Metodo di approccio di psicoterapia dello Studio BURDI
per
SUPERARE L’ANORESSIA
Cos’è l’anoressia
Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento dei disturbi del comportamento alimentare definiti a livello clinico “disturbi della nutrizione e della alimentazione”.
Ad essere maggiormente colpiti sono i giovani, prevalentemente le donne, tuttavia una percentuale, seppur inferiore, interessa anche gli uomini.
L’esordio del disturbo è tra la preadolescenza e l’adolescenza, periodo in cui l’individuo vive diverse trasformazioni fisiche e psichiche, definisce una propria identità sessuale, inizia un percorso di individualizzazione differenziandosi dalla famiglia di origine, cerca e sviluppa una propria autonomia. Nonostante ciò, ci sono casi di anoressia anche in età adulta.
Tra i disturbi del comportamento alimentare il più conosciuto è l’anoressia nervosa, termine che racchiude una situazione psicologica e fisica di profondo malessere e disagio. Chi soffre di anoressia nervosa ha una eccessiva e maniacale preoccupazione per il proprio peso e per le forme del proprio corpo, ha un disordine psicologico. Soffre di dismorfofobia, ha una visione distorta e turbata, una percezione non obiettiva ed oggettiva della propria immagine corporea.
Il soggetto anoressico è magro, molto magro, mangia pochissimo o digiuna, ma si vede sempre più grasso. Ed è così che l’atto del cibarsi viene vissuto come momento di profonda angoscia e preoccupazione.
Il pensiero ossessivo legato al cibo e al peso corporeo influisce ed interferisce negativamente con le attività quotidiane, lavorative e relazionali.
Esistono due forme di anoressia: l’anoressia restrittiva e l’anoressia con bulimia. La prima caratterizzata da una dieta rigida e drastica spesso accompagnata da periodi di digiuno e associata ad un’eccessiva attività fisica e sportiva. L’altra, invece, caratterizzata oltre che da forti restrizioni alimentari, anche da abbuffate accompagnate da comportamenti di eliminazione del cibo, vomito autoindotto e uso di lassativi e/o diuretici.
Il paziente anoressico adotta diversi comportamenti disfunzionali per controllare il cibo e non ingrassare: sceglie alimenti poco calorici, distribuisce il cibo su tutto il piatto sminuzzandolo in piccoli pezzi, mastica molto lentamente, non mangia in compagnia per evitare controlli, prepara per altri cibo e piatti complessi che non mangia ecc…
L’anoressia è un disturbo molto pericoloso per la vita a causa del grave deperimento fisico e delle disfunzioni fisiologiche che ne derivano, può causare danni irreversibili agli organi vitali: cuore, fegato, reni, ossa, apparato digerente…
Cause
Alla base di un disturbo alimentare come l’anoressia, c’è un rapporto patologico con il cibo e il proprio corpo.
Diversi possono essere gli eventi scatenanti: una dieta ipocalorica di cui se ne perde il controllo, un trauma, un accadimento doloroso, un lutto, una separazione, un allontanamento, un rifiuto, un abbandono, aver subito una violenza sessuale, un conflitto intrapsichico caratterizzato da un bisogno costante di controllo dei propri spazi interni ritenuti troppo fragili ecc..
L’anoressia è il frutto di una convergenza di fattori biologici, psicologici, sociali e relazionali. Sicuramente i problemi psicologici specifici dell’individuo, l’età, la famiglia di appartenenza con i suoi valori e le dinamiche relazionali, influenzano notevolmente la comparsa di questo disturbo.
Anche la cultura sociale gioca un ruolo importante, intesa come cultura della società dei consumi e del benessere. Non è un caso se nei paesi poveri, nel cosiddetto “terzo mondo”, questo disturbo sia sconosciuto.
La moda della magrezza, inoltre, influenza gli ideali estetici femminili. I corpi asciutti predominano nell’immaginario collettivo. Si enfatizza la magrezza del corpo. La bellezza esteriore conta più di quella interiore, dell’unicità e dell’identità della persona.
