L’ ERRORE, È UNA EMOZIONE NEGATA
O urli l’emozione, o l’errore urlerà per te
L’ errore rappresenta il portavoce delle emozioni negate, inespresse, mute, mutate, tenute a bada, allontanate con la propria coscienza, vissute come fastidiose e ritenute imbarazzanti, rappresentative di un mondo vero ma inaccettabile. L’ errore è la rappresentazione e la negazione del giudizio sociale. Non esiste tregua per l’emozione, se predomina l’ etica, il moralismo, il giudizio sociale educativo.
Ciò che tradisce la socialità ed il moralismo, è l’ errore, che rappresenta la perdita del controllo, l’ emozione che non può essere tenuta, ne controllata dal controllo, essa è evacuativa, è fugace, è folle, è vera, autentica, parte da sola, è il magma della persona, è il suo sobbalzo, è l’ azione dentro che determina l’ unicità della scena del suo protagonista.
L’errore rappresenta l’ urlo liberatorio per una emozione imprigionata, è la liberazione dalle catene dei condizionamenti dei giudizi sociali, il diritto alla libertà di esistere in quanto diversi da chiunque. È l’ emozione che fa la differenza è ci diversifica ed è per questo temuta perché in un confronto con gli altri ci rende diversi ed incerti, bisognosi di consenso. Accettare di manifestarsi così come si è, senza il consenso altrui, ci fa sentire errati, ma potenti qualora ne recuperassimo la sua unicità emozionale, tale da non chiedere alcun consenso. Una forte personalità non chiede il consenso per far esistere le proprie emozioni, ma lascia vivere se. Noi erriamo, per esistere.
L’errore è l’ urlo e la rivendicazione dell’ emozione trattenuta, frenata ed implosa, che detona verso l’ errore. L’ errore è l’ esplosione dell’ emozione negata.
Esso è la detonazione del non detto e del non vissuto. Il sintomo è un dolore da malfunzionamento, un errore che esprime una verità negata. Sia l’errore che il sintomo rappresentano l’ invito di cambiare direzione, di accedere alla strada sterrata mai percorsa della novità emozionale. Ogni emozione richiede un fuori strada, una elasticità tale da poter rispondere alle novità della vita, in modo assolutamente nuovo e congruo.
L’ emozione è irrefrenabile, scalpita , nitrisce, strattona, ringhia, avanza come una slavina, muove quantità enormi di energia, è rapace, delicata, dolcissima, disgustosa, odiosa, sofferta, gioiosa. È incontenibile come il pianto di un bambino, come l’ urlo per un lutto e la felicità incontenibile per la propria laurea, per la propria sposa. L’ emozione si fionda ed oltrepassa il confine dall’ anima, si fionda verso la condivisione, verso il mondo e la relazione, ha sempre un carattere Relazionale, nasce dalle relazioni e torna verso di essa. La sua frenata determina l’ errore. Trattenere il trotto è commettere un incidente.
L’ errore, è il tradimento del non espresso, è il numero uno, che per svincolarsi, diventa matto, compie follie, è la ribellione verso il proibito, è la logica che resta tradita e crepata dall’ impulso.
L’errore nasce dalla mancanza di ascolto di se, dalla trascuratezza verso se, è uno yes man, che ascolta e si prodiga per chiunque, si consuma perché gli tornino i consensi, lo yes man risiede alla fine della lista delle sue priorità, non esiste fintanto che gli altri non lo fanno esistere con i loro consensi, fintanto da continuare ad errare, da accumulare, sbagli su sbagli, tali da derealizzarsi e depersobalizzarsi da non percepire più se stesso da.
L’emozione è la verità del nostro vissuto, è la quadratura del cerchio, è quell’ indicibile assurdo di essere espresso, è l’impossibile che può diventare possibile, è la malattia curabile, la scomparsa di un sintomo prepotente, è il buio che diventa sole è l’ imprevisto che diviene prevedibile, non esiste l’ emozione con la falsità.
L’ emozione è l’ urlo potente di una vita muta, è la rottura dell’ omertà, è la vita che chiacchiera continuamente dentro e non esce mai, che litiga con il lecito, il senso comune e l’ idiozia, con il senso di colpa, il perfezionismo e la ragione. Questa è la guerra dentro, è la guerra dell’ uomo scisso, incapace di mettersi d’accordo con se stesso, artefice di ogni guerra fuori.
L’ errore è il numero uno, perché spiana e raddrizza la via, scardina e toglie i massi delle emozioni sedimentate, incistite rimosse e rancorose. Esso è il preludio del miglioramento, è la tappa necessaria per avviare l’ evoluzione, dopo una sequenza interminabile. Non può esistere alcun miglioramento se non attraverso fallimenti ed errori ripetitivi. Il sintomo, il dolore, è un numero uno che disperato piange perché, il direttorio centrale delle sue alte sfere illuministiche della ragion pura, non ascolta, sua altezza emotiva dai colori sgargianti ed esuberanti, ingestibili negli impulsi, perché la vita è lì, ed è più potente da non poter essere facilmente imbrigliata.
L’emozione è ciò che fa la differenza, è follia, è contorta; è perdita del controllo; la ragione è noia e consuetudine, è nota, vita retta, La ragione è il numero due, è controllo, inquadramento, linearità. La ragione frena, inibisce è la causa di tutte le disfunzioni personali, può solo essere progettuale, ingegneristica, mai personologica.
L’ errore, il sintomo, il dolore, l’emozione, sono imprevedibili, spregiudicati, maleducati, trasgressivi, ingarbugliati, tornanti, irrispettosi, perversi, ribelli, sono dossi, montagne russe, essi se ne fottono, perché esistono e basta senza alcun permesso, spiazzano, rappresentano il direttorio della più elevata ed autentica vitalità, sono il nostro numero uno, rivelatrici di verità.
L’ errore non è mai un errore, perché è la rivendicazione della frattura mentecorpo, l’ errore si ribella alla scissione, al dualismo, alla separazione tra i due emisferi, rappresenta il corpo calloso che li tiene insieme; l’ errore pretende il dialogo tra destra e sinistra, sopra e sotto, dentro e fuori, contenuto e contenitore, esso è la moderazione e la mediazione tra due continenti complementari.
L’ errore ama la pace e la libertà, quando lo incontri è in atto un processo di crisi che brama la soluzione e l’ armistizio.
L’ errore indica il bisogno di fare pace con se stessi . Indica il bisogno di mettersi in discussione e di mettersi d’accordo .
Se nascondi l’emozione, nascondi la verità e sbagli, l’ errore ti toglie la maschera, ti sbatte in faccia la realtà tale che non puoi più nasconderla. È la crepa in una roccia che manda a valle tutto ciò che è vacuo ed effimero, retto da impalcature di sabbia dipinte di cemento.
giorgio burdi
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