERE ?
Lo decidi tu. I fattori di stress o di benessere da relazioni .
Tutto ciò che ci circonda, produce emozioni, ci ama, ci odia, ci logora, ci lascia indifferente, tutto diviene oggetto di serenità o di angustia, di noia, ci si lascia circondare da positivi, da persecutori e da pochi felici per la propria felicità, da altri e tanti ambivalenti, in realtà, siamo noi che permettiamo che tutto ciò accada.
Siamo noi che attraiamo i nostri liberatori o infastiditori. In verità attraiamo tutto ciò che ci è più famigliare, in base ai fattori educativi ricevuti, siamo buonisti o incattiviti e prendiamo ciò che ci serve sul momento, ci rendiamo più o meno attrattivi, incoscienti o consapevoli di tutto ciò che ci succede.
Diciamo che, doveva accadere, che era destino, in realtà noi siamo gli artefici dei nostri eventi, perché le situazioni si verifichino e e determininino il nostro destino.
Per evitarlo o favorirlo, bisognerebbe possedere una visione profonda delle dinamiche delle relazioni umane, essere presente in ciò che accade.
Da questo punto di vista, la nostra vita verrebbe inevitabilmente condizionata e tatuata sempre per opera nostra. Ognuno di noi è l’ artefice predominate della propria creazione e direzione: noi siamo i creatori o i distruttori di noi stessi.
Si fanno scelte sbagliate o si sbagliano i punti di vista ? Sarà l’eccesso di fiducia verso gli altri, la credulità, il buon senso umano, un sogno accecante,oppure è l’ impulso verso certe scelte inutili e che annodano la nostra obiettività.
L obiettività nelle scelte non può mai essere soggettiva, non puó coincidere o confondersi con i bisogni da soddisfare.
L’obiettività è invece oggettiva, sa quello che vuole, ha chiari gli obiettivi, è una donna che si distingue da tutte le altre.
Nel campo delle relazioni umane, per tutelare l’obiettività e la propria incolumità, dovremmo poterci chiedere, perché ci sì lascia circondare da situazioni e persone simili, quali sono le loro intenzioni e i loro bisogni.
Gli errori relazionali vengono compiuti sulla base o di superficiali valutazioni, di pettegoli triangolazioni, di invidie e competizioni, attraverso atteggiamenti di bonismo, sulla base di sofferenze stratificate, tutti inclini ad abbassasse la guardia alla consapevolezza per determinare gli eventi.
Spesso siamo circondati da riempitivi, rappresentano i surrogati, sagome di cartone, relazioni di cartapesta, compensati di polistirolo, corpi estranei incastrati nella nostra linfa, si avverte dopo la loro stomachevolezza, la fragilità, l’ intolleranza repellente e l’ indigestione.
Tutti i riempitivi all’inizio non vengono mai considerati tali , vengono percepiti come un bene, a breve, medio o a lungo termine lasciano l’ insoddisfazione, da produrre effetti patogeni sull’ umore e sull’ organismo, tali da produrre tutto il loro effetto dolorifico.
Attenzione a come instauriamo certe relazioni, al flusso continuo dei messaggi che fluiscono, non rimaniamo fuori e sordi, sturiamo la nostra attenzione sopita. Impariamo, ad ascoltare, a rispondere sempre e a tacere mai, ad essere in allerta dinanzi alle subdole manipolazioni, a rilassarsi solo dinanzi alla correttezza.
Una scelta sbagliata nasce dal voler soddisfare, tramite le relazioni, singoli bisogni e nostri tratti mancanti, in risposta a ciò che è insoddisfatto, incappando in ulteriori reiterate nuove relazioni ancora a noi totalmente opposte.
È molto facile confondere il bisogno con una persona.
Le scelte sbagliate derivano dalla confusione tra questi due elementi.
Una persona non è un bisogno da soddisfare.
Il bisogno, è molto più semplice, la persona, tanto più complessa, Ad esempio, il bisogno di non essere solo e di avere accanto a se una presenza protettiva, può risultare più semplicistico, rispetto alla complessità di trovare un’ altra assenza assoluta, per mancanza obiettiva di valutazione dell’ interlocutore.
