L’ Invidioso
L’ invidia, dal punto di vista psicoanalitico, viene considerata una difesa contro sentimenti di impotenza e inadeguatezza, in cui l’individuo percepisce una condizione di privazione e mancanza dell’ essenziale per il proprio benessere. È evidente che si tratta di una condizione psicologica, più che solo materialistica.
Freud, la collegava alla fase fallica dello sviluppo psicosessuale. Attraverso l’ “invidia del pene” per le donne, mentre per l’ uomo alla messa in discussione della perdita della sua potenza sessuale: l’ invidioso è una isterica o un impotente.
L’ invidioso, nella sua complessità, è un uomo adagiato su se stesso ed inconsapevole, afflitto dal sentimento della privazione e della sfortuna, dedica gran parte del suo tempo nell’ osservare gli altri, non si affaccenda, non conosce la fatica per emanciparsi, è accartocciato su se stesso, è a “folle” e attende che arrivino tempi migliori fortunati, è retratto ad una condizione neolitica, chiuso come un “orso” , introverso, pensa in vernacolo e farfuglia aforismi social.
L ‘invidioso ti conta gli errori, è un rosicone, di suo ha ben poco, si erge solo per correggerti . Se è in auto, ti sorpassa, ti taglia la strada e rallenta di colpo, è un commerciante che vive della sua pochezza che ostenta, è un triggianese che non è nato barese o milanese.
L’ invidioso, è un bullo, un ossessivo auto condannato che guarda fuori, è una maestrina con la penna rossa che ti bacchetta, fa pettegolezzo, interroga senza spiegare, non da risposte, cela la sua privacy e le proprie malattie, come fossero disgrazie, è un ficca naso che ha solo orecchie, un impertinente che ti spara solo domande e se scova fragilità, ha sa di cosa gioire.
Ti ruba informazioni, è un cleptomane che gira per le tue stanze, guarda in tutti i pensili, vive in tana come un predatore in agguato, non fa cene e dagli amici si nutre a sbafo, di suo consuma molto poco, risparmia sull’ aria che respira , usa le unghie come stuzzicadenti, è un avaro bloccato alla fase anale, dispensa con molta parsimonia, è amico per opportunismo, critico e giudice di tutti, è un maniaco del controllo, del cambiare le carte in tavola, è un radar, misura tutto per difetto; secondo Jung, vive immerso nelle ombre della propria famiglia.
Nella scala genealogica, si pone tra un umanoide ed un umano, tra un asociale ed un sociopatico, è un maleducato, se è generoso è per competere, studia su Facebook , è un isolato, piange sul bordo del letto la sua uno depressione, cinicamente ti sorride, dal viso smunto, si logora nell’ acido muriatico del proprio fallimento.
L’ invidioso, è spento, vive nel buio, su una vedetta, al cospetto delle luci altrui, non curante dei loro sacrifici. Il suo pasto preferito è la frittura, più frigge per te, più ti riconosce il tuo valore. Si biasima e si disprezza da solo, per tutto il tempo che spreca nel non perderti di vista. L’ invidiato è un protagonista, l’ altro uno spettatore, una marionetta, un osservatore, uno che ti ronza attorno come una zanzara, è un avvoltoio che attende di ridere di te, finchè tu diventi una carogna.
L’ invidioso compete, ti sfida e ti diffama. Sei il suo metro di misura, se hai uno, ne vuole due, se dici tre, ne dice sei, si arrampica sugli specchi pur di raggiungerti, ha poche idee, solo le tue, crede nel suo fato avverso, è ludopatico, non paga nessuno, è sempre in pensione, ripiega sul divano per le serie taroccate.
Ti fa i conti in tasca, è uno scroccone e per lesinare, lacera la mortadella con le dita, è senza ritegno. L’ invidioso ha la guerra in testa, si logora da solo, perché non sa come fermarti, ti vorrebbe ammalato, e più vai avanti, più si frustra.
I suoi pensieri, ti contorcono intorno ad un filo spinato, nel quale ti avvolge nel suo reticolato, se in lui incappi, ti immischi, non sa da dove colpirti, piu picchia, più si fa male se resti in piedi, è un condannato alla sua stessa isteria.
L’ invidioso è un superstizioso, fa e teme le sentenze, le influenze malvagie, è uno scaramantico, un complottista, è la voce del popolo. L’ invidiato non conosce superstizione, è uno studioso, un uomo di scienza, con fatica non perde tempo, non crede nell’ invidia e negli spergiuri, se ne fotte dei riti vudù, dei maligni, cartomanti e degli sciamani.
L’ invidiato lo schiva, va diritto per la sua strada, viaggia sulla rotta del proprio talento, nel suo spazio vitale come in un incantesimo ipnotico, fa della propria attitudine la sua missione, lo rende concentrato, fiero di se stesso, sordo ai fracassi delle apprensioni sociali .
L’ invidiato è ambizioso, si slancia sempre più in alto di se, cade mille volte, si rialza per duemila, si riprende, sgobba, soffre, fallisce, si ferisce, si sbuccia, si ricuce e si rimette su, vive di incubi, notti insonni, sa rinunciare, si logora, ma poi si espande, esplode e dilata i suoi territori. L’ Invidiato non chiede o pretende mai, non ci pensa e passa, all’altro, tutto è dovuto, ti crea l’ obbligo, è un politico che se ti da, gli devi.
L’ invidiato è un passionale, un razionale, un uomo che vive di umanità, lotta per la fede del bene umano, del suo progetto, per migliorare il mondo. L’invidioso, sventola la bandiera della propria arroganza, desidera il tuo decadimento, è uno strafottente, non lo sfiora mai un minimo senso di colpa.
L’ invidia è un corto circuito, la subisce chi la vive per l’ inquietudine che produce, l’ invidiato invece è più sereno, perché di queste ansie non ne ha.
L’ invidiato è felice di se e se gli altri riescono, è fiero, gioisce per i loro successi, gli fa festa, non li invidia mai, è generoso del suo tempo e delle proprie risorse, con loro non è mai competitivo o arrogante. Anche se non può, aiuta, gli racconta delle sue fatiche, di come si superano i dirupi, lo sostiene e gli offre tutte e due le mani, crede che nella altrui riuscita e lo sostiene, desidera il suo bene se procede a stento, soffre con lui, lo appoggia e gli offre le spalle.
giorgio burdi
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