L’ INDICIBILE
La caratteristica fondamentale del Numero Uno, è quella di non rinunciare mai, alla verità, di voler esprimere incessantemente quel flusso di percezioni profonde e sconcertanti che, in modo diretto e vorticoso, freneticamente ruotano dentro ognuno di noi.
Parliamo di indicibile come la massima espressioni di se. Per essere tale, l’ indicibile, ha rigorosamente la necessità di essere verbalizzato, avendo per sua natura una connotazione prevalentemente emotiva ed innanzitutto extra verbale.
L’ indicibile è visibile sempre e decisamente nell’ extra verbale.
Tutti vorremmo conoscere le diverse percezioni altrui, i loro pareri e i giudizi sul nostro conto. La diffidenza verso gli altri, nasce dalla atavica paura verso il giudizio, verso il timore che esso possa essere devastante e difforme dalle nostre percezioni ed aspettative.
Quando affermiamo che certe persone sono vere ed autentiche ? Quando esse “parlano schiette, sono dirette, “ parlano in faccia”, affermano e dicono ciò che percepiscono e ciò che pensano, senza alcun filtro o sotterfugio o manipolazione, non inducono a incertezze o a confusioni e non utilizzano retoriche, non adoperano giri di parole, ma sono espressione di chiarezza, se pur alle volte inaccettabili.
Chi si pone nell’ ottica di voler esprimere l’ indicibile, ama la trasparenza, risulta franco, innovativo, propositivo, resiliente e rivoluzionario, reattivo, giusto, ma alle volte veemente, insostenibile, controcorrente, fuori dai valori comuni, ti punta e non perde di vista il tema, il filo e l’ occasione, non è ne rinviante, ne proscrastinante.
L’ indicibile è la casa, è casa nostra, pretende il diritto al libero pensiero, alla parola, alla risposta, alla domanda, alla coerenza, all’ incoerenza e all’ onestà di se. Nelle relazioni ci sono molte variabili e punti vi veduta differenti di ognuno che si intersecano, incomprensibili ad ogni interlocutore e chiaribili solo nell’ ottica dell’ espressione dell’ indicibile.
È molto difficile la comune comprensione, siamo tutti intricati e lontani, rappresentiamo la contraddizione l’ un dell’ altro, diveniamo irraggiungibili, strani e folli, è solo nell’ orientamento di svelare l’ indicibile, che ricreiamo quel ponte di ricongiunzione che potrebbe renderci più collegabili ed affini.
Quando parliamo di indicibile non ci riferiamo a qualcosa che non si può dire, ma al contrario, ci riferiamo al “non detto”, che è più importante ed imponente dell’ evidente. L’ indicibile invece si riferisce al timore di esprimere casa propria, il se autentico, perché appare inopportuno dire e non conforme alla situazione, perché la sua espressione risulterebbe imbarazzante e sconcertante.
L’ indicibile ha coraggio, non rinuncia al proprio tetto, a se, è teso nel combattere le vergogne e gli imbarazzi, le incomprensioni, i conflitti o a crearli li dove sembra tutto andar bene, chiama all’ appello; esso è diretto, non conosce il buono o il cattivo senso, perché persegue il senso, e non conosce la buona o la cattiva educazione, ma percepisce cosa è rispettoso; è ribelle al conformismo, è irriverente, indiscreto, teme, ma osa, non tiene conto dell’ opinione comune, o delle disapprovazioni, ma il suo verbo è, dire, ciò che gli altri direbbero, ma, inibiti, non osano.
L’ indicibile ha una struttura in cemento armato, è un travertino, un ponte in acciaio, ha una marcia in più, parte per primo e se rinunci ad esso ti fai massa, gregge, curva sud, ti globalizzi, ti emargini, diventi un pantano putrido, ti auto confini, ed escludi, accetti lo scontato, rinneghi la dignità del tuo nome, rimani assente, spettatore, rinunci all’ intelligenza differente, rinunci ai tuoi contribuiti, cadi nel mal pensare, diffidi, diventi un orso, un musone taciturno, inciampi nelle tane del pettegolezzo, triangoli. Chi rinuncia all’ indicibile, diventa cinico, sarcastico, tra il detto e il non detto, fa libera professione di aggressività passiva, amico del malumore e delle rimuginazioni, delle interpretazioni e delle perplessità, preda dei soliloqui, delle introversioni, della scontrosità e delle aversioni .
All’ indicibile si oppongono le apparenze del sottaciuto, le elaborazioni, gli espedienti, le scuse, gli escamotage, le menzogne, le retoriche, i giri di parole, tutti quegli atteggiamenti difensivi per non mettersi mai in discussione, come il negare l’ evidenza e il rinviare per non decidere mai.