L’ errore più grande che si potrebbe commettere, sarebbe quello di ridurre l’ interlocutore, ad una serie di bisogni da soddisfare. È un meccanismo involontario paragonabile ad uno utilizzo improprio degli altri, prossimo ad un abuso vero e proprio, ad una Violenza psicologica.
Si sbaglia di continuo solo inseguendo soddisfacimenti di bisogni,trascurando chi abbiamo di fronte. Le persone non si possono mai conoscere abbastanza, se si guarda al baratto o sulla base di ciò che si puó dare o ricevere. Su questa linea, ci si danna o ci si libera.
Su questa linea c’ è la cura o la malattia, se ti lasci andare e non ti curi, o se decidi di vivere, essere attivo, gioviale o felice, o deperirti in una data di scadenza.
I fattori da stress relazionali detengono un posto privilegiato nel determinare i nostri fattori di invecchiamento o di giovinezza. Ci sono relazioni che decisamente fanno invecchiare, che assorbono il nostro tempo e ci rendono privi di forze.
Noi decidiamo la qualità della nostra vita se semplificarla o complicarla, della nostra salute o della malattia, se aver voglia di curarci, tenere a noi o ammalarci.
La vita nelle relazioni o diviene nutrimento o esaurimento.
È per questo motivo che alle volte si fugge, per la perdita del senso di certi rapporti.
Alle volte è preferibile stare soli con se stessi, per non rischiare di impoverirsi di continuo, ovvero, meglio soli che mali accompagnati,
perchè spesso la gogliardia abbassa le difese, ci rende vulnerabili e puó nascondere il rammarico, è una pura forma indiretta di richiesta di consenso sociale, o invece è preferibile condividere con poche relazioni almeno nutritive.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : QUESTA È LA MIA VITA
Il distacco come capacità della comprensione di se
QUESTA È LA MIA VITA
Il distacco come capacità della comprensione di sé.
Cosa c’è di più scontato di questa espressione ? Diremmo che è normale che sia la mia vita, non è una esperienza altrui, ognuno possiede la propria dimensione, anche quando essa viene confusa ed interfacciata ad altri, ma comunque sia, questa dimensione non è affatto ovvia, si è comunque e sempre dinanzi a se stessi.
La vita è propria, quando si ha la percezione di se, nell’ essere consapevoli della propria profondità, di possedere contenuti e non dei vuoti.
Ognuno ha bisogno di ritrovare la profondità che è dentro di ognuno, non di appoggiarsi alle altrui profondità per trarne la linfa per la propria.
Chi è distaccato da tutto, come capacità della comprensione di se, trova la sua profondità, in essa rintraccia la sua libertà e la sua serenità nei suoi percorsi sotterranei, non necessariamente negli attaccamenti verso gli altri.
I legami, portano molto lontano dai legami, perché se assoluti, se sono fini a se stessi, portano lontani da se, qualora non si lascia la dignità e lo spazio alla capacità di essere soggetti autonomi, cioè capaci di saper trarre innanzitutto energia dalla comprensione di se.
La comprensione di se è un fattore determinante nella riuscita dello stare bene o viceversa. Tale fattore dovrebbe risultare naturale, qualora non ci fossero interferenze, in altre circostanze, un lavoro analitico verrebbe direzionato su tale prospettiva.
Distinguiamo, persone che stanno bene con se, e persone che stanno bene solo se si nutrono dell’ attaccamento ad un altro.
Quando si afferma una espressione del tipo: ‘ tu mi fai star bene ‘, ‘ solo tu dai il senso alla mia vita ‘, non sono queste espressioni del tutto sbagliate, ma se non risulta vicendevole ed interscambiabile il nutrimento, le due persone risultano inquiete ed ed insoddisfatte, perché manca loro quella capacità di saper leggere dentro di se verso la loro comprensione vicendevole.
Persone in grado di saper leggere in se, operano un eccellente attaccamento vicendevole, perché nutrono il loro rapporto dalle entrambe profondità, lasciando emergere scambievolmente sia l’ io che il noi. Un rapporto impostato solo sul noi o solo sul tu, sacrifica vorticosamente l’individuo e lo sconfigge.