Ci sono anche fattori genetici che determinano l’insorgenza dell’anoressia come avere un familiare che soffre o ha sofferto di questo disturbo.
Anche la personalità ricopre un ruolo importante: l’eccessivo perfezionismo, obiettivi sempre più difficili da raggiungere, la scarsa autostima, sentimenti ossessivi e maniacali, difficile gestione dello stress, asocialità, eccessive preoccupazioni per il futuro, spesso accomunano i pazienti anoressici.
La presenza di altri problemi come depressione, ansia, abuso di alcol, disturbo bipolare, comportamenti autolesionistici, può incentivare lo sviluppo dell’anoressia.
Una famiglia prevalentemente conflittuale, chiusa al dialogo, al confronto, alla comunicazione, dove regna un eccessivo rigore ed è difficile esprimere le proprie emozioni e sentirsi capiti e amati, è sicuramente una condizione negativa che predispone lo sviluppo di un disturbo alimentare quale l’anoressia.
Sintomi
Nei pazienti anoressici è sovente riscontrare:
- Peso corporeo significativamente sotto la norma per età ed altezza
- Intensa paura di aumentare il peso e le forme del proprio corpo
- Alterazione dell’immagine corporea
- Gravi restrizioni alimentari
- Digiuno
- Perdita di peso
- Nausea
- Inappetenza
- Eccessiva attività fisica
- Vomito autoindotto
- Uso di lassativi e/o diuretici
- Uso di farmaci che riducono il senso di fame
- Amenorrea
- Abbassamento della temperatura corporea e della pressione
- Ipotermia
- Vertigini e/o capogiri
- Affaticamento
- Bradicardia
- Anemia
- Anomalie elettrolitiche
- Carenze di vitamine e minerali
- Alterazioni endocrine
- Osteoporosi
- Fragilità di unghia e capelli
- Pelle secca
- Irritabilità
- Difficoltà di attenzione e concentrazione
- Depressione
- Isolamento sociale
- Tendenze suicide nei casi più gravi
Cura
I pazienti anoressici difficilmente chiedono aiuto, generalmente tendono a tenere nascosto il problema o, come forma di difesa, non lo riconoscono tale.
Un intervento tempestivo permette di guarire dall’anoressia senza dover ricorrere al ricovero ospedaliero che molte volte risulta necessario.
Sicuramente il primo passo per curare l’anoressia è un intervento multidisciplinare di psico-educazione alimentare.
Il paziente deve raggiungere la consapevolezza, riconoscere il problema e comprendere che molti dei sintomi rientrano con la normalizzazione del peso corporeo, e partire proprio da lì. Fondamentale in questo è il ruolo del nutrizionista che elabora una terapia alimentare completa e bilanciata coinvolgendo anche la famiglia.
Il suo intervento deve essere supportato da quello di uno psicoterapeuta, importante per sviluppare e aumentare costantemente la motivazione del paziente alla cura ed evitare le ricadute.
Se da un lato è importante la matrice organica del disturbo, dall’altro sono di notevole rilievo gli aspetti intrapsichici alla base del disturbo. Il cibo, spesso, diventa manifestazione di bisogni e conflitti interiori.
In questo, la Psicoterapia ha un ruolo cardine, aiuta a correggere convinzioni e comportamenti errati, aiuta il paziente a cercare le cause che hanno scatenato il disturbo e ad individuare le dinamiche relazionali disfunzionali.
È stato riscontrato il successo della cura con percorsi di terapia individuale, familiare e di gruppo. Condividere i propri stati d’animo, le proprie paure, i propri vissuti, aiuta i pazienti anoressici a superare l’atteggiamento di chiusura che li caratterizza e ad aprirsi al mondo.
Con la Psicoterapia, dall’anoressia si può guarire senza riammalarsi mai più.
Sintesi a cura di:
Dott.ssa Elisabetta Lazazzera
Tirocinante di Psicologia presso Studio BURDI
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