L’ indicibile è il frutto di una introspezione agita, è la consapevolezza in persona che si fa azione, è il vetro trasparente e la liberazione di se dalle trappole. Esso è l’ evacuazione, la foce, lo sbattere in faccia la verità taciuta che se lungamente trattenuta diviene disagio, rammarico, teatralità protratta, malattia, psicosomatica, nevrosi, disgusto e dispiacere.
La narrazione dell’ indicibile, attraverso la consapevolezza di non voler rinunciare a se, conduce alla riattivazione del benessere, delle sinapsi e della salute, è il riscorrimento delle endorfine, è il respiro, la riscoperta delle anime affini.
L’ espressione dell’ indicibile consta nello scovare dove sono le maschere e nel coraggio di toglierle.
La navigazione e la narrazione nel flusso dell’ indicibile, conduce all’ autenticità, al miglioramento o alla chiusura anticipata di certi rapporti, prima che diventino dei falsi consolidati, fino alla riscoperta di altri, speciali.
Ci sono persone che non si conoscono da sempre, se pur si frequentino da tanto, risultano essere tra di loro, estranee. Chi entra nel flusso dell’ indicibile, avverte sincronicità o fa selezione ed esclusione da subito.
Poche volte accade, che nel fracasso nella folla, si percepisce, la presenza di un sottile filo d’oro che collega ad un qualcuno di importante, che si osculta ma non si vede, un impercettibile filo di Arianna, li tiene legati da sempre, da sentir pronunciare piano e poi forte il proprio nome, da riconoscere quel qualcuno, che ricordi, ma mai conosciuto, molto vicino, e prima di quell’ istante, mai visto, intimo più della famiglia ma conosciuto li per li. Questo accade quando si è a casa e in sintonia con se stessi, senza carnevalate e nascondimenti, quando si è sereni, senza maschere, con la propria nudità, si incontrano le meraviglie.
Quanto di quel tempo viene adoperato stando in contatto in relazioni brillanti, ma allo stesso tempo vacue, fagocitanti, confusionarie, fatte tutte di un pezzo, rigide, apparentemente infrangibili e alla minima difficoltà, friabili ?
L’ indicibile produce trasparenze e tra due trasparenze, la luce non farebbe fatica ad infrangere l’ incomprensione.
Chi lo decide quando dobbiamo esistere ? Lo decide la nostra anagrafica e il nostro nome, anche se già lo eravamo prima, dal concepimento. Solo quando ci chiamano, reagiamo all’ interno di in un sistema che ci stimola alla risposta, la chiamata del nome è la chiamata all’ appello, alla propria sede, il nome ci ricorda che siamo, nel nome chiamato, si materializza il se. Se non ci chiamano, impariamo a farlo da soli, proviamo quell’ emozione di chiamarci da soli, col proprio nome.
A Nessuno di noi è mai stato insegnato ad ascoltare se stesso, diversamente siamo stati educati ad ascoltare e rispettare gli altri. Ci hanno dato il nome, ci hanno chiamato, ma abbiamo imparato i nomi della storia, le date dei conflitti e degli eventi, ma mai ci hanno indicato di rispettare e ricercare il nome proprio e ad ascoltarlo. Abbiamo spesso sentito chiedere, ascoltami, mai ascoltati, siamo stati educati a rimanere sordi a noi stessi, a finta di nulla, ad ascoltare solo i “rumori” delle voci stridule altrui.
La nostra voce urla dal nostro primo vagito e nasce come l’ altra voce, ogni volta che nasce una nuova voce, nasce la rivoluzione, il contraddittorio, ma parallelamente nasce la volontà e la tentazione di volerla mettere gia a tacere per la sua diversità, per il suo indicibile, per i suoi “capricci”. Ognuno esiste, se riesce a darsi voce, chiamandosi all’ appello.
giorgio burdi
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L’ indicibile
L’indicibile è per coloro che non temono il giudizio, che, sicuri del loro sentire, percorrono la via della sincerità, della realtà, della libertà di essere e di esprimersi.
Non tutti sono ingrado di accettare tale schiettezza sbattuta in faccia, a molti non piace la verità, preferiscono la finzione, il buon viso a cattivo gioco.
La verità è per pochi. Ma di quale verità parliamo infondo? Non estite un’unica verità, ognuno è condizionato dalle sue esperienze, dalle sue emozioni, la verità è spesso distorta da quello che noi crediamo di vedere o sentire.
L’indicibile va oltre la verità, è l’essere autentico, nudo e crudo, senza paura e senza vergogna, perché non ci si deve vergognare di essere se stessi, anzi, bisogna coltivare l’indicibile, bisogna portarlo fuori, esorcizzarlo, renderlo familiare, amico, compagno.
Ma ormai credo che bisogna essere se stessi e non pensare di poter piacere a tutti o di trovare un legame con tutti. Ci sono persone che non ti apprezzeranno ma probabilmente sarà anche meglio così. Mostrando l’indicibile sarai apprezzato da chi è come te o da coloro che nel tuo indicibile vedono qualcosa di unico e meraviglioso
rossella ramundo orlando
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