Chi si comprende, chi impara ad ascoltarsi, è libero, avverte che non puó essere solo il prossimo a soddisfarlo nel suo processo di comprensione e di benessere.
Chi si sa davvero ascoltare, sa ascoltare, prende quello che è, non lo interpreta o lo copre di se.
La propria dimensione viene a vacillare o a mancare, quando viene intaccata o peggio calpestata, perché a volte per sotto intesi, non deve esserci, perché infastidisce.
Chi rispetta, fa emergere le dimensioni altrui, non le sommerge, ne è orgoglioso, coglie il proprio e il vicendevole completamento, così si migliora e si edifica. Chi rispetta se stesso ha un’ alta percentuale di rispetto per le vite altrui, si vede completato nel rispetto delle proprie dimensioni che si intersecano e coincidono.
Chi è distaccato, come capacità della comprensione di se, possiede un elevato senso di appartenenza a se, egli stesso è la musica del suo stesso pentagramma, è fedele alla sua partitura, tale da poter percepire e leggere la composizione del suo spartito, egli stesso è un’ opera unica, è un’ opera prima e considera opera prima ed unica la partitura altrui.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA TERAPIA DEL SONNO
Il sonno rigenera è energia
LA TERAPIA DEL SONNO
Il sonno rigenera è energia
Il sonno è energia, ha la capacità di rigenerare, rinfrancare, rinfrescare alleviare dalla stanchezza, riavviare, è in grado di ripristinare le complesse costellazione industriali dell’ equilibrio ormonale.
Il sonno acquieta, riporta in default, è l’ equilibratore dei vasi comunicanti, l’ omeostasi, permette il distacco, è il ritorno a se, l’ allontanamento dai problemi, dagli altri, il ritorno al respiro, al battito alla propria vita, è la baita sul monte, l’oasi nel deserto, l’ isola nell’ oceano, il profumo di gelsomini e di zagare nella notte.
Il sonno riporta all essenziale, ai primordi, all’origine di ciò che era semplice, riporta a ciò che serve per davvero, allo stato prenatale, alla fase intra uterina, all’ alimentazione placentare, nel sonno non ti prendi cura di nessuno, esso si prende cura di te, come una mamma, ti coccola, ti accudisce, è un’ altalena sul prato.
Il sonno è la tenue penombra dalla tapparella durante un abbraccio, è sogno, è fantasia, è melatonina, è rilassamento, è eccitamento, è penichella, prima di un caffè che giri calmo in una tazza fumante, mentre piano stai già ritornando.
Nel sonno, non esiste più nulla, esisti solo tu, sulla base dell’ inconsapevolezza, su una base onirica, esisti solo tu, è un terreno di coltura di luce che alimenta i frutti e prepara ai colori della coscienza.
Nel sonno stai bene perché non esiste il mondo, è la metamorfosi dell’ esistere, esisti in modo semplice, il sonno è bambino, donna in attesa, bimbo con la palla, sei senza congetture, senza schemi, ne convinzioni e moralismi, il sonno è libero, ha sempre ragione, ti libera.
Nel sonno sei nel nulla, ma esisti, è come nel pre concepimento che sei nel nulla, e se nel sonno sei nel nulla, probabilmente esistevamo prima del concepimento. Esistiamo già nel nulla, esistiamo da sempre come nel sonno, come esisteremo comunque.
L’ inconsapevolezza è l’ energia e il terreno fertile dal quale traiamo l’alimentazione per dare linfa e cibo alla consapevolezza. Nella dizione popolare si afferma che il sonno aiuta a crescere, riferita ai bambini.
Chi lo ha detto che ci consente di esistere solo lo stato di coscienza post sonno, siamo abituati a credere che sia la consapevolezza a permetterci di dire penso, dunque sono ? Invece lo stato di alterazione della coscienza tipica del sonno, l’inconsapevolezza, è ciò che ci consentirà poi di svegliarci.
Senza il sonno non potremmo mai essere in azione. Senza l’ oblio E l’assenza che ne deriva, non potrebbe mai esserci la chiarezza e l’ alba della coscienza.
