Il Numero Uno e il Numero Due (c)
Esprimere davvero la propria natura, o un lato di noi che normalmente rimane nascosto può essere difficile ma anche sorprendente. Spesso, fin da piccoli, impariamo a soddisfare le aspettative degli altri – genitori, amici, società – e a volte, per evitare il conflitto o la disapprovazione, ci costruiamo un’identità ed una vita che non ci appartengono davvero.
Winnicott, psicoanalista britannico, parlava di una sorta di maschera che siamo soliti indossare, come risposta adattiva, a garanzia della nostra sopravvivenza emotiva, ma spesso a scapito della nostra autenticità, della nostra spontaneità e del nostro reale essere e benessere.
La prima volta che il Dott. Burdi mi ha parlato del “Numero Uno” e del “Numero Due” sono rimasta affascinata. Credo (spero) di aver immediatamente colto il senso della loro presenza ricorrente nelle sue sedute di psicoterapia. Immediatamente ho pensato a tre entità distinte: “UNO”, “DUE” e la “Loro Relazione”.
L’immagine del Numero DUE che si era formata nella mia testa è stata quella di una figura tragica, automatica, meccanica e priva di autonomia. Era un’ombra silenziosa, che si muoveva per volontà di burattinai, prima esterni e poi divenuti interni. La sua esistenza era un eco di ordini che non comprendeva ma eseguiva. Un corpo che si muoveva, il cui cuore non batteva di sue emozioni. Un fantoccio che danzava al comando di mani invisibili. I suoi passi perfetti erano privi di anima. Non viveva, ma si muoveva; non decideva, ma agiva. Nella mia mente era un servitore fedele: svolgeva il suo compito ma non chiedeva mai perché.
Nessun pensiero scomodo lo attraversava, nessun dubbio lo tormentava, ma i suoi occhi erano spenti come una fiamma mai accesa. Se avesse avuto sogni, non so dirlo. Ma certamente gli mancava la libertà. Praticamente ero uno schiavo perfetto. Eppure, nel suo cuore meccanico, c’era un vuoto che nessuna obbedienza poteva mai colmare.
Il Numero UNO era invece un sogno silenzioso. Culla di un’armonia che tutto avvolge. Viaggio eterno, senza destinazione. Nella mia mente era liscio e puro, come l’acqua che scorre. Ogni suo punto era equidistante dal suo centro: il cuore, la sua anima, la sua natura. Il suo centro era il suo segreto: offuscato, nascosto, ma presente. Non conosceva spigoli né angoli da temere. Solo curve morbide. L’ho sentito come un abbraccio che non stringeva. L’ho percepito come una figura armonica da sempre presente, che non conosceva confini, né rotture. In Lui c’era la vita infinita.
La Loro Relazione? Un interminabile continuo conflitto, un dialogo muto di presenza e assenza, un continuo gioco di vicinanza e separazione, sottomissione e dominanza che raccontano una storia senza bisogno di parole, ma piena di dolori ed incertezze.
Il Numero UNO e il Numero Due sono in realtà lo strumento utilissimo, ideato e utilizzato da Giorgio Burdi nelle sue sedute di psicoterapia, per stimolare riflessioni profonde sul concetto del “Sè autentico” distinto dal “falso se”: la nostra vera essenza; chi siamo per davvero; quali sono i nostri desideri piu’ profondi, da dove provengono le nostre convinzioni piu’ radicate e quali sono quelle più autentiche. Lo scopo della psicoterapia di Burdi, è indurre al recupero della propria autonomia emotiva e della capacità di vivere pienamente, e secondo le proprie attitudini più profonde.
Uno e Due convivono dentro ognuno di noi, creando una dinamica complessa. Uno rappresenta la nostra essenza autentica, che ci parla di continuo con una voce flebile ma tagliente come un bisturi, è ciò che siamo profondamente, con i nostri desideri, bisogni e inclinazioni naturali.
Due, invece, si sviluppa attraverso i primordiali processi educativi, come un meccanismo di difesa, una “maschera” che ci aiuta a conformarci alle aspettative familiari, sociali, o culturali, spesso per proteggerci da rifiuti o traumi emotivi. Nel corso della vita, queste due parti restano spesso in conflitto: In certe situazioni, il nostro Numero Due può prendere il sopravvento e, come un servitore fedele, può spingerci a comportarci in modo da compiacere gli altri o evitare il giudizio, a scapito della nostra autenticità, anche facendoci agire in un modo inappropriato ed incoerente a noi stessi.
E generando, cosi’ frustrazione, insoddisfazione, ansia, ecc. Tuttavia, il nostro Numero Uno rimane sempre presente, anche se, talvolta, può resta schivo, timido, nascosto o represso.
La relazione tra UNO e DUE, il dialogo muto, racconta una storia: la nostra e determina il suo destino.
Il compito della maturazione psicologica è quello di riconoscere quando il nostro Numero Due ci domina e lavorare per far emergere il nostro Numero Uno, riducendo il divario tra ciò che mostriamo al mondo e chi siamo realmente. Il nostro Numero due, in questa ottica può essere un motore di crescita e cambiamento nel metterlo da parte, conservando con esso un dialogo autonomo.
Convivere con entrambe le parti significa accettare i nostri punti di forza e alle volte la debolezza del dover cedere, con tutte le influenze date dalle nostre esperienze passate, dalle circostanze attuali e dalle nostre risposte emotive e mentali, agli eventi che affrontiamo, ma riconoscere la nostra realtà presente, momento per momento, e capire che siamo in un continuo “lavoro in corso”.
Un viaggio intercontinentale senza ritorno e senza destinazione fissa. Convivere con entrambe le parti significa imparare a bilanciarle, lasciando che il Numero Uno emerga sempre di più, come avente l’ assoluto diritto al proprio spazio di vita, senza la necessità di nascondersi dietro il Numero Due.
Riconoscere che certe “disposizioni” non ci appartengono, ma sono state “ereditate”, oppure sono state una risposta adattativa ad un qualche bisogno dell’infanzia, è “nutrire il Numero Uno”; Essere consapevoli delle “maschere” che indossiamo e cercare di ridurre la distanza tra come ci presentiamo agli altri e come siamo interiormente è “alimentare il numero uno”; distinguere tra ciò che è una preoccupazione reale e ciò che è un condizionamento è ancora “dare pulsione al Numero Uno”; Ma anche esporsi a piccoli rischi in maniera controllata o prendere decisioni che implicano rischi calcolati, sperimentando fiducia in sé stessi e scotomizzando paure interiorizzate può essere “nutrire il numero UNO”.
Di contro, le aspettative degli altri, o le loro critiche, le pressioni sociali sono l’armatura del servitore fedele del Numero Due. Osservare la relazione tra UNO e DUE, è il modo per liberarsi dai condizionamenti e tirare fuori il proprio Numero Uno. Ma tutto questo non esime il soggetto analitico da una lotta, il quale per favorire l’ emersione del suo Uno, avvia una sua grande rivoluzione.
E’ questo un punto che richiede il coraggio di guardarsi dentro, l’accettazione della propria unicità, e l’impegno costante per vivere in sintonia con le proprie caratteristiche ed il proprio baricentro, senza cercare di conformarsi a un’immagine ideale o a quello che gli altri hanno deciso e si aspettano da noi.
In sintesi, Non si tratta di eliminare uno dei due, ma di integrare entrambe le dimensioni in modo armonioso, auto validando l’ opera d’arte di se stessi.
Valeria Carofiglio
Tirocinante in Psicologia Clinica
presso lo Studio Burdi
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