La consapevolezza ci stanca per il controllo che normalmente esercitiamo sulla realtà, in un modo tale da dover lasciare il passo al vuoto dell’ inconsapevolezza del sonno, dal quale ne traiamo l’ energia per riprendere vigore.
Per attaccare dobbiamo staccare, per essere presenti diviene indispensabile assentarsi, per caricare, scaricare, sono questi i principi dell’ osmosi, della pompa sodio potassio del nostro neurone e pertanto del nostro equilibrio.
Il tempo dedicato al sonno non è mai un tempo perduto, è la condizione per rigenerarsi se c’è sazietà di sonno.
L’ insonnia svuota, degenera, è il peggior nemico dell’ attenzione e dei riflessi, scoordina, fa sragionare, è l’ attivatore dell’ insofferenza e del pessimismo, della depressione, delle cefalee e della paranoia, della rigidità emotiva e muscolare.
Chi dorme, “piglia pesci”, vive bene, con più equilibrio pacatezza e appagamento, viene favorito nella creatività e nella sua maggior efficienza ed efficacia.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : L’ ELOGIO DELLA LENTEZZA
Rallentare è apprezzare e gustare gli istanti della vita
L’elogio della lentezza
Che cosa succederebbe se alla fine della nostra esistenza potessimo rivedere la nostra vita a rallentatore ?
Ogni dettaglio sarebbe esaltato e quella lentezza ci renderebbe consapevoli di molte cose che, sebbene importanti, sono passate inosservate nella nostra vita.
La lentezza “consapevole” è luce, è uno spazio di libertà nella dimensione frenetica del tempo.
E’ la virtu’ di chi ha abbandonato la brama di arrivare “primo” a tutti i costi- “primo” secondo criteri che ogni volta qualcun altro ha deciso per lui- per scegliere invece di gustare veramente il viaggio della vita.
Possiamo appropriarci di quella lentezza/ consapevolezza adesso, perché Il gusto che non sentiamo, la gioia che non proviamo, dipendono solo dallo sguardo superficiale, condizionato che ci portiamo dietro e da cui possiamo imparare a liberarci.
Possiamo imparare a far si’ che le parole che possiamo ancora dire, l’affetto che possiamo ancora dimostrare, i cambiamenti e le conquiste vere che possiamo ancora fare, non rimangano tutte cose tanto preziose quanto scontate e nascoste.
Laura Cecchetto
Workshops Introduzione alla Mindfulness (Piena Consapevolezza)- Presso lo studio Burdi
Prossimo incontro 10-11 Giugno, per info e contatti Dott.ssa Laura Cecchetto laura-mbsr@gmail.com
tel.333.166.42.33
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : DETERMINARE i cambiamenti
E la matematica dell’ equilibrio
DETERMINARE i cambiamenti
E la matematica dell’ equilibrio
A vantaggio del benessere è necessario che le situazioni stiano in equilibrio, per poter dire di stare Bene. Non può esserci un equilibrio egoico, solo personale, ma del sistema, come in una tenso struttura. Se cede un tirante tra mille, tutto flette.
Il proprio benessere è il benessere e l’ equilibrio del sistema, esso potrebbe perdere anche di valore, metterebbe in crisi anche l’ essenza, se l’ equilibrio non lo tieni, cede, crolli, ti trascina, come un’antenna senza tiranti, flette, si spezza, rischi di non vedere, perché ondeggia al vento, fluttuano le onde, l’ immagine si fa neve.
Un mare in tempesta esubera, teme il pericolo, frizza la paura, se i suoi tornanti d’acqua che si innalzano e sprofondano nell’ abisso, sfrena il cardiopalma, lascia il fiato in gola, la traversata si fa sgomento.
Si puo essere esteti, fanatici dell’ equilibrio, ma se non lo tieni davvero, deragli. Fissa il range, la matematica del benessere, il caos è polvere di cristalli, l’equilibrio è il cristallo dalla polvere, trova l’ identità .
L’ equilibrio viene dato dallo spostamento del proprio baricentro, dagli altri a se, una sola inclinazione persistente del suo asse verso gli altri, sovvertirebbe la propria gravità, sballottotterebbe al suolo.
Le nostre cadute o cedimenti derivano notevolmente dalla sproporzionata dedizione agli altri, dallo svuotamento delle proprie risorse, togliendo ogni tassello di se per ricomporre i mosaici altrui.
È incompatibile una serenità senza l’ equilibrio o viceversa, senza, la felicità sarebbe una mera illusione.
Le scienze sono portatrici di equilibri, il loro punto di partenza è sempre il caos, l’ indefinito, il tentativo di definire, rappresenta già la cura, l’ organizzazione del puzzle è già una terapia, nel tentativo di ristabilire l’ omeostasi ed eliminare i dolori.
Le geometrie e le matematiche dell’universo hanno meccanismi autonomi rispetto a tutti gli altri meccanismi, ognuno di essi ha la sua logica e il suo ritmo, ogni ingranaggio funziona di suo.
L’ equilibrio soggettivo è sinonimo di Autonomia, affettiva innanzitutto, è frutto di quei processi di attaccamento sviluppati in famiglia.
La modalità dell’ attaccamento sicuro, produce autonomia affettiva e inclinazione alla quiete, un attaccamento evitante, instabilità, fuga dall’ identità, incapacità di sofferenza e di compiere scelte.
Perché funzioni un sistema, bisogna che funzioni bene l’unità soggettiva, esonerata da turbamenti, da interferenze esterne, abbiamo un sistema autoconservativo che ci riporta in equilibrio sempre, se l’impostazione iniziale è corretta.
La cura per l’ altro è tenere prima a se stessi, si è altruisti se ci si tiene a se. Questo può avvenire se un genitore ha condotto per mano il proprio figlio, in tenera età, così il figlio potrà reggere gli altri se avrà imparato a reggere se, scevro da egoismi.
Il meccanismo dell’ egoismo, per sua natura, chiede ripetibilmente presenze, che non risultano essere mai soddisfacenti, l’ egoista prende tutto, non si riempie mai, svuota e disintegra l’altro come non abbastanza, fino al suo sfinimento , perché il suo vuoto antico da ricolmare, risulta essere molto più grande di qualsiasi presenza ed amore dato.
giorgio burdi
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : Corso Di MINDFULNESS
LE CONNESSIONI NEURALI DELLA FELICITA’
La meditazione Mindfulness è in grado di produrre benefici nel quadro di diverse patologie ed è per questo sempre piu’ spesso incorporata ai programmi psicoterapeutici.
Un grande numero di ricerche scientifiche documentano l’efficacia degli interventi Mindfulness nel trattamento di disordini clinici correlati all’ansia, alla depressione e all’abuso di sostanze, nonché nel miglioramento del benessere psico-fisico e delle performances cognitive dei pazienti.
Le principali componenti della Mindfulness sono :
La regolazione dell’attenzione
La consapevolezza del proprio corpo
La regolazione delle emozioni
Un cambio di prospettiva, attraverso una particolare attenzione al momento presente.
L’azione della meditazione Mindfulness è oggi largamente supportata dagli studi di neuropsicologia cognitiva, che hanno messo in evidenza nei praticanti regolarmente la meditazione Mindfulness, l’aumento dell’attività della regione ventro-mediana, situata nella corteccia pre-frontale e implicata nella regolazione del sistema nervoso autonomo. Questa modifica sembra essere strettamente correlata all’abituazione, indotta dagli esercizi Mindfulness, al coordinamento continuo tra presenza mentale e presenza fisica.
Altri studi IRMN hanno messo in evidenza, nei soggetti praticanti la Mindfulness, un attivazione piu’ importante della corteccia prefrontale implicata nella modulazione delle risposte emotive di fronte alla presentazione di stimoli negativi.
Le ricerche mostrano che è dunque possibile sviluppare attitudini che favoriscono la formazione nel nostro cervello di connessioni neurali alla base del benessere psico-fisico della persona.
Per chi è interessato lo studio Burdi offre oggi la possibilità di scoprire alcuni strumenti fondamentali della Mindfulness, attraverso dei workshops intensivi il week-end.
Per per chi lo desidera verranno in seguito proposte delle sessioni di pratica regolare al fine di consolidare i processi appresi.
Prossime date dei workshops a Roma: 6/7 Maggio, 13/14 Maggio, 10/11 Giugno.
Per info e contatti scrivere o telefonare alla
Dottoressa Laura Cecchetto: laura.mbsr@gmail.com, tel.3331664233
ContinuaSettimanale Psicologo Roma : LA VITA È PERFETTA CON L’ ERRORE
Apologia dell’ errore
LA VITA È PERFETTA CON L’ ERRORE
Apologia dell’ errore
Un bivio, due scelte, qualche metro, a destra, o forse a sinistra, contro sterzo, sinistra, destra, titubanza, non si sa come fare, dove andare, si sbaglia o è esatto, al centro lo schianto, virata, almeno si evita l’ impatto, se si sbaglia è meno peggio.
Evitare l’errore è un arte, ma è innanzitutto un non partire, è non arrivare mai al bivio, ogni bivio ha una nota di spavento, l’ orrido del nuovo, in quanto inesplorato, oppone resistenza.
Ma l’ errore è anche rovina, per poi ricostruire un qualcosa di più stabile. L’errore rappresenta un tratturo nella foresta della coscienza, verso la buia conoscenza, percorre la strada in ombra verso l’ illuminazione, oltre la logica.
Il nostro cammino è il luogo dell’ imparare continuo, tutto ciò che impariamo inizialmente è incerto e precario, è frutto di continue insicurezze, diventa tutto sempre più certo, col tempo.
La stessa ricerca scientifica, passa attraverso migliaia di tentativi ed errori, prima di giungere ad una idea sicura.
‘Il progresso è dato dal brancolare da un errore all’altro’. (H. Ibsen)
Un errore rappresenta la svolta per la vita. Le scelte migliori, si fanno dopo errori migliori.
È un paradosso.
Apprendiamo per prova ed errori, quanti scarabocchi abbiamo fatto prima di imparare a scrivere. Chi rimprovera un errore, nega di essere uomo. “Errare humanum est” ( Seneca )
L’errore è ciò che ci rende immancabilmente tutti simili.
“Chi è senza peccato, scagli la prima pietra” ( Gv 8.7 )
Effettuare una scelta, decidere, ci rende irrimediabilmente diversi.
Il nostro malessere è l’espressione del nostro modo unidirezionalmente ‘giusto’ di osservare ed intendere la vita.
Per cambiare è necessario discostarsi dal proprio baricentro di vedute, ci convinciamo attraverso le esperienze che conosciamo, ciò che non ci convince potrebbe invece essere la strada esatta.
Chi sbaglia, insomma, cammina, cresce, apprende dalle Sue cadute e va veloce, chi non sbaglia è a folle, è un perdi giorno, strombetta, romba, consuma pieni, ma non parte mai.
Il saggio è un esperto di errori non di consigli. È un saggio perché sa come sbagliare, lo sprovveduto è un perfezionista che non sbaglia mai strada, prende la solita, resta lì, è immobile e più resta irremovibile, più grosso è l’errore, perché sa di sapere. L’errore, più è meraviglioso, più arricchisce, più rende saggi
Tra immobilismo ed errore, l’errore pone pluri prospettive, dispiana nuovi orizzonti, verso crepuscoli conoscitivi, verso l’ inaspettato.
Lo sbaglio rappresenta un compromesso con l’ incoerenza.
L’ immobilismo propone ciò che è scontato, comune e solito, è un divieto d’ accesso al divenire, un giro giro tondo su asfalti in loop già percorsi.
Non esistono errori che non aiutino a crescere.
giorgio burdi
ContinuaQUANTI CARATI SEI
QUANTI CARATI SEI
Le Gemme luccicanti del Tuo Tempo
Alle volte si percepisce la netta sensazione di perdere la propria collocazione, il proprio tempo, per situazioni intricate o accanto a persone ‘proprietarie’ , si avverte una percezione di impoverimento delle proprie risorse , del proprio pensare e parlare, delle proprie passioni e competenze, si avverte uno svuotamento di se.
Quando dedichiamo del tempo a qualcuno, in quell’ stante stiamo impegnando e dedicando la nostra storia, lì, c’è il concentrato di noi, tutto il film della nostra vita, impegnano, con la nostra presenza, non solo un pezzo del tempo di noi, ma la pizza del nostro lungo metraggio.
Peró è consuetudine affidarci a volte a censori, a negoziatori delle nostre scelte, ad addetti, fonici, al doppiaggio e montaggio di noi, che tagliano, mescolano, imbrogliano o imbrattano i nostri fotogrammi di celluloide emotiva.
Il nostro film prende un’ altra regia, il nostro, diventa il loro copione, la nostra scenografia, il loro habitat, un trapianto incompatibile di neuroni con i nostri flussi neuro biologici.
Affidiamo il nostro copione, da farci scrivere dentro, correggere in rosso con i loro errori, con commenti e scarabocchi isterici.
È una lotta per la libertà, riappropriarsi della propria trama. La qualità della vita e delle relazioni umane, ha senso solo nell ottica del rispetto e recupero delle rispettive trame e regie. Ognuno di noi ha il diritto inalienabile di direzione della sua regia, sulla scia del proprio flusso di tempo.
Per diversi la regia, è la regia sugli altri, espletando una posizione di spettatore burattinaio, sembra che tale ruolo si fondi sulla massima soddisfazione di interferire con la vita altrui, quasi a testimonianza del fatto che la propria, sarebbe priva di senso.
In assenza di questo ruolo manipolativo, sarebbero perduti. L’ altrui film, ha la firma e i loro titoli di coda, una vera e propria appropriazione indebita del copyright esistenziale.
Questo accade per propria responsabilità. Perché, piacciamo, senza piacerci, ci scelgono per le preziosità e la luminosità che non ci riconosciamo, amiamo, senza amarci, ci trovano, perché ci sentiamo perduti, siamo belle presenze ma ci sentiamo assenti. Avremmo bisogno di delucidarci, di lustrarci, di partire da se.
Gli altri non dovrebbero dare un senso alla nostra vita, ma noi a noi stessi, sempre e comunque.
Perdiamo la nostra lucentezza, perché ci mettiamo in ombra, viviamo all’ombra di qualcuno per metterlo in luce.
Quanti carati vali, e quanto può valere di più se non colui che valuta un valore ?
Per poter apprezzare le gemme del nostro tempo, bisognerebbe esserel’ orefice di se stesso e circondarsi di altrettanti orefici, più che di Arsenio Lupen.
Quale occasione migliore ci sarebbe difronte a chi disprezza, di cogliere in una tale occasione, una naturale selezione. In ogni nostro istante c’ è la sintesi di tutto il nostro film, impariamo a vedere alla nostra vita come ad un lungo collier di gemme luccicanti di tempo da tutelare e custodire gelosamente.
Se parliamo di Persone, non esistono semplici o persone complesse, profonde o superficiali, sane o in prede a malattie, ma, per quanto brutte o belle possano essere, incontriamo opere d’arti, per romantiche o drammatiche che siano, sono tutte candidabili all’ oscar. E se qualcuno beve alla nostra fonte dal collo della bottiglia, beve anche dal suo fondo.
Viaggiamo in continue sale cinematografiche, passiamo quotidianamente in rassegna in pluri multisale, la nostra vita è un continuo voyage da un Netflix, ed un Amazon prime, ogni volta che incrociamo una vita, incrociamo lo scorrere di una pellicola, guardiamo ed entriamo in un film, la nostra esistenza è un passaggio contiguo tra veloci fotogrammi intersecabili di storie umane.
Nel bene e nel male, relazioni umane avvengono attraverso scambi ed intrecci di fotogrammi che si intersecano, si confondono e dilatano in nuovi copioni e sceneggiature, con estremo scempio o maestria.
La confusione di fotogrammi intersecati ed incastrati, genera attaccamento e dipendenza, bisogno di ordine. Ogni dipendenza termina, sul recupero dei propri fotogrammi mescolati all’ altro.
Un dipendente è un mescolato ai problemi altrui, si rende assistente del suo cambiamento, presente, passato e futuro, è un accartocciato ai suoi fotogrammi, confuso nel film dell’altro, cooregista di un fallimento a quattro mani, pasticcione di un montaggio senza testa e né coda, cerca il proprio bandolo nell’altro.
Chi vive per altri, muore per se, chi è apparentemente altruista, gestisce. L’amore per se, per la lucentezza dei propri carati, diviene vero amore altrui.
giorgio burdi
ContinuaIL SINTOMO È GEOLOCALIZZATO
Costruire la mappa dei propri malesseri
IL SINTOMO È GEOLOCALIZZATO
Costruire la mappa per la guarigione
Il sintomo è geolocalizzato, ha le sue coordinate spazio longitudinali, latitudinali e temporali, intercettati in primi, secondi ed ore specifiche di luogo e di tempo.
Potremmo dire con estrema certezza, che un trauma, o un disagio di un evento, si concretizza in quel luogo e in un determinato istante, in presenza di specifici punti di interesse ( POI ) .
In analisi o in psicoterapia, in effetti cerchiamo di tracciare una mappa del territorio traumatico, tentando di operare una ricognizione di tutte quelle emozioni lì coinvolte.
La geolocalizzazione del sintomo serve per intercettare non solo i ricordi rimossi ma snodare tutte le emozioni ad essi correlati.
Se riusciamo a grolocalizzare il sintomo, ci avviciniamo al luogo del malessere. Se ci stai dentro, ti ammali, se ti allontani stai meglio.
Esistono mappature geolocalizzate oggettive dei sintomi, e geolocalizzazioni oggettuali degli stessi.
Le prime sono rappresentate dall’ ambiente reale nel quale si genera e si presenta il sintomo, le seconde, sono quelle mentalizzate, implose e interiorizzate nei ricordi.
Un attacco di panico, una fobia, una sofferenza mentale somatizzata in una colite, rappresenta l’ avvicinamento ad un pin, a quella goccia rossa su google Maps del trauma.
Il sintomo si propone come un punto di arrivo una destinazione, delinea la traccia a ritroso verso il percorso del trauma.
Nel sintomo c’è tutto il significato della causa. Ricercare la mappatura, rappresenta poter realizzare il percorso di guarigione.
giorgio burdi
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Settimanale Psicologo Roma : MINDFULNESS
GETTARE IL SEME DI UNA VITA PIENA DI SENSO
Da quanto tempo non vi siete ritrovati con voi stessi a gustare pienamente un momento di pace e di tranquillità?
Vi piacerebbe riprovare il tepore del sole sul viso, il gusto di una conversazione spensierata o di un semplice sorriso, dimenticando per un attimo il giudizio di chi vi sta’ di fronte?
I percorsi Mindfulness (Piena Consapevolezza) rappresentano oggi una valida strada terapeutica per ritrovare questi istanti preziosi.
Lo sviluppo della “Piena Consapevolezza” come metodo efficace per la riduzione dell’ansia e dello stress è stato ampiamente dimostrato dagli studi alla Massachusetts Medical School negli U.S.A ed è oggi ulteriormente supportato dalle ricerche in neuropsicologia, effettuate sui partecipanti ai protocolli terapeutici, che hanno messo in evidenza l’impatto positivo di tali terapie sulla capacità di autodeterminazione e di controllo delle proprie emozioni.
Attraverso lo sviluppo di un'”attenzione particolare” i percorsi permettono di potenziare le proprie capacità sensoriali ed entrare via via in relazione con una realtà “piena di senso”.
Queste tecniche sono oggi messe a vostra disposizione presso lo Studio BURDI, attraverso dei Workshops intensivi di 3 giorni, per essere subito immersi nella pratica della Mindfulness eaprirvi ad un modo piu’ “presente” e piu’ “profondo”di vivere l’ esistenza.
Prossime date a Roma:
8-9-10 Aprile
6-7-8 Maggio
10-11-12 Giugno
Per info e contatti, rivolgersi alla Dottoressa Laura Cecchetto laura.mbsr@gmail.com, tel.333.166.42.